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Autore: stephany    06/07/2006    0 recensioni
"Come hai sempre fatto."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Partorito dalla mia mente malata in un momento un po' così. Poi la cosa mi è piaciuta e l'ho continuata. Quindi ecco qui una nuova one-shot introspettiva sui pensieri di una ragazza. Spero possa essere piacevole!
Ah, mentre l'ho scritta stavo leggendo Tu Non mi Conosci, di D. Glass *W la pubblicità XD* e credo si notino le influenze, se qualcuno l'ha letto. Anyway... Enjoy it!]


Alzo una mano per ripare gli occhi dal sole accecante.
Fisso il Castello Sforzesco che, imponente, mi si para davanti, ammonendomi con lo sguardo.

Dannazione, perché tutto quello che vedo mi ricorda te?
Incrocio le gambe sulla panchina dove tu avevi incrociato le gambe, poso la testa dove tu avevi posato la testa. Ti immagino. O ti ricordo, ancora non te lo so dire. Sicuramente, però, ti sto pensando.
È domenica. Sono a parco Sempione. A dispetto di quanto tu possa immaginare, non c’è nessuno. Sono solo io e il castello Sforzesco, che per qualche strana ragione oggi sembra ridermi alle spalle. Oppure mi ride proprio in faccia, ma questo non riesco a capirlo. So solo che lo sento ridere.

No, non è vero. Non sono l’unica persona in parco Sempione. Se ti guardi intorno, puoi vedere i prati brulicanti di persone che ridono e che urlano. Poche sono nelle mie condizione. Anche perché poche stanno pensando a te.
Come ti ho detto, è pieno di gente. Ti ho detto anche che stanno ridendo ed urlando, ma questo posso solo immaginarlo. Perché io non sento niente. Ho le orecchie tappate. Ma non come se tutto fosse ovattato e i rumori smorzati: tutti i suoni sono completamente spariti. La gente che mi passa davanti muove le labbra, ma non parla. I bambini nelle carrozzine spalancano la bocca, ma non strillano. I gruppi di ragazzi dietro di me si rotolano per terra dalle convulsioni e aprono le labbra, ma non ridono.
Non li sento. Vedo i loro gesti, ma non sento le loro parole.
Torno indietro nel tempo: ho escluso tutti i rumori per poterti ricordare.
Ora c’è solo una cosa che riesco a sentire. Tu sei di fianco a me e mi stai parlando. E io sto implorando affinchè tu continui a parlare.

Ancora.

Ancora.

Ancora.

Perché devo sentire la tua voce. È l’unica cosa che mi tiene con i piedi immersi nella realtà. Sei tu la mia realtà.

No, non è vero. Tu non sei di fianco a me e non mi stai parlando. Cioè, lo stai facendo, ma nei miei ricordi. Purtroppo, ancora non ho la capacità di viaggiare nel tempo. Se ne fossi capace ora tu saresti con me e mi staresti baciando.
Ma siccome non lo so fare, tu non sei qui e non mi stai baciando.
Però ti vedo in lontananza. Stai risalendo parco Sempione e ti stai avvicinando a me. Incrociamo gli sguardi. Tu non sorridi. Non fai nulla. Semplicemente continui ad avanzare. Sei sempre più vicino.

Di più.

Di più.

Di più.

Ci sei. Sei esattamente a cinquanta centimetri da me. Ancora, non fai nulla. Però ti siedi accanto a me. Molto vicino a me. Non mi guardi. Non mi sorridi. Non fai niente di niente. Respiri. E a me basta sentire il tuo respiro, lo sai. Giocherello nervosamente con il lembo della mia maglia. Continui a non guardarmi. E io voglio abbracciarti.
Maledizione, fai qualcosa! Per favore! Girati, parlami, sorridimi! Fai qualcosa, ti prego! Qualunque cosa…!
E qualcosa la fai. Vedo la tua mano che si alza. Seguo il suo movimento per intero, fino a quando non si posa sulla mia, appoggiata in grembo.
Sussulto, ma silenziosamente. So che se mi sentissi fare un qualunque movimento, tu leveresti la mano. E invece, sentendo la mia reazione nulla, stringi la mia mano.
Anche se non hai sentito nessuna mia rezione, sono sicura che stai ascoltando i battiti accelerati del mio cuore.
Le tue labbra si schiudono. Emetti un suono come se stessi per dire qualcosa. Ma non dici nulla. Le tue splendide labbra si richiudono velocemente e sospiri. Sento che la tua mano allenta la stretta sulla mia. So che vuoi lasciarla andare, ma io non voglio. E così la stringo. Ti lancio un’occhiata lunga quel tanto che basta per accorgermi che sei rimasto sorpreso.

Cos’è, pensavi che non ti amassi? Ah, quanto ti sei sbagliato…!

Finalmente ti giri verso di me. Piano. Molto piano.
Cosa devi dirmi? Perché mi guardi in quel modo? Cose c’è? Dimmelo, ti prego!
Non parli. Ma mi stai guardando. Adoro quando mi guardi. Hai degli occhi splendidi. Te l’ha mai detto nessuno? Scommetto di sì. Sono neri e dolci. Profondi. Splendidi, sul serio, nonostante così semplici. Ma dopotutto lo sai, io adoro la semplicità.
E ora… che stai facendo? Perché ti avvicini così tanto al mio viso? Non avevi detto che non mi volevi? E allora perché le tue labbra si sono posate così delicatamente sulle mie e la tua lingua vuole assaggiare la mia?
Istintivamente ti abbraccio. Forte. Senza lasciarti andare.

*

Ok, cancella tutto questo. Fin dalla prima riga alla penultima che ho scritto. Non è vero niente. Non sono in parco Sempione. Il castello Sforzesco non sta ridendo di me. Ma soprattutto, tu non mi stai baciando.
La verità è che sono in camera mia. Da sola. Ho solo immaginato tutto questo.
Ma una cosa vera l’hai letta: ti sto pensando. Questo è un dato di fatto. Nei miei pensieri ci sei sul serio. Continui ad affacciarti sulla porta e, nonostane i miei sforzi di farti uscire, c’è quell’omino che opera nel cervello che ti offre una tazza di tè e ti fa entrare. E tu ti accomodi fra i miei pensieri.

Vattene! Vattene, Cristo! Vattene, lasciami in pace! Non vedi che sto male? Lasciami in pace! Ti prego… vattene via… Non vedi che sto piangendo? Vai via! Lasciami da sola! Lascia stare la mia mente! Smettila di tormentarmi! Perché non te ne vai? Sto male! Sto male…! Non ti sopporto più… lasciami stare… tornatene da dove sei venuto! Vattene via! Non lo vedi? Non lo vedi, dannazione! Certo, sei cieco! Maledizione, possibile che non riesci a capirlo? Mi fai stare male!
Per te! È per te che sto piangendo! È per te che sono ridotta a uno straccio!
Lasciami in pace… ti prego…
Cos’è che non va in me? Cosa non ti piace di me? Cosa devo cambiare per andarti bene? Chi devo diventare per piacerti? Sono sbagliata? Ci dev’essere per forza qualcosa che non va in me. Ci dev’essere per forza. Se no perché tu te ne freghi di me?
Ma se te ne freghi di me, allora perché ci sei continuamente fra i miei pensieri? Vattene! Non entrare mai più nella mia vita! Non sei il benvenuto! Se non mi accetti per quello che sono, se non accetti ME, perché allora io dovrei accettare te nei miei pensieri? Non ti voglio!
E SMETTILA DI GUARDARMI!
Non guardarmi! Non sono degna di essere guardata dai tuoi occhi, giusto? E allora perché continui? Perché continui a divorarmi l’anima in questa maniera? Perché non mi lasci perdere? Fregatene di me, ti prego… così mi sarà più semplice dimenticarti.
Perché non ci provi? Perché non fai come hai sempre fatto?
Voltati e vai per la tua strada, lasciami qui da sola mentre mi piango addosso e annego in questo mare di lacrime.

Come hai sempre fatto.
  
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