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Autore: Lely1441    04/11/2011    1 recensioni
Siamo ormai al sesto anno per Lily Evans e i Malandrini: James dedica come sempre troppe attenzioni alla ragazza di cui innamorato e lei, come al solito, cerca in tutti i modi di liberarsene... Ma non è l'unica a cui il modo di fare di Ramoso dia ai nervi.
James Potter si è totalmente dimenticato della componente gelosa del suo migliore amico e, purtroppo per lui, imparerà ben presto che sottovalutarla è stato uno sbaglio.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Cave canem!
 
 
Quinto capitolo ~ L’erba cattiva non muore mai
 
Lily aveva sempre pensato che avere un ragazzo fosse una cosa meravigliosa: abituata fin da piccola a vedere nei libri e negli sceneggiati in televisione l’affiatamento totale e completo tra due persone tanto decantato dal popolo femminile, aveva avuto il buon diritto di ritenere che quella fosse un’ottima prospettiva di vita. Non aveva messo in conto che la favola perfetta esiste solamente quando si è disposti, nelle difficoltà, ad aiutare l’altro, anche venendo a patti con il proprio orgoglio o facendo cose che si preferirebbe evitare, e che non sempre è tutto rose e fiori.
Non le piaceva la situazione attuale; non era certa di cosa provasse Sirius nei suoi confronti, e odiava non capire qualcosa. Senza contare che aveva sempre ammirato molto l’amicizia che regnava tra quei quattro debosciati e riteneva infantile e irragionevole gettare tutto alle ortiche per uno stupido litigio. Era assurdo, come se i tre moschettieri e D’Artagnan si fossero sciolti e non avessero intenzione di tornare insieme.
Una cosa che sua madre le aveva rimproverato spesso era la pessima abitudine di intromettersi negli affari altrui, perché poi era sempre lei quella che ne faceva le spese; ma stavolta non era come se fosse direttamente colpevole di tutto?
Sirius e James avevano litigato e, casualmente, il giorno dopo il primogenito dei Black aveva cominciato a ronzarle intorno; era semplice ripicca per portare via al suo migliore amico la ragazza che popolava i suoi sogni da anni, oppure un contorto modo per fargli capire quanto si potesse star male ad essere improvvisamente ritenuti i numeri due?
Erano giorni che si arrovellava su questa questione; aveva provato a parlarne con Sirius, girandoci attorno, ma dato che quest’ultimo era una volpe l’aveva scoperta subito e le aveva concesso unicamente dei sorrisi sibillini e irritanti, dicendole di piantarla di comportarsi come una gattina in calore e di smetterla di preoccuparsi di questioni di cui non sapeva nulla. La suddetta aveva soffiato un’irata imprecazione e aveva deciso che quel figlio di troll non aveva bisogno del suo aiuto.
Non erano passati due giorni che già non riusciva a concentrarsi sullo studio, rischiando la vita di Lumacorno facendo quasi esplodere il calderone al suo passaggio.
Il professore l’aveva ripresa bonariamente, adducendo la sua piccola disattenzione (piccola? Aveva sbagliato metà degli ingredienti!) ad un mero cambio del tempo. Lily, che era rimasta al fatto che fosse al massimo la primavera a rendere sbadati, e non certo l’inverno, aveva sorriso con vergogna e aveva annuito, ringraziando per la prima volta in vita sua la fortuna sfacciata di essere nelle grazie di Lumacorno.
Si era anche sentita osservata, ma non aveva faticato ad immaginarsi Remus che tentava di leggerle la mente; Sirius aveva ridacchiato piano, Peter si era a malapena accorto dell’incidente, preso com’era dalla sua pozione, e James aveva continuato a sostenere quell’indifferenza nei suoi confronti che tanto la feriva.
Scuotendo la testa, Lily si era detta che era ridicolo ed infantile sentire la mancanza di quelle attenzioni fin troppo asfissianti, ma era con una punta di disagio che era costretta ad ammetterlo, almeno a sé stessa. Provava l’istinto suicida di andare da lui e chiedergli scusa, anche se, a conti fatti, non avrebbe neanche saputo lei dire di cosa. Era simile ai primi litigi con sua sorella Petunia riguardo ad Hogwarts: non poteva farci niente se lei possedeva poteri magici e l’altra no, ma questo non le aveva impedito di chiederle scusa, almeno fino a quando Petunia non aveva cominciato ad offenderla pesantemente.
Quando si vuole bene ad una persona, aveva riflettuto, si è in grado di ingoiare l’orgoglio pur di superare una crisi. E lei era finita con il volere davvero bene a quello scriteriato di Potter.
La fine della lezione l’aveva sorpresa in questi pensieri; si era girata ed aveva visto la schiena di James allontanarsi in fretta.
Fu in quel momento che decise di fare qualcosa.
 
*
 
«Potresti smetterla, cortesemente, di inseguirmi per tutto il corridoio?»
«Da quel che so io, è proprietà della scuola, quindi è legittimo per me attraversarlo».
Sirius roteò gli occhi al cielo, decidendosi finalmente ad interrompere la marcia con cui aveva - inutilmente - tentato di seminare la ragazza.
Per Merlino, ora ricordava perché non aveva mai voluto impelagarsi in una relazione seria. Le donne hanno la capacità di diventare terribilmente noiose e asfissianti.
«Cosa c’è, Evans?», le domandò, con irritazione. Lily sbuffò e gli lanciò un’occhiataccia.
«Cos’è, torniamo ai primordi della nostra conoscenza, Black?», ribatté causticamente lei, facendo attenzione a sottolineare il cognome dell’altro. Le dava il nervoso quando si atteggiava a superiore, una maschera che aveva portato fino a quando non avevano deciso di mettersi insieme.
In realtà, Sirius non era così male come si ostinava a voler far credere, non era nemmeno così indifferente come si sforzava di sembrare. Lily si era però anche resa conto di non essere lei quella in grado di far crollare il solido muro che si era costruito intorno; per ora ci erano riusciti solamente gli altri Malandrini, e questo sembrava bastargli. A ben pensarci, l’unica cosa di cui veramente Sirius si curava erano gli altri tre compagni.
«Al nostro primo viaggio sull’Espresso?», chiese lui, con un immediato sorriso a stirargli le labbra al ricordo dell’istintiva antipatia verso Mocciosus. «Vuoi davvero tornare all’undicenne saccente che eri?»
«E tu vuoi davvero tornare al nanetto impertinente che eri?», sibilò lei, facendogli il verso inviperita. Sirius fece per ribattere, un po’ offeso e un po’ divertito, ma lei stroncò sul nascere qualsiasi tentativo atto a farle perdere il filo. «Noi due dobbiamo parlare», scandì, con uno sguardo determinato che gli fece subito intuire qualcosa.
«Quando?», si limitò a chiedere, e Lily sospirò di sollievo per non essere stata costretta a Schiantarlo davanti a testimoni per portarlo al luogo dell’incontro.
«Direi fra una mezz’ora. Fatti trovare davanti al campo di Quidditch».
«Lily, è dicembre, fa un freddo cane, che bisogno c’è di-»
«Fai come ti ho detto. Ti prego», aggiunse lei, sperando che il suo piano andasse come doveva. Lui rimase a studiare diversi secondi la sua espressione supplice con aria indecifrabile, ma poi si arrese.
«D’accordo. Ma, se dovessi prendere un malanno, poi sarai tu quella costretta a farmi da infermiera», ridacchiò, di colpo gioviale. La ragazza scosse la testa, rinunciando a comprendere gli sbalzi d’umore di un Black, e si limitò a picchiettare il suo petto con l’indice:
«L’erba cattiva non muore mai».
Si era già voltata e se ne stava andando via, quando Sirius aggiunse, alzando la voce:
«Ma può prendersi comunque un raffreddore!»
Lily accelerò il passo e cominciò a correre non appena fuori dalla visuale del ragazzo, letteralmente volando giù per le scale e pregando di fare in tempo. Aveva appena varcato il portone che venne investita da un’aria gelida che la fece rabbrividire; maledì sé stessa per essersi scordata come una stupida il mantello, ma temeva di far danni Appellandolo (tipo investire Gazza e beccarsi una punizione), così si risolse ad aumentare l’andatura per tenersi al caldo.
Arrivò agli spogliatoi giusto in tempo per vedere la squadra Grifondoro entrare a cambiarsi, e scambiò un cenno d’intesa con Webb, nei cui confronti aveva un debito di riconoscenza, ora. Quella mattina l’aveva supplicato di trattenere James dentro con le buone o con le cattive dopo l’uscita della squadra, per “appianare una certa faccenda”. Il buon caro vecchio Adam non aveva mosso un ciglio, anzi, i suoi occhi si erano illuminati: “Non so cosa sia preso a James, ma sta giocando da schifo. Risolvi la situazione e ti dedicheremo la prossima vittoria”.
Passarono i primi dieci minuti, poi il primo quarto d’ora; Lily cominciava ad innervosirsi ed aveva appena preso la decisione di provare a spiare quando si sentì un grido ed un tonfo. Preoccupata, corse verso l’ingresso, e venne quasi travolta da tutti i giocatori che ridacchiavano e si scambiavano pacche comprensive sulla schiena.
«Ehm, cosa…», provò a domandare, ma venne subito bloccata proprio da Webb, uscito in quel momento.
«Petrificus Totalus. Vallo a recuperare quando vuoi», le spiegò, con una certa aria sadica nello sguardo. Lei annuì e rimase a guardarli andare via, senza avere il coraggio di entrare a verificare lo stato di James. Stava giusto meditando sul suo attuale atto di codardia indegno di Grifondoro, quando cominciò ad intravvedere una figura scendere il pendio erboso. Ringraziò Morgana e Merlino - stare fuori per tutto quel tempo sudata e accaldata non era stata certamente l’idea del secolo - e aspettò che si avvicinasse abbastanza per prenderlo per un braccio e trascinarlo dentro.
«Lily, co-»
Sirius si bloccò immediatamente, e con lui anche la ragazza, perché James era davanti a loro, con il didietro scoperto all’aria e gli occhi che sembravano poter sputare fuoco.
Ci fu un attimo di silenzio, prima che Sirius scoppiasse a ridere sguaiatamente e Lily corresse a sciogliere l’incantesimo, lasciando che James, paonazzo in faccia, si risistemasse come meglio poteva e cominciasse ad urlare contro l’altro:
«Non osare ridere di me! Erano tutti contro il sottoscritto, e mi hanno preso alla sprovvista, completamente alla sprovvista! Ah, quegli infami me la pagheranno, me la pagheranno cara!»
Ma Sirius non l’ascoltava, troppo preso a rotolare sul pavimento come… una specie di cane impazzito, pensò Lily, che nel frattempo non sapeva proprio come risolvere quell’ulteriore inghippo.
«Scusate, penso che-»
«Ahahah! Ma ti sei visto? Il grande Cacciatore James Potter ridotto al silenzio e all’immobilità con le viril terga al vento! Per Godric, dove sono Lunastorta e Codaliscia quando servono? Questa batte persino lo scherzo a Lumacorno…»
Inaspettatamente, soprattutto per Lily, che già era pronta a domare gli spiriti, James scoppiò a ridere insieme all’amico.
«No, il peggio è stato quando Silente si è visto volare fuori dalla finestra quello gnomo nudo…»
Lily era sicura di non voler sentire altro.
«Sirius Black e James Potter!», strillò, in una riproduzione abbastanza fedele della McGranitt. I due si fissarono negli occhi e cominciarono ad ululare insieme.
«Cielo, è uguale!», sfiatò Sirius, con le lacrime agli occhi, mentre l’altro gli faceva eco. La già citata piccola, dolce e tenera Lily sfoderò la bacchetta e la puntò contro i due, che tentarono inutilmente di darsi un contegno, sdraiati com’erano. Molto, molto inutilmente.
«Allora, non siamo qui per ridere e scherzare, ma per risolvere la questione una volta per tutte. Voi due vi volete bene, un bene dell’anima, quindi siete stati due idioti», e la bacchetta espulse delle involontarie scintille rosse e dorate che fecero morire il ghigno sulle loro labbra, «a litigare a causa mia. Potter, potresti amarmi anche più di tua madre, ma non è comunque un buon motivo per trascurare i tuoi migliori amici o per sfinirli con assurde lodi a mio nome… Black, come si suol dire: è stato breve ma intenso. Finisce qui».
La ragazza si voltò e uscì di gran carriera, ignorando i due, stesi per terra, che si guardavano con aria complice.
«Che dici, facciamo pace, vecchio mio?», chiese Ramoso, facendo sbuffare Sirius.
«Lo dici solo perché mi ha mollato davanti ai tuoi occhi», ribatté lui, fingendo di essere offeso a morte.
«Be’, ammetto che la cosa abbia aiutato parecchio, sì… Ma mi mancavi, Felpato, molto semplicemente».
Sirius rimase steso a fissare il soffitto della stanza per un po’, prima di rispondere:
«Anche tu mi sei mancato. Ma non costringermi a ripeterlo».
«Tranquillo, non intendo neppure litigare più con te. Non così, perlomeno, e non per lei».
«Non c’è problema, ora è tutta tua. Ammetto di essere stato un po’… geloso… di voi due, ma conoscendola meglio mi è passata: non posso provare invidia per il poveretto che se la sposerà, no davvero!»
«Ehi!», replicò James, mollandogli un pugno sul braccio. «Non mettere in discussione le mie decisioni!»
«Figurati, sapevo già com’eri quando siamo diventati fratelli», rispose l’altro, alzandosi in piedi e offrendo una mano per aiutare l’altro. Una volta faccia a faccia, tornarono seri entrambi.
«Felpato, mi spiace davvero tanto, sono stato un idiota», mormorò, incerto. Sirius aveva sempre pensato che avrebbe provato una profonda soddisfazione nel sentirgli pronunciare quelle paroline magiche, ma in realtà era troppo sollevato dal fatto che le cose si fossero sistemate - finalmente - per poterci badare davvero. Non si sa come, finirono abbracciati come i due fratelli mancati che erano, con Sirius che rispondeva:
«Lo siamo stati entrambi, ora mettiamoci una pietra sopra e non pensiamoci su».
Uscirono dagli spogliatoi insieme, uniti come lo erano sempre stati, ridendo e scherzando mentre il sole tramontava e regalava ad Hogwarts gli ultimi raggi di luce.
Ora era di nuovo tutto come doveva essere.
 
«Felpato, scusa, cosa significa: “è stato breve ma intenso”?!»
«Continua a mangiare, Ramoso…»
 
 
 
 
Mea culpa, è passato un po’ di tempo dall’ultimo aggiornamento ^^”
Direi che manca un capitolo e l’epilogo, e poi ci siamo.
Ovviamente i commenti sono graditi, dato che come al solito si riconferma la pigrizia intellettuale di chi mette nei preferiti e poi non commenta… =P Ovviamente scherzo, ma rimane comunque un invito a farmi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!
 
   
 
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