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Autore: Will P    05/11/2011    8 recensioni
"Al centro della trappola incisa nel parquet ci sono due demoni."
Winchester&co conoscono Crowley. L'altro Crowley. [Good Omens crossover]
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bobby, Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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Disclaimer: Ogni personaggio appartiene ai rispettivi autori e io non c'entro nulla *pouts* Titolo rubacchiato a sir Arthur Conan Doyle.
Note: Per il prompt "Crawley/Azraphel VS. Crowley & Castiel" di samek @ Notte Bianca #4 (maridichallenge). Idek *ride* come potete vedere, ha preso una strada completamente diversa dal prompt. I blame Crowley.


A case of identity

Il primo segno che c’è qualcosa di strano è il fumo. Non c’era mai stato del fumo prima, in nessun rito, giusto qualche nuvoletta di erbe bruciacchiate ogni tanto, ma mai un’esplosione del genere e il salotto di Bobby pieno di fumo denso e accecante. Dean tossisce coprendosi il naso con una manica e lancia l’altra mano nel fumo, cercando alla cieca, finché non trova la spalla di Cas e stritola il trench tra le dita.

Il secondo segno è proprio Cas, lo sente irrigidirsi sotto le proprie dita, trattenere il fiato e fare un passo indietro. Qualunque cosa sia andata storta, se Cas è capace di vedere oltre il fumo e quello che ha visto l’ha fatto indietreggiare dev’esserci qualcosa di davvero, davvero sbagliato.

Il terzo segno è una voce sconosciuta che, da qualche parte dove dovrebbe essere disegnata la trappola per Crowley, sibila: «Grandiosssso.»

I secondi successivi sono riempiti da una cacofonia di voci una sopra l’altra, su cui si distinguono gli insulti di Bobby, e dal raschiare di mobili spostati e investiti da Sam che corre ad aprire una finestra per far andare via il fumo. Dean stringe più forte la spalla di Cas e punta il fucile alla cieca, trattenendo il fiato in attesa che il fumo si diradi.

Al centro della trappola incisa nel parquet ci sono due demoni.

Dean si strozza e inizia a tossire per ben altri motivi.

Da una parte c’è Crowley, sgradevole come sempre, che fissa il compagno di prigionia con malcelata sorpresa e un filo di quello che qualche impavido potrebbe persino descrivere come timore (prima di essere ingoiato da un mastino infernale). Dall’altra parte lo sconosciuto si sta guardando intorno con espressione afflitta; sembra un venditore d’assicurazioni, alto e sottile con degli zigomi troppo affilati, ed ha un’aria incredibilmente inglese persino peggio di Crowley. Lo sconosciuto si liscia i vestiti, fa un cenno verso Crowley e incrocia le braccia, prima di guardarli da sopra la montatura dei suoi (francamente inutili) occhiali da sole. Ha gli occhi gialli.

Tutte le armi nella stanza finiscono puntate contro la sua faccia.

«Oh, siamo in America,» dice lo sconosciuto, riuscendo a farla suonare come una cosa per cui sentirsi in colpa «Attenti a dove agitate quei giocattoli, potreste cavare un occhio a qualcuno.» Schiocca le dita e il fucile nelle mani di Dean si ammoscia come un pezzo di cioccolata fusa, e alle proprie spalle sente Sam provare a sparare e la sua pistola squittire come una paperella di gomma.

«Figlio di-»

Cas lo blocca con una mano sul petto. «Crawly,» dice, trapassando da parte a parte lo sconosciuto con una delle sue occhiate, e Dean sarebbe pronto a scommettere di aver sentito una nota di stupore nella sua voce. Sente un’ondata di irritazione salirgli in gola e vorrebbe tanto che Cas gli ridesse il suo fucile, grazie tante, ma l’angelo lo ignora, concentrato su questo “Crawly”.

«…tu,» gli risponde il tizio, chiaramente senza riconoscerlo. «È Crowley, per l’amor di- qualcosa. Non arrivano i memo Lassù?» Si volta verso Crowley – l’altro, cioè, quello vero – e fa una smorfia. «Tu, invece,» dice, chiaramente riconoscendolo «Un onesto lavoratore non può andare in ferie che gli rubano non solo il posto, ma anche il nome?»

«Ancora con questa storia?»

«Ovviamente,» dice Crowley, quello nuovo, alzando un sopracciglio. «Non ho inventato l’anagrafe solo per vedermela rivoltare contro in questo modo.»

«Okay, state tutti zitti!» Dean getta a terra il fucile fuori gioco e gira Cas per la collottola, letteralmente, guardandolo truce. «Cosa sta succedendo qui?»

«C’è stato un… inconveniente, nel rituale.»

«Ma davvero, Sherlock?» mormora Crowley- Crawly- quello che è, e Dean lo guarda molto, molto male. «Zitto, ho detto.»

«Scusate, ma chi è questo tizio?» chiede Sam, stralunato. Dean sta iniziando a scocciarsi di tutta questa gente che lo interrompe ma, be’, ha ragione.

«Crowley, Anthony Crowley,» dice il tizio.

«Uno dei nostri,» dice Crowley, il loro, poi aggiunge con un ghignetto soddisfatto «In pensione anticipata.»

«È il serpente dell’Eden,» dice Cas.

«Ci mancava,» dice Bobby, stappando l’acqua santa.

Crowley alza gli occhi al cielo e si risistema gli occhiali da sole. «Sempre a rinvangare il passato, voi altri, vi sembro mica un ssssserpente?» sbuffa verso Cas, poi lancia un’occhiataccia al collega. «Ti ho insegnato a gongolare in maniera più elegante, per favore.»

Poi esce dalla trappola.

«Wooah, fermo lì!» Crowley scuote la testa alla pistola che si trova in faccia ma andiamo, pensava che Dean avesse una sola arma? «Cosa sei? Come sei uscito da lì?» Poi fa un cenno con la testa verso Cas. «Che razza di demone è?»

«Non è un demone,» dice Cas, fa un passo vanti e l’aria crepita di elettricità. «È un angelo.»

«Piano con gli insulti.»

«COSA?»

«Un angelo caduto, uno dei soldati di Lucifero.»

«Va bene, time out,» urla l’argomento del discorso, facendo esplodere la pistola tra le mani di Dean, che a questo punto è tentato di lanciargliela comunque in faccia. «Facciamo tutti un respiro profondo. Primo, non sono mai stato il soldato di nessuno,» puntualizza, alzando un dito «Troppa fatica. Secondo, qualsiasi cosa sia non sono fatti vostri. Terzo, non so se l’avete capito ma non voglio avere niente a che fare con voi e i vostri problemi sono con lui,» conclude, indicando Crowley con la mano aperta a tre dita.

Sam si affianca a Dean, squadrando diffidente quel… tizio. «Allora perché sei qui?»

«Perché qualcuno non sa parlare enochiano.» Lancia a Cas un’occhiata di rimprovero. «Gli hai fatto fare un rito in enochiano, vero? Insegnagli la benedetta pronuncia, prima che evochino altra gente a casaccio.»

E visto che la situazione non è abbastanza surreale, dal nulla si diffondono nell’aria le note di Wagner. Solo che non è dal nulla, ma da una tasca di Crowley. «Bella suoneria,» mormora il suo omonimo, mentre il serpente, angelo o quello che è si fruga nella giacca e ne tira fuori un palmare grosso come una portaerei, un iPhone e un cellulare di quelli in bianco e nero che nemmeno mandano messaggi. Si rificca la supertecnologia in tasca e risponde allo scassone. «Che c’è, angelo?»

Dean si sente vagamente a disagio.

«Uno dei tuoi ha combinato un pasticcio, ecco dove sono scomparso. Tieni il sushi in fresco, ci metterò un po’ a tornare. No, mi hanno trascinato in America.»

Dean è pronto a giurare di aver sentito la persona dall’altro capo del telefono mormorare “Giusto cielo.

«Bene,» esclama, riattaccando «Non è stato affatto un piacere. Con permesso, vi lascio ai vostri affari.» Si raddrizza gli occhiali e se ne va, sbattendo la porta. Sono tutti troppo allibiti per anche solo pensare di fermarlo.

«…io sto aspettando,» fa notare Crowley, il solito, con le mani giunte dietro la schiena.

«Quello era il tuo capo?» è tutto quello che riesce a mormorare Sam.

Crowley fa una smorfia involontaria. «Sammy, non dirlo mai più.»

Dean è pronto a sfogare tutta la sua frustrazione sfottendo Crowley a morte, e poi magari anche picchiandolo a morte, ha già la prima battuta sulla punta della lingua quando dal cortile arriva l’attacco di Another one bites the dust, seguito dal ruggito del motore dell’Impala.

Crowley scoppia a ridere, Cas si acciglia, Sam sbianca. Dean…

«FIGLIO DI PUTTANA!»

   
 
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