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Autore: Thumbelina    06/11/2011    1 recensioni
- Parlo per esperienza personale, dico davvero, i piani A riservano spesso complicazioni. Certo, molto probabilmente ne riservano molte anche i piani B ma non ci fu un piano B nella nostra storia, e non mi va di parlare di qualcosa che non conosco. Quello che volevo raccontarvi quest’oggi è come…
(per informazione, posso fornire solo 5 personaggi perciò ho dovuto sintetizzare ma penso che anche Astoria Greengrass, Ginny Weasley, Pansy Parkinson e molti serpeverde possano considerarsi personaggi di notevole importanza)
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Buona la prima


Draco Malfoy indugiò qualche secondo a guardarsi intorno alla stazione di King’s Cross, prima di seguire il suo pesante bagaglio su per il treno. Non riusciva ancora a credere di aver detto di sì.
Oh sì, aveva accettato, avrebbe fatto innamorare la Granger come suggerito da Daph e Blaise, e poi sarebbe stato di nuovo libero.
“Perfetto – aveva esclamato una volta presi gli ultimi accordi con i suoi amici – e potremmo chiamarlo Piano Anti-sposi” “o Piano Granger – aveva proposto Blaise – o magari Piano Celibe-è-Bello” “Piano A – aveva tagliato corto Daphne – lo chiameremo Piano A, e, se dovesse fallire, escogiteremo qualcos’altro e daremo a questo altro l’epiteto di Piano B, intesi?” “Cazzo, Daph – aveva commentato lui – la tua immaginazione sta sottoterra!” al che, la bionda gli aveva prontamente risposto che ci sarebbe finito lui sottoterra se non l’avesse smessa di rompere, e così il tutto aveva ora il nome di Piano A.
E, per inciso, il Piano A faceva schifo.
Riflessioni a parte, Malfoy salì veloce i tre scalini e si ritrovò nel corridoio affollatissimo del treno.
- Ce l’hai fatta ad arrivare – l’apostrofò Daphne facendosi largo fra la folla per raggiungerlo – il tuo amico Blaise non è ancora arrivato. Sai, è assurdo che sia proprio io, una donna, a dovervi aspettare. Tieni – disse porgendogli la sua valigia – almeno porta questo.
Draco sorrise ed accettò il bagaglio di Daph ed accompagnando il tutto con un cenno di diniego. Quello della sua amica era un baule di una nota e costosa marca rinomata nel mondo magico, bello nonché pesante.
Draco pensò, sorridendo, a quanto fosse assurdo il fatto che la sua amica gliela facesse pagare per il ritardo commesso. Insomma, lei avrebbe dovuto inevitabilmente aspettare. Draco pensò che doveva essersi svegliata all’alba quella mattina, e che quasi sicuramente era arrivata a King’s Cross ancor prima del conducente dell’espresso per Hogwarts, molto probabilmente trascinandosi dietro anche sua sorella minore. Ah, povera Astoria!
Aveva solo 13 anni, la secondogenita di casa Greengrass, e di certo, nel vederla, non avreste pensato a Daph. Mora quanto l’altra era bionda, gli occhi di un azzurro cristallino, intenso, quasi fossero una gemma lucente, mentre l’azzurro di Daph si scioglieva amaramente in un verdognolo appassito, per poi crucciarsi in un semplice marron nocciola, totalmente priva di qualsivoglia tipo di forme, quelle stesse forme che rendevano una sinuosa linea curva il corpo perfetto della sorella, pallida di carnagione mentre l’altra tendeva ad abbronzarsi facilmente. Eppure, tutti dicevano, tutti sapevano, che di lì a qualche anno la piccola astoria avrebbe raggiunto un livello di bellezza tale da eclissare persino la sorella. E Daphne lo sapeva, lo sapeva bene, anzi, vi dirò di più, Daphne ne era contenta! Era un discorso che le piaceva prendere spesso, quella della futura bellezza della sorella, e spesso quando, in presenza di Astoria, le veniva rivolto un complimento, sorrideva dicendo qualcosa del tipo “E fra un po’ vedrete mia sorella!” o “Oh sì, per ora, ma quando Astoria sta un po’ più grande…!”. Al che, spesso, Astoria arrossiva e, timidamente, alzava le spalle, evitando di rispondere alle domande giocose che le venivano rivolte poi.
Eh sì, anche di carattere le giovani Greengrass erano proprio differenti. Selvaggia, spregiudicata, mondana, impertinente, sconsiderata, maliziosa, provocante, spudorata, eccentrica, ribelle e indomabile la prima quanto mite, mansueta, dolce, timida posata, ubbidiente ed introversa la seconda.
Eppure, si volevano bene. Astoria Greengrass amava alla follia la sua scapestrata sorella maggiore, in tutti i suoi difetti, e Daphne amava immensamente la sua sorella minore, in tutta la sua perfezione.
Ed intanto che Draco si perdeva nuovamente in pensieri, lui e Daph erano appena giunti dinnanzi ad uno scompartimento vuoto, e Daph lo aveva aperto con la grazia di un rinoceronte per poi lasciarsi letteralmente cadere su uno dei lunghi sedili. Draco, dopo aver sistemato il suo bagaglio e quello della sua amica nell’apposito scaffale, si sedette compostamente dinnanzi a lei.
- Non posso davvero credere che Blaise non sia ancora arrivato – commentò Daph guardando scocciata l’ora sul suo orologio da polso argentato.
- E dagli tempo! – le rispose Draco – non è poi così in ritardo. A proposito, - continuò poi – pensi che dovremo far entrare anche Gregory, Vincent o la Parkinson?
- Sì, e magari anche Theodor Nott! – gli rispose sarcastica Daphne – Draco, credimi, meno persone coinvolgiamo meglio è.
- Se lo dici tu…
E mentre Draco si stendeva anch’esso sul suo sedile imitando l’amica, un trafelato Blaise Zabini aprì la porta del loro scompartimento scusandosi del ritardo con un semplice “ciao”.
- In ritardo come al solito, Blaise, mi congratulo – l’apostrofò Daphne togliendo le gambe dal sedile per fornire posto che all’amico.
Blaise gettò il borsone nero che costituiva il suo bagaglio nel portabagagli come fosse un cestista con un canestro ed una palla da basket, per poi lasciarsi cader a sedere sulla parte di sedile lasciata appena libera da Daph.
Non riusciva ancora a credere di essersi lasciato coinvolgere in quella stupida storia. Il piano di Daph era geniale tanto quanto semplice: Draco avrebbe dovuto fingere che l’incarcerazione del padre l’avesse cambiato, che, sottratto all’influenza del padre padrone Lucius Malfoy che aveva sempre condizionato lo sventurato figlio nel comportamento e nelle opinioni, il vero Draco potesse ora finalmente emergere, un Draco Malfoy meno presuntuoso, un Draco Malfoy a cui del sangue puro o sporco non importasse poi un granché, un Draco insomma più buono, un Draco capace insomma di cambiare notevolmente, e, nel suo cambiamento, lasciar l’intera scuola a bocca aperta, prima fra tutti la Granger. Facile, no? Draco avrebbe solo dovuto recitare quel tanto che bastava per far ricredere la Granger, e poi sarebbe stato libero. Ma vi pare forse che Draco potesse fare una cosa del genere senza alcun supporto morale?? Ma certo che no! E così si era messo a piagnucolare su come sarebbe stato terribile per lui recitar tutto solo quella tremenda commedia, ed aveva quindi ipotizzato che, se Blaise e Daph si fossero finti buoni a loro volta avrebbero potuto ulteriormente aiutarlo nella realizzazione del Piano A. Ed in più, essendo sia Blaise che Daphne molto più moderati per quanto riguarda la questione sangue sporco, il loro cambiamento non avrebbe destato poi tanti sospetti. Inutile dirvi che l’idea di poter controllare da vicino successi e insuccessi del Piano A aveva solleticato Daph tanto da indurla ad accettare, e poi i due biondi avevano fatto in modo di coinvolgere anche lui, e quindi era questo che gli toccava fare adesso, fingersi buono e caro nei confronti di Granger e compagnia bella. Siamo onesti, non è che Weasley, Potter o la Granger gli fossero poi così antipatici, in realtà non li conosceva nemmeno, non aveva mai avuto nulla a che fare con loro e, e questo era il punto, non voleva averci nulla a che fare. Non tanto per il sangue o per gli ideali, di cui, come ho già detto, non gli importava poi tanto, ma perché il moro sapeva per certo di esser troppo diverso da loro, così diverso da non potersi in alcun modo amalgamare con la futura finta fidanzata di Draco e non i suoi amici.
- Allora? – fece lui Daph – che scusa hai quest’oggi?
- Il mio cuscino è stato molto possessivo nonché intrattabile, - rispose lei Blaise – non ha voluto lasciarmi andar via prima delle nove, mea culpa.
Daphne trattenne il riso apostrofandolo con un cenno di diniego, mentre, fregandosene altamente del divieto che proibiva di fumare in treno, accendeva la sua sigaretta.
- Quando agisce tua sorella? – chiese lei Dra, tamburellando con le dita sulla superficie di vetro come era solito fare nei momento di ansia, o di impaziente attesa o di tensione.
Era un vizio che aveva fin da bambino. Quello di tamburellare con le dita. Era da l’ che fin da bambino aveva inconsapevolmente permesso ai suoi genitori di scoprir tutte le marachelle che aveva commesso, perché pur riuscendo brillantemente a mascherare il volto in un’espressione serena e tranquilla, Dra bravo attore che era, quello stranissimo tic lo aveva sempre tradito.
E Narcissa e Lucius Malfoy non erano certo i soli a saper interpretare Draco nel suo bizzarro linguaggio del corpo, anche Daphne e Blaise avevano imparato a farlo, ma mentre il secondo lo usava solo per prenderlo un po’ in giro quando era agitato come era successo ad esempio nell’ora antecedente ai GUFO di trasfigurazione al quinto anno, la seconda se ne serviva abilmente per fargli il quarto grado, come era successo quando lui le aveva rotto accidentalmente il cerchietto d’agata e rubini per poi negar la propria colpevolezza, prima che le domande inquisitorie della bionda, sorrette da quel suo tamburellare, diventassero troppo insistenti da indurlo infine ad esplodere in quella famigerata confessione.
- Povera Astoria! – commentò sorridendo Blaise – coinvolta dalla sorella in questa brutta storiaccia!
- Non dipingermi come una cattiva sorella, Blaise, - protestò Daphne ridendo – perchè non lo sono. Sai, per convincere mia sorella a fare una cosa simile le ho dovuto regalare il mio vestito rosso…
- Quale vestito rosso? – le chiese distrattamente Draco.
- Quello carino, di paillettes, con una bretella sola, - rispose Daph – quello che ho indossato alla festa di capodanno due anni or sono, ti ricordi? E non solo, quella piccola peste ha voluto anche in prestito a tempo indeterminato con possibilità di riscatto i miei orecchini a tre perle, quelli grossi come una mora, quelli che ti piacciono tanto, ricordi, Blaise, ricordi?
- Ovviamente, - rispose il moro – vedi che ci si guadagna a saper fare un patronus già al terzo anno!
- Già, Astoria è un genio, sua sorella è una matta, storia già sentita – commentò Daphne ridendo, mentre il moro rideva con lei.
Era vero, Astoria Greengrass era probabilmente la studentessa più brillante del suo anno e, fatta eccezione per quella sua timidezza barra soggezione che poteva ostacolarla un po’ durante le interrogazioni, i suoi voti erano invidiabili in tutte le materie. Capiamoci, non che Daphne fosse una capra a scuola, era un’ottima studentessa anche lei, una studentessa nella norma, con le sue materie preferite e le sue materie “no”, con i suoi alti e bassi, ma non era mai stata certo al livello di sua sorella minore.
- Tu piuttosto, Dra, - lo apostrofò il moro tornando a comporsi – sei davvero sicuro che Potter e compagnia si comporteranno come tu hai predetto?
- Più che sicuro – rispose il ragazzo – conosce Potter fin dal primo anno: lui ed i suoi amaci faranno sicuramente quello che ho detto.
E mentre Blaise Zabini chiudeva il dibattito con un semplice “se lo dici tu”, il fantasma azzurrino di una conchiglia grossa come un ananas si manifestò nello scompartimento.
- E’ il segnale di Astoria – spiegò Daphne in allerta – state pronti, si comincia fra tre, due, uno…

***


Saliti i tre gradini che gli permettevano l’ingresso al treno, Harry Potter issò sulla vettura i pesanti bagagli che il rosso gli passava da terra, e, quando ebbero finito ed anche Ron fu salito sul treno, i due ragazzi seguirono Hermione che s’era già inoltrata nel corridoio alla ricerca di uno scompartimento libero.
Di nuovo ad Hogwarts, finalmente, pensava Harry trascinandosi dietro il suo baule pesante, mentre Edvige fremeva nella sua gabbia di ferro.
Era quella, senza dubbio, la cosa che gli piaceva di più dell’estate, il fatto che finisse, prima o poi. A parte la trattazione di 170 pagine su vita morte e miracoli del bezoar assegnatagli da Piton che ovviamente non era riuscito a finire, l’inconveniente di aver perduto il libro di trasfigurazione (cosa che gli avrebbe probabilmente garantito una ramanzina di un’ora e qualcosa da parte della professoressa McGranit sull’importanza della conservazione dei libri di testo, nonché la sottrazione di un tot di punti alla sua casata) e, dimenticavo, la minaccia continua di Lord Voldemort che tentava immancabilmente di ucciderlo, quello sarebbe stato probabilmente un piacevole inizio anno.
Mentre i tre si avviavano insomma a sorpassare scompartimento 1 e 2, già pieni, lo sguardo di una ragazzina dai lunghi ricci neri e gli occhi azzurro-argentei intercettò gli occhi del bambino-che-era-sopravvissuto, e vi si incatenò completamente, prima di volgersi nuovamente verso le sue compagne dando le spalle ai tre nuovi arrivati.
- Avete sentito le nuove su Draco Malfoy? – fece la ragazza alle sue amiche interrompendo bruscamente il discorso che queste stavano portando avanti da un po’ ed al quale lei non aveva prestato alcuna attenzione – chi se lo sarebbe mai aspettato da lui? Strano, davvero strano. Potrebbero forse esser solo voci, ma me lo ha detto mia sorella, quindi credo che…
- Harry, Harry, insomma, vuoi muoverti? – fece Ronald Weasley spingendolo mezzo metro più avanti, lontano dal sentir la conclusione della frase, mentre la ragazza dai ricci neri si voltava di nuovo a guardarlo, sorridendogli con espressione alquanto soddisfatta.
- Malfoy trama qualcosa – spiegò Harry all’amico – quella ragazza, quella ragazza ne stava parlando alle amiche, ma non sono riuscito bene a capire che cosa lui abbia in mente, se solo tu mi avessi lasciato finir di sentire!
Udito che ebbe queste parole la ragazza con dagli occhi azzurro-argentei mosse impercettibilmente la bacchetta mormorando qualcosa fra i denti: il patronus della giovane Astoria Greengrass stava per far la sua comparsa dello scompartimento di sua sorella.
- Di che cosa parlate, voi due? – chiese Hermione rallentando un poco per capire le ragioni del vociferare dei ragazzi.
- Harry sostiene che Draco stia tramando qualcosa – spiegò lei sinteticamente Ronald.
- Che genere di cosa? – chiese ancora la ragazza.
- Questo non sono riuscito a capirlo – rispose Harry – il tuo amico qui mi ha spinto avanti prima che riuscissi a sentir la fine della frase.
- Che frase?
- La frase di quella ragazza – spiegò Harry – quella con i boccoli e gli occhi chiari, non l’avete notata?
- Francamente no – rispose lui Hermione alzando le spalle.
- Descrivila meglio – suggerì lui Ron – forse so dirti chi è.
- Mora, riccia, - cominciò Harry – occhi azzurro-argentei, un viso da bambina, avrà avuto tipo dodici o tredici anni, ma era molto alta per la sua età, ed anche magra, molto magra.
- Astoria Greengrass – sancì Ron con fare saccente.
- E tu che ne sai? – chiese lui Hermione.
- Avanti, ragazzi, mai sentito parlare di Daphne Greengrass prima d’ora? – chiese Ron sbigottito. Non c’era mago o strega in tutto il mondo magico che non avesse sentito parlare almeno una volta di lei.
Primogenita d’una ricca famiglia purosangue, la giovane era stata etichettata fin dai suoi primi anni di vita come fanciulla d’oro d’Inghilterra, contesa fra le varie famiglie purosangue del mondo magico in una misura che trovava paragoni d’uguaglianza forse solo fra i pretendenti ad Elena di Sparta, la giovane aveva subito trovato il modo di far ricredere l’intera società, causa il suo pessimo carattere, il suo spirito indomabile e il suo essere così indisciplinato ed esecrabile, e cos’, nel giro di pochi anni, per l’enorme disperazione di sua madre, tutti i suoi pretendenti erano andati a farsi fottere, e si riteneva adesso che non ci fosse persona al mondo disposta a sposarla. O meglio, puntualizzò Ronald nei propri pensieri, a nessun mago vecchio o giovane che fosse sarebbe mai dispiaciuto averla al suo fianco, definita la ragazza più bella d’Inghilterra, era presto divenuta il sogno eroico di tutto il mondo magico, il punto erano le famiglie degli sposi, che non avrebbero mai permesso loro di unirsi in matrimonio con lei. forse a scuola la ragazza non era altrettanto popolare, seppur tutta la fauna maschile le andava dietro, ma fuori dalle mura di Hogwarts, come ho già detto, non c’era mago o strega in Inghilterra e non solo che non sapesse chi lei fosse.
- Ma non avevi detto che si chiamava Astoria? – chiese lui Harry confuso.
- Già, Daphne è la sorella – spiegò Ronald – non avete davvero mai sentito parlare di lei?
- È al nostro anno, – fece Hermione, elencando le poche cose che sapeva di lei – Serpeverde, ha fatto i GUFO con me al quinto anno, non ha una buona fama, insomma, si dice che sia una ragazza… facile
Ok, seppure il termine non fosse esatto l’apposizione Daphne Greengrass-Puttana era quanto mai diffusa nella mente di tutti. Intendiamoci, non che andasse con tutti frequentava semmai una cerchia ristretta di ragazzi, di cui facevano parte soprattutto i Serpeverde, suoi compagni di casata, pur ammettendo fra questi un folto gruppo di piacenti Corvonero ed uno o due Tassorosso, per non contare i numerosi studenti di Durmstrang con cui era andata a letto durante il loro soggiorno ad Hogwarts al quarto anno. Da bravo spirito libero il quale era, la bellissima Daphne Greengrass non si era mai legata con nessuno, e preferiva concedersi a suo piacimento a chi al momento le sembrasse migliore. Condannabile, penserete voi, e condannata, e quel “ragazza facile” di Hermione Granger definiva egregiamente quella che era ormai la sua etichetta.
- Oh avanti, Hermione – la riprese Ronald – da parte tua non mi sarei mai aspettato una critica un po’ più femminista.
- Che intendi dire? – chiese lui la ragazza.
- Intendo dire, - le spiegò lui – che ci sono molti ragazzi ad Hogwarts che si portano a letto un gran bel numero di ragazza e nessuno dà loro della puttana, semmai del Don Giovanni, non trovi?
- Francamente non credo che si possano fornire attenuanti al comportamento di quella ragazza, Ron.
- Puttana o no, Draco Malfoy sta tramando qualcosa, – intervenne Harry – e quella ragazzina ne sapeva qualcosa.
- Se quella ragazza è Astoria Greengrass come io penso che sia, allora mi stupirei se non ne fosse informata.
- Spiegati meglio – chiese lui Hermione.
- Sua sorella Daphne è una grandissima amica di Draco, se lui sta combinando qualcosa state pur certi che lei lo sa.
- Beh, Daphne Greengrass o no, io voglio assolutamente sapere che cosa diamine stia tramando Draco Malfoy.
- E dai, Harry, magari è solo qualcosa di innocuo – ipotizzò Ron buttandola sul semplice.
- Hey, sveglia! – fece Hermione – ti ricordo che è del figlio di un mangiamorte che stiamo parlando: se Draco sta davvero tramando qualcosa certamente è qualcosa di cattivo.
- Già, sono d’accordissimo con te – asserì Harry – quindi torniamo indietro, blocchiamo quella ragazzina e costringiamola a dirci tutto quello che sa.
- Un piano brillante, Harry – commentò Hermione – se come risultato finale tu punti all’espulsione! Che ne dite se, invece di minacciare una ragazzina del terzo anno, usiamo il tuo mantello dell’invisibilità per avvicinarci allo scompartimento di Malfoy e sentire quel che dice, genio?

***


Harry, Ron ed Hermione gattonarono fino allo scompartimento di Draco Malfoy sistemandosi nel posto migliore per l’ascolto, e spiarono dal vetro dello scompartimento cosa stava succedendo lì dentro: Draco Malfoy pigramente sdraiato sul suo sedile, la bellissima Daphne Greengrass seduta a gambe incrociate di fronte a lui, Blaise che le sedeva affianco: la situazione sembrava normale.
- Non me lo sarei mai aspettato da te, Draco, dico davvero. – commentò Blaise.
- Suppongo che non se lo aspetterà nessuno – confermò Draco – e da una parte è meglio così.
- È un cambiamento radicale, Draco, dico davvero, stupefacente – l’apostrofò Daph – segnale di una tua grande maturazione.
- E voi mi appoggiate? – chiese loro Draco con dare speranzoso – penso che in tutto questo avrò bisogno del vostro appoggio, capite?
- Ma certo che ti rimarremo vicini, Draco – rispose lui Blaise.
- Non che io appoggi completamente la tua scelta – sottolineò la Greengrass – ma sono tua amica, quindi resto con te.
- Eccellente! – commentò sollevato Draco Malfoy.
- Vedete, - sussurrò Harry ai due compagni rannicchiati con lui – Malfoy vuol diventare un mangiamorte.
- Avanti, Harry, non essere precipitoso – rispose lui Ronald – Malfoy ha parlato solo di un cambiamento, il Signore Oscuro non lo ha mai neppure nominato, magari vuol solo tagliarsi i capelli!
- E tu lo chiameresti un cambiamento radicale? – chiese lui Harry.
- Sì, nel caso di un Malfoy – rispose Hermione – pensa se si facesse moro!
- Ed inoltre un pettegolezzo simile si confarebbe perfettamente a delle ragazzine del terzo anno tali Astoria Greengrass e le sue compagne – l’appoggiò Ron – non trovi?
- Già, un cambiamento radicale – sottolineò Blaise - centra qualcosa la prigionia di tuo padre forse?
- Come negarlo – rispose lui Draco.
- Ecco, appunto – replicò Harry – non credo che la prigionia di suo padre c’entri qualcosa con uno stupido taglio di capelli.
- Magari Lucius era un fanatico del biondo platino – rispose lui Ron – ed ora che non c’è più Draco è felice di potersi acconciare i capelli come diamine gli pare.
- Se voi due vi decideste a tacere – li zittì Hermione – forse, e sottolineo forse, capiremmo qualcosa di quel che stanno dicendo!
I ragazzi si tapparono le bocche.
- Comunque mi congratulo davvero, Draco – fece Daphne Greengrass – un cambiamento del genere a soli sedici anni non è certo una cosa da tutti.
- Già, - fece Blaise – sarà difficile per i nostri compagni di scuola accettare che sei diventato…
Harry trattenne il respiro.
Mangiamorte. Mangiamorte. Mangiamorte. Mangiamorte.
- … buono.
Il mondo del giovane Harry Potter si andò sgretolando in frantumi nell’arco di quelle sole due sillabe, e quelli di Ronald Weasley ed Hermione Granger lo seguirono a ruota. I tre si guardarono sbalorditi mormorando contemporaneamente uno stupefatto:
- Buono??
No. Era impossibile. Conoscevano Draco Malfoy fin dal primo giorno del primo anno ad Hogwarts, fin dalla veneranda età di undici anni, e non appariva credibile ai loro occhi la possibilità di un Draco Malfoy privo della sua cattiveria.
- Sapete, - continuò Draco – era mio padre quello fissato con tutta quella storia della purezza del sangue e tutto il resto, ed io mi sono sempre comportato come lui voleva ch’io mi comportassi, ma ora che lui è ad Azkaban, beh, se è lì che lo ha portato il suo modo di vivere, credo proprio che smetterò di eguagliarlo. La recita è finita.
Concluse la frase con un lieve sorriso che gli si plasmava sulle labbra: la recita, oh caro Potter indubbiamente appollaiato ad origliare sotto il mantello, aveva appena avuto inizio.

***


- No, io non ci credo – affermò Hermione Granger mentre Draco Malfoy continuava il suo monologo sulla sua futura cosiddetta vita nuova – conosciamo Draco da abbastanza per capire che stia mentendo, non vi pare?
- Già, sono d’accordo – confermò Harry – Draco Malfoy sta tramando qualcosa, sicuro.
- Sapete, - intervenne Ronald Weasley – io non ne sono certo. Insomma, dobbiamo ammettere che l’influenza che Lucius Malfoy esercitava su Draco era alquanto notevole, o magari Draco si è spaventato al pensiero di finire anche lui ad Azkaban se continuerà a comportarsi come faceva il padre, o magari gli è entrato finalmente un po’ di sale in zucca, insomma, forse è cambiato davvero, non trovate?
Hermione spese qualche manciata di secondi a testare la teoria assurda che il rosso le proponeva, per poi squadrarla sotto tutti i suoi aspetti al fine ultimo di giudicarne la credibilità (sì, esatto, la lettura de “Il nome della rosa” di Umberto Eco le aveva giovato fino ad un certo punto, inculcando adesso al suo cervello un metodo investigativo in stile Guglielmo). Ok, riprese, Draco buono. Opzione 1, aveva detto Ronald, forse il ragazzo era stato fino ad allora soggiogato dall’autorità del padre. Possibile. Un ragazzino a cui sempre era stato inculcato l’odio e il disprezzo finalmente riuscito ad emergere per quello che realmente era. Wow, sembrava quasi plausibile. Tranne che per un piccolo particolare però, perché tutto questo ragionamento sarebbe rimasto in piedi solo e soltanto ammettendo la possibilità di un Draco Malfoy anche solo parzialmente buono, ed è proprio qui che stava la falla. Insomma, un Draco Malfoy buono era proprio difficile da immaginare, insomma, Hermione impegnò tutta se stessa nella ricerca, ma il risultato fu alquanto deludente. Draco Malfoy, che l’insultava chiamandola “Mezzosangue”, Draco Malfoy che tentava di far spedire Hagrid ad Azkaban, Draco Malfoy che entrava a far parte della squadra speciale fra i tirapiedi della Umbridge, insomma, il rampollo di casa Malfoy non appariva certo ai suoi occhi come il povero fanciullo sottomesso all’autorità del truce Lucius Malfoy, anche perché lo stesso Lucius non era mai apparso agli occhi della ragazza come un padre spietato, ma semmai amorevole ed anche un po’ troppo incline a viziare il figlio. Quindi, sommando il tutto, Hermione Granger avrebbe dato 1 a 10 la possibilità che la teoria 1 fosse anche solo parzialmente credibile. Passò al punto 2. Ecco, l’ipotesi di un Draco spaurito e codardo appariva già molto più accettabile. Il Draco Malfoy che scappava via urlando dalla Foresta Proibita, Draco Malfoy che gridava “Mi ha ucciso! Mi ha ucciso!” appena sfiorato dall’artiglio dell’ippogrifo, Draco Malfoy che, da quando questo lo aveva trasformato in un furetto, tramava alla vista di Alastor Moody. Plausibile quindi l’immagine di un Draco falso cuor di leone che, finito in cella papino, se la faceva addosso dalla paura di raggiungerlo. Ed anche quell’affermazione di Draco sulla ritrovata bontà poteva facilmente trovare riscontro nel piucchè ovvio negare la propria vigliaccheria mascherandola in falso buonismo. Insomma, attendibile, e soprattutto molto consona a carattere e personalità di Draco, ecco. Dunque, come ho già detto, l’opzione 2 pareva lei alquanto appetibile. Tralasciando quindi l’ipotesi numero 3, che nella parabola di un Draco che comincia a ragionare trovava la negazione di se stessa, il quadro prospettico che si andava configurando nella testa di Hermione Granger mostrava un Draco buono solo su un terso della probabilità, ammettendo comunque la brutta piaga della codardia, e nulla di nobile a fargli da sfondo.
- Hermione? - la richiamò Ron al presente – Hermione? Herm? Tu che ne pensi?
- Diciamo che abbiamo solo il 33,3 periodico per cento delle possibilità che Draco sia buono, ecco.
- E da quando parli in percentuali tu? – le chiede Harry.
- Nulla, ragionamenti contorti – tagliò corto la ragazza.
- Io continuo a pensare che Draco stia mentendo – ribadì Harry – insomma, non è neanche lontanamente credibile, e inoltre penso che…
Harry non aveva ancora finito di parlare che d’improvviso si accorse che il mantello dell’invisibilità era stato scagliato, non so da chi, a un metro di distanza da loro, e che lui, Ron ed Hermione si trovavano ora completamente scoperti, completamente visibili, ridicolmente rannicchiati sul pavimento sporco del treno. I tre si voltarono lentamente verso lo scompartimento del treno dove coloro che fino a quel momento avevano spiato li guardavano cercando di capire cosa stesse accadendo o cosa fosse accaduto. Una figura in particolare catturò la loro attenzione: in piedi, eretto, il corpo vestito di bianco che si stagliava statuario sulla stoffa a fantasia rossa delle pareti che gli facevano da sfondo, l’immagine dell’individuo che si spacciava per il nuovo Draco Malfoy appariva incredula ai loro occhi.

***


Al muto segnale di Draco Malfoy, il quale corrispondeva per inciso a due battiti di dita sopra al mento, Daphne Greengrass mosse impercettibilmente la bacchetta e pronunciò uno Stupeficium non verbale che andò a schiantarsi veloce verso il mantello dell’invisibilità di Harry, mentre la ragazza nascondeva fra le labbra un sorriso soddisfatto. I tre Serpeverde assunsero quindi un’espressione incredula: Daphne Greengrass si voltò incorniciando il quadro dei tre ragazzi con lo sguardo, Blaise Zabini ritrasse un poco il volto, Draco Malfoy scattò in piedi fingendosi perplesso.
- E voi che ci fate qui? – chiese poi.
Lo sguardo verdognolo di un Harry Potter beffato e scoperto si incatenò al suo. Nei secondi che seguirono vi fu silenzio. Pareva quasi la scena di un film, quel momento di suspence che si scaglia sulla scena nel momento in cui il buono della storia viene scoperto, e non sa che cosa fare. Draco pensò che, se fossero stati in una pellicola, probabilmente in quel momento l’immagine sarebbe sfumata sul nero fino ad oscurarsi del tutto, e dopo due barra tre secondi di nero assoluto, la scena sarebbe ripresa. Sì, pensò Draco, se fossero stati in un film, le cose sarebbero andate esattamente in quel modo.
Ma loro non si trovavano in un film, non vi si trovavano affatto, e fu appunto la Granger a riempire lo spazio che il nero assoluto con la sua assenza aveva lasciato vuoto, alzandosi in piedi.
- Stavamo passando per cercare uno scompartimento – si giustificò la ragazza sistemandosi la t-shirt a righine blu – e siamo caduti.
- Già, - confermò Ron alzandosi a sua volta – il treno ha preso una curva e noi…
- Io non ho sentito nessuna curva – lo interruppe Daphne inchiodando lo sguardo del ragazzo al suo. Il rosso rimase senza fiato, deglutì sonoramente e la sua pelle divenne di un caratteristico color magenta, battendo alla grande quello dei capelli.
Daphne distolse lo sguardo ridendo e lanciando al suo amico Blaise un’occhiata d’intesa.
- Forse sarà perché stavate seduti – affermò Harry, una volta in piedi – che non l’avete sentita, perché è stata proprio una brutta curva.
- Sarà. – tagliò corto Blaise – Avete intenzione di rimanere a fissarci per sempre o di muovervi, magari?
- Sì, ci togliamo, - rispose Hermione, e si mosse trascinandosi dietro il suo pesante bagaglio. Ron la seguì.
- Aspettate un momento – li frenò Harry.
No, un Draco malfoy passato finalmente al bene andava al di fuori di ogni sua qualsivoglia capacità di comprensione, ed il ragazzo era anche quasi sicuro che quell’ipotesi andasse anche a cozzare negativamente contro la maggior parte dei principi su cui si reggeva il suo universo. Insomma, che Draco Malfoy fosse cattivo era la prima cosa che Harry aveva saputo, l’unica che aveva sempre dato per scontato, acquisita come un dato certo, e certo non poteva sopportare che tutte le sue convinzioni andassero un fumo. Draco Malfoy stava mentendo, sicuro, ed allora perchè non mettere un poco alla prova le sue bugie?
- Sapete, - fece quindi il ragazzo – gli altri scompartimenti sono tutti piani, possiamo sederci qui?
L’esclamazione “cazzo”, nella sublime cornice di tutti i suoi valori e le sue sfumature, riassunse perfettamente in un nano secondo tutti i pensieri che andarono a configurarsi al suono di quelle parole nella mente di Draco Malfoy.
Guardò in direzione di Daph, in cerca di un qualche aiuto. La bionda, d’altro canto, era individuo specializzato nel risolvere situazioni. Era stata lei a persuadere la madre di Blaise che Hogwarts sarebbe stata certo l’opzione migliore per un giovane mago, nel momento in cui Tabitha Zabini stava prendendo in considerazione l’ipotesi Drumstrang, visto che la donna stava frequentando, al momento, un miliardario bulgaro; era stata le a convincere Lucius e Narcissa a comprare al loro viziatissimo primogenito la sua bellissima Nimbus 2001, quando il ragazzo aveva preso a lamentarsi notte e giorno di quanto fosse atroce il fatto che Harry Potter avesse una scopa migliore della sua; lei che aveva risolto il problema dei voti di Blaise, e lei che si stava ingegnando adesso per risolvere i suoi problemi matrimoniali. Daphne sbadigliò.
- Come potete benissimo vedere, - disse allungandosi a coprire tutta la lunghezza del suo sedile – lo scompartimento è tutto occupato, ci dispiace.
Blaise rise. Draco guardò riconoscente in direzione dell’amica.
- E dai, Dra, non guardarmi così! – esclamò questa – Non vorrai mica chiedermi di farli entrare?!?!
Che cosa!?!?
- Beh, io… - provò ad articolare Draco, cercando di capire la situazione.
- E va bene, va bene – disse la bionda rizzandosi a sedere – se è questo che vuoi… Entrate, - fece rivolgendosi ai nuovi arrivati – entrate, entrate pure!
Draco e Blaise si guardarono l’un l’altro con aria interrogativa.
Harry mosse perplesso qualche masso all’interno dello scompartimento, seguito da Ron ed Hermione, ancora più sbigottiti.
- Dai, ragazzi, - continuò Daphne in direzione dei suoi due amici – date una mano alla Granger per caricare il bagaglio.
Blaise Zabini rimase seduto al suo posto e lanciò a Draco un’occhiata d’intesa. Questo, maledicendo se stesso e l’amico, si alzò raggiungendo la strega, togliendole bruscamente il baule di mano con un impacciato:
- Da qua, faccio io.
Dopo che ebbe issato l’oggetto nel portabagagli tornò a sedersi al solito posto, seguito dallo sguardo sbalordito della Granger.
- Che cosa siete, cavalli forse? – fece ancora la Granger in direzione dei tre nuovi arrivati, - avete intenzione di restarvene in piedi per tutta la vita? Sedetevi, avanti.
Harry e Ron andarono a posizionarsi accanto a Malfoy, il primo per studiarlo meglio ed il secondo per seguire il primo, mentre Hermione andò a collocarsi accanto a Daph.
Silenzio.
Ciascuno dei sei viaggiatori si perse nello spazio di tempo lasciato da quel vuoto di suoni nei propri, contorti ragionamenti.
Draco si scervellava a pensare a Daph. Insomma, possibile che l’amica avesse frainteso il suo sguardo? Possibile che non avesse capito? O c’era qualcosa di più? che Daphne stesse allora già tramando qualcosa? Ed anche Blaise, al diavolo, che lo aveva guardato con quell’occhiata di presa in giro che stava a dire “ah ah ah, prendiglielo tu il bagaglio alla Granger, d’altra parte fra un po’ sarete fidanzati!”, fanculo! E mentre Draco sprecava il suo tempo a maledire i suoi amici, il giovane Harry Potter spendeva il suo in ben altre assurde riflessioni.
Draco Malfoy buono, impossibile. Lui che aveva fatto incarcerare Hagrid, lui che aveva provato a far decapitare Fierobecco, lui che aveva sperato fosse la sua amica Hermione la vittima prescelta dal basilisco, lui che l’aveva attaccato alle spalle, lui che aveva partecipato alla squadra di inquisizione indetta dalla Umbridge, lui, lui, lui, lui, il cattivo per eccellenza. Per tutta la vita Harry lo aveva sempre considerato suo nemico, al punto di non poter più concepire una possibilità di cambiamento. Certamente Draco stava tramando qualcosa, ma cosa? E, soprattutto, nell’ottica di un presunto piano malvagio, in che modo andava a incastrarsi quella patetica recita di finto buonismo? Insomma, magari voleva farli credere d’esser buono in modo da conquistarsi la loro fiducia e poterli attaccare quando meno se lo fossero aspettati ma, se era così, perché mantenere la recita anche in presenza dei suoi soli migliori amici? Che volesse ingannare anche loro? Strano. Insomma, se Draco avesse avuto davvero un piano malvagio sarebbe stato più plausibile che avesse chiesto il loro aiuto, invece di mentirgli. O forse sospettava già che qualcuno li stesse spiando… Come se la ragazzina, quell’ Asteria, o Astoria, come si chiamava, avesse fatto apposta a farsi sentire in modo che lui, Ron ed Hermione si recassero a sentire cosa avesse in mente, per poi rimaner soggiogati dal suo trucco. Ma dai, era un piano assurdo! E, di gran lunga, troppo ingegnoso per essere frutto del minuto cervellino di Draco Malfoy. Diavoli, la situazione lo stava facendo davvero rimbambire, chissà che cosa pensavano i suoi amici di tutto questo…
Strano, pensava Ron, insomma, strano tutto. Insomma, se fossero stati Tiger, o Zabini, o Nott, o la Parkinson, o un qualunque altro Serpeverde a cambiare passando al bene, probabilmente la cosa non lo avrebbe stupido né toccato più di tanto, ma Draco Malfoy… Ok, sì, Lucius era in prigione, ma questo come poteva aver influito così radicalmente sulla vita di Draco? Così, dal nulla, di punto in bianco. Magari ci aveva riflettuto a lungo durante tutta l’estate, bah! Miseriaccia, miseriaccia quanto era bella la Greengrass con quelle gambe lunge e sottili come gambi di papaveri e coi seni che si lasciavano maliziosamente scorgere dall’invadente scollatura sulla maglietta verde… Forte la giacca di Blaise, quella doveva essere probabilmente pelle di Draco, chissà quanto gli era costata… Assomigliava molto a quella che suo fratello Charlie aveva regalato a Bill per il suo diciottesimo compleanno, sì, la pelle doveva essere la stessa, forse un po’ più scura, e poi questo aveva due tasche, mentre quello di Bill non ne aveva… Draco, tornando a Draco, come ho già detto e Ron ha già pensato, tutto questo suo cambiamento improvviso aveva un ché di strano e, se non sospetto, quantomeno sbalorditivo, chissà!
E mentre il suo sguardo andava a indugiare di nuovo sulle curve della Greengrass, questa si crogiolava nel brodo ben riuscito dei suoi piani. Ah, Potter Potter, Potter gliela aveva messa su un piatto d’argento! Chissà che cosa aveva pensato di ottenere con quella richiesta d’asilo!? Forse sospettava qualcosa… Sì, probabile. Beh, poco male, il rischio di non venir creduti sin dal principio era una cosa che la nostra cara Daph aveva già ben calcolato, e quindi no problem. Dio quanto era stata brava! E non solo il modo con cui aveva concepito il piano, ma anche quello in cui aveva prontamente afferrato al balzo la palla involontariamente passatale da Potter, ed il modo in cui aveva sfruttato brillantemente anche la più piccola delle possibilità. Certo, quello era solo l’inizio, eppure l’era parso d’aver già visto una luce nuova, un misto di stupore e qualcos’altro forse, accendersi negli occhi della Granger nel momento in cui Draco s’era alzato per aiutarla. Oh, se tutto il suo piano fosse andato a buon fine stavolta Draco avrebbe dovuto davvero plasmarle una statua! O almeno farle un bel regalo, eh sì, quello sarebbe stato il minimo. Forse avrebbe potuto farsi comprare gli orecchini di ametista ed agata che aveva visto il mese scorso in quella vetrina di Hogsmeade, o magari quel girocollo di brillanti e zaffiro, quello di cui si era perdutamente innamorata dopo averlo visto in giro per negozi durante le vacanze di Natale e che sua madre si era rifiutata di comprarle accampando la scusa del “Ne hai già anche troppi di collier, Daphne, non insistere!”, o magari… E mentre la nostra cara Daph selezionava accuratamente quello che sarebbe stato il suo regalo una volta conquistata la rocca forte Granger (la possibilità di sconfitta infatti non la toccava minimamente, quasi fosse una cosa impossibile), la nostra Hermione pensava a ben altro.
No, quel cambiamento improvviso di Draco Malfoy non aveva convinto neanche lei. tutta quella situazione era strana, insolita, ed assolutamente inaspettata. Insomma, quel Draco Malfoy che aveva passato la sua intera vita scolastica a chiamarla “Mezzosangue”, quel Draco Malfoy con il quale s’era scontrata così tante volte, lo stesso Draco Malfoy a cui la ragazza aveva mollato un pugno in faccia al terzo anno (e non senza motivo) chiedeva ora ai suoi amici di farli accomodare nel proprio scomparto, e si alzava per caricarle il bagaglio? Anche quell’espressione che recava ora in volto, un’espressione di imbarazzo e tensione, da cui era stata bannata qualunque impronta della sua antica e solita aria di superiorità, idea di disgusto. Era strano. No, forse neppure quella era l’espressione adatta a descriverlo, sembrava diverso, insolito, incredibile, ecco, ecco la parola perfetta per descriverlo. Quando aveva sentito Daphne affermare che Draco stesse silenziosamente insistendo per farli entrare, era rimasta alquanto perplessa. Insomma, forse era solo una presa in giro, aveva pensato, forse avrebbero fatto muover loro qualche passo all’interno per chiudergli poi la porta in faccia, o qualcosa di simile, ed invece le sue aspettative erano state smentite. E Draco che si alzava poi per caricarle il bagaglio? Insomma, non solo il gesto, ma il suo modo di guardare in basso, il modo impacciato di fare come se la sua presenza lo mettesse in imbarazzo, così, di punto in bianco; e lei c’era rimasta di sasso. Probabilmente, se quel gesto del ragazzo non l’avesse totalmente paralizzata, Hermione Granger avrebbe mosso un qualche passo indietro, mormorando un “non preoccuparti, ce la faccio”, o quantomeno lo avrebbe ringraziato! E invece no, tutto era avvenuto così in fretta che la giovane non aveva neppure fatto in tempo a comprendere a pieno il significato delle parole di Daph che incitava i suoi compagni ad aiutarla che Draco le era già affianco, e prima che lei riuscisse a staccare l’una dall’altra le parole che il ragazzo aveva pronunciato, lei si era trovata priva del suo baule, e questo posizionato nel portabagagli. E ti credo che era rimasta ferma immobile a guardarlo, e meglio ancora a chiedersi che cosa gli fosse preso. In un primo momento, quando Daphne li aveva invitati a sedersi, la ragazza aveva persino preso un momento in considerazione l’idea di sedersi accanto a lui, eppure aveva preferito evitarlo, esattamente come si evitano i matti. Ed ora che stava lì, che gli sedeva dinnanzi capiva forse che quella non era stata forse la scelta più esatta. Poiché gli era così dinnanzi a facil vista, ora le pervenivano alla mente i più vaghi pensieri. Così come la lingua batte là dove il dente duole, così lo sguardo della Granger tornava immancabilmente a posarsi sulla figura dello strano ragazzo che le sedeva di fronte, e non riusciva più a staccarsi dalla sua immagine. Sapeva di non doverlo guardare, non così ossessivamente almeno, eppure la tentazione era così forte da non riuscire a controllare gli occhi nei momenti in cui si incantava a fissarlo, e non c’era più alcun modo di farla guardar altrove, o forse c’era un modo, uno ed uno soltanto, e questo si risolveva quando anche lui la guardava, ed i loro occhi si incontravano per un momento, ed allora lei distoglieva lo sguardo, maledicendosi. Strano: mai, mai e poi mai in tutta la vita aveva mai distolto lo sguardo dinnanzi a lui. eppure, quel giorno, la giovane Granger aveva paura che il rampollo di casa Malfoy s’accorgesse che lei lo stava studiando.
Così, all’istante, pensava Hermione Granger, mentre, a due posti di distanza da lui, Blaise Zabini si divertiva in ben più semplici pensieri. Chissà a che velocità starà viaggiando adesso il treno, pensava il ragazzo, e chissà verso che ora sarebbero arrivati ad Hogwarts, e chissà cosa avrebbero mangiato una volta arrivati lì… Ah ah, Draco e la Granger, che spasso! Forse non avrebbe dovuto tagliarsi i capelli, questa scalatura da cattivo ragazzo che tanto gli era piaciuta trovatola su una rivista di sua madre si era rivelata, sulla sua nuca, alquanto deludente. Forse avrebbe dovuto tagliarseli di nuovo… Oh, guarda, un gufo! Chissà per portar quale lettera la povera bestia stava viaggiando…
E mentre il moro contemplava il volatile dal freddo vetro del finestrino, il silenzio tormentava lo spazio.
- Hum… la cosa è imbarazzante – commentò la Granger.
- Siete voi che vi siete intromessi nel nostro scompartimento, cara, - le rispose alquanto acida la Greengrass – avviatelo voi il discorso.
- Ok, - tentò Ron – come… come sono andate le vacanze estive?
- Io detesto le vacanze estive – lo fulminò Daph.
- Già, anche io – commentò Harry.
- Io sono stato al mare – affermò Blaise, per ravvivare la conversazione – mia madre ha sempre preferito la montagna: abbiamo uno splendido chalet sulle alpi francesi, ci siamo andati quasi tutte le estati fin fa quando ero bambino, ma quest’anno il suo nuovo compagno ha insistito così tanto che ci ha praticamente trascinati in spiaggia! Devo dire che non è stato male, però preferisco la montagna. Poi siamo andati una settimana al lago, ma ha piovuto tutto il tempo, quindi nulla, voi?
- Io sono stata a Berlino, in Germania, per quindici giorni con i miei e degli amici di famiglia – fece Hermione – e per il resto siamo andati al mare.
- Io sono stato in campagna con i miei – spiegò Ron – e poi due settimane in Romania, mio fratello Charlie abita lì.
- Io quest’anno non mi sono potuto concedere una vera e propria vacanza. – fece Draco – Con mia madre ci siamo fatti un bel giro delle nostre proprietà, tutto qui.
- Problemi con l’arresto, Malfoy? – chiese lui Harry come a voler aizzarselo contro.
“Almeno i miei sono vivi…” avrebbe commentato Draco se non si fossero trovati in quella pessima situazione, eppure, stando così le cose, lo sguardo omicida di Daph gli impedì di rispondere a Potter nel modo che avrebbe veramente voluto, e così dovette optare, abbassando lo guardo, per un più pacato:
- Non sono affari tuoi, Potter.
Daphne, le lo avesse avuto accanto, probabilmente lo avrebbe punito con una spinta, ma, fortunatamente, la ragazza gli era solo dinnanzi, e quindi si limitò a incenerirlo con lo sguardo.
Intanto, il silenzio era tornato a prevalere.
- Hum… allora… - fece Blaise tentando nuovamente di intavolare una conversazione, - che ci raccontate di bello?
Daphne dedicò un’occhiata malvagia anche a lui, lo guardò come se avesse detto una cosa assurda, e lo stesso sguardo gli dedicarono anche tutti gli altri presenti dello scomparto.
- Come non detto… - commentò a bassa voce il ragazzo, e tornò anche lui al silenzio.
Daphne tentò di incatenare lo sguardo a quello di lui, ma a vuoto. Che stupido che era Blaise! Perché mai si era stato zitto!? Perché mai non riprendeva un qualsiasi discorso!?! Eppure, le pareva che la sua tacita consegna dei ruoli fosse stata abbastanza chiara. Se Draco doveva far innamorare la Granger, infatti, e quella doveva essere tutta una recita, anche a lei e Blaise occorrevano delle parti. E lei le aveva già tacitamente decise. Lei sarebbe stata l’amica “cattiva”, quella spocchiosa e snob, quella che la Granger avrebbe trovato più antipatica, il che era inoltre il suo ruolo preferito, la parte che di gran lunga le riusciva meglio, e Blaise invece sarebbe stato l’amico buono, l’allegro compagno di tutto e di tutti, più buono persino di Draco. Quindi, qui la stupida domanda di Blaise cascava a pennello, mai il suo silenzio no, quindi doveva ricominciare a parlare, quindi doveva… E mentre Daphne rifletteva su quello che l’amico avrebbe o non avrebbe dovuto fare, lo scompartimento si aprì di botto, e l’immagine di Victor Fire, aitante capitano della quadra di quidditch Serpeverde, seguito da un esiguo gruppo di compagni di quadra, apparve nitida agli occhi dei presenti.
- Ecco dove eravate! – tuonò il ragazzo rivolto ai tre Serpeverde – Vi stavamo cercando per tutto il treno, che ci fate qui?
- Hey, Vic! – lo salutò Daphne sorridendo – come sono andati gli allenamenti estivi?
- Non male, i campi delle Finlandia sono perfetti per giocare a quidditch, ma voi…
- Noi ce ne stavamo tranquilli nel nostro bel vagone vuoto, - lo interruppe Daph – prima che questo venisse invaso – aggiunse guardando e alludendo ai tre Grifondoro.
- Io non li avrei fatti entrare – commentò Victor volgendo l’occhio prima a loro e poi ancora a Daph.
- Già, ma che vuoi farci, - fece Daph in tono annoiato – amicizia fra case, il treno è di tutti, bla bla bla…
- Tu sei troppo buona, Daph! – fece il ragazzo.
- Lo so, lo sono – si limitò a rispondere lei, apostrofando il tutto con un successivo batticiglia.
- Perché non venite non nostro scompartimento? – propose Victor – Innanzitutto non dovreste stare con… certa gente, e poi potremmo studiare un paio di strateglie per la prima partita della stagione, o magari noi potremmo…
- Ho già fatto sesso in treno, Vic – lo interruppe nuovamente Daph, - e l’esperienza si è rivelata alquanto deludente: i sedili sono sporchi, scomodi ed i continui sbalzi insopportabili, ho quasi vomitato. Noi stiamo bene qui, grazie, ma passa da me dopo il banchetto in Sala Grande, potresti raccontarmi della tua estate in Finlandia mentre io mi sfilo gli slip. Ci vediamo.
Il ragazzo indugiò qualche secondo a collegare fra di loro le parole del discorso di Daph, poi sorrise compiaciuto.
- Ci vediamo dopo – le fece quindi sorridendo ancora – ciao, ragazzi.
- Ciao, Vic
- Ciao, amico – gli rispose Draco e Blaise prima l’uno poi l’altro.
- Ciao, ragazzi – fecero in coro non ritmato i membri della scorta di Vic, e poi la porta dello scompartimento si richiuse senza fare troppo rumore.
La giovane Daphne Greengrass sbadigliò sonoramente portando la mano a battere contro la bocca a mo’ di indianina, prima di sbracarsi più comodamente sul proprio sedile.
- Cominci bene l’anno! – fece lei Blaise, sorridendole.
- Oh sì, Victor è un ottimo amante – commentò pigramente lei – un po’ ottuso, ma a letto è un vero drago.
- È… il tuo ragazzo? – le chiese timidamente Hermione, tentando come Ron e Blaise avevano fatto prima di lei ad intavolare una qualche conversazione.
- Io non sono la ragazza di nessuno – tuonò Daph fulminandola con sguardo e parole, come se la cosa l’avesse particolarmente irritata, e Draco poté facilmente notare che il rossore invadeva il suo viso, e il suo respiro non accennava neppur lontanamente a tornar regolare. Se solo fosse stata in vena di metafore, Hermione probabilmente l’avrebbe paragonata a un toro che caccia fiato dalle narici dopo una grande furia, ma nella sua mente preferì di gran lunga non paragonarla a niente, e rimanere soltanto ferma a guardarla. eppure, Hermione era ben sicura di non averle posto una domanda così provocante…
- Eh no, non è proprio la ragazza di nessuno lei – commentò Blaise sorridendo, tentando di smorzare la tensione che si era andata creando nello scomparto, per poi avvicinarsi ad abbracciare l’amica – è tutta mia lei!!
Stretta fra le braccia del compagno, Daphne sembrò ritrovare il sorriso, e questo si trasformò poi in una risata, e poi scacciò via il ragazzo ridendo ancora.
- Sapete, - fece la ragazza – avrei davvero bisogno di bere.
- Possiamo chiamare la signora del carrello – fece Ron alzandosi in piedi.
Daphne lanciò un’occhiata loquace ai suoi due amici, e poi accennò ancora a una lieve risata.
- Non intendevo del succo di zucca – gli rispose la ragazza, scavalcando e riaccavallando le gambe.
Ronald Weasley tornò a sedersi imbarazzato, mentre Daphne rideva ancora.
- Niente paura, Daph, - la rassicurò Draco, a dire il vero ben poco loquace quel giorno – ho parlato con Theo alla stazione; è riuscito a imboscarsi qualche bottiglia di Whisky Incendiario e altro che ora non ti so dire dalla cantina dei suoi: se riesca a passare il controllo ad Hogwarts sono nostre!
- È vietato portare alcolici ad Hogwarts – replicò Hermione.
- Già, - commentò Blaise – ed è per questo che ti tapperai la bocca, intesi?
- Io sono il prefetto Grifondoro – gli rispose Hermione – e come tale ho il dovere…
- Senti, piccola – fece lei Daph – cercherò di essere mano brutale possibile ma, mettiamola così, se tu provi a dire qualcosa a Gazza o a chiunque altro ti spezzo le braccine prima che tu riesca a dire “scusa”, sono stata chiara? Dio mio, al momento l’alcol mi serve più dell’ossigeno!
- Hey! – tuonò Draco in direzione dei suoi amici – Datevi una calmata voi due, ok? Non parlerà, non c’è bisogno di minacciarla, vero, Granger?
La ragazza esitò per un momento che le parve eterno, e quando finalmente riuscì a parlare balbettò qualcosa tipo “sì”. Il motivo della confusione era quanto mai strano. Innanzitutto l’aveva un po’ intimidita la minaccia di Daph, quella ragazza le stava tremendamente antipatica. Il secondo punto era stato l’intervento di Draco. Forse, se si fossero trovati in un universo parallelo lontano anni e anni luce da quello lì, se lei non fosse stata Hermione Granger e lui non fosse stato Draco Malfoy, se lei non fosse stata la migliore amica di Harry Potter e lui non fosse stato il figlio di un mangiamorte, e se non ci fosse stata Hogwarts, con tutti i suoi problemi e le sue case, e se ancora lei non fosse stata una Mezzosangue e lui un maniaco del sangue puro, se fosse stato attendibile tutto questo, allora Hermione avrebbe potuto forse quantomeno ipotizzare che il ragazzo si fosse mosso in sua difesa. Sì, il modo in cui aveva parlato, il modo con il quale aveva messo a tacere i suoi amici, ed infine il fatto che l’avesse chiamata per cognome, e non come uno dei suoi soliti appellativi alla “Sporca Mezzosangue”. Era sembrato, a dire il vero, alquanto scocciato di tutta quella situazione, scocciato che i suoi amici l’avessero trattata male e scocciato di difenderla, eppure aveva comunque preso le sue difese. Il tono con cui si era rivolto a lei, beh, quello era senza dubbio il tono più dolce con cui le si fosse mai rivolto da quando i suoi si erano conosciuti, e poi l’espressione, lo sguardo che le aveva dedicato mentre pronunciava la frase, ecco, tutto questo le era parso quasi premurono, rassicurante.
Ma lei era Hermione Granger e lui era Draco Malfoy, e lei era la migliore amica di Harry Potter e lui il figlio di un mangiamorte, e c’era Hogwarts, con i suoi problemi e le sue case, e lei era una mezzosangue e lui un fanatico del sangue puro, e loro si trovavano nel loro universo, non in uno situato da loro ad anni e anni di distanza, e nel loro universo non era proprio possibile che Draco si muovesse in sua difesa.
Forse lo avrebbe dovuto ringraziare…
E mentre Hermione Granger si contorceva nei suoi ragionamenti, il giovane Draco si tormentava nei suoi.
Per la prima volta in vita sua, infatti, la mezzosangue Hermione Granger aveva abbandonato il posto di persona che odiava di più al mondo, e quel posto era stato abilmente riempito da Daph. Chissà che cosa si credeva la Granger adesso! Oh sì, doveva esser rimasta totalmente colpita da lui, forse avrebbe persino finito per credere alla faccenda del Draco buono prima ancora di quanto sia lui che Daph avevano immaginato, e quindi lui sarebbe dovuto passare prima al livello successivo, e questa era una vera catastrofe. Insomma, non gli andava certo di dover far lo sposino della Granger prima del tempo dovuto, che palle! Forse avrebbe fatto meglio a ignorare l’occhiata di Daph…
Ma certo, certo che era stata Daphne a suggerirgli, con lo sguardo, di difendere contro di loro la Granger, ci mancava solo che quella malsana idea fosse venuta a lui! insomma, nel momento in cui la Granger aveva fatto il suo commento sul bere, Daphne aveva subito colto la palla al balzo per far volgere la situazione a suo favore. Quindi, aveva lanciato un’occhiata loquace in direzione dal compagno Blaise, che si era semplicemente limitato ad eseguire l’ordine di lei, comportandosi dall’”amico buono”. Quando Hermione aveva ripresentato la sua protesta, come la bionda s’era aspettata facesse, quello era stato il grande momento di Daph. Sfoggiando tutta la sua malizia di brava Serpeverde, la ragazza le aveva risposto con una sottile minaccia marcando solo un po’ l’immagine di se stessa, e poi, come aveva già fatto con Blaise, aveva lanciato un’occhiata a Draco. Se Draco non fosse stato Draco, se e Daphne non l’avesse conosciuta, probabilmente sarebbe rimasto inerte a quello sguardo, e quasi sicuramente non l’avrebbe capita, ma lui era Draco Malfoy, e conosceva la cara vecchia Daph da tanto, troppo tempo, per non capire il nitido messaggio dei suoi occhi.
Era un linguaggio che la sua amica Daphne soleva usare fin troppo spesso per non impararlo, quello degli sguardi. Non v’era un dizionario vero e proprio, e nemmeno un codice prestabilito, è solo che, con il suo uso degli occhi, la giovane Serpeverde riusciva sempre e comunque a farsi capire. O quantomeno a trasmettere un messaggio. Nel momento esatto in cui Daphne Greengrass ti guardava in un certo modo, anche se eri totalmente ignorante in materia, riuscivi in qualche modo a capire che ti stava dicendo qualcosa. Certo, se non la conoscevi è probabile che non avresti capito cosa, eppure percepivi benissimo che aveva cercato di comunicare con te.
Comunque, per tornare a Draco, l’occhiata che Daphne aveva lanciato al caro ragazzo forniva in comando abbastanza esplicito: “sto facendo la stronza, difendi la Granger, adesso”. E Draco, maledicendola con tutto se stesso, le aveva obbedito. Aveva difeso la mezzosangue come l’amica gli aveva richiesto ed ora, dallo sguardo quanto mai confuso di lei, sia lui che Daphne, e persino Blaise, capivano che, seppur non aveva fatto ancora centro, di certo aveva appena smosso qualcosa nell’animo della Granger. E quindi la messa in scena avrebbe addirittura accelerato i suoi tempi. Tanto meglio, si obbligò a pensare Draco, prima mi fingo amante della Granger, prima tornerò single e contento.
Ed era ancora in questa condizione d’amino che la visuale offerta dal finestrino di un castello, di un enorme castello che gli si parava all’orizzonte, comunicò al ragazzo che in viaggio stava quasi per avere fine.
- Hogwarts è alle porta, signori, - commentò Blaise contemplando lo stesso panorama – saremo distanti meno di due minuti ormai- conviene cominciare a prepararci, se on vogliamo perdere le carrozze migliori.
Ciò detto lui e Malfoy si alzarono su per giù nello stesso momento, seguiti poi da Harry, Ron ed Hermione, mentre Daphne rimaneva comodamente sbracata sul suo sedile. Blaise trasse giù il proprio bagaglio e quello di Daph, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi, e non appena la ragazza l’ebbe afferrata la tirò su di peso, per poi metterle in mano il proprio bagaglio ed aprire la porta dello scompartimento. Mentre loro uscivano, Hermione e Draco prendevano il proprio bagaglio, e la prima andò a posizionarsi, fatto ciò, dinnanzi alla porta dello scomparto, aspettando i suoi due compagni che stavano ancora scaricando i propri bauli. Draco, tirandosi dietro il proprio bagaglio, le si parò dinnanzi. Prima deviarono l’una alla sua destra e l’altro alla sua sinistra, poi viceversa, poi viceversa ancora, e poi ancora e ancora, e poi, dato che continuavano a muoversi sempre nella stessa direzione, e la situazione non pareva accennarsi a cambiare, Draco risolse il tutto con un neutrale:
- Permesso, Granger.
E mentre si spostava quasi inconsciamente per farlo passare, un miliardo di pensieri invasero maligni il cervello di Hermione Granger, e così rimase immobile per diversi istanti, nel guardare lui che scompariva nel corridoio.
Niente “spostati”, niente “togliti di mezzo” , niente “fuori dai piedi o dalle palle”, niente di niente, solo “permesso”, e poi, e questa era la cosa più sbalorditiva, più stupefacente, nessun “feccia”, nessuno “sporca mezzosangue”, solo…. Granger!


Ok, non aggiorno da tipo una vita, lo so, ma penso che il capitolo abnorme possa compensare l'attesa. Ce lo avevo pronto da un pò, ma mi sono scordata di riportarlo a pc, ma ora ecco a voi la mia nuova creazione. Che ne pensate di Daph? E di Blaise? E di Astoria? E di Draco e di Harry e di Ron e di Hermione? Fatevi sentire, o meglio leggere! Ci rivediamo a capitolo 4. Baci. Ciao!
   
 
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