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Autore: marguerite_murcielago    05/11/2011    3 recensioni
[Danimarca] [7. Horror]
Che triste era stato vedere Italia consumato, in ginocchio in mezzo ad un campo morto, grigio, mentre il secco Famine stritolava una spiga di grano floscia nella mano destra ed agitava la bilancia nella mano sinistra: e vedeva la carne sciogliersi sotto la pelle cerea di Feliciano, gli occhi affondare nelle orbite e le labbra spaccarsi.
Genere: Horror, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Danimarca
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie 'Mille e una notte'
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And the satellites are falling prepare for ascension  

Save our souls we’re splitting atoms
Go tell Eve and go tell Adam
Liberate your sons and daughters
Some are gods and some are monsters

Un tappo cadeva sul pavimento, tintinnando come una moneta. Mathias avvicinò la bottiglia alle labbra e bevve un sorso di birra fresca, prima di tornare alla sua poltroncina: un crepitio diffuso usciva dalle cuffie poggiate sulla scrivania, non parole, né grida. Avvicinò il microfono alle labbra, cercando di regolare l’apparecchio radio.
« C’è nessuno? Antonio…»
Un’altra scarica, mentre Mathias trangugiava un altro sorso di birra nella stanza scura.
«… tiene los… los ojos… Matías, ellos son… ojos… rojos!» gracchiò la voce di Antonio, a chilometri di distanza. Il ragazzo cambiò stazione, ma era tutto silenzioso, come una tomba; l’aria era pesante e non poteva uscire: doveva rimanere incollato alla radio, anche se dubitava ci fosse ancora qualcuno in grado di rispondergli.
Aprì il frigorifero e aprì un’altra birra. Visto che era la sua ultima notte, poteva passare il tempo ripensando agli ultimi giorni: il futuro non era che un buco nero verso cui camminava di sua spontanea volontà.

Don’t let the hungry serpent see you no
No, no, no, no, no
She’ll let you fall asleep and eat you whole
 

Sembrava un film di America: grandiosi effetti speciali e colonna sonora gradevole. Erano in quattro, come era stato predetto, con i loro cavalli ed i loro eserciti smisurati. Nessuno, tranne forse Vaticano, ci aveva creduto.
Le pecorelle candide salirono al cielo, le Nazioni rimasero a terra, perché erano troppo diverse, come pezzi di vetri appiccicati con il nastro adesivo nella parvenza di una figura umana con un’anima umana.
Che stupido era stato Spagna, a camminare verso il Terzo Cavaliere, la donna dai capelli e gli occhi e il destriero di fuoco; Krieg aveva portato con sé soldati coperti di sangue, con i capelli incrostati di carne secca e bruciata.
Che triste era stato vedere Italia consumato, in ginocchio in mezzo ad un campo morto, grigio, mentre il secco Famine stritolava una spiga di grano floscia nella mano destra ed agitava la bilancia nella mano sinistra: e vedeva la carne sciogliersi sotto la pelle cerea di Feliciano, gli occhi affondare nelle orbite e le labbra spaccarsi.
Che spavento, quando la portiera dell’auto si era aperta e Germania ne era rotolato fuori, le spalle e il tronco sull’asfalto freddo e le gambe nel veicolo. La gente giaceva mollemente sul posto di lavoro, in casa, gonfia di liquami e malattia, le bocche enfiate e livide, i bozzi neri sulle braccia e sotto il mento. Pest era pulitissima, l’abito bianco e neppure un capello fuori posto: « Il diavolo è tedesco.» disse.
Erano caduti tutti, uno dopo l’altro, e lui passava le notizie a chi viveva ancora.

The odds of probability
Of losing all capacity
To function is hereditary
No antibiotic can save us now

Che buio, che freddo. Leggermente ottenebrato dai fumi dell’alcool, Mathias era uscito dal suo ufficio, lasciando volutamente la porta aperta. Era stanco e terrorizzato e il pensiero, forse il più sciocco di tutti, andava alle sue cose, alle birre che sarebbero rimaste nel frigorifero spento per anni, secoli, finché la natura o l’Apocalisse stessa non lo avesse stritolato.
Il cammino tra gli alberi bui e fruscianti non gli era mai parso così lungo: trascinava le gambe pesanti come piombo, battendo i denti come un bambino, l’ascia che lo colpiva alla coscia per gli spasmi. Voleva morire? Voleva davvero farla finita? Poteva rimpiangere la sua scomparsa o sarebbe evaporato, come se non fosse mai esistito? Era solo, aveva paura. Provò un fortissimo senso di nausea.
Tod era alle sue spalle.

No, no, no, no, no
We are the virus that we talk about
It’s like a bullet to the head

Cercava di scavare un buco nel muro? Che pensava di fare? Mathias scosse la testa e poggiò le spalle sui graffi impressi nella parete, le unghie spezzate e sanguinanti. La mano di Tod, quella verde, viscida crosta morta si agitava nell’aria, a pochi centimetri dal suo volto. Riusciva a sentirne il tanfo.
« Perché hai paura, Mathias? Dimmelo, dimmelo.»
Voleva ucciderlo, era chiaro, era il suo compito, ma lui non voleva morire, non voleva morire subito! Tenne la bocca chiusa, anche perché era senza fiato. Cercò di convincersi che smettere in fretta di soffrire sarebbe stato un sollievo, per non dire una gioia.
« Dimmelo, dimmelo.»
Cominciò a respirare piano, piano, guardando il cielo più chiaro. Un paio di occhi bianchi presero il suo posto. Le mani del Quarto Cavaliere erano sgorbi ricurvi, tagliati a metà da cicatrici grigiastre. Mathias registrò a malapena una pulsazione, quasi una scossa elettrica all’altezza del cuore, vide l’indice di Tod ritrarsi lucido di sangue e scivolò in avanti, battendo la testa sulla terra scura.
Un ultimo guizzo di paura, poi si rilassò.

   
 
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