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Autore: Aurora Barone    06/11/2011    2 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suicidio di Yori non destò dispiacere, in quella scuola era come se lui fosse sempre stato invisibile, a malapena i suoi compagni si ricordavano di lui, ma ciò nonostante davanti i genitori di lui e nel bel mezzo di quella commemorazione organizzata in suo onore si riempivano la bocca di tante belle parole.
Mi dava sui nervi tutta quella falsità e ciò che non sopportavo e che non potevo far nulla, rimanevo lì seduta ad ascoltare quei falsi piagnistei stringendo i pugni.
Dopotutto neppure io ero terribilmente dispiaciuta per la sua morte, però almeno non facevo queste assurde scenate.
Più che altro non potevo essere davvero dispiaciuta, perché sapevo che  era tra le braccia di chi amava e alla larga da tutti quei vili esseri umani che si mostravano dispiaciuti per la sua perdita.
Itou seduto accanto a me, non parlava, seguii tutte quelle scenate in assoluto silenzio, aveva un espressione triste e persa, avevo come l'impressione che fosse ancora scosso da quella scoperta che Hikari prima di morire aspettasse un un bambino suo.
Avrei tanto voluto poter dire qualcosa per consolarlo, ma sapevo che non esistevano parole che potessero' mettere tutto apposto.
Ecco mi sentivo completamente inutile e odiavo sentirmi in quel modo, non riuscire a far nulla per consolare le persone a cui volevo bene.
Dopo un po' notai che c'era Liriko seduta più avanti che mi guardava, la sua espressione non era affatto rincuorante, mi guardavo con un espressione maligna.
Anche per lei, non ero riuscita a far nulla...era la mia amica, eppure cosa facevo, rimanevo lì a guardarla mentre diventava un'altra persona.
Ripensai alla parole del signor Kayashi :salvare il governo giapponese dai mafiosi, il padre di Itou ne aveva di immaginazione per lasciare a me un compito come questo, era un povero illuso, credeva di aver realizzato un robot straordinario, ma io non ero in grado di far cose del genere e non ne avevo assolutamente voglia.
Mi importava solo di Liriko, avrei tanto voluto che lei tornasse ad essere la mia amica,ma non riuscivo a far nulla,tutte le volte che avevo cercato di farla ragionare, lei non mi aveva dato retta e ci eravamo massacrate fra di noi.
Dopo tante scenate teatrali in cui tutti si mostravano carichi di tristezza e dispiacere, solo una persona disse quello che avrei tanto voluto dire io, era la stessa ragazza che aveva parlato alla commemorazione di Hikari, era a conoscenza del rapporto intenso e speciale che ci fosse fra quei due e disse “Tutti voi avete mostrato musi lunghi, ma io invece vi dico che sono felice, perché finalmente Yori e Hikari si sono ricongiunti e staranno insieme per l'eternità...”
Le sue parole mi commossero', lo disse in un modo così dolce e appassionato.
Mi asciugai gli occhi frettolosamente, non volevo che nessuno se ne accorgesse e sopratutto Itou che sedeva accanto a me.
Ma notai il suo sguardo posarsi su di me, mentre asciugavo le lacrime,mi porse silenziosamente un fazzoletto.
Io imbarazzato lo presi, non amavo che gli altri mi vedessero' piangere, sopratutto lui, sapevo già che mi avrebbe preso per una stupida piagnona e sentimentale, dopotutto pensava questo di me.
Finita la commemorazione tutti gli studenti tornarono nelle rispettive classi lagnandosi che non fosse durata per più tempo per poter saltare le ore di lezione.
Mi rimisi a seguire seriamente le lezioni, anche se i professori non mi consideravano, non mi importava, avevo deciso di farlo per me stessa, le parole del padre di Yoto, mi avevano colpito, aveva detto che la cultura è un diritto di cui tutti dovevano godere, anche i robot.
A ricreazione, passeggiammo sul cortile della scuola confondendoci tra la folla di studenti.
C'era il sole, era assolutamente una bella giornata, per la prima volta non faceva nè troppo caldo nè troppo freddo e poi c'erano i ciliegi in fiore che arricchiva di bellezza quel modesto giardino scolastico.
"Sediamoci, sediamoci sotto quell'albero di ciliegio!" affermai estasiato adocchiando un maestoso e splendente albero da cui cadevano i ciliegi rosati.
"D'accordo!" esclamarono con poco entusiasmo e mi guardavano come se fossi strana, come se mi gassassi per cose da niente.
Non era soltanto perchè l'albero di ciliegio era molto bello che volevo sedermi lì, ma perchè ero sempre stata una persona abbastanza superstiziosa e di conseguenza speravo che un petalo di ciliegio mi cadesse tra le mani o sulla spalla in questo modo sarei di sicuro stata baciata dalla fortuna.
Così non appena mi sedetti stetti con i palmi delle mani tesi in attesa che qualche petalo di ciliegio  cadesse, oppure chissà magari potevo addirittura cadermi un fiore intero tra le mani.
Itou sedutosi accanto a me, rideva domandomi "Perchè  le tue mani sono messe a quel modo?"
"Non sono cose che ti riguardano!" mi irrigidii.
Non volevo che mi prendesse in giro, di sicuro mi avrebbe dato della sciocca credulona.
"Speri che ti finisca un petalo di ciliegio tra le mani...perchè si dice che porti fortuna?" domandò Sayoko svelando l'arcano.
"Ma no, figurati, non credo a queste cose!" affermai con finta disinvoltura.
"Chissà perchè invece mi dai tutta l'aria di una che creda fermamente a queste cazzate!" disse Itou ridendo.
" Non sono cazzate, è una bella credenza e poi a me tutte le volte che è sucesso mi ha portato per davvero fortuna!" disse Yoto.
"Uffa a me non è mai caduto un petalo di ciliegio...non sono mai riuscita ad arraffarne neppure uno..." affermai imbronciata.
Mi rammentai di tutte quelle volte che ero rimasta con le mani tese e immobili pronte per ricevere la fortuna, eppure essa non mi raggiungeva mai.
Notai che a differenza degli altri, mi ero abbastanza ripresa dalla sconvolgimento causato dalla morte di Yori e dalla scoperta che Hikari fosse incinta di Itou, bè più o meno, mentre Itou, Sayoko e Yoto sembravano ancora tenere della facce scure.
Improvvisamente calò un silenzio tombale da cui si percepii il turbamento generale,mentre io continuavo a tendere le mani verso l'alto per acciuffare la fortuna.
"Magari bastasse uno stupidissimo petalo di ciliegio per essere colpiti dalla fortuna" esclamò Itou cinicamente.
"Non essere disfattista!" esclamai irrigidendomi.
"Sei troppo ingenua!" disse con una risata sarcastica.
"Ognuno di noi è libero di credere quel che vuole!" affermò Yoto in mia difesa.
"Esattamente, quindi Itou... non rompere!"esclamai seccamente continuando ad aspettare la fortuna.
Dopo un po' Sayoko aprii bocca “Ho deciso di iscrivermi al club di calcio insieme a voi due!”
“Tu donna...al club di calcio? Non ti faranno mai entrare nella squadra!” disse Yoto scettico.
“Io non sono una donna, sono un uomo!” disse lei corrucciandosi.
Mi intromisi anch'io dicendo “Perchè no?! Nel 2020 una ragazza non può partecipare ad un club di calcio...è ridicolo!”
Sayoko si offese ancor di più dicendo “Uffa, ma io non sono una ragazza!”
“Scusa, scusa...io parlavo in tua difesa!” esclamai.
“A Sayoko non piace che le si dia della ragazza e dopotutto non lo è affatto...” disse Itou ridendo.
“Dire questo genere di cose, non giova un granchè alla tua immagine dato che in passato eri innamorato di lei, potremo quindi dire che ti piacciono i ragazzi?” domandò Yoto ridendo.
“No, per carità!”  esclamai sentendomi chiamata in causa.
“Ora non esageriamo...forse ero attratto dal fatto che fosse fuori dall'ordinario, dato che giocava sin da bambina sempre con noi due, facendo giochi da maschiacci...” disse Itou giustificandosi.
“Ecco appunto, so giocare a calcio meglio di voi due messi assieme!” esclamò Sayoko con sicurezza.
“Questo è vero...” ammisero con imbarazzo.
“La vostra fortuna è sempre stata che il calcio è uno sport che mi annoia...” disse lei sorridendo.
“Appunto e allora come mai hai deciso di iscriverti?”  domandò Yoto ridendo.
“ A quanto pare alle ragazze piacciono i giocatori di calcio...” disse sul vago.
“Quindi fai sul serio con quella ragazza?” domandò Itou divertito.
“Non farti idee strane per la testa!” esclamai infastidita dalla sua espressione depravata.
“Ecco brava tienilo al guinzaglio questo depravato!” esclamò Sayoko.
 Non avevano affatto idea della mia relazione con Itou, anzi a ben pensarci, noi due avevamo una relazione? Non ne ero pienamente convinta.
Mi aveva confessato i suoi sentimenti, eppure mi sembrava tutto così strano, si insomma io e lui fidanzati? Ero sempre stata il suo robot  e lui il mio padrone, per questa ragione non riuscivo a vedere la nostra relazione sotto un altro aspetto.
Itou non aveva fatto nessun accenno ai suoi amici riguardo noi due, anzi sembrava che ci tenesse a tenere quella faccenda alla larga dalle loro orecchie e non ne capivo le ragione, forse perchè Yoto aveva una cotta per me.
Continuavamo a chiacchierare allegramente fino a quando lo sguardo di Yoto si concentrò in una direzione, parve irrigidirsi di colpo non appena scorse suo padre parlare in lontananza con qualche professore.
"Che cazzo ci fa quel fottuto psicologo qua!" affermò sconcertato.
"Ah non sapevi che tuo padre si fosse messo a lavorare nella nostra scuola?" gli domandai.
"No, affatto...e non mi piace per nulla questa faccenda...tu Echiko come fai a saperlo?" mi domandò furente.
"Io...l'ho incontrato nel corridoio e abbiamo parlato..." dissi tremando notando la sua espressione del viso carica di disprezzo e  poi la violenza delle sue parole mi spaventavano.
Ero sempre abituata a vederlo con uno sguardo innocuo e con una voce dolce e pacata  per questa ragione vederlo con quello sguardo di rabbia e disprezzo mi sconvolgeva profondamente.
"Adesso calmati!" si intromise Itou.
"Ah già certo, dovrei calmarmi...io e mia madre ci spacchiamo la schiena ogni giorno per mantenerci e quell'idiota che non ci paga neanche gli alimenti si mette a lavorare nella nostra scuola...ha una così bella gran faccia tosta" esclamò rabbioso.
"Se hai così tanti problemi economici, potrei anche darti una mano..." disse Itou.
"Ho già accumulato un sacco di debiti con te...quindi lascia perdere..." gli rispose scocciato.
"Non hai nessun debito con me, in un certo senso sono io ad essere in debito con te...quindi siamo pari..."
"Che vuoi dire?" domandò Yoto stranito.
Itou non rispose e nessuno di noi  capii a cosa si stesse riferendo.
Yoto non staccava gli occhi di dosso dal padre che rideva e scherzava con le professoresse della scuola, sembrava felice...e onestamente non riuscivo a credere che potesse essere la stessa persona con il quale avessi parlato, mi era parsa una brava persona, non potevo credere che se ne sbattesse di Yoto e di sua madre.
"Basta io vado ad ammazzarlo!" disse perdendo il controllo.
"Non fare cazzate!" disse Itou bloccandolo.
"Itou lasciami! " urlò lui tentando di liberarsi dalla sua stretta.
"Smettila, ci stanno guardando tutti!" disse Itou in soggezione, mentre gli altri studenti li guardavano facendosi delle idee strane.
"Tanto picchiandolo non risolveresti niente!"  esclamò Sayoko.
"E' vero..." mi aggiunsi pure io.
Yoto rimase fermo a guardarmi "Echiko...io..."
Iniziai a pensare il peggio, non appena aprii bocca.
"Tu mi piaci tantissimo!" urlò mettendomi in assoluto imbarazzo, anche perché lo aveva gridato talmente forte che lo avevano sentito anche gli altri studenti distanti da noi.
"Aspetta in questo momento cosa centra?" Domandò Itou irritandosi.
"E' proprio perchè sono turbato e agitato che avvertivo la necessità di dirlo..." disse giustificandosi.
“ A questo punto va a picchiare tuo padre che è meglio!” disse Itou irritandosi.
“Oh, insomma lo sai Itou che quando sono arrabbiato avverto la necessità di dire tutto quello che penso...”
“Si ma è fuori luogo e sconveniente...” esclamò Itou contrariato, con un espressione divampante di gelosia.
“Ah, insomma ma che cazzo vuoi...sei soltanto invidioso perché tu non sei in grado di fare dichiarazione apocalittiche come queste!” lo accusò Yoto.
“Non sono così stupido dal mettermi in ridicolo davanti a tutti” esclamò Itou.
 “Mamma mia quanto siete noiosi...” disse Sayoko sbadigliando.
“E comunque mi pare di avertelo già detto di toglierci mano...” disse Itou continuando imperterrito la discussione.
Mi irritava il fatto che continuassero' a discutere senza degnarmi di considerazione, come se non avessi affatto voce in capitolo, così tossii rumorosamente per attirare la loro attenzione e per porre fine alle loro inutili e insulse discussioni.
Ma loro continuavano a parlare incuranti dalla mia tosse convulsa.
“Oh ma insomma, razza di imbecilli!” strillai più forte che potevo.
“Che vuoi farci diventare sordi?” disse Itou irritato.
“Vedi di non essere troppo acido...” dissi rabbiosa, incominciavo a chiedermi che cosa ci trovassi in un ragazzo scorbutico come lui.
Forse avrei dovuto veramente prendere in considerazione Yoto, si insomma era davvero un bravo ragazzo molto simile a me, bè anche Yuki lo era, però non c'era sentimento, poteva esserci stima e ammirazione, ma non amore.
Iniziavo a credere che i miei sentimenti mi giocassero' dei brutti scherzi, perché uno come lui doveva piacermi, più lo conoscevo e più mi rendevo conto che non corrispondesse affatto all'ideale di ragazzo che volessi accanto.
Dopo un po' mi decisi a parlare, non mi ero comportata bene nei confronti di Yoto, avevo sempre sviato le sue dichiarazioni senza mai essere chiara e coincisa, così mi decisi di porre fine una volta e per tutte a questa situazione che avevo sempre lasciato in sospeso.
“Yoto sei un ragazzo veramente carino...” dissi sorridendogli, lo pensavo per davvero e mi dispiaceva immensamente rifiutarlo, ma sapevo che non avrei mai potuto ricambiarlo per ovvie ragioni.
“Ma vedi...sembra che il mio cuore mi giochi dei brutti scherzi,non mi innamoro di chi vorrei...ma di gente scorbutica e maniaca!” dichiarai scocciata, lanciando furtivamente un'occhiata ad Itou.
“Aspetta voi due state insieme?!” domandò Yoto stordito dalle mie parole.
Io non risposi, aspettavo che fosse Itou a dir qualcosa, ma sembrava caduto in uno stato di trance, non riuscivo a capire cosa gli passasse per la testa e quel suo atteggiamento finii per irritarmi, mentre Sayoko e Yoto non so per quale strana e insolita ragione interpretarono quel silenzio come un assenso.
“Finalmente ti sei messo la testa apposto!” esclamò Sayoko dando ad Itou un' energia pacca sulla spalla, mentre lui rimaneva rigido come una statua e con lo sguardo chino guardandosi le sue sportive scarpe nere.
Dopo un po' mi accorsi che sopra la spalla di Itou c' era un petalo di ciliegio.
Com'era buffa la vita, chi cercava e desiderava la fortuna non la trovava mai e chi non credeva a cose come la fortuna assumendo un atteggiamento incurante verso quest'ultima finiva per trovarla.
“Itou hai un petalo di ciliegio sulla spalla!” esclamai esterrefatta ed invidiosa.
“Ah credo sia tuo...” disse togliendoselo  con noncuranza  dalla spalla per poi  cedermelo.

Finite le ore di lezione, la rappresentante dell'istituto assegnò a tutti gli studenti le diverse mansioni dato che quel giorno occorreva pulire la scuola.
La mansione più indegna venne assegnata a me e a Itou, dovevamo pulire i bagni della scuola.
“Uffa, il fatto che io sia benestante e che abbia un padre scienziato vi fa rodere troppo eh?” esclamò irritato davanti la rappresentante e gli altri studenti.
“No, non è questo...è che hai un talento da coltivare... sei davvero bravo a pulire i bagni!” disse la rappresentante prendendolo in giro.
“Ei aspettate un momento perché cazzo devo pulire anche io i bagni?” domandai scocciata.
“Sei il suo robot, per tale ragione condividerete la stessa croce!” disse la rappresentante ridendo insieme agli altri studenti.
“Dai  poteva andare peggio!” disse Sayoko  quando tutti si allontanarono per svolgere le rispettive mansioni.
“Peggio? Senti non fiatare...che tu devi soltanto sistemare gli accessori della palestra...” disse Itou sbuffando.
Dopo un po' iniziammo a pulire, dividendoci agevolmente i compiti: lui doveva pulire i bagni dei ragazzi ed io quelli delle ragazze.
Ero rincuorata dal fatto di dover pulire i bagni femminili, sapendo che le ragazze di sicuro dovevano essere molto più pulite rispetto ai ragazzi, ma dopo un po' mi dovetti ricredere...quei bagni sembrano un luogo dell'orrore c'era sporcizia dappertutto e una puzza immonda, per non parlare degli assorbenti sporchi e delle feci sparse nel pavimento.
Mi presi di coraggio e mi rimboccai le mani, iniziando dal pavimento e poi dal water,ma dopo un po' avvertii un rumore di passi, stava arrivando qualcuno, forse era Itou pensai con convinzione, così continuai a pulire con noncuranza, avevo la testa china verso il water e ci strofinavo dentro con una spugna.
“Ciao!” disse con malignità una voce femminile alquanto familiare, era Kasumi insieme alle sue due amiche.
Iniziai ad avere un brutto presentimento non appena le vidi, di sicuro non erano venuti lì per aiutarmi.
Dopo un po' notai che lei teneva tra le mani un secchio azzurro con un coperchio.
“Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara...” disse guardandomi con ostilità.
“Non so di cosa tu stia parlando...” esclamai ingenuamente.
“Sto parlando di Itou...Ti avevo detto di stargli alla larga...” disse furente.
“Sono il suo robot, non posso stargli effettivamente lontana...cerca di capire.. la tua richiesta non è facile da esaudire!” risposi tentando di apparire disinvolta.
“Ah si, certo mi vuoi far credere che non hai messo le mani su di lui...mi credi stupida...ti pare che non l'abbia capito che tra voi due c'è qualcosa!” mi sbraitò contro, mentre le sue amiche rimanevano in silenzio.
“Non ho idea di cosa tu stia parlando,non c'è niente tra noi due!” mentii in maniera spudorata.
“Mi costringi ad essere cattiva...” disse con un espressione quasi dispiaciuta, come se fossi io ad istigarla.
Dopo un po' aprii il coperchio del secchio in cui c'erano dei ratti, me li gettò addosso  chiudendomi dentro il bagno.
Mi misi ad urlare disperatamente tentando di liberarmi dai topi che mi camminavano addosso ed ebbi paura che potessero' mordermi, poi però li guardai bene, erano così carini.
Mi resi conto che non erano affatto ratti, ma dei semplici criceti e mi stavano facendo il solletico, mentre mi camminavano addosso, così scoppiai a ridere.
“Ma come sta ridendo?” sentii i commenti delle amiche di Kasumi fuori dalla porta.
“Quella tipa è strana...non ha paura dei ratti...” disse l'altra sua amica.
“In effetti è un robot, una come lei forse è programmata per non aver paura di niente!” affermò Kasumi.
La loro ignoranza mi sorprendeva, erano convinte e certe che quelli fossero' degli orrendi ratti.
Riuscii ad aprire la porta del bagno e divertita gli feci presente che quei teneri criceti non erano affatto dei ratti, ma loro in tutta risposta se ne scapparono, erano terrorizzate dai criceti.
Accarezzai i criceti che tentavano di evadere dal bagno,ma io li acciuffai e li rimisi dentro il secchio dicendogli di stare buoni dato che dovevo ancora finire di pulire i bagni.
“Ei a che punto sei?” domandò Itou mentre passavo lo straccio.
 “Sto finendo...” dissi senza neppure sollevare lo sguardo,  ero un tantino irritata da lui, dal fatto che non avesse detto nulla a Yoto  e Sayoko riguardo noi due e poi...proprio ad uno come lui doveva giungere la fortuna, lui che non credeva a queste cose e che non glie ne importava assolutamente nulla.
“Sei arrabbiata?” mi domandò.
“Figurati...perchè mai dovrei essere arrabbiata!” esclamai con nonchalance.
“Quello che mi piace di te...è che non riesci mai a nascondere le tue emozioni...non sai mentire e dissimulare neanche se ti sforzi...” disse ridendo.
“Invece a me non mi piace proprio nulla di te...” esclamai irritata, mi sentivo che si prendesse gioco di me e non lo sopportavo.
“Mi pare di averti già detto che non sei brava a mentire!” disse ridendo afferrandomi da dietro con tutta la scopa.
“Sei troppo sicuro di te...mi dai sui nervi!” risposi infastidita.
Dopo un po' mollò la presa e si mise a starnutire convulsamente.
“Che.. che... ti prende?” domandai voltandomi per capire che avesse.
“Toglimelo di dosso!”si mise ad urlare agitandosi indicandomi il criceto che gli camminava sul piede.
“Allora non sei solo allergico ai gatti!” dissi ridendo.
“Non è divertente....toglimelo subito!” disse continuando a dimenarsi, era rimasto fermo, non aveva neppure osato muovere il piede.
“D'accordo, d'accordo!” dissi abbassandomi per toglierglielo di dosso riposandolo nel secchio aperto.
“Che cazzo ci fanno quei cosi?” mi domandò nervoso tra i sintomatici starnuti.
“Kasumi e le sue amiche pensavano di minacciarmi e spaventarmi con questi teneri e dolci criceti!” dissi accarezzandoli da dentro il secchio aperto.
“Sigilla quel secchio!” disse agitato.
“Se lo chiudo non possono respirare!” controbattei.
“Si ma adesso sono io che non riesco a respirare con tutto questo pelo di criceto...” disse scocciato.
“Sei allergico al pelo di tutti gli animali?!” domandai.
Lui annuii.
“Ma che cosa orrenda... non puoi accarezzare nessun animale...devi stare alla larga da tutti gli animali...”dissi rattristata.
“Non a tutti gli animali...” disse accarezzando con dolcezza i miei lunghi capelli corvini come se fossi il suo cagnolino.
“Guarda che io non sono un animale!” esclamai offesa.
Non appena finii di pulire il bagno portammo i criceti in un negozio di animali, poi Itou parve rabbuiarsi, rimase per tutto il tempo in silenzio in macchina senza aprir bocca.
Che stesse pensando ancora a Hikari e alla morte di Yori? Oppure era  il fatto di essere allergico a tutti gli animali che lo turbasse tanto?
Dopo un po' disse all'autista di fermarsi all'improvviso, scese dalla macchina lasciando detto all'autista di riaccompagnarmi a casa.
Rimasi di stucco, continuavo a non capire cosa gli dicesse la testa e perché all'improvviso fosse sceso, prima che la macchina ripartisse dissi all'autista di voler scendere anch'io.
Itou era ancora nelle vicinanze e gli corsi incontro.
“Vattene a casa!” mi sbraitò contro.
“Itou c'è qualcosa che mi stai nascondendo?”
“No, è solo una faccenda che non ti riguarda!”
“Itou ancora non mi è chiara una cosa io e te stiamo insieme o no?” gli domandai con decisione alzando la voce.
“Si, ma questo non centra...è irrilevante...” mi rispose.
“Non è irrilevante...mi hai capito! Tutto quello che ti riguarda, mi riguarda mi hai capito?!”
“Sei una vera seccatura!”ironizzò.
Dopo aver camminato per circa una mezz'ora, in cui lui accelerava il passo tentando inutilmente di seminarmi con il solo risultato di stancarsi inutilmente, così dopo un po' stremato si fermò, mentre io ero lì integra senza neppure una goccia di sudore ed ero pronta per rimettermi in cammino.
“Sei instancabile...” disse con l'affanno.
“Sono un robot, credo sia normale no?!” esclamai ironica.
“Voglio solo sperare che non sia così per te anche per il sesso...” disse sarcastico.
“Possibile che pensi solo a queste cose!”  arrossii dall'imbarazzo.
“Ah, quindi era questo che intendevi quando dicevi che è stato orribile?”domandò iniziando a farsi dei seri complessi sulle sue prestazioni sessuali.
“No, non intendevo quello...” dissi con imbarazzo, maledendo il momento in cui avessi detto quell'orribile.
“Quindi ti è piaciuto?” mi domandò guardandomi dritto negli occhi.
E adesso che cosa avrei dovuto dire? Ammettere che mi era piaciuto da morire, no decisamente, troppo imbarazzante!
“Non mi è dispiaciuto...” ammisi a disagio.
“D'accordo la prossima volta farò di meglio, non ti deluderò!” disse come se avessi detto che era stato spiacevole.
“Ma io non volevo dire...che non mi è piaciuto...” esclamai in difficoltà.
“Quindi ti è piaciuto?” domandò ridacchiando.
“Ah, ma allora lo fai apposta!” risposi imbronciata.
“E' divertente metterti a disagio...” disse rimettendosi a camminare poi aggiunse “ E poi era una tecnica per fartene andare a casa, pensavo che non avresti retto questa situazione imbarazzante...”
Dopo un po' arrivammo in una modesta casetta in legno, Itou si fermò davanti a quella casa di uno stile molto antiquato, da ricordarmi quasi l'era Edo, dei Samurai, soltanto a quei tempi le case erano così in legno e con le porte scorrevoli di carta.
Forse era una delle ultime case che sopravviveva alle grandi trasformazioni della città, in cui case come quelle erano ormai estinte venendo sostituite da enormi grattacieli, anche le parti della città più tradizionale che aveva conservato parte di quelle casette e di santuari come patrimonio storico e artistico, erano ormai state rase al suolo dai terremoti e da tutto il processo evolutivo della città di Tokyo, quindi vedere case come quelle destava in me una certa commozione, perché avevo visto quelle case solo su  qualche foto trovata su internet che ne conservava la memoria, ma dal vivo casette come quelle erano assai rare.
Itou diede un colpo alla porta dato che non esisteva neppure un campanello, era una casa assolutamente vecchio stampo in tutto e per tutto.
Aprii un uomo sulla cinquantina poi si intravide anche la moglie dietro di lui.
I loro visi erano travagliati e pieni di rughe, eppure non sembravano molto anziani, però il loro aspetto era così sciupato e colmo di afflizione.
“Tu!” disse l'uomo puntando il dito contro Itou con agitazione e allo stesso tempo con costernazione.
“Salve io...” disse Itou abbassando lo sguardo, sembrava colmo di dispiacere, mentre l'uomo continuava ad additarlo con indignazione.
“Tu come ti permetti di venire in casa mia!” disse spingendolo con violenza.
Continuavo a non capire cosa stesse accadendo.
Itou cadde a terra a causa del violento spintone, ma si rialzò subito dopo poi si inginocchiò davanti a quel signore urlando “Scusatemi, scusatemi...io so che ho fatto una cosa orribile e sono qui per chiedervi scusa...per scusarmi, anche se so che le mie scuse non saranno mai abbastanza soddisfacenti per quello che ho fatto...”
 “Itou?” dissi interrogativa in cerca di una spiegazione.
“Caro, facciamolo entrare...” lo esortò la moglie che parve essere  quella con più sangue freddo in corpo.
Ci fecero entrare in quella casetta dal legno scricchiolante e con la soffitta che perdeva acqua da tutte le parti, doveva essere a causa dell'umidità.
“Volete un caffè?” domandò la moglie facendoci sedere sul tavolo di quell'austera cucina antica e buia, la luce del neon sembrava assolutamente insufficiente per illuminare una cucina così tetra e scura.
“No, niente caffè!” disse il marito con sguardo di rimprovero alla moglie stando alzato e guardandoci con cattiveria.
“Mi dispiace, io non avevo idea che Hikari fosse incinta...” dichiarò Itou con costernazione.
“Tuo padre ha fatto di tutto per farci nascondere questo minuzioso dettaglio...” disse lui con ripugnanza.
“Che significa?” domandò Itou alterandosi.
“Un uomo davvero indegno e miserevole, presentarsi qui...dopo che mia figlia è morta...e  comprare il nostro silenzio per tacere il fatto che fosse incinta di suo figlio e che questo l'avesse spinta al suicidio...” ammise lui.
“E noi ancor più miserevoli ad aver accettato quella ingiusta e miserevole condizione per impossessarci di quei soldi...dato che la nostra situazione economica non è certo la migliore...” disse la moglie con lo sguardo basso  e pieno di vergogna.
“Io non ne avevo idea...sono venuta a conoscenza di ciò soltanto adesso...” disse Itou con sincero dispiacere.
“Questo non riporterà Hikari da noi...” disse il padre rabbioso.
“Non è stato lui ad ucciderla, è stata anche colpa nostra...non ci siamo accorti di niente...non siamo stati dei bravi genitori...” disse la moglie rivolgendosi al marito con un espressione mesta e angosciata.
Dopo di ciò calò un silenzio angosciante, fu Itou a romperlo scusandosi e accorgendosi che sbucare lì all'improvviso in quella casa riaprendo una ferita come quella, difficile da rimarginare come quella della perdita di una figlia, non era stata una buona idea.
“Mi dispiace io non so cosa mi sia messo in testa...non ho nessun diritto di sconvolgervi la vita venendo qui...non dovrei neppure aver il coraggio di farmi vedere da voi dopo quanto è successo” disse sconvolto e confuso alzandosi per andarsene.
“Ecco vedo che hai capito...” disse il marito con severità con uno sguardo truce e minaccioso.
La moglie invece era più magnanima e di conseguenza finivano per entrare in conflitto e contrastarsi tra di loro.
“Non essere così scontroso...è venuto per scusarsi...è dispiaciuto per quanto è accaduto!” disse la moglie con calma.
“Come se questo bastasse...è troppo facile presentarsi qui scusarsi...io lo perdono e così si mette il cuore in pace...” disse il marito inviperito, il suo viso divenne paonazzo dalla rabbia.
“Si, ha ragione...” disse Itou con lo sguardo sommesso.
Io rimasi in silenzio, senza saper cosa dire, capivo le ragioni del padre e quelle di Itou, che era veramente dispiaciuto, così non ebbi il coraggio di dire una parola e di prendere una qualche posizione.
Usciti da quella casa Itou aveva un espressione stravolta e triste, non mi sembrava neanche più lui.
Mi faceva male vederlo ridotto in quello stato e così cercai di parlare di altro per distrarlo, ma sembrava inutile il suo sguardo rimaneva sempre così costernato e cupo.
“Echiko sono patetico...meschino...vero?” mi domandò guardandomi.
“No,ma che dici...” esclamai incredula.
“Su avanti è questo quello che pensi...è questo quello che sono dopotutto, non voglio far altro che mettermi il cuore in pace dopotutto quello che è successo...e pur di mettermi il cuore in pace, sono andato lì, senza curarmi dei sentimenti di quella famiglia sconvolta  dal dolore, e non mi sono neppure preoccupato della costernazione che avrebbe suscitato la mia presenza in casa loro...”
“Itou non sei stato tu ad ucciderla!” gli risposi guardando i suoi occhi verde smeraldo così belli,che in quel momento erano così spenti e ombrosi.
“Si ma è come se fossi stato io stesso ad ucciderla...è come se l'avessi spinta giù da quel terrazzo con le mie stesse mani...” disse piangendo.
“Itou non è così...” dissi non sapendo che altro dire.
“Ho ucciso Hikari e anche Yori...” disse tristemente.
“Non è così!” controbattei con vigore.
Ma lui non mi stava neppure ascoltando, i sensi di colpa lo affliggevano e dopo un po' con uno sguardo che non gli apparteneva,  aveva un espressione atroce, priva di spessore, come quella di un cadavere o come di chi sta pensando di diventarlo presto.
“Non mi seguire!” disse accelerando il passo per seminarmi.
“Che vuoi fare?” domandai preoccupata.
“Non sono cose che ti riguardano, non intrometterti...” disse lui ancora con quell'espressione cadaverica e ansiosa.
“Itou non vorrai mica ucciderti?” domandai allarmata.
Il suo silenzio e il suo sguardo cupo più del necessario, parve annuire.
“Non...non...non...” balbettai.
Lui mi baciò le labbra con trepidazione, percepii in quel bacio una foga e un'angoscia evidente, come se quel bacio dovesse essere l'ultimo.
Ricambiai il bacio lasciandomi trascinare da lui, dalla sua malinconia, poi aprii per un momento gli occhi accorgendomi che aveva gli occhi lucidi mentre mi baciava.
Quando smise di baciarmi gettò il suo braccialetto per strada e poi anche il mio, dicendo “ Non sei più obbligata a fermarmi!”
Mi chinai e raccolsi i braccialetti, mentre lui si allontanava frettolosamente da me e lo persi di vista, non avevo assolutamente idea di dove fosse andato.
Mi prese il panico, senza braccialetto, non riuscivo più ad avere quella velocità e prontezza di riflessi che avevo di solito quando sapevo che lui fosse in pericolo.
Tornai alla svelta a casa, sperando di trovarlo lì, sperando che fosse tutta una mia immaginazione il fatto che volesse uccidersi, ma purtroppo a casa non lo trovai.
Il padre di Itou quando mi vide tornare a casa senza di lui, mi chiese che fine avesse fatto Itou, così rimasi in silenzio senza sapere cosa rispondere, poi notò che tra le mani stringevo i due braccialetti, tra cui il mio e quello del figlio.
“Che significa?” gridò lui.
“Itou...penso che voglia ecco...suicidarsi...” dissi scioccata.
“Che stai dicendo?” domandò il padre tramante.
“E' venuto  a sapere di Hikari...del fatto che lei fosse incinta e...” dissi con il panico e l'agitazione che si impossessavano di me.
“Echiko!” tuonò lui pensando che fosse tutta colpa mia.
“Non credo che questo sia il momento di discutere!” disse Isae che aveva ascoltato i nostri discorsi nell'ombra.
“Già è vero...dovremmo andare a cercarlo...a meno che...” dissi cupamente, pensando che forse poteva essere troppo tardi, ma a quel solo pensiero mi sentii  morire e persi la capacità di parlare.
“Per questa ragione non volevo che lo venisse a sapere...” disse il padre turbato.
Dopo un po' uscimmo per cercarlo, solo che il padre non aveva assolutamente idea di dove potesse essere andato a cacciarsi, così lo cercammo in tutte le zone possibili e immaginabili fino a che pensai che forse poteva essere andato a scuola, forse pensava di uccidersi nello stesso identico modo in cui si era uccisa lei, buttandosi giù dal terrazzo di scuola.
“Andiamo a scuola...forse vuole uccidersi nel suo stesso identico modo...” dissi tremando alla sola idea.
Arrivati a scuola di corsa, trovammo un sacco di gente nel giardino di scuola poi la polizia, così pensai che forse era troppo tardi  e nel panico spinsi tutti quanti per passare in mezzo a quella folla che si accerchiava fuori dall'edificio, poi alzai lo sguardo e lo vidi lì sopra, era sopra la ringhiera con gli occhi chiusi.
“Itou non fare cretinate, scendi subito!” urlò il padre agitandosi.
Decisi di salire sopra il terrazzo, solo che la polizia me lo impediva, in particolare c'era un poliziotto che mi diceva che non potevo passare  dato che la situazione era assai delicata.
“Ma voglio fermarlo!” controbattei agitata.
“In questi casi potrebbe solo peggiorare la situazione!” esclamò il poliziotto impedendomi di oltrepassare il limite contrassegnato da loro.
“E che cosa dovremmo fare stare qui a guardare?” domandai rabbiosa.
“Aspettare che arrivino i vigili per mettere un materassino un qualcosa per evitare che si faccia male se si butta...” disse il poliziotto senza scomporsi.
“E se non arrivano in tempo!” disse Isae agitata quanto me.
“Se non arrivano in tempo...dobbiamo solo sperare che quel ragazzo ci ripensi oppure...che abbia delle ossa molto dure...” disse il poliziotto con una certa leggerezza che mi diede sui nervi.
“Quello è mio figlio!” gli sbottò contro  il signor Kayashi.
“Mi dispiace, ma non possiamo fare altro...” gli rispose il poliziotto.
“Permettetemi di parlarci...” esclamò il padre.
“Non è possibile...e poi su avanti crede che uno che voglia suicidarsi dia retta al proprio padre...”
“Sembra quasi vi piaccia l'idea che si butti giù da quel terrazzo...” urlò il padre digrignando i denti dalla rabbia.
“No, non è così...io mi attengo solo agli ordini dei miei superiori!” disse il poliziotto con freddezza.
“Ma secondo voi si butterò per davvero?” sentii alcune compagne parlottare tra di loro che stavano lì ferme a seguirsi “lo spettacolo”, ero sconvolta e indignata dal comportamento di certe persone che stavano lì immobili a guardare Itou con un recondito entusiasmo che riusciva a percepire nei loro sguardi, nonostante si sforzassero di nasconderlo, riuscivo a sentirlo, era  come se non vedessero' l'ora che ponesse fine alla sua vita, altri invece sembrava ansiosi e preoccupati quanto me e lo invitavano a non farlo urlando con tutto il fiato che avevano in corpo.
Io approfittai della distrazione del poliziotto che parlava con il padre di Itou per oltrepassare la striscia che limitava il passaggio alle persone  dentro l'edificio.
“Non puoi! Ferma!” disse il poliziotto insieme ad altri suoi colleghi, il padre lo tenne fermò impedendogli di fermarmi, mentre altri suoi colleghi mi avevano seguito, così finii per correre velocemente dentro l'edificio per sfuggirgli.
Mi osservai attorno, non ero mai salita sul terrazzo della scuola, quindi non avevo idea di come si potesse raggiungere e così mi prese il panico, lessi frettolosamente e confusamente le indicazioni scritte sui muri dei corridoi.
Finalmente dopo essermi persa diverse volte tra i vari corridoi, riuscii a trovare le scale per salire sopra al terrazzo, pensai di prendere l'ascensore, ma sembrava essere fuori uso, così alla fine salii faticosamente le scale che mi parvero' immense e non finire mai.
Arrivai sul terrazzo col fiatone, tutta sudata e ansiosa, sentii il vento soffiare forte e il mio corpo tremò tra il sudore e il freddo.
Mi avvicinai silenziosamente alla ringhiera del terrazzo, vicino al suo corpo innalzato sopra di essa.
Avrei voluto essere in grado di trascinarlo via da lì, ma non sapevo come fare, avevo paura che se mi avesse visto o se gli avessi detto di scendere subito, lui avrebbe potuto invece intestardirsi ancor di più e buttarsi subito da lì, conoscendolo, sapevo che ne sarebbe stato in grado.
“Itou...” dissi il suo nome con timore, la mia voce flebile vibrò  e si perse nel soffio rumoroso del vento.
Ebbi quasi paura che quel vento violento potesse trascinare giù il suo corpo in bilico su quella ringhiera.
“Vattene!” disse di spalle.
Mi aveva sentito, nonostante il vento avesse coperto la mia voce, lui era riuscito a sentire il mio richiamo disperato.
“Ti prego, Itou...non farlo!” esclamai supplicandolo.
“Tu, non puoi capire...tu sei sempre così perfetta, buona...Echiko, anzi Aiko, tu sei una persona impeccabile, non puoi capire come ci si sente ad essere come me...ad essere uno che commette tante imprudenze, che uccide le persone senza accorgersene... che...” disse bloccandosi di colpo, la sua voce fu soffocata dalle lacrime.
Questo non è vero, non sono perfetta come tu credi...io ho moltissimi difetti...e poi ok forse non sei stato un ragazzo modello, hai fatto tante cazzate Itou...ma ti dispiace e stai riconoscendo i tuoi errori, questo è già un inizio non credi?”
“Un inizio per cosa?” domandò scettico.
“Per migliorare... è uno spunto per poter essere quello che vuoi diventare” dissi con determinazione.
“Ma che stai dicendo...lo sai che mi irriti quando dici cose stupide come queste...sei irritante, dolcemente irritante con la tua buona fede, la tua saggezza...” disse continuando a rimanere sospeso tra la vita e la morte.
“Itou sarebbe un gesto davvero codardo buttarti... significherebbe che ti sei arreso ad essere quello che tutti credono che tu sia...che ti sia arreso alle tue malefatte...e che tu non abbia neppure cercato di cambiare...perchè sai la cosa più difficile è restare...restare e sopportare, accettando quello che si è stati in passato per migliore. E' difficile cambiare dovendo comunque portare quel pesante fardello che è il passato, perché solo con un pesante fardello come quello puoi rinascere e diventare una persona nuova...”
“Come fai ad essere così piena di positività?” mi domandò irritato.
“Io non sono positiva, è solo che ti conosco...so come sei fatto e so che puoi essere e vuoi essere una persona migliore...è che tutto quello che è successo non è accaduto perché volevi che accadesse...”
“Allora sei per davvero innamorata di me” lo sentii ridere.
“Perchè avevi qualche dubbio in merito?” domandai sconcertata.
“Pensavo che lo avessi detto solo per farmi piacere...solo perché...sentivi che avessi bisogno del tuo amore...” dichiarò.
Dopo un po' comparve davanti a noi Liriko, incoraggiava Itou ad uccidersi, non so per quale ragione lo facesse, ma tuttavia sembrava sorbire degli effetti ad  Itou che sembrava essere tornato all'idea di uccidersi.
“Liriko smettila!” dissi rabbiosa,mentre lei continuava a persuaderlo con parole ingiuriose e spiacevoli “ Uno come te...in questo mondo fa soltanto del male agli altri...”
“In effetti, credo che a te convenga che io mi uccida...” disse Itou avendone compreso la ragione che io non riuscivo a comprendere.
“Non ho idea di cosa tu stia parlando...” disse lei con finta ingenuità.
“In effetti, se io mi uccidessi...Echiko sarebbe più debole, sono io che rafforzo le sue capacità, quindi per te e alla Yakuza  converrebbe perché assumereste con più facilità il controllo del governo, sarebbe più facile battere Echiko senza il suo padrone, il suo caricatore di energia...”
“Queste tue assurde conclusioni sono infondate...non mi pare che lei rappresenti un significativo ostacolo...tuo padre ci sta sottovalutando e sopravvaluta questo insignificante robot!” disse lei ridendo con cattiveria.
“E allora perché non lo avete già fatto, cosa vi impedisce a commettere un colpo di stato?” domandò lui scendendo giù dalla ringhiera, aveva  completamente abbondato l'idea di suicidarsi, feci un sospiro di sollievo.
“Chi ti dice che noi non lo stiamo già facendo!” disse ridendo forte scrutandoci con i suoi occhi color ghiaccio.
“Che vuol dire?” domandai allarmata.
“In questo preciso istante, il vostro caro primo ministro farà una gran brutta fine...” disse ridendo malignamente.
In quel momento capii che non c'era tempo da perdere, era come se improvvisamente avessi colto il senso delle parole del padre di Itou, io ero la sola che potevo fermare Liriko e quel gruppo di mafiosi, non sapevo come, però non mi importava, quello che sapevo è che dovevo intervenire in un modo o nell'altro.
Corsi via, mentre Itou mi seguiva correndo disperatamente.
“Che hai intenzione di fare?” mi urlò.
“Non ne ho assolutamente idea!” esclamai ridendo con sarcasmo.
“Echiko, aspetta...aspetta...” disse continuando a rincorrermi, ma io non volevo che mi seguisse, così tentai di andare più veloce,mentre la folla di compagni e il padre di Itou ci osservavano con perplessità non avendo idea di dove fossimo diretti.
Non riuscii affatto a seminarlo, stava continuando a seguirmi, poi non so come mi si parò davanti, dovevo aver preso qualche traversina che lo aveva condotto dinanzi a me bloccandomi il tragitto, così mi fermai con rassegnazione.
“Allora...Echiko, riflettiamo un attimo...invece di correre senza metà!” disse serio e composto.
“Non stavo correndo senza metà!” mentii, accorgendomi che avesse ragione, insomma dove cazzo stavo correndo?
“Il primo ministro...dovrebbe trovarsi oggi ad una conferenza...il luogo della conferenza è da quella parte...” disse indicandomi con il dito la direzione della strada.
Camminammo a lungo, senza aprir bocca, poi ad un certo punto gli domandai “ Cosa ti ha spinto a  non suicidarti?”
“Ma io non volevo suicidarmi... volevo soltanto vedere che effetto fa stare in bilico tra la vita e la morte... poi quando ho visto che tutti avete pensato al peggio, mi sono detto che mi avreste fatto a pezzettini se vi avessi detto come stavano per davvero le cose e così ho pensato di continuare a sostenere quest'equivoco almeno per un po' per renderlo quanto meno credibile!”
“Itou mi stai dicendo che non hai affatto pensato di suicidarti?” gli domandai tra l'incredulità e l'alterazione.
“No, stavo solo cercando di capire cosa avesse provato Hikari quel giorno...buttandosi giù da lì...”
“Avresti potuto semplicemente dirlo...che era tutto un equivoco...” esclamai rabbiosa, ricordandomi tutte le sue parole e il suo finto pianto disperato.
“Volevo vedere cosa mi avresti detto...cosa avresti fatto per fermarmi...” disse ridendo.
“Non c'è niente di divertente!” affermai infastidita.
Arrivammo davanti  quell'edificio in cui c'era la polizia che stava cercando di fermare la Yakuza e i robot rivoltosi che si erano uniti a loro, si colpirono con violenza, era una lotta tra robot che proteggevano il governo e quei robot che lottavano per la sua distruzione, perché la Yakuza da sola non era da considerarsi pericolosa, perché erano dei semplici esseri umani, ma il loro punto di forza era l'appoggio di tutti quei robot ribelli.
I poliziotti robot tentavano di fermare la loro avanzata verso l'edificio in cui dentro vi era il primo ministro, ma guardando i loro volti e corpi stremati da quella lotta  mi resi conto che non avrebbero retto ancora per molto, anche perché c'era una considerevole differenza numerica, la Yakuza era riuscita ad ottenere l'appoggio di così tanti robot alla quale doveva aver fatto il lavaggio del cervello.
In una situazione catastrofica come quella, che cosa potevo fare? Ero letteralmente paralizzata, davanti a quell'edificio in cui i robot poliziotti colpivano quel gruppo consistente di robot che esagitati  sferravano violenti colpi ai poliziotti che tentavano vanamente di fermarli.
Quei robot sembravano impazziti, colpirono con durezza i poliziotti strattonandoli a terra,   , poi calpestarono i  loro corpi dirigendosi in modo esagitato dentro il monumentale e maestoso edificio bianco dalle forma rettangolare e rigida, con colonne nere e squadrate
Seguii la folla senza pensarci, reagii d'istinto, senza neppure pensare a cosa avrei potuto veramente fare per fermarli.
Itou mi seguii senza dire una parola, anche se non parlava, riuscivo a percepire nel suo sguardo una certa preoccupazione.
“Muori muori!” gridarono i robot appena entrati dentro l'edificio nel bel mezzo della conferenza, mentre il primo ministro stava facendo un discorso davanti a dei politici e a numerosi giornalisti.
Il primo ministro in piedi e al centro della sala, interruppe il suo discorso e poi guardò i robot che avanzavano minacciosi dentro la sala sotto lo sguardo sbalordito di tutti.
La loro entrata determinò il panico e lo sgomento di tutti i presenti, mentre i robot avanzavano come un esercito ben organizzato bloccando le uscite dell'edificio.
Attraversarono la sala in perfetta sincronia e con un passo posato e tranquillo, poi si sentii un battito di piedi, era la yakuza che stava dietro di loro.
Non appena la Yakuza iniziò a battere rumorosamente i piedi, persero' il loro portamento posato e composto tornando ad essere violenti, fecero' una vera carneficina, uccisero' in pochi secondi i giornalisti, le guardie del  corpo del primo ministro che cercavano di fermarli e poi tutta l'altra gente che aveva avuto la sfortuna di trovarsi lì.
Rimasi sconcertata, in pochi secondi avevano ucciso la maggior parte delle persone presenti senza alcuna esitazione.
Mi sentii ribollire il sangue, non riuscivo più a sopportare quell'orrido spettacolo di sangue e lamenti.
La rabbia si impadronii di me ricordandomi di me e Liriko che eravamo state uccise ingiustamente come le persone presenti in quella sala che stavano uccidendo con noncuranza.
Andai davanti a loro, erano all'incirca una dozzina ed io ero completamente da sola, dato che Itou non poteva in alcun modo essermi d'aiuto, lui era un essere umano, non poteva scontrarsi con dei robot, lo avrebbero di sicuro ucciso in meno di cinque secondi, come era accaduto alle altre persone che adesso non erano altro che pezzi di carne  sparsi sul bianco marmo del pavimento.
“Echiko!” disse Itou correndomi dietro , mi strinse il polso per fermarmi, mentre io come un kamikaze mi avvicinavo a quel gruppo numeroso di robot che proseguiva la propria carneficina prima di arrivare al punto forte, se lo stavano serbando per ultimo il primo ministro, che era rimasto immobile in piedi davanti alla sala davanti quello scenario di sangue e morte.
“Non fare cazzate...che vuoi per caso farti ammazzare...dobbiamo cercare un modo per uscire da qui...” disse agitato.
“No, lasciami!” dissi facendo resistenza.
Riuscii a liberarmi con molta facilità, non avevamo più i braccialetti, quindi di conseguenza non prendevo più la scossa.
Mi parai davanti a loro priva di timori, la rabbia, non aveva lasciato spazio neppure ad un minimo cenno di ansia e di paura.
Si misero' a ridere non appena mi ci parai davanti con aria minacciosa e determinata.
“Che cosa credi di fare tu?” domandò uno di loro.
Gli mollai un violento pugno, ma ovviamente questo causò una serie di colpi a catena, che stranamente riuscii a deviare uno dopo l'altro.
“Chi cazzo è questa?!” esclamò uno di questi sconvolto, dato che ero riuscita ad evitare tutti i loro colpi senza troppa fatica.
“E' stata solo fortuna...” disse un altro di questi robot e poi ripresero' ad attaccarmi, iniziai seriamente a confondermi dato che mi arrivavano pugni e calci da ogni lato ed ero circondata dai loro corpi, di conseguenza avevo anche uno spazio ristrettissimo sul quale muovermi.
Finii per cadere, poi  mi rialzai, poi cadi' di nuovo.
Ai loro violentissimi colpi corrispondeva una mia caduta e poi mi risollevavo intestardendomi, non volevo...non volevo arrendermi per nessunissima ragione, volevo fargliela pagare per Liriko, per me e per tutta l'altra gente innocente che avevano ucciso ingiustamente sotto i miei stessi occhi.
Perdevo sangue da ogni parte, avevo il corpo indolenzito e pieno di ferite causate dai loro cruenti colpi, ma nonostante tutto ero di nuovo in piedi davanti a loro.
“Sei dura a morire...” dissero' malignamente con il fiatone, sembravano stanchi.
Non ero più in grado di camminare, barcollavo da una parte all'altra tentando di colpirli, ma era tutto inutile, così di nuovo finii per essere colpita, questa volta fui trafitta dalla lama di un coltello e non ebbi più la forza di rialzarmi e persi i sensi.
Dopo un po' mi risvegliai con Itou chino accanto a me che analizzava il mio stato di salute.
La sua mano stringeva la mia, avvertivo il calore della sua mano, in un modo del tutto nuovo, emanava un tepore così preminente, come un fuoco, però non bruciava, ma si limitava a scaldare la mia...e poi mi rianimai, ripresi la piena capacità motoria e mi rialzai come se fossi illesa.
Mi sentivo energica e potente, come se niente e nessuno potesse annientarmi.
“Stai bene?” domandò Itou allarmato.
“Mai stata meglio!” dissi avvertendo quella forza e quell' energia dentro di me mentre Itou continuava a stringermi la mano.
Ah, era la sua mano...il calore della sua mano a passarmi quell'energia, quella forza fuori dal comune non c'era altra spiegazione! Ecco perché lui era il mio caricatore, non appena io scaricavo  per così'  dire “la mia batteria”, lui provvedeva a ricaricarmi, donandomi l'energia racchiusa dentro di lui.
Quell'energia però aveva un 'effetto stupefacente, finivo per diventarne sempre più ingorda di quella potenza che risiedeva in lui e così ormai accecata dal piacere, dalla goduria provocata da quell'energia e forza fluire dentro di me,strinsi con più forza la sua mano che sembrava farsi sempre più fragile rispetto alla mia, sentii le sue ossa scricchiolare come se si stessero' per spezzare, ma non me ne curai affatto, ero ormai del tutto dopata per capire cosa stesse effettivamente accadendo.
Baciai famelica le sue labbra, come se dovessi cibarmene e in effetti mi nutrivo del contatto del suo corpo, con il quale mi passava quella forza e quel potere, che mi dominavano completamente, né diventai del tutto schiava.
Mi sentii profanare sin dalle viscere da quella potente energia e forza, che mi pulsava dentro e mi provocava uno svilente desiderio da dover soddisfare, in qualunque modo, dovevo ottenere altra energia, né desideravo sempre di più, volevo più forza, più energia e continuavo a sprofondare la mia bocca sulla sua fragile ed esile bocca umana, che sembrava sfaldarsi tra i miei violenti morsi e baci.
Quando mi nutrii a sazietà di quella forza, mollai la presa sul suo braccio e liberai le sue labbra gonfie e arrossate dalle mie.
Corsi nella direzione in cui tutti i robot rivoltosi erano, era l'istinto a guidarmi, l'odore del loro sangue mi invadeva le narici e mi istigava ad ucciderli.
Come un animale che risponde ai suoi istinti, li attaccavo, senza neppure accorgermi di quello che stessi realmente facendo, agivo con inconsapevolezza e del tutto priva di umanità, li aggredivo, guidata dal piacere e l'impulso che mi provocava la violenza e l'eccitazione nel vedere il sangue sgorgare fuori dai loro corpi.
Non ero brava a pararmi dai loro colpi, anzi li prendevo tutti, ma non finivo mai a terra e non avvertivo neppure il dolore dei loro pugni, calci e delle loro coltellate, in più c'era stato anche qualcuno ad avermi sparato, avevo sentito il colpo, ma non il proiettile penetrare nella mia carne, non riuscivo a sentire nient'altro che l'odore del loro sangue e quel piacere, quella goduria provocata dai loro sguardi spaventati, che mi guardavano atterriti dal fatto che fossi ancora lì davanti a loro, pronta a ridurre i loro corpi in brandelli.
Era un piacere sadico e perverso a guidarmi e a lenire il dolore provocatami dai loro violenti colpi.
Ero infaticabile, nessuno dei loro colpi mi scalfiva, mentre loro erano sempre più stanchi e cedevoli.
E in men che non si dica, riuscii a batterli, uno per uno, li uccisi con irruenza e con parsimonioso piacere,ma dopo di ciò tornai ad assumere il pieno controllo di me stessa e mi sentii come se mi fossi appena svegliata da un brutto incubo, inoltre l'atmosfera intorno a me non era affatto gradevole.
Ero attorniata da un cadavere che tenevo sollevato e stringevo attorno a me, di cui mollai spaventata la presa lasciando cadere a terra accanto a tutti gli altri, c'è ne erano una dozzina, erano tutti morti.
Urlai disperata e sconvolta, notando i miei vestiti e le mie mani piene di sangue.
Itou davanti a me, tentò  vanamente di calmarmi e dopo vidi lei, Liriko insieme a lui, l'uomo che mirava a prendere il potere, che aveva messo me e Liriko contro e che aveva causato quella violenta faida contro il governo giapponese, lui ci manovrava come tante  insignificanti pedine.
“Uhm...sei stata davvero sconvolgente!” disse battendomi le mani.
“Più forte di quanto potessimo prevedere non è vero?” domandò rivolgendosi a Liriko e ai suoi uomini.

“Che significa?” dissi tremando.
“Volevamo vedere di cosa fossi capace...” dichiarò Liriko con soddisfazione.
“ A quanto pare voi due insieme fate la forza...” disse lui analizzandoci torvamente.
Poi si avvicinò a me e con un sorriso sadico disse “ Chissà...se uccidessimo il tuo padrone, forse non saresti poi tanto forte”
“Prima dovresti riuscirci!”  gridai rabbiosa.
“Non credo ti convenga sfidarmi...” disse malignamente.
Vidi il primo ministro che avevo protetto da tutti quei robot, era rimasto immobile e in silenzio, sembrava spaventato e sconvolto da tutto ciò che fosse accaduto fino ad un momento fa...poi lo vidi chinarsi verso il corpo inerme di una donna e di una bambina, doveva essere la sua famiglia, rimase ad osservarle con uno sguardo fermo e spento, come se fosse morta anche una parte di lui.
“Non sai quanto mi dispiace...ma ti avevo avvertito...” disse il malavitoso ridendo sadicamente.
La rabbia si impossessò di me e mi avventai contro di lui, ma in quello stesso momento Liriko  afferrò Itou e gli tese un coltello contro la gola.
“Se lo uccidi...io uccido il tuo beneamato Itou!” disse lei spingendomi a mollare la presa dal suo padrone.
Dopo di ciò, ci scontrammo nuovamente, era diventata più forte e aggressiva, anche più veloce, non sapevo cosa gli fosse accaduto,  ma era decisamente un'altra Liriko.
Mi limitai a schivare i suoi colpi, non riuscivo a trovare il coraggio e la forza di colpirla, i ricordi di quanto io e lei fossimo amiche mi impedivano di farle del male e poi lei astutamente quando mi decidevo a colpirla,fingeva di essere tornata in sé, in quei momenti cruciali in cui era inerme ed io avevo in mano la situazione per poterla uccidere una volta e per tutte, lei mi diceva “Aiko...perchè ci stiamo facendo questo? Perché...noi due siamo amiche...” e iniziava a piangere, era così brava a fingere.
Quella lotta poteva andar avanti fino all'infinito, eravamo tutte e due abili e forti nello stesso identico modo e tutte e due repentinamente instancabili, forse molto probabilmente io tra le due peccavo di bontà...di tanti buoni propositi dalla quale non riuscivo a staccarmi, perché in quel momento ero pienamente cosciente e non volevo che accadesse di nuovo, non volevo più uccidere nessuno, nonostante sapessi di non avere altra scelta.
Mi rammentai delle parole di Itou aveva detto che  se Yoto fosse diventato cattivo, lui lo avrebbe ucciso appunto  come dimostrazione di amicizia, perché essendo suo amico aveva il dovere di fermarlo e di ucciderlo qualora fosse diventato una persona meschina e crudele.
Le parole di Itou indirizzavano e rafforzavano i miei pugni e i miei calci, ma poi mi trovai braccata da lei e da quel coltello che tendeva contro di me, nella foga del momento, pensai che potevo solo ucciderla, pensai a me stessa, al fatto che dovessi proteggere la mia integrità fisica più di ogni altra cosa, ma per qualche strana ragione Itou si era parato davanti a lei, così non colpii lei, ma lui.
“I fidanzati vanno e vengono, ma gli amici...sai Echiko gli amici sono quelli che restano...per questa ragione, non...puoi...ucciderla... quest'amore forte che nutro per te un giorno potrebbe finire, per questa ragione preferisco lasciarti nelle mani di una buona amica...” disse flebilmente, con la voce tremante tra i vari spasmi, che lo colsero' prima di cadere in un sonno eterno.
“Itou! Itou!” urlai disperatamente il suo nome e strattonai il suo corpo sperando che riprendesse i sensi, ma fu tutto inutile.
Liriko stava tornando ad attaccarmi, ma dovetti ricredermi, stava attaccando gli uomini della yakuza e lui, il suo padrone.
Dopo di ciò, mi strinse a sé per consolarmi, dato che ero ancora disperata e in preda all'agitazione per la morte di Itou.
Sfortunatamente per lui non c'era stato più nulla da fare...Itou...era morto, lasciando nel mio cuore una ferita indelebile, però nonostante tutto, ero felice...perchè lui “continuava a vivere” dentro il mio cuore e i miei ricordi.
Forse molto probabilmente, ero sempre stata pienamente consapevole che la nostra storia non avrebbe mai avuto un lieto fine, perché molto probabilmente il dolce epilogo non esisteva per una storia d'amore come la nostra, però...nonostante tutto, anche se non  era più con me, si dimostrava più presente di prima e viveva nello sguardo di lei, della mia migliore amica che aveva salvato, era stato lui con il suo sacrificio a risvegliarla, a riportarmi la mia cara amica.
Per il resto, ero riuscita ad imparare a suonare il violino e a farmi accettare dagli altri compagni, le discriminazioni estreme nei confronti dei robot a causa di quanto fosse accaduto erano state affievolite, anche se rimaneva una conflittualità ancora aperta.
Era stato riconosciuto anche il matrimonio tra robot e padroni e almeno per il padre di Itou c'era stato il suo beneamato finale o quanto meno una piccola consolazione dopo la tanto sofferta perdita del figlio, era riuscito finalmente a convolare a nozze con Isae, anche se la vita di lei rimaneva precaria, però nonostante ciò, sembravano tutte e due molto felici, vivevano ogni momento con entusiasmo incuranti del futuro, come d'altronde dovremmo fare un po' tutti.
Anche io avevo imparato a far così e a non curarmi più del futuro che appariva sempre più tetro e incerto...ero diventata il robot di Yuki, Itou aveva lasciato scritto su un foglio di carta le sue ultime volontà come se si aspettasse che l'esito della nostra storia potesse essere questo... ma nonostante Itou avesse chiaramente lasciato intendere che le sue ultime volontà fossero' quelle di  tornare insieme a Yuki, io non lo feci, rimaneva il mio padrone, ma nient'altro che questo, nel mio cuore rimaneva viva l'immagine di Itou.
Io e Liriko ci giurammo nuovamente amicizia eterna, non ci saremmo mai più separate, lo promettemmo davanti la tomba di Itou che ci aveva riconciliato una volta e per sempre, avremmo passato l'eternità insieme, dato che tutte e due non invecchiavamo e avremmo sopportato insieme i momenti di noia, causati dal tempo che per noi sembrava non passare mai.
A  volte a scuola, durante le ore di ricreazione  insieme a Yoto, Sayoko e Liriko avevamo ancora la sensazione di sentire la  presenza di Itou intorno a noi,  come se non ci avesse mai effettivamente lasciati, poi a volte mi domandavo se avesse effettivamente ragione Itou, se la sua visione cinica dell'amore fosse vera, se lui non fosse morto, la nostra storia d'amore sarebbe per davvero finita come diceva lui? Avrebbe smesso di amarmi od io avrei smesso di amarlo? Non lo avrei mai saputo! Per questa ragione potevo dire che il nostro amore...con questo finale, aveva raggiunto l'eternità,distaccandosi dal normale seguito di tutte le altre storie d'amore adolescenziali.
Poi  ebbi quasi come l'impressione di vederlo, mi stava dicendo addio per poi raggiungere il cielo sorridendomi  dicendomi che avrebbe finalmente riabbracciato la sua mamma.
“Ti amo!” urlai fra le lacrime, la sua figura  spariva senza rispondermi,ma ciò nonostante colsi nel suo sguardo il profondo amore che provava per me, ma che si rifiutava di esprimere a parole, poi disse un'ultima cosa dicendo "Sai perchè ho preferito morire...perchè la sola idea che un giorno il nostro amore potesse finire, o che io potessi smettere di amarti...mi spaventava e così ho pensato che preferivo morire quando il nostro amore fosse ancora così vivo e intenso, per non svegliarmi più da questo bel sogno...e infatti lo sento ancora, il tuo e il mio amore, lì porterò con me!"
Piansi non appena lo vidi sparire, ma fortunatamente c'erano Sayoko, Yoto, Yuki e sopratutto Liriko che mi confortavano e così non appena li vidi, asciugai le mie lacrime e con un sorriso guardai il cielo senza più rimpianti, ero pronta a vivere un nuovo domani da robot. Anche se Yuki, più che un padrone, era un grande amico... poi mi capitò un giorno di scuola di incontrare all'entrata Kasumi, era rimasto molto scossa dalla morte di Itou, forse più di me, lo aveva amato per davvero. La salutai, lei mi sorrise e mi diede una gabbietta con un criceto come segno di amicizia, in quel momento scoppiammo a ridere. "Che stupida credevo fosserò topi!" disse sorridendomi. Da quel momento diventammo amiche ed ebbi modo di far ricredere Yoto che disapprovava il fatto che fossimo diventate tanto amiche, diceva che era un'arpia e quando si vedevano litigavano sempre, mi ricordavano tanto me e Itou,infatti ero sicura che tra quei due primo o poi sarebbe nato del tenero.


Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito, spero che il finale non vi abbia deluso, è la prima volta che scrivo un epilogo  triste, diverso dai soliti sani e buoni finali, ero in procinto di scriverne uno anche in questa storia con Itou ed Echiko che passavano l'intera esistenza insieme, lei che nonostante lui invecchiasse continuava a starle vicino, dato che lei come sappiamo non invecchia, però poi mi sono detta... che era un finale forse troppo scontato...non so...ho pensato che forse un finale come questo sarebbe stato meglio, forse un pò azzardato,  ma più conforme al mio credo di questo periodo, ovvero che la vera amicizia è l'unica cosa che può durare per sempre, che è eterna, che niente e nessuno la può scalfire, mentre riguardo l'amore restano per me ancora tanti dubbi su ciò, ecco dunque spiegato il finale di questa storia che lascia un punto interrogativo su come le cose sarebbero andate se Itou fosse rimasto vivo. E mi scuso se per tutto questo tempo, non ho postato, ma per ora sono stata molto indaffarata con l'università...infatti avevo pure pensato di abbandonare questa storia, ma odio lasciare le cose a metà e così ho dovuto abbrevviare anche i termini della storia, spero comunque di aver raggiunto lo stesso un buon risultato! AHAHAHA CREDO CHE NON POSTERò PIù STORIE PER UN BEL Pò! Bacioni!

 

   
 
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