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Autore: Natalja_Aljona    04/11/2011    3 recensioni
Capelli raccolti, capelli stille di grano, capelli luce di stelle, le sue stelle nelle tue mani.
Treccia sfatta sul vestito chiaro, chioma ribelle, arricciata, scompigliata, sciolti tra le braci delle tue mani, quei capelli.
E lei, a giocarci sempre, con quei capelli, ad intrecciarseli ancora con le dita leggere, a sfiorarti gli occhi, poi, con quelle dita, sbriciolare un sorriso sul timido rossore del volto e ridere, ridere, ridere di te.
Squarcio di cielo, cielo e vertigine, cielo e voragine.
Lei sorride da capogiro e tu davvero non ragioni.
"Alja, mi fai venire le vertigini".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Dipla sou egò

Alja

Cielo e vertigine, cielo e voragine


Don't question why she needs to be so free

She'll tell you it's the only way to be

She just can't be chained

To a life where nothing's gained

And nothing's lost

At such a cost?


Non chiederle come mai ha bisogno di essere così libera

Ti dirà che è l'unico modo di essere

Lei non può essere incatenata

Per una vita in cui nulla è guadagnato

E nulla è perduto

A quale prezzo?

(Ruby Tuesday, The Rolling Stones)


Capelli raccolti, capelli stille di grano, capelli luce di stelle, le sue stelle nelle tue mani.

Treccia sfatta sul vestito chiaro, chioma ribelle, arricciata, scompigliata, sciolti tra le braci delle tue mani, quei capelli.

E lei, a giocarci sempre, con quei capelli, ad intrecciarseli ancora con le dita leggere, a sfiorarti gli occhi, poi, con quelle dita, sbriciolare un sorriso sul timido rossore del volto e ridere, ridere, ridere di te.

Cerchi il suo sguardo e forse temi un poco la sfrontata irriverenza della tua ragazzina.

Natal'ja, la fatina delle steppe, la fiammiferaia siberiana che non sai più quale stella, quale fiore, quale nodo di sabbia e di schiuma di mare t'abbia sgranato negli occhi, e non sai più quanto vivresti ancora, quanto vivresti per quegli occhi.

Natal'ja, squarcio di cielo negli occhi, cielo e vertigine, cielo e voragine.

E glielo dici, poi, col coraggio che non ti manca mai, tra le battaglie e la galera, ma gli spari ti bucano la pelle con il fuoco e lei il cuore coi suoi occhi, e glielo dici, ora, mentre accendi un fiammifero, uno dei suoi.

-Alja?-

Sorride, e come, e che sogno, lei sorride da capogiro e tu davvero non ragioni, sul tuo volto non batte più il sole ma la neve, la neve che muove con i piedi al suo Paese sol per fare un passo avanti.

Alja, mi fai venire le vertigini.

Alja, tu il sole me lo fai morire tra le mani.

Alja, m'hai venduto un fiammifero, quella notte, ti ricordi?

Alja, quanto avrei voluto comprare anche i tuoi occhi, da accendere col fiammifero la sera in riva al fiume, da accendere come le sigarette che avevo finito, quella notte.

Alja, quanto avrei voluto aver comprato i tuoi occhi, da leggere sui giornali su cui ho dormito quella notte, tutte le notti in cui ho dormito sotto i ponti, o ai Giardini d'Atene, con le cicale che ho mandato all'inferno mille volte, ma non smettevano mai di cantare.

Alja, quanto vorrei maledirti, sputarti in un occhio, darti un bacio così, per scherzo, pregarti di smettere d'incantare il vento e le stelle col sorriso, giusto per sentirti borbottare “razza d'incoerente” sul cuscino, guardarti stropicciare una pagina dell'Iliade brontolando che non lo vuoi essere, tu, la mia schiava troiana, ch'io non sarò mai, mai, grande come quegli eroi, ma, per la tua testolina matta, “un acheo singolarmente straordinario”.

Alja, ci pensi, ci pensi, che storia?

Io brigante d'una Sparta che vuol rivivere la gloria d'un tempo anche a costo della vita, tu fiammiferaia delle nevi della Russia degli illusi.

Vita per la libertà dai Turchi, vita per rovesciare il trono dello zar.

Vita per la Rivoluzione dei sogni, vita per gli eroi di ieri.

Mettiamo che sia tu la mia vita, Alja.




Note


Diciamo che io non avrei dovuto scriverla, questa storia.

Diciamo che io ci tengo troppo, ad Alja e Gee, a Natal'ja e George, Geórgos, il brigante greco e la fiammiferaia siberiana.

Parlo di Sic Volvere Parcas, la mia eterna Sic Volvere Parcas, ma forse non c'è bisogno di conoscere quella, per legger questa storia.

E'...non lo so, sono dei momenti.

Che io li faccio stare così lontani, troppo, Alja e Gee, e in questa storia saranno ad un passo dal cuore, saranno ad un passo dal cielo, e al diavolo il luogo comune.

Non stravedo per il romanticismo, io.

Loro lo sono a modo loro, loro lo sono così.

E i luoghi comuni...li rompono, Alja e Gee.

E sono sinceri, tanto.

Ce la mettono tutta, almeno.

Spero che vi piaccia, questa storiella che sarà breve, “variabile”, credo, giusto per fare un po' di meteorologia.

Dipla sou egò, accanto a te in greco, è forse il titolo più...più da loro.

Voi come li trovate, Alja e Gee?

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, tanto.

Ci convivo da un anno e mezzo, io, con questi due.

Stresseranno anche voi, me lo sento. ;)


A presto!

Marty


  
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