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Autore: RachelWantsToGoToBroadway    06/11/2011    4 recensioni
Un'altra piccola one-shot sul mitico anime/manga Strawberry Panic!, ovviamente, sulla coppia Shizuma/Nagisa (sono una tradizionalista, che ci volete fare?).
Nel racconto, Nagisa si trova faccia a faccia con la realtà e con le responsabilità tipiche della crescita che la indurrebbero a fare un gesto del quale si pentirebbe amaramente, ma, per fortuna, c'è Shizuma che sarà prima il problema, poi la soluzione.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Senza ulteriori indugi, lascio alla lettura chiunque avrà il coraggio di decifrare questa mia creazione.
Buona lettura^^.
Rachel R.

Una ragazza dai capelli rossi, gli occhi paragonabili a rubini ed il viso da bambina, cammina per i corridoi di Miatre a passo fermo.
Quel giorno non indossava la rigida divisa che caratterizzava le ragazze della sua scuola e non si era nemmeno legata i capelli come faceva di solito, si era limitata ad appuntarsi, sopra la felpa rosa shocking, il cartellino di riconoscimento dell'istituto di Astrea.
“Aoi Nagisa”, era ciò che diceva il badge, ma, in quel particolare giorno, la ragazza si sentiva come se quel nome non le fosse mai veramente appartenuto.
Quella ragazza, era stata delusa, ma non da qualcuno, bensì, da qualcosa e quel qualcosa si chiamava realtà.
La realtà era che Astrea non sarebbe durata per sempre, la realtà era che i suoi genitori, come i suoi parenti, come gli amici che aveva lasciato a casa, come il mondo, si aspettavano qualcosa da lei.
La realtà era che ciò che tutti si aspettavano non corrispondeva a ciò che Nagisa era e nemmeno a ciò che avrebbe voluto essere.
Alla luce di ciò, Nagisa aveva passato diverse notti in bianco, sdraiata a pancia in su sul letto, a fissare l'oscurità ed a pensare. In quei giorni, qualcosa in lei era cambiato, ma non aveva più parlato con nessuno che potesse certificarsene, nemmeno con Tamao, la quale si era solamente accorta che la sua migliore amica si comportava in maniera strana.
Nagisa si fermò davanti alla porta dell'alloggio dov'era diretta e bussò un paio di volte, ma non ricevette alcuna risposta, quindi sbuffò rumorosamente prima di girare i tacchi ed uscire a passo svelto dall'edificio di Miatre.
Fuori il tempo era pessimo. Il cielo era completamente grigio e si preannunciava un brutto temporale, ma il forte vento sembrava non demordere, perciò, secondo i frettolosi calcoli della rossa, i primi schizzi avrebbero tardato ad arrivare.
Incurante del freddo e del vento che le scompigliava i capelli, Nagisa percorse il selciato che portava alla serra delle Etoile lentamente, misurando meticolosamente ogni singolo passo.
In cuor suo, desiderava che quell'acciottolato non finisse mai, tanto ingrato, ma doveroso, era compito che avrebbe dovuto assolvere.
Una volta arrivata davanti all'imponente serra, non poté fare a meno di fermarsi per un minuto buono davanti alla portafinestra, che le offriva una visione così meravigliosa ai suoi occhi che avrebbe fatto impallidire il più bello dei tramonti: l'ex Etoile, la sua Shizuma, se ne stava in ginocchio davanti ad un vaso rettangolare dentro al quale stava per essere piantato un alberello bonsai. I lunghi capelli argentei erano raccolti in una coda di cavallo, mentre alcuni ciuffi più corti le coprivano la fronte e le incorniciavano il viso in maniera così dolce che Nagisa altro non avrebbe voluto che sederlesi accanto e guardarla sorridere ogni volta che ad una piantina spuntava un nuovo bocciolo.
Ma non poteva. Non avrebbe più potuto farlo.
Si fece coraggio ed entrò nella serra.
Al rumore della portafinestra che si apriva, Shizuma alzò immediatamente la testa e, vedendo che si trattava di Nagisa, un dolce sorriso si dipinse naturalmente sulle sue labbra.
_ Guarda un po' chi è uscita dal suo stato di vegetale_, commentò scherzosamente Shizuma togliendosi i guanti sporchi di terra ed alzandosi in piedi, mentre Nagisa si richiudeva la porta alle spalle.
Shizuma si ripulì la gonna della divisa con un paio di colpetti e, anche se non lo dette a vedere, si accorse che negli occhi della sua ragazza c'erano strane ombre che, in un primo momento, non riuscì a decifrare.
_ E' che...ultimamente ho avuto molto su cui riflettere_, mormorò Nagisa a testa bassa, intanto che Shizuma le si avvicinava.
_ Davvero?_, chiese la ragazza dai capelli argentei a pochi passi da lei, assordata dal rumore del tacco alto delle scarpe dell'uniforme contro il pavimento in pietra grezza.
_ Già_, affermò Nagisa guardando direttamente negli occhi verdi di Shizuma.
_ E immagino non siano stati pensieri particolarmente allegri, o sbaglio?_.
La ragazza dai capelli rossi voltò la testa di lato, fissando un punto indefinito fuori dalle pareti trasparenti della serra, e tacque.
Shizuma sospirò ed incrociò le braccia sotto il seno.
_ Sei cresciuta, Nagisa-chan_, asserì semplicemente notando una lacrima solitaria spuntare al lato dell'occhio della ragazza, percorrerle la guancia candida e scenderle lungo il collo, _ e rendersi conto della responsabilità che grava sulle nostre teste, le delusioni e le sofferenze, fanno parte della crescita_.
_ Shizuma_, iniziò la rossa con la voce leggermente spezzata e la schiena appoggiata contro il freddo vetro della porta, _ tu non sai come sono i miei genitori e non conosci i miei vecchi amici...loro sono..._, Nagisa s'interruppe, soffocata dal nodo che le si stava formando in gola e dalle lacrime che premevano per uscire. Ben presto, le sue guance furono solcate da piccole e silenziose gocce salate, ed i singhiozzi riempirono il silenzio della serra.
_ Orribili?_, domandò la ragazza dai capelli argentei con una calma disarmante.
_ Peggio_, singhiozzò Nagisa asciugandosi gli occhi con le maniche della felpa, _ l-loro hanno...un sacco di-di pregiudizi e...vorrebbero che un giorno i-io mi sposassi-_.
_ Con un uomo_, terminò Shizuma con aria neutrale, _ lo so_.
La ragazza dai capelli rossi rivolse uno sguardo sorpreso alla sua ragazza, con tanto di occhi spalancati: _ no! Tu non hai idea di cosa significhi! Quelli vorrebbero vedermi in abito bianco a percorrere la navata e col pancione a comprare...culle e...e...tutta l'altra roba che si compra per i neonati!_. Nagisa stava quasi strillando ed aveva il respiro corto dalla quantità d'ansia che si sentiva addosso, ma tutti questi sentimenti rischiarono di mutarsi in rabbia quando vide Shizuma prorompere in uno dei suoi risolini quasi ironici.
_ Shizuma, che cavolo, sono seria! Ti rendi conto della situazione in cui mi trovo, anzi, no, della situazione in cui ci troviamo? Saremo costrette a  lasciarci, a non vederci mai più o a nasconderci per il resto della nostra vita!_, gridò la rossa con gli occhi strabuzzati ed i pugni serrati abbandonati lungo i fianchi.
_ Non sono io che la prendo troppo alla leggera, sei tu che la prendi troppo sul serio_, commentò Shizuma con un mezzo sorrisetto sulle labbra, alla vista del quale, a Nagisa sembrò di trovarsi in uno di quei sogni surreali nei quali i fatti sono talmente confusi che, quando ti svegli, sei più stanca di quando ti sei addormentata.
_ Cosa pensi abbiano detto i miei genitori quando, venendomi a trovare ad Astrea durante il mio secondo anno, mi hanno trovata in un angolo della sala da pranzo praticamente spalmata addosso a Mido-..._, Shizuma s'interruppe di colpo, mordendosi la lingua e dirigendo uno sguardo di scuse a Nagisa.
_ No, no...racconta pure, mi entrerà da un orecchio e mi uscirà dall'altro_, supplicò Nagisa leggermente inclinata verso Shizuma, incoraggiandola a continuare.
_ Sicura?_.
_ Sì, ma solo per questa volta_, aggiunse infine Nagisa, in un tono che lasciava intendere che, sì, quella era una minaccia dove l'”altrimenti...” era sottinteso.
La ragazza dai capelli argentei sorrise lievemente e continuò: _ dicevo, questa Midori-san era una ragazza del quarto anno ed io ero al secondo e, per farla breve, avevamo una di queste storielle senza senso basate sull'attrazione fisica e ci baciavamo praticamente ovunque, nonostante i rimproveri delle Sorelle.
Quel giorno ci eravamo appartate in un angolo della sala mensa che quel giorno era completamente vuota per via delle visite dei genitori, ma, dato che i miei genitori non mi erano mai venuti a trovare ed i suoi non erano potuti venire, non ci eravamo prese il disturbo di presenziare al ricevimento. Il caso volle, però, che quel giorno sarebbe stato il primo, e finora l'ultimo, in cui i miei sarebbero venuti.
Ti risparmierò i dettagli imbarazzanti sul come e in che posizione eravamo quando ci hanno trovate_, concluse Shizuma con un'ombra di risentimento negli occhi.
Nonostante avesse lo sguardo fisso su Nagisa, in quel momento, la ragazza dai capelli argentei si trovava di nuovo in quella sala mensa ed aveva ancora nella mente il volto sconvolto di sua madre e lo sguardo prima incredulo poi deluso di suo padre.

“ Sei solo un'ingrata! Cos'ho fatto per meritarmi una figlia così?!”.

La rossa si era accorta del repentino cambiamento di emozioni di Shizuma e ciò non fece che aumentare la sua apprensione, ma anche la sua ansia.
_ Shizuma-chan..._, mormorò Nagisa prendendo le mani serrate a pugno della ragazza tra le sue, _ che ti hanno detto?_.
Nagisa sentì le mani di Shizuma rilassarsi e le sue lunghe dita da pianista intrecciarsi alle proprie.
La ragazza dai capelli argentei le sorrise.
_ Quel giorno, mia madre e mio padre mi hanno detto delle cose davvero pessime, ma, qualche tempo dopo, mi hanno chiamata e si sono scusati per il loro comportamento, perchè, anche se sono freddi e non sanno dimostrarmi il loro affetto, dentro di me so che tengono a me più di quanto immaginano_.
La mente della rossa andò a ripescare remoti ricordi di quando era ancora una bambina, bei ricordi di lei insieme ai suoi genitori, di come l'avevano consolata il suo primo giorno di scuola elementare, di come le avevano insegnato a nuotare, ad andare in bicicletta ed a vivere...beh, in un certo senso.
Nonostante gli insegnamenti e l'educazione che le avevano impartito sin dalla più tenera età, Nagisa non poteva dire d'impersonare la loro figlia ideale e, a quel punto, i ricordi brutti spazzarono via gli attimi gioiosi.
Shizuma se ne accorse e le strinse ancor più le mani, come per dire “so che soffri, ma io ti sono accanto”.
_ E se..._, mormorò Nagisa alzando gli occhi umidi verso la sua ragazza, _ e se non dovessero accettarmi?_.
Ci fu un attimo di silenzio nel quale, ad entrambe le ragazze, sembrò di trovarsi immerse nell'ovatta, ma nessuna delle due avrebbe mai saputo che, per un attimo, avevano condiviso tale sensazione.
Shizuma avrebbe voluto carezzarle quei bellissimi e lucenti capelli rossi, ma capì che, in quel momento, la sua preziosa Nagisa-chan aveva bisogno delle sue mani intrecciate alle proprie come non mai.
_ Tutto dipende dalla tua volontà_, iniziò mite la più grande, _ puoi rassegnarti o può combattere per ciò che sei, ma ricorda che, in entrambi i casi, la bella persona che sei continuerà ad esistere. Devi solo capire cosa ti renderà più felice e cos'è meglio per te_.

Nagisa rimuginò sulle parole della sua amata per tutta la notte, stropicciando le lenzuola più del solito e stringendo Tamao fino a toglierle il fiato.

Devi solo capire cosa ti renderà più felice.

Cos'è meglio per te.
Cos'è meglio per te.
Cos'è meglio per te.

_ Cos'è meglio per me?_, sussurrò Nagisa, distesa nel suo letto, con Tamao tra le braccia, mentre fuori, le prime luci dell'alba illuminavano la collina d'Astrea.
Le ultime due immagini che si fecero largo nella sua mente prima di scivolare fuori dal letto, attenta a non svegliare Tamao che era ancora nel mondo dei sogni, erano: da una parte, il bellissimo viso di Shizuma, i suoi capelli che brillavano sotto la luce del sole, il candore della sua pelle ed il verde scuro dei suoi occhi; dall'altra parte, i suoi genitori.
Sua madre e suo padre, coloro che non avrebbe mai voluto deludere.

Con rinnovata risoluzione, uscì dalla sua stanza con ancora il pigiama indosso e corse a piedi nudi per i corridoi che la separavano dalla stanza di Shizuma.
 
Batté un paio di colpetti alla soglia in legno dell'alloggio, accompagnandoli a qualche “Shizuma-chan, aprimi”, finché non sentì dei passi affrettati dall'altro lato della porta ed, infine, il rumore di una serratura che veniva aperta.
La ragazza dai capelli argentei portava una di quelle camice da notte ridottissime e scollatissime -che Nagisa amava-, aveva ancora gli occhi semi-chiusi a causa del sonno interrotto, i capelli sciolti e scompigliati e l'espressione smarrita di chi è stato svegliato di soprassalto.
_ E' successo qualco-_, e prima che Shizuma riuscisse a terminare la frase, Nagisa era già saltata al suo collo e le aveva stampato un bacio sulle labbra talmente passionale che persino la rossa stentò a riconoscersi.
La ragazza dai capelli argentei rimase interdetta ed in stato confusionale per qualche secondo, ma poi capì: non solo la sua piccola Nagisa era cresciuta, ma aveva anche preso un'importante scelta.
Si staccarono lentamente. La rossa sorrideva e Shizuma le cinse i fianchi, avvicinandola a sé ancor più.
_ Tu sei ciò che è meglio per me_, mormorò Nagisa con gli occhi cremisi fissi in quelli verdi di Shizuma.
Shizuma appoggiò la fronte su quella di Nagisa e rispose: _ non saprai mai quanto queste tue poche parole siano importanti per me_

Due flebili “ti amo” composti da fiato, calore e cuore si librarono nel silenzio per rimanere intrisi nelle mura di quell'istituto che erano state spettatrici di molte promesse, ma di poche così sincere e durevoli.


Angolino dell'Autrice:
Beh, mi scuso per l'alto tasso di miele in codesta one-shot, non credovo di riuscire ad essere così...zuccherosa? XD
Allora, arriviamo a qualche spiegazione: avrete notato che Nagisa chiama la sua ragazza "Shizuma-chan", il motivo è che, quando si parla di due persone che hanno un legame sentimentale così profondo, a quanto pare, ci vuole il "chan", per le lamentele, rivolgersi a Wikipedia^^. Poi, Nagisa è dannatamente OOC, ne sono consapevole e fiera :3 e, sì, in questa storia Tamao fa la parte dell'antistress, da stringere quando qualcosa ci preoccupa XD.
Ringrazio chiunque troverà il tempo di leggere e, magari, recensire la mia storiella^^.
Ps: le critiche sono sempre ben accette.
   
 
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