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Autore: potterfanlalla17    05/11/2011    9 recensioni
Pioggia, tanta pioggia, una tazza di caffè bollente e due persone che si incontrano. Ecco gli ingredienti di questa brevissima storia che riguarda ovviamente Rick e Kate...ed il loro primo caffè insieme! Passano gli anni ma se due persone sono anime gemelle prima o poi sono destinate a rincontrarsi! E ad amarsi! Buona lettura!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Prima stagione
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Neve di agosto

 

New York. 31 agosto 2005.

Il cielo sopra Manhattan aveva assunto ormai da giorni una noiosa tonalità grigiastra. Era estate, o almeno il calendario così diceva. Ma la pioggia che sferzava la Grande Mela da una settimana aveva reso quell’ultimo scorcio d’estate più che altro un assaggio dell’autunno che ormai era alle porte.

-Maledizione!- una giovane donna era appena uscita dal sottopassaggio della metropolitana e dopo pochi passi si era ritrovata inzuppata dagli schizzi sollevati da un’auto della polizia che sfrecciava sulla strada a sirene spiegate. La donna alzò il cappuccio della felpa sopra la testa cercando di coprire i suoi lunghi capelli castani dalla furia della pioggia.

Detestava la pioggia, e in tutta sincerità quella mattina avrebbe di gran lunga preferito restarsene a poltrire sotto le coperte nel suo comodo appartamento. Ma anche se in vacanza il detective Kate Beckett non poteva restarsene troppo chiusa in casa: nonostante si fosse presa qualche giorno di riposo, ogni mattina Kate si alzava di buon ora per una leggera corsa nel parco. Si affacciava alla finestra della propria stanza e vedendo la quantità di pioggia che il cielo continuava a riversare sopra New York decideva di optare per un salto nella palestra del distretto per mantenersi in allenamento. E immancabilmente ogni mattina dopo l’allenamento, distrutta ma soddisfatta, si concedeva una tazza di caffè.

Lo stesso aveva fatto anche quella mattina: si era recata al 17mo distretto, dove aveva lavorato fino a qualche giorno prima, si era allenata con Ted, l’istruttore messo a disposizione dal dipartimento, ed ora si stava velocemente avviando verso la solita caffetteria alla ricerca della sua unica droga…il caffè! Cosa poteva esserci di più rigenerante dopo tanta attività fisica di una buona tazza di caffè bollente? Con quel tempo, poi…

La pioggia aumentò improvvisamente, costringendo Kate ad una leggera corsa che però le fece sentire quanto tutti i muscoli delle sue gambe fossero indolenziti. In pochi secondi arrivò davanti alla caffetteria tanto agognata:

-Ma che….? Oh, grandioso! Chiuso per festeggiamenti! Ma che diamine di scusa è questa?- protestò la donna arrivata davanti alla porta della caffetteria e trovandola chiusa. Fortunatamente l’entrata del negozio era riparata da una piccola tettoia così che almeno per qualche istante la pioggia non poteva raggiungerla.

-Sapevo che saresti venuta!

Una voce maschile alle sue spalle la fece sussultare. Kate si girò cercando la fonte di quella voce.

-Mi scusi? Ci conosciamo?- Kate vide davanti a sé un uomo alto e abbastanza snello, capelli castani perfettamente pettinati salvo per un ciuffo ribelle sulla fronte. Occhi azzurri come il mare. Rimase a fissarlo per qualche istante convinta di aver già visto quel volto e soprattutto quegli occhi.

-In un certo senso. Vieni qui tutte le mattine, alla stessa ora. E ordini immancabilmente lo stesso caffè. Tutte le mattine…caffè macchiato freddo con due bustine di zucchero di canna! E una brioche! Ops, a proposito…questo è per te! È il tuo preferito, no? L’ho preso in una caffetteria della stessa catena a qualche isolato da qui.

Kate guardò l’uomo con aria confusa: perché un uomo completamente sconosciuto le stava porgendo una tazza di caffè, anzi no, una tazza del suo caffè preferito? Era forse pazzo? O un maniaco? Eppure quegli occhi le dicevano che era sincero.

-Oh…penserai che io sia pazzo, o meglio ancora un maniaco, vero? Niente di tutto questo. Solo che ti osservo, ogni giorno. Ti vedo arrivare sempre con lo stesso sguardo corrucciato immersa nella lettura di qualche quotidiano che distribuiscono in metro, ti dirigi al bancone e ordini sempre lo stesso caffè. E poi te ne vai. Non alzi mai gli occhi, non credo che tu abbia mai nemmeno guardato in faccia il proprietario del bar… Così ho pensato che non ti fossi accorta del cartello che ieri Chris ha messo in vetrina…oh, Chris è il nome del proprietario, se te lo stessi chiedendo. Ed il locale è chiuso perché Chris, sempre il proprietario, oggi si è sposato con Louise…la cameriera…quella biondina, con i piedi un po’ a papera. Ok, intuisco dal tuo sguardo che non te ne frega niente della storia di Chris e Louise. Però il caffè è buono…e se non ti sbrighi si fredda!

Kate a stento stava cercando di trattenere un sorriso divertito. Era una situazione surreale.

-Dunque, se ho capito bene, tu mi stai aspettando sotto la pioggia da quanto? Cinque minuti?- la parte razionale di Kate sapeva bene che doveva tenersi alla larga da quel tizio. Nella migliore delle ipotesi era solo uno scocciatore, ma nella peggiore poteva essere uno squilibrato pronto ad ucciderla. Ma per la prima volta nella sua vita, Kate decise di mettere a tacere quella vocina razionale nella sua testa.

-Almeno 20 minuti…ma il caffè non è freddo! Ho chiesto che mi venisse messo in un termos. Per mantenere la temperatura…

-Sono 20 minuti che mi aspetti sotto la pioggia? Con in mano un caffè, il mio caffè?

Gli occhi di Kate scrutavano il suo interlocutore con curiosa attenzione. Era davvero uno strano soggetto: forse perché era raro trovare a New York una persona che si interessasse a qualcun altro senza averne un tornaconto personale.

L’uomo ormai fradicio per l’immenso quantitativo d’acqua che era grondato sulla sua testa continuava a sorriderle.

-A proposito…io sono Rick…Rick Castle!

Kate lo fissò ancora per qualche istante indecisa se rivelargli il proprio nome e così esporsi ulteriormente a quell’uomo che già sembrava conoscerla fin troppo bene. Decise infine di fidarsi di lui, ma non appena aprì la bocca per presentarsi venne interrotta dallo squillo insistente del telefono di lui.

-Ops…scusami! È mia figlia…devo scappare! Le avevo promesso una piccola battaglia con i laser tag! Ehm…goditi il caffè! E…ci vediamo domani. Solito posto, solita ora!

Kate vide l’uomo allontanarsi velocemente cercando di fermare il primo taxi disponibile. Rimase a guardarlo anche attraverso il lunotto posteriore dell’auto fino a quando sparì completamente dalla sua vista.

Avvicinò la tazza di caffè al viso e un brivido le attraversò la schiena quando il fumo caldo che saliva dalla bevanda le accarezzò il viso. Sorrise involontariamente pensando a quel bizzarro Rick Castle…dopotutto a New York c’era ancora qualcuno che sapeva sorprenderla strappandole un sorriso.

 

 

New York. 31 agosto 2009.

Il detective Kate Beckett aveva intuito che quella sarebbe stata una pessima giornata sin dalle prime ore del mattino: tanto per cominciare la sveglia non aveva suonato, complice il black-out che aveva coinvolto l’isolato in cui abitava durante la notte, certamente causato dalle continue piogge di quei giorni.

La donna si alzò rapidamente dal letto dirigendosi di corsa verso l’angolo cottura al piano di sotto, nel vano tentativo di prepararsi qualcosa che fosse anche solo lontanamente paragonabile ad una colazione. Ma il caffè solubile era terminato e il tempio di polistirolo nel suo frigorifero (già di per sé disgustoso) era divenuto immangiabile sempre grazie al black-out notturno.

-Fantastico! Mi toccherà attraversare la città per un caffè decente!

O almeno questo è quello che avrebbe voluto fare! Se non che l’auto di servizio aveva deciso di non mettersi in moto quella mattina.

-OK, Kate, adesso calmati. Prendi un bel respiro e calmati!

Scese dall’auto in panne decisamente contrariata affondando il piede sinistro in una enorme pozza d’acqua.

-Perfetto! Davvero perfetto!- disse cercando di scrollarsi un po’ di acqua dal pantalone e dalla scarpa. Ora a migliorare la sua giornata c’era un viaggio nella superaffollata metropolitana di New York che con la pioggia riusciva persino a peggiorare! Pensò alla sola cosa che avrebbe potuto rendere leggermente migliore quell’inizio di giornata: un buon caffè macchiato freddo con due bustine di zucchero di canna e una brioche! Non fece in tempo a gustare con la mente quella bevanda calda che il suo cervello maledettamente razionale le ricordò che la sua caffetteria preferita era a troppi isolati di distanza e di certo non poteva andarci a piedi con quella pioggia senza infradiciarsi da capo a piedi. Tutto quello che le sarebbe stato concesso era il caffè del distretto.

-Farò lo sforzo di bere il caffè del dodicesimo…- ma al solo pensiero di quella brodaglia scura, il viso di Beckett si contrasse in una smorfia di disgusto.

Con l’aria ancora disgustata Beckett era arrivata davanti alle porte del distretto; tirò un profondo sospiro di sollievo ed entrò, consapevole che la sua giornata non sarebbe potuta che peggiorare.

Rimase qualche istante a ciondolare davanti all’ascensore in attesa che questo arrivasse a piano terra e le desse modo di salire. Un leggero trillo le annunciò che le porte si sarebbero spalancate a breve e sempre sovrappensiero entrò andandosi ad appoggiare con la schiena sulla parete dell’ascensore.

Ormai compiva tutti questi gesti senza nemmeno pensarci…forse perché erano 4 anni che li eseguiva automaticamente. Erano infatti 4 anni che lavorava al 12mo…esattamente dal 1 settembre del 2005. Il capitano Montgomery l’aveva voluta personalmente e questo era stato un grande onore per lei.

E da quel momento ogni giornata al 12mo era sempre stata identica a quella precedente…omicidi, finti suicidi, criminali che entravano e uscivano, interrogatori, i battibecchi di Ryan ed Esposito…insomma sempre tutto uguale e ordinario.

Un momento…no, non era più tutto uguale e ordinario. Da alcune settimane Montgomery le aveva assegnato un cagnolino da riporto, uno scrittore, Richard Castle. Era irritante dover ammettere che le piaceva averlo intorno, che aveva reso la sua giornata felicemente imprevedibile. Ma era stato altrettanto irritante notare che lui, il grande scrittore, non si ricordava di aver mai incontrato Beckett prima dell’indagine per l’omicidio di Alison Tysdale.

Beckett ricordava perfettamente di quell’incontro sotto la pioggia davanti alla caffetteria chiusa. Addirittura, appena arrivata a casa quella mattina si era fiondata nella sua libreria alla ricerca di quel nome e quel volto che sapeva così familiari. Ed infatti rovistando tra i libri che aveva comprato poche settimane prima figurava anche uno dei libri della collana del famoso Derrick Storm. Si era messa a leggere quel libro all’istante e avendolo trovato fantastico poche ore dopo si era fiondata nella prima libreria della zona e aveva arraffato tutti i libri scritti da Richard Castle.

Si era innamorata di Rick attraverso i suoi libri, ma certo tutto questo non sarebbe stato possibile se lui non fosse stato quell’uomo così pazzo e gentile che l’aveva attesa fuori dalla caffetteria per 20 minuti sotto la pioggia solo per offrirle il suo caffè preferito.

Era stata una piacevole sorpresa poterlo rincontrare per lavoro…e nello stesso tempo era stata anche una grande delusione. Delusione perché lui non si ricordava del loro unico incontro, delusione perché dopo averlo conosciuto meglio il grande Rick Castle si era dimostrato un bambino viziato con una mente fin troppo incline alle cospirazioni della Cia e alle manifestazioni ultraterrene.

Eppure, nonostante tutto questo, lei sapeva che dietro l’infantile Richard doveva esserci ancora quell’uomo con la tazza di caffè in mano. Era da qualche parte, solo non aveva ancora capito come fare ad arrivarci, a ritrovare il suo Rick.

Un nuovo leggero trillo le annunciò che l’ascensore era arrivato a destinazione e che le porte si sarebbero aperte. Si staccò dalla parete e si preparò ad uscire. Ma non appena le porte si aprirono venne bloccata da una tazza di caffè fumante che si era piazzata davanti a lei.

Beckett alzò lo sguardo e vide Castle sorridente davanti a lei. Per un istante le sembrò di essere tornata indietro nel tempo, di essere di nuovo davanti a quella caffetteria dopo il suo allenamento mattutino al vecchio distretto.

-Spero che tu non abbia cambiato gusti, detective!

Il sorriso sornione di Rick le faceva capire che anche lui non si era mai scordato il loro primo incontro, ma evidentemente lo scrittore aveva aspettato la situazione più teatrale per farglielo sapere. In perfetto stile Richard Castle.

Beckett prese in mano la tazza di caffè mordendosi il labbro inferiore per tentare di trattenere un sorriso che avrebbe tradito quello che provava per lui.

-E chi ti dice, Castle, che io non abbia già avuto la mia dose quotidiana di caffè?- lo provocò Kate. Provocarlo era la cosa che meglio le riusciva e che di certo più le piaceva.

-Beh, è il 31 agosto e piove!- rispose Rick altrettanto provocatorio.

-Sei proprio un grande investigatore Rick Castle! Non c’è che dire…

-Ahah, puoi prendermi in giro quanto vuoi, ma non puoi negare che io abbia ragione! Desideravi questo caffè, te lo leggo negli occhi…a me non puoi mentire!

-Davvero, Castle? Tu credi che io non sappia mentirti guardandoti dritto negli occhi?- rispose la detective avvicinando il suo volto a quello dello scrittore. Era così vicina che poteva sentire il respiro dell’uomo sulla sua pelle. Forti brividi le attraversarono la schiena: è vero, non sapeva mentirgli, ma lui questo non avrebbe mai dovuto saperlo! Si allontanò rapidamente da lui cercando di non mostrare quanto quella vicinanza l’avesse turbata.

-Grazie per il caffè, Castle!

-E’ sempre un piacere, detective! E così….sono 4 anni che sei follemente innamorata di me!- annunciò Castle con una incredibile tranquillità.

A Kate invece il caffè che aveva appena incominciato a sorseggiare andò immediatamente di traverso.

-Co…come scusa?- riuscì a dire dopo qualche secondo.

-Sì, mi sembra ovvio! Io ti ho portato il caffè quattro anni fa dicendoti che erano settimane che ti osservavo…e tu il giorno dopo che fai? Sparisci, cambi abitudini!

-E in che modo questo è indice del fatto che mi sarei innamorata di te?

-Beh, è chiaro no? La mia bellezza, il mio savoir faire, la mia intraprendenza ti hanno spaventata. Non credevi di poter essere notata dal grande scrittore…

-Ti devo deludere, Castle, non ti ho riconosciuto quel giorno…non sapevo chi fossi!- mentì Kate.

-Oh, certo, Kate! Questo è quello che vuoi far credere! Ad ogni modo capisco…insomma, non ti sentivi all’altezza, non ti sentivi pronta…è normale!

-Castle, frena la tua fantasia! Non vorrei mortificare troppo il tuo ego, ma si da il caso che il solo motivo per cui non mi hai più vista in quella caffetteria non ha assolutamente niente a che fare con te e con quello che tu pensi io provi per te!

-Mia cara detective, non devi vergognartene! È normale…non hai idea di quante donne si innamorino di me ogni giorno…tu non…

Ma Castle venne interrotto da Beckett che gli mise una mano sulla bocca.

-Ho cambiato caffetteria perché il giorno seguente ho iniziato a lavorare qui. E quindi mi era troppo scomodo arrivare fin lì solo per un caffè! Ho cambiato le mie abitudini solo per lavoro.

Castle aprì la bocca per replicare, ma in effetti Beckett lo aveva spiazzato. La donna dal canto suo sorrise soddisfatta per averlo messo a tacere e soprattutto per essere riuscita a nascondere il fatto che lei era innamorata di Richard Castle da 4 anni!

-E comunque, detective, ti innamorerai di me! Te lo assicuro!- concluse infine Castle.

-Questa è una promessa o una minaccia, Castle?- rispose Kate divertita.

-E’ la realtà…impazzirai per me!

-Oh quello lo faccio già, fidati! Tu mi fai impazzire ogni santo giorno…tanto che ho un irrefrenabile istinto di ucciderti almeno 3 o 4 volte al giorno!

-Ahahah, non sei divertente!

-Non volevo esserlo!

Castle incrociò le braccia al petto con aria offesa.

-Ok, facciamo così, Castle! Prometto che mi innamorerò di te quando….quando nevicherà ad agosto!- Kate Beckett rise soddisfatta per come era riuscita a prendere in giro Castle e per come era riuscita per una volta ad avere l’ultima parola.

-Dici sul serio, Beckett?

-Sul serio…

-Ok…allora farai meglio ad alzare il volume del televisore…- disse Castle indicando l’apparecchio che era acceso nella saletta relax del 12mo.

Kate fissò lo schermo stranita e prese il telecomando. Alzò il volume avvicinandosi al televisore.

-“E’ un evento meteorologico estremamente raro…è accaduto in passato, ma si parla di centinaia, forse migliaia di anni fa. Un fronte particolarmente freddo sta transitando sopra i cieli di Manhattan in questo momento e....santo cielo, è incredibile, stanno scendendo alcuni fiocchi di neve! Neve ad agosto, gentili telespettatori. Questo è qualcosa che ci ricorderemo per molto tempo!”

Beckett fissava il televisore incapace di credere a quello che sentiva.

-Dicevi, detective? “Prometto che mi innamorerò di te quando….quando nevicherà ad agosto!”- disse Castle simulando la voce di Kate che lo fissò paonazza in volto.

-Sta’ zitto, Castle!

 

 

 

Innanzitutto….sono tornata!!!

Con una storia un po’ assurda…la neve ad agosto! È altamente improbabile lo so, ma mi piaceva!

Allora, per prima cosa so di aver modificato molte cose accadute nella serie: dal primo caffè di Rick e Kate, alle date in cui Kate ha cominciato a lavorare al 12mo…però ecco secondo me questo rito del caffè tra i due è importante e quindi ci voleva qualcosa di più particolare!

Il resto è venuto un po’ da sé!

Spero vi sia piaciuto e vi abbia  anche divertito. Aspetto di sapere cosa ne pensate!

A presto!

 

Laura

   
 
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