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Autore: magistrate    06/11/2011    1 recensioni
Squall e Rinoa riflettono sul passato, sul futuro e su se stessi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

AND FOREVER
scritta da magistrate, tradotta da Little_Rinoa

Era una luminosa mattina di inizio primavera, e Rinoa stava risalendo il sentiero verso il Garden di Balamb per fare una visita che considerava rimandata da troppo tempo. Indossava un abito estivo color zaffiro, del tipo che sembrava popolare a Deling City in quei giorni, e portava le borse sulla spalla come se pesassero molto meno di quanto pesavano in realtà.

Squall la aspettava per incontrarla all'ingresso del Garden, e indossava un'uniforme SeeD di alta sartoria e i capelli, che imploravano di essere tagliati, erano raccolti in una piccola coda alla base della nuca. Si scambiarono i soliti saluti mentre lui la liberava dal peso delle borse, guidandola verso il Garden. Lui accennò al fatto che anche Edea fosse lì quella settimana per una visita- e le disse che Quetzal mandava i suoi ossequi e che sarebbe voluto essere lì per salutarla di persona se non avesse avuto degli affari ultramondani di cui occuparsi. Parlarono poi delle ultime missioni di Squall e toccarono l'argomento delle politiche del paese natale di Rinoa, e poi sembrò che quello fosse il limite della loro conversazione; lui la accompagnò alla sua stanza in un tranquillo silenzio, e solo quando poggiò le sue borse sul letto lei decise che fosse giunto il momento di affrontare l'argomento del quale avrebbe voluto parlare fin da quando il Garden le era comparso all'orizzonte.

Era passato quasi un anno da quando era tornata lì - quasi un anno da quando aveva avuto l'opportunità di parlare con lui faccia a faccia. Anche se aveva riflettuto sulla sua domanda per molti mesi, sembrava troppo importante affidarla alle loro normali corrispondenze.

"Squall?"

"Mmh?"

"...Cosa sai riguardo i Cavalieri?"

Lui sembrò quasi colto di sorpresa. "Che vuoi dire?"

"Il Cavaliere della Strega," disse Rinoa. "Ultimamente non faccio che pensarci. E... Non so davvero niente riguardo l'argomento. E... forse dovrei, non credi?"

Squall la guardò, calmo. "E perché pensi che io ne sappia qualcosa?"

Rinoa spalancò gli occhi, come se avesse dato per scontato che lui ne sapesse qualcosa. "Non lo so," disse. "...Credo che sia stato abbastanza stupido da parte mia chiederlo. Sono io la Strega, dopo tutto-"

Squall scosse la testa. "Perché vuoi saperlo?"

Rinoa strinse le mani. "Sono una Strega da anni ormai," asserì. "So che non ho dovuto usare molto i miei poteri, ma... non lo so. Forse mi sto solo preoccupando inutilmente. È solo che le uniche Streghe che ho conosciuto e che non avevano Cavalieri sono state Artemisia e Adele..."

"Hai paura di impazzire," suggerì Squall.

Lei si morse un labbro. "Credo che c'entri anche questo," convenì. "Ma, Squall, è anche che-"

Lo guardò negli occhi. Quegli occhi blu che sembravano cresciuti da quando l'aveva conosciuto - e che allo stesso tempo non sembravano essere affatto cambiati con l'avanzare dell'età, cosa invece che era accaduta con lui. Erano freddi e scuri come lo erano sempre stati.

"Sai perché sto facendo a te questa domanda?"

Lui non era il tipo da sorridere a quella risposta, o da prenderla tra le braccia, o da fare uno di quelle migliaia di gesti che molte persone chiamerebbero "romantici". Ma non importava - non importava a lui, e non importava a lei. Erano delle espressioni superficiali - per lei contava molto di più che lui annuisse con sincerità, guardandola fermamente negli occhi. "Sì," rispose lui semplicemente.

"E?"

Lui distolse lo sguardo. "...Non lo so," disse. "...Non so cosa possa implicare. Ma, arrivati a questo punto-" Espirò con calma, tornando a guardarla. "Dovresti sapere cosa provo, nei tuoi confronti."

"Lo spero," disse lei.

"Gli unici Cavalieri che ho conosciuto sono stati Cid e Seifer," continuò lui. "E a quanto pare Cid era abbastanza incapace a fare qualsiasi cosa. E Seifer..." lasciò il resto della frase in sospeso, cosa che strappò a Rinoa uno sguardo comprensivo. Gli posò una mano sul suo braccio, sorridendo con tristezza.

"Ma deve esserci qualcosa," disse lei. "È una tradizione molto antica."

"Lo so." Lui scosse la testa. "Ma non ne so nulla."

D'improvviso Rinoa fu colta da una folgorazione. "...Non sapevo che Cid fosse un Cavaliere," esclamò.

Squall annuì. "Edea è-"

"-È qui in visita, vero?"

Squall prese in considerazione la cosa. "Sì. ...È qui."

Lei lo guardò attentamente negli occhi. "Dovremmo chiederlo a lei?" rifletté a voce alta.

Lui annui, pensieroso. "...forse dovremmo."

*~*~*~*~*

Edea si trovava nella libreria dell'Ufficio, dove tendeva a passare il tempo durante le sue visite al Garden. Stava per versarsi del tè dalla piccola teiera bollente quando i due entrarono, e lei immediatamente si voltò per accoglierli. Fece segno ai due verso il tavolo, dopo di che prese posto. "È da un po' che non ci vediamo, Rinoa," disse, sorridendo. "Dovresti convincerla a farci visita più spesso, Squall." L'ultima parola fu detta con un bagliore materno negli occhi.

Squall prese posto dalla parte opposta rispetto a Edea, prendendo una sedia anche per Rinoa. "...Madre, vorremmo... chiederti una cosa."

Edea inarcò un sopracciglio. L'unica volta in cui qualcuno la chiamava "madre" era quando c'era un tono nostalgico nell'aria oppure per chiederle un consiglio - ed entrambe erano cose che lei non era abituata a sentir chiedere da Squall. "Oh?"

"...Vorremmo sapere qualcosa riguardo i Cavalieri," si lasciò sfuggire Rinoa, cercando e afferrando la mano di Squall mentre lo diceva. Arrossì leggermente, come se sospettasse che Edea avrebbe potuto trovare tutto ciò davvero stupido, o dirle di aspettare di crescere, o semplicemente essere sconvolta per la sua impertinenza.

Invece, Edea inarcò semplicemente le sopracciglia e disse, "Cara... non pensavo a questa cosa da molto tempo..."

"Non ne so molto," continuò Rinoa, con le parole che le sfuggivano dalle labbra con un po' di ansia. "Davvero, non so cosa voglia dire tutto quanto. Ma-"

Edea alzò una mano per fermarla, chinandosi in avanti. "Dovresti affrontare questa cosa sapendo cosa stai facendo," disse gravemente. "Entrambi dovreste capire quali sono le conseguenze. Non è come il matrimonio, non si può divorziare dal legame con il Cavaliere... se lo fate, ne sarete implicati, insieme, fino a quando uno dei due morirà."

Molto probabilmente Rinoa non se ne era resa conto, perché la presa della mano di Squall si fece più forte.

Edea non era ignara della cosa. Fece un piccolo, rassicurante sorriso, e prese le loro mani già unite nelle sue. "Il legame con il Cavaliere è basato sulla fiducia," disse. "C'è un rituale molto specifico che dovrete sostenere per confermare l'esistenza di questa fiducia, ed è proprio questa fiducia a mantenere vivo il legame. Sotto molti punti di vista è più intimo di un matrimonio - una Strega e il suo Cavaliere sono compagni in tutto, e pongono la loro stessa vita nelle mani dell'altro. Sarete più come due metà della stessa cosa, in questo modo; siete ancora esseri individuali, ma allo stesso tempo inseparabili in un modo che non molte persone capiscono. Sarete ognuno il braccio destro dell'altro."

Guardò ognuno di loro, incontrando i loro occhi. Squall sembrava averla presa abbastanza bene - non sembrava che stesse riflettendo, ma più che altro che fosse intento ad assorbire le informazioni. Edea dovette meravigliarsi di questa sua abilità di prendere le cose così com'erano - anche se era un po' preoccupata delle conseguenze.

Rinoa, dal canto suo, era in uno stato totalmente diverso dal suo solito modo di fare - Edea percepì immediatamente l'inquietudine nei suoi occhi.

Edea corrugò la fronte. "Il rituale non è così complicato come sembra," disse, rassicurata che almeno entrambi stessero prendendo la cosa sul serio. "Ma ci sono altissime probabilità che vada male."

Rinoa annuì. "Di cosa si tratta?" domandò.

"Secondo la traduzione, i Cavalieri erano guerrieri armati," iniziò a spiegare Edea. "Il legame veniva stretto, molto più spesso che in altri modi, sul campo di battaglia. Il Cavaliere doveva andare dalla Strega, inginocchiarsi, e chiederle se poteva diventare il suo Cavaliere."

"E...?"

"Prima cosa, la Strega doveva estrarre l'arma del Cavaliere," disse Edea attentamente, "e tagliarli la gola."

Rinoa sbiancò visibilmente. "Ma-"

Edea fece un gesto, per farla aspettare. "La Strega a questo punto doveva offrire la sua magia al Cavaliere perché lui la assimilasse," continuò. "Il Cavaliere prendeva la magia nella sua stessa mano e la usava per guarire la ferita."

Rinoa fece un grosso respiro per darsi forza. "Ma questo è... è terribile," disse.

Edea sorrise debolmente. "È tutta questione di fiducia," riprese, e il suo sorriso si affievolì. "Ci sono testimonianze storiche di riti andati male. La Strega ha la capacità di uccidere il Cavaliere, nel fare un taglio troppo profondo o nel passargli troppo poco potere. Allo stesso tempo, il Cavaliere ha la capacità di contrastare la magia dalla Strega – uccidendola." Incontrò gli occhi dei due ragazzi. "Sia il Cavaliere che la Strega devono avere una fiducia impeccabile l'uno nell'altra. Se non siete in grado di fidarvi l'uno dell'altra tanto da mettere in gioco la vita, senza nessuna eccezione, il rito non funzionerà. E, se non siete pronti a offrire tutta la vostra vita all'altra persona - beh, allora condannerete voi stessi a vivere l'inferno."

Rinoa annuì. "Capisco."

Edea le diede un colpetto sulla mano, e ritrasse le sue. "Sono certa che ne vogliate discutere," li incoraggiò gentilmente.

"Sì," concordò Rinoa, alzandosi. "Sì. Grazie. ...lo faremo."

*~*~*~*~*

Erano seduti fuori, sul balcone poco fuori dal Giardino, godendosi la fresca brezza e riflettendo su quello che Edea aveva detto. Aveva portato alla loro attenzione spaventose immagini –nessuno dei due sapeva come affrontarle, o persino a come rifletterci davvero..

C'era una colomba sulla ringhiera del balcone, intenta a lisciarsi attentamente le penne con il becco. Rinoa la guardò mentre toglieva una piccola piuma, poi tese le dita e le intrecciò sporgendole verso il soffio della brezza. Prese delicatamente la colomba tra le dita e le lisciò attentamente le piume.

"Squall?" chiese.

"Mh?" rispose lui.

"Credi che le cose siano predestinate?"

Lui alzò lo sguardo; non si aspettava la domanda. "Cosa?"

Rinoa si morse per un momento il labbro. "Pensi... che sia possibile che le cose siano destinate ad accadere? Pensi che esista qualcosa come il fato? Come il destino?"

Squall ci pensò un attimo; la mano si spostò verso la fronte a premersi in mezzo gli occhi. "...No," rispose alla fine. "...ci sono volte in cui avrei potuto giurare che i GF stessero agendo secondo un loro programma, o che manipolavano le cose per scopi personali. A volte mi sono chiesto se è possibile cambiare il Futuro, poiché il futuro è già parte del nostro passato. Ma non penso che non ci sia niente che possiamo fare... credo nel libero arbitrio."

Rinoa annuì. "Le scelte che abbiamo fatto ci hanno portato portato qui?" domandò lei.

"Sì."

Lei alzò lo sguardo, facendo un conto mentale. "Sono già... sette anni, giusto? Da quando ci siamo incontrati."

Squall fece la sottrazione, e annuì. "Sì."

"Sembra sia molto di più." Si voltò a guardarlo, e sorrise. "È come se ti conoscessi da sempre," chiarì, "e... non lo so. A volte, è come... è come se noi fossimo fatti per stare insieme. La serie di casualità che ci ha portato qui - anche con le nostre stesse scelte - è talmente incredibile da credere, a volte." In qualche modo, con la mano arrivò a toccargli il braccio. "Penso a tutte le cose che sono successe, e anche a tutto quello che abbiamo passato, e credo che se non fossimo destinati a stare insieme - o se fossimo destinati a non stare insieme - dovrebbe essere chiaro adesso." Deglutì. "Non sono nemmeno una SeeD; viviamo da due parti opposte del mondo, eppure le cose funzionano ancora. C'è qualcosa di incredibile in tutto questo."

Lui aveva lasciato cadere la mano dal viso, e ora la guardava con sincerità. Rinoa trattenne il respiro - ancora una volta, dovette riflettere su quanto fossero terribilmente affascinanti quegli occhi blu, anche quando lui non voleva che apparissero come tali. Per un po', lui la guardò come se volesse dire qualcosa.

Alla fine, Rinoa pensò fosse necessario incitarlo un po'. "Cosa c'è?"

Lui scosse la testa. "Non lo so," disse semplicemente.

"Che vuoi dire?"

Lui si accigliò. Rinoa poteva quasi vedere la confusa massa di parole che fluttuava dietro i suoi occhi - era solo insicuro su quali usare.

Divenne più facile vederlo mentre si accigliava sempre di più, e la frustrazione iniziava a salire. Lei conosceva quel comportamento - lui aveva passato la sua vita a mettere da parte le parole, e quando doveva trovare un modo per articolare i suoi sentimenti le parole non venivano fuori facilmente.

"Non so come mi sento," disse alla fine, borbottando un po' tra sé e sé. Non era esattamente vero - lui sapeva benissimo come si sentiva - solo che non aveva idea di come dirlo. "...per molto tempo, dopo il nostro incontro, non riuscivo a sopportare di stare vicino a te." Si accigliò con forza, stringendo i denti per un momento. Quello ancora non era del tutto corretto - "non tolleravo la tua presenza. Ti sopportavo solo a causa dei miei contratti, ma non mi è mai piaciuta la cosa." Scosse la testa. "Adesso, non mi sento più così."

"È bello sentirlo," commentò Rinoa secca - con un esile sorriso, perché lui potesse capire che stava scherzando.

Squall si fermò per un attimo, guardandola - temendo in parte di averla inconsapevolmente offesa. "...Adesso è diverso," continuò debolmente. "Io... io penso di essere felice quando sei qui. E mi manchi quando vai via. Ma non lo so... è amore?"

"Quindi..." Lei stava o facendo una smorfia o trattenendo un sorriso, e per quanto lui ci provasse non riusciva a capire quale delle due cose stesse facendo. "Fondamentalmente, quello che stai cercando di dire è che tu non sai dire se sei innamorato di me o se sei solo abituato a stare con me."

Lui si accigliò, combattendo con parole che non venivano mai facilmente, ma ogni volta sempre con più difficoltà. Come si fa a dire una cosa del genere?

"...Non lo so," rispose, abbassando involontariamente gli occhi. E questa volta era vero - davvero non lo sapeva. "Come si fa a saperlo?"

"Se si è innamorati?" chiese Rinoa.

Squall annuì.

Rinoa ci pensò su un attimo. "...Io... neanche io lo so," ammise. "Suppongo che sia solo qualcosa in cui si crede."

"Intendi dire per fede?" chiese Squall.

Rinoa annuì. "Credo di sì."

"Intendi la fiducia."

L'allusione la colpì, e lei si sentì gelare.

Dopo un po' di tempo, abbassò intenzionalmente lo sguardo. Fece un profondo respiro prima di sentire di poter dire qualcosa. "Mi affiderei a te con la vita," disse.

Lui rifletté sulla cosa. Non pensò nemmeno per un minuto - ma sembrò essere per molto, molto di più. "...anche io mi affiderei a te con la vita," disse.

Lei alzò lo sguardo, verso i suoi occhi, chiedendosi se ciò che aveva appena detto volesse dire proprio ciò che credeva. Notò a malapena che il suo respiro era più profondo del solito - come se lui stesse facendo uno sforzo enorme per apparire perfettamente calmo.

"Non credo di essermi mai sentito così prima," disse lui appena percettibile, "...e non penso che succederà ancora. È amore?" Scosse la testa. "Non lo so. Ma... non penso che mi dispiacerebbe passare la vita con te."

Il cuore di lei svolazzò, poi prese il volo. Gli prese una mano nella sua. "E io passerei la mia vita con te," rispose infine, e si fidò della risposta che aveva dato.

*~*~*~*~*

Sembrava che l'intero Garden si fosse riversato fuori per assistere alla cerimonia. Gradi diversi di SeeD stavano solennemente sull'attenti, facendo un netto contrasto con la luce emessa dal sole nel Giardino. C'era un'energia particolare nell'atmosfera, un caldo bagliore nell'area che indorava il momento con fermezza.

I due erano in cima alle scale, uno opposto all'altra; Squall teneva il suo gunblade - l'adamantino Revolver Advanced -al suo fianco, e la sua uniforme era decorata dalle medaglie che aveva accumulato negli anni da SeeD. Edea era con Rinoa, una mano appoggiata attentamente sul suo braccio, per rassicurarla. Aspettò fin quando non arrivò il momento giusto e poi, con un cenno del capo, lasciò andare la Strega.

Squall si avvicinò per primo, inginocchiandosi al centro del giardino. Lei fece un passo avanti, vivamente consapevole delle parole di Edea e del peso degli occhi del SeeD su di lei. Si abbassò, prendendo l'impugnatura del gunblade e sentendone il peso fino a quel momento a lei sconosciuto. Allo stesso tempo Squall le toccò leggermente il gomito, facendola sussultare.

"Non aver paura," le sussurrò. Lei fece un respiro profondo.

"No," sussurrò di rimando, e tirò fuori la spada dal suo fodero mentre si rialzava.

Mentre faceva il taglio, cercando di non far tremare le mani, sembrò che la SeeD e il mondo intero trattenesse il fiato.

I suoi occhi non abbandonarono mai quelli di lei, e fu dalla loro calma che lei trasse la forza. Non rivelavano dolore, o ansia - erano fermi come lei non gli avesse affatto fatto male.

Quando allontanò la lama da lui, si spaventò per l'incredibile quantità di sangue che usciva dalla ferita. Non sapeva se fosse una ferita mortale, o quanto sangue avrebbe dovuto perdere - non aveva modo di valutare la gravità del taglio. Si concentrò sul rimanere calma – sul fidarsi di lui - e gli offrì i suoi poteri nel modo migliore che conosceva.

La vista di lui era sfuocata, in quel momento - o, forse, si era solo rifocalizzata sull'astratto. Il suo respiro era rallentato, come quando entrava nella trance necessaria per invocare un GF. Lei poteva sentire che il suo potere veniva debolmente tirato, e il suo cuore balzò.

Ci fu un sussulto da parte dei vari ranghi SeeD che lei non sentì mentre una luce blu chiaro brillò nella ferita, richiudendo la pelle e non lasciò nulla se non una cicatrice argentata dietro di sé. Anche tutto il sangue sparso iniziò a dissolversi nella luce - in poco tempo, a parte la cicatrice, non c'era nulla a testimoniare che lì c'era stato il taglio.

Lei si sentì investita improvvisamente da un senso di euforia - e dopo, come un'eco, un'espressione di meraviglia in risposta da Squall. Stava per inginocchiarsi quando lui si alzò, e lei annullò in fretta la distanza tra loro e lo prese tra le braccia.

Un applauso esplose dai SeeD. Rinoa, che riusciva a sentire la sua guancia contro i suoi capelli, non ebbe nemmeno bisogno di alzare lo sguardo per vedere che lui stava sorridendo.

*~*~*~*~*

Erano gli ultimi giorni precedenti a una luna piena, e quella sera il Salone delle feste era colmo. Al rituale del legame era stato accordato tutto il peso di una cerimonia del Garden, che celebrava l'unione di due dei suoi eroi. E per un po' di tempo, rimasero semplicemente sul balcone, guardando il cielo - cercando, come aveva detto Rinoa, le stelle cadenti.

Era una notte per sognare e ricordare.

L'orchestra nella sala da ballo passò ad una nuova canzone, e Rinoa abbassò lo sguardo per incontrare gli occhi di Squall. Sorrise. "Ti ricordi quando abbiamo ballato questa canzone?"

Lui annuì. "Mi hai lasciato nel bel mezzo della sala da ballo a metà canzone, però," disse, ma non c'era rimprovero nella sua voce. Lei sorrise, allungando la mano. "Non ti lascerò stasera," promise.

Poteva essere che lui avesse esitato prima di allungare la mano a sua volta. Forse fu solo il modo in cui la notte sembrava estendersi da sola, quindi quell'istante parve un'eternità. Ma lui le prese la mano, guidandola in silenzio verso la pista da ballo.

*****
Nota della traduttrice: i commenti saranno tradotti e inviati all'autore originale.

  
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