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Autore: VallyBeffy    06/07/2006    3 recensioni
HP6 spoiler - "Non sono un assassino". Allora come poteva spiegare la morte di Silente, le sue mani sporche di sangue innocente. Da che era stato costretto a scappare, non riusciva a pensare ad altro. E come se non bastasse doveva trascinarsi dietro il rampollo di casa Malfoy, troppo spaventato per potersela cavare da solo. E poi il Voto Infrangibile gli aveva legato le mani. Mentre Severus Snape si nasconde da tutti coloro che lo vogliono morto, scoprirà che essere babbani non significa necessariamente essere deboli. ---->CAPITOLO 26<----- Severus si voltò e guardò Eve dubbioso per qualche istante. Una sola persona aveva il permesso di chiamarlo Sev e non rispondeva certo al nome di “Eveleen Vane”. Lei sorrise ampiamente ed allungando la mano verso la sua maschera d’argento sussurrò alcune parole. -Questa non ti serve più.-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Non sono un assassino


Chapter 1 – Still alone

La casa era piccola e vuota, all'apparenza inabitata se solo non fosse stato per un giovane ragazzo biondo che dormiva disteso su una vecchia branda. Tutto era nella penombra quasi come volesse nascondere qualcosa, o qualcuno, dalla frenetica vita di Londra. Un raggio di luce filtrava dalla breccia aperta in uno dei vetri delle sporche finestre dell'appartamento. Si potevano chiaramente sentire gli schiamazzi della gente e l'arrivare dei treni a King Cross da lì: la stazione era praticamente sull'altro lato della strada.
Severus Piton si allontanò dalla finestra per andare a sedersi lontano, nell'angolo più buio della stanza, con la schiena posata contro la parete. Il suo respiro era lento e affaticato, ogni boccata d'aria filtrava nei suoi polmoni con una difficoltà che aveva dell'incredibile. L'afa di Agosto poi non aiutava di certo, nonostante il vero problema non fosse nel fisico, ma nell'anima. Si guardò le mani per un istante, poi vi fece sprofondare il viso. Due nuove vittime si aggiungevano alle morti causate da quelle mani ed i loro cadaveri giacevano in quella che doveva essere la cucina. Erano bastati due semplici lampi di luce verde scaturiti dalla sua bacchetta per eliminarli. Era bastato un attimo perché ciò si ripetesse di nuovo. Quante volte aveva ucciso? Ormai non ne teneva più il conto. Un mangiamorte, ecco cos'era, uccidere era il suo compito, il suo lavoro, la sua missione, la sua vita. Lui aveva rinnegato questa vita, ma il destino aveva voluto che fosse costretto a riprendere. Già, il destino... un insolito destino che prendeva il nome di Albus Silente.
Egli sapeva che a breve sarebbe morto. Egli lo sapeva ed aveva voluto che fosse lui a fargli esalare l'ultimo respiro. Con quel gesto, con quell'atto di coraggio, il preside di Hogwarts lo aveva salvato dalla fine certa a cui lo avrebbe portato il suo Voto Infrangibile con Narcissa. Aveva permesso a Draco di compiere la sua missione, salvando così la vita a lui e alla sua famiglia.

Così era diventato ancora una volta un assassino. Lui, Severus Piton, il mangiamorte, l'anima nera di Hogwarts, fuggiva ora assieme al giovane rampollo della famiglia Malfoy e si nascondeva in piena Londra.

-Professore, ha intenzione di restare in quella posizione ancora a lungo?-

Piton alzò il capo e scorse Draco alla sua destra.

-Non sono più un professore, chiamami signore. Da quanto tempo sei sveglio?-

-Abbastanza. Ebbene, signore, non crederà che questa sia una abitazione consona al rango di un Malfoy.- disse il biondo incrociando le braccia.

-Senza dubbio, collaborando con i mangiamorte, non puoi pretendere nulla di meglio.- replicò Piton alzandosi in piedi -Ma si da il caso che tuo padre voglia che io mi occupi di te, quindi reputati fortunato. Ora, se mi fai il gradito piacere di aiutarmi, ci sarebbe qualcosa da sistemare, di là, in cucina.-

-Che cosa?!- sbottò Draco -Non si riferirà a quei due spero! Io non ho la più pallida intenzione di...-

-Fa come ti pare.- lo interruppe il mangiamorte. -Fortunatamente per te non sono in vena di discutere.-

Severus Piton gli volse quindi le spalle, dirigendosi verso la porta della cucina. Apertala, la chiuse dietro di sé con lentezza e vi si appoggiò. Il suo sguardo si fissò sulle due anziane figure umane che giacevano sotto di lui. Per mano di Voldemort, Potter o chi per loro non faceva differenza: prima o poi sarebbe scoccata anche la sua ora. In fondo non gliene importava, non aveva più nulla. La sua casa era Hogwarts, ma ora lì non poteva più tornare. Una volta Silente gli aveva detto che non sarebbe mai più stato solo, ma a quanto pareva si sbagliava: Severus Piton era nato solo, stava vivendo solo e sarebbe morto solo.
Un sorto crack risvegliò l’ex professore di pozioni dai suoi pensieri. Conosceva bene quel suono, poteva trattarsi solamente di una smaterializzazione e date le circostante, ciò significava solamente guai. Questa volta, a differenza da come era entrato, uscì dalla cucina con foga, sfoderando la bacchetta ed alzandola davanti a sé.

-L’ha sentito?- domandò Draco con aria titubante.

Piton annuì: -Resta qui e non muoverti, vado a controllare.-

Il mago si diresse con circospezione verso la porta di ingresso dell’appartamento, la aprì e varcò la soglia. Guardò prima alla sua sinistra, poi alla sua destra: non sembrava esserci anima viva in quel corridoio. Si avvicinò alle scale e guardò giù dalla rampa, ma nemmeno qui scorse nulla. Un improvviso sbattere di una porta, al piano di sopra, lo fece sobbalzare e puntare la bacchetta verso la cima delle scale. Lentamente, gradino dopo gradino, le salì fino ad arrivare al piano superiore: non trovò nessuno.
Eppure quel crack l’aveva sentito chiaramente.

*

-Esco. Non ti azzardare a mettere il naso fuori da qui.- aveva semplicemente detto e si era congedato da Draco.
Cominciava seriamente a non sopportare il giovane Malfoy e le sue continue lamentele, così senza dare la più piccola spiegazione lo aveva lasciato lì, nell’appartamento, ben protetto da barriere e incantesimi vari. Forse, almeno per qualche ora, sarebbe riuscito a rilassarsi un po’, anche se questa prospettiva pareva piuttosto irrealizzabile. Durante la notte si era sbarazzato delle due salme gettandole nel Tamigi e non era certamente stato un compito piacevole. Non era riuscito a dormire nemmeno un’ora, anche se del resto dormiva relativamente poco da quando aveva lasciato Hogwarts. Gli incubi dominavano i suoi sogni e la paura di addormentarsi era più forte della stanchezza.

Quindi si aggirava per le vie di Londra in abiti babbani. Si guardò riflesso nella vetrina di un negozio di scarpe: si sentiva a dir poco ridicolo nonostante indossasse semplici pantaloni neri ed una camicia biancia come la neve. Aveva una ben radicata nostalgia della sua vecchia vita e del mondo magico. Volentieri si sarebbe recato a Diagon Alley, per soddisfare l’unica attività che ancora lo rendeva sereno, la lettura, ma farsi vedere da quelle parti sarebbe stato certamente rischioso. Così quando si ritrovò di fronte ad una piccola libreria babbana chiamata “Magic and Fairytales”, dopo una breve sbirciata alla vetrina, ed un’ardua lotta interiore, decise di entrare. A Severus Piton non erano mai stati simpatici i babbani, a cominciare da quel bifolco di suo padre che tanto aveva fatto soffrire lui e la sua povera madre. Quella piccola libreria però lo aveva attirato con la sua semplice insegna di legno, dipinta di verde con le scritta d’argento e lo aveva in qualche modo rassicurato. Non appena salì i due gradini dell’ingresso ed ebbe scorto dall’interno il locale, si accorse che era ancora più piccolo di quanto sembrava, ma manteneva una certa dignità ed un’aria vecchio stile. Tranne uno spazio riservato al banco con la cassa, tutto il resto della stanza era letteralmente sommerso dai libri fino al soffitto. Erano tutti riposti in ordine per genere e poi in ordine alfabetico: Severus ne rimase colpito. Quel luogo non aveva nulla a che vedere con l’apocalittico disordine del Ghirigoro.

-Babbani, dipendono dall'ordine, perché non conoscono la magia.- asserì tra sé e sé, notando e quindi prendendo fra le mani un libro di geografia astronomica. -Astronomia? Davvero credono di sapere ciò che le stelle dicono solo ai centauri?-

L'ex professore si soffermò su un gruppo di pagine dedicate al pianeta Venere. Di cosa parlava in realtà quel libro? Che diavolo era la composizione chimica? Sicuramente si trattava di una nuova trovata babbana...
-Sa che in quella pagina c'è un errore?-

Piton alzò lo sguardò: alla sua destra vi era una giovane donna che gli sorrideva amabilmente. Aveva la pelle bianca come il latte, i capelli lunghi fino a metà schiena, lisci e neri e gli occhi color grigio perla. Indossava una elegante camicetta bianca, una gonna lunga fino alle ginocchia nera ed un paio di ballerine dello stesso colore. Portava una borsa a tracolla in cui la zip era chiaramente rotta e da cui spuntavano una coppia di libri mentre fra le braccia stringeva un pesante tomo.
-Prego?- le rispose il mago.

-Ecco, esattamente qui.- la ragazza indicò con l'indice destro un paragrafo permettendo a Severus di notare sul suo polso un inconsueto braccialetto ricco di campanellini colorati. -Dice che l'alta temperatura di Venere è dovuta alla vicinanza al sole, ma non solo. L'effetto serra è la maggior causa: l'anidride carbonica presente nell'atmosfera, insieme all'acido solforico di cui sono composte le nubi, lasciano uscire la radiazione visibile del Sole e trattengono la radiazione infrarossa.-
La ragazza alzò gli occhi ed i due si scambiarono un lungo sguardo. Ma che diavolo aveva detto? Severus non aveva capito nemmeno una parola uscita dalla sua bocca. Che cos'era l'acido solforico?

-Ah, signorina Vane!- esclamò la commessa. -Immagino sia qui per i libri che aveva ordinato!-

-Esattamente.- rispose avvicinandosi alla cassa.
-Vado subito a prenderteli in magazzino.-
Severus e la donna erano rimasti solo infine. La sua passione per la conoscenza lo portava all'esasperato desiderio di sapere che cosa fosse l'acido solforico, ma il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di chiedere spiegazioni ad una babbana. Questa, quasi si fosse sentita chiamare in causa, si voltò verso di lui e gli sorrise nuovamente. Perché continuava a guardarlo? E soprattutto, perchè diavolo sorrideva?
-La vuole piantare di fissarmi o devo cominciare a pensare di piacerle?- disse con aria truce, posando il libro nel suo rispettivo scaffale.-

-Oh, non mi dica che lei è uno di quegli uomini che odiano sentirsi inferiori ad una donna riguardo all'intelligenza!-

-Come prego?-

-Ma sì, me ne sono accorta prima che non aveva capito nulla delle mie parole. Scommetto che non sa nemmeno che cos'è l'acido solforico! Bastava guardarla bene in faccia per capirlo.- spiegò la giovane donna sorridendo.
Ok, Severus Piton ora era decisamente furioso. Quella "Vane" o come diavolo si chiamava era peggio della Granger, una vera logorroica so-tutto-io. Le avrebbe volentieri risposto per le rime, se solo la commessa non fosse tornata dal magazzino.

-Filosofia Moderna, Manuale di Tedesco Universitario, Astronomia volume primo e... Il signore degli Anelli. Manca solo il tomo B di Letteratura Inglese, per quello dovrà aspettare la settimana prossima.-

-Metta tutto sul mio conto. Le pagherò i libri a fine mese come di consueto.-

-Perfetto, arrivederci e grazie.-

La donna salutò la commessa con un cenno del capo, si voltò in direzione dell'uscita, ma si bloccò quando incontrò lo sguardo torvo di Piton. Ancora una volta sorrise, gli fece un leggero cenno con la mano destra e lo oltrepassò dirigendosi in strada. Severus la seguì con lo sguardo, per poi raggiungerla dopo un breve istante fuori dalla libreria. Osservò per una manciata di secondi quella strana e petulante babbana allontanarsi, poi, sbuffando, tornò alla volta dell'appartamento.

  
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