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Autore: maccioccafrancesca    07/11/2011    1 recensioni
(...) Mi sentii trattenere per un polso. Sul momento balzai, ma poi la sua voce mi tranquillizzò. < Tieni davvero a me? >, chiese titubante.
Mi resi conto di averlo detto poco prima, quando ero ancora nella sua stanza, ma non pensavo che lui ci avrebbe fatto caso.
Girai il capo per poterlo guardare in volto.
< Sì >, risposi decisa, al che lo notai rilassarsi appena, quasi impercettibilmente. < Tu tieni a me? >, azzardai. Sapevo che probabilmente mi stavo spingendo troppo oltre, ma volevo saperlo, dovevo saperlo. (...)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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EPILOGO
GIUSTO O SBAGLIATO

 


            < Ancora non capisco come abbiate fatto a convincermi a venire qui! > sbottai scocciata, tamburellando nervosamente le dita sul tavolino. Mi sedetti più comoda sulla sedia: ormai il mio sedere si era addormentato, non ce la facevo più a stare seduta. Volevo tornare a casa, eppure non volevo.

            < Semplice, perché il mio visino da neo vampiro bastonato funziona sempre! > Caroline mimò un’espressione dolce e implorevole, una di quelle con occhi spalancati e labbro inferiore sporgente.

            < Piuttosto, perché non andiamo a ballare?! > S’intromise Bonnie.

            < No! No no no no! Mi avete costretta in questo vestito, mi avete costretta a questa festa, ma non mi costringerete anche a ballare! >

            < Ma perché? A te piace ballare! >

            Effettivamente era vero, mi piaceva, ma in quel momento ballare era proprio l’ultima tra le mie priorità.

Per prima cosa volevo sapere che fine aveva fatto Damon, che, da quando era entrato, l’avevo perso di vista. Secondo poi volevo sapere dove si fosse cacciato Stefan che, invece, circa mezz’ora prima, mi aveva scaricata con un secco < Torno subito. > che strana concezione di “subito” che aveva!

            < Dai! Un solo ballo, concedici solo questo! >

Caroline mi prese per un braccio e Bonnie per un altro, quindi mi trascinarono al centro della pista, già affollata di coppie e coppiette appiccicate tra di loro.

Poi lo vidi. Di sfuggita, ma lo vidi.

< Devo andare... > Sussurrai, ma sicuramente non mi avevano sentita. Un po’ perché l’avevo detto a voce davvero bassa, un po’ perché c’era così tanto baccano che sarebbe stata dura farmi sentire anche se avessi urlato.

Mi feci largo tra la folla a forza di spallate – sì, lo so, non era molto femminile – finché arrivai di fronte ad una porta, che probabilmente portava a qualche stanza della casa.

L’aprii lentamente.

            < Oh merda! > Ooh no, non era femminile per niente.

            POV DAMON

            < Allora, vuoi dirmi cosa ci fai qui, oppure no?!> Dissi fra i denti, tenendola ben arpionata al muro. Strinsi un po’ di più la presa della destra al suo collo.

            < Prova a scoprirlo da solo.> Rispose, con il chiaro intento di farmi innervosire. Mossa sbagliata, lo ero già abbastanza di mio.

            < Senti stupida ragazzina, o mi dici cosa cazzo ci fai qui o ti ficco questo paletto nel cuore.> Ringhiai contro il suo orecchio premendo, con la manca, la punta del paletto contro il suo petto. < E sai che sono capace di farlo!>

            < Davvero?! E allora fallo.> Stava giocando. Mi stava prendendo in giro. Non lo sopportavo.

            < Con infinito piacere!>

            < Damon, fermati!> Stefan entrò nella stanza ansante, chiudendosi cautamente la porta alle sue spalle. < Non possiamo ucciderla, non ancora.>

            < Tempismo da telefilm fratellino, davvero, complimenti.> Dissi secco. Quel giorno la sua presenza mi infastidiva, e già ero abbastanza infastidito per la presenza di una qual certa vampira, il che non era un bel mix. Senza contare che ero mezzo ubriaco.

            Avevo voglia di uccidere. Avevo la persona da uccidere. Avevo l’occasione per uccidere. Perché indugiare?!

            Strinsi di più il paletto fra le mani.

            Volevo ucciderla, nient’altro.

            < Damon.> Mi chiamò nuovamente mio fratello.

            Gli lanciai una rapida occhiata, poi tornai su di lei, ancora stretta nella mia morsa.

            < Katherine.> Cominciai.

            < Damon.> Mi canzonò lei.

            Mi stava proprio facendo incazzare… ancora di più.

            < Dimmi. Cosa. Vuoi.> Cercavo di mantenere la calma perché, ne ero certo, se mi fossi distratto anche solo per un secondo le avrei infilato quel dannatissimo pezzo di legno dritto nel cuore.

            Improvvisamente la porta di aprì. Di nuovo.

            < Oh merda!> La sentii sussurrare.

           Se il mio cuore fosse stato ancora funzionante avrei perso un battito.

           Non poteva essere lì.

           Non in quella stanza.

           Non nella stessa stanza dove si trovava Katherine.

           Non nella stessa stanza dove mi trovavo io.

            < Che ci fai tu qui?! Vattene immediatamente!> Avevo scandito quelle parole forti e chiare, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla vampira di fronte a me.

            Non potevo guardarla.

            Lei non poteva essere lì.

 

            POV ELENA        
            La scena che mi ritrovai a osservare non era esattamente quella che mi sarei aspettata: Katherine era arpionata al muro, Damon la teneva ferma per il collo con una mano, mentre con l’altra le teneva un paletto premuto contro il petto. Intanto, invece, Stefan era fermo al centro della stanza, inerme e silenzioso.

            < Che ci fai tu qui?! Vattene immediatamente!> Aveva detto con cattiveria Damon, senza nemmeno guardarmi. Il suo sguardo era fisso su Katherine.

            < Elena, Damon ha ragione, devi uscire.>

            < Ma perché?> Cominciò Katherine liberandosi dalla presa del vampiro con una facilità inimmaginabile. < Falla restare. >

            Damon rimase impietrito per un secondo, probabilmente non si capacitava che la vampira, fino a quel momento, l’aveva praticamente preso in giro non liberandosi prima dalla sua morsa, poi si girò di scatto osservando attentamente ogni singola mossa di Katherine. Quest’ultima si stava avvicinando alla mia posizione a piccoli passi. Sul suo viso era stampato un sorriso compiaciuto, ironico, di sfida.

Prima che potesse arrivare a circa un metro da me, Damon, alla velocità della luce, mi si parò davanti andando a formare insieme a Stefan, che subito l’aveva imitato, una barriera tra la mia figura e la vampira.

            < Non fare nemmeno un altro passo.> Ringhiò Damon, stringendo convulsamente il paletto nella mano.

            < Vuoi essere tu, ad impedirmelo?!> Rise lei.

            < Non solo lui, Katherine. Avvicinati ancora a Elena e sarò io stesso a ucciderti.> Pensai che non avevo mai sentito Stefan parlare in quel modo, ne' tanto meno avevo mai visto Damon preoccuparsi per me a quella maniera, soprattutto dopo quello che era successo.

            Katherine esitò qualche secondo, pensierosa, ma quel sorriso beffardo che la contraddistingueva non tardò a tornare ad invaderle il viso. < Ooh, ma che bel quadretto che formate: i due fratelli Salvatore,> Fece una pausa di qualche secondo, con il chiaro intento di renderci ancora più nervosi di quanto già non fossimo. < innamorati della stessa donna.>

            Stefan fulminò Damon che, di rimando, abbassò gli occhi.

            Poi guardò me, confuso. E anche io spostai lo sguardo, perché, sebbene non conoscevo i sentimenti che Damon provava per me, conoscevo perfettamente quelli che provavo io per lui.

            Sentivo gli occhi indagatori della vampira fissi su di me. < E, magari, Elena si diverte a giocare con entrambi…>

            A quell’ennesima frecciatina mi venne voglia di urlare. Di prendere quel dannatissimo paletto e ficcarglielo nel cuore. Non aveva il diritto di dire quelle cose.

< Ma come ti permetti…?!> Sbottai io, dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio.

            La vampira si avvicinò a me, spaziandosi tra Stefan e Damon, in un battito di ciglia. < Chiamalo intuito...> Ghignò ad un palmo dal mio volto.

Il cuore mi batteva a mille per la paura, ma non ebbi il tempo di terrorizzarmi a dovere perché, sempre in quella che mi parve una frazione di secondo, mi ritrovai ad osservare, con occhi colmi di stupore, Katherine accasciata a terra e Damon sopra di lei, il paletto conficcato nel suo addome.

            < L’hai mancato, Damon.> Sospirò con affanno.

            < No. Stefan, stranamente, ha ragione: tu sei qui per un motivo, che ancora non hai avuto il piacere di condividere con noi, il che vorrebbe dire che uccidendoti non farei altro che mettere Elena più in pericolo di quanto già non sia e cadere in svantaggio.>

            < Perché, ora pensi di essere in vantaggio?!> Rispose di rimando lei, sempre ironica, nonostante il pezzo di legno nel suo addome.

            < Zitta, non voglio più ascoltarti per oggi.>

            Arrivammo a casa Salvatore nemmeno mezz’ora dopo. Avevamo lasciato il ballo senza dire un a parola a nessuno, soprattutto a Bonnie e Caroline che, vampira cattiva o meno, non mi avrebbero lasciata andare per nulla al mondo.

            Damon e Stefan avrebbero portato Katherine nel seminterrato, mentre io avrei aspettato nel salotto; questo era il piano. Però, proprio quando si stavano apprestando a scendere le scale, mi venne naturale chiamarlo.

            < Damon.> Lui si girò di scatto, senza però guardarmi.

            < Che c’è?> Chiese scocciato.

            < Dovrei parlarti un attimo.> Non sapevo bene di cosa avrei dovuto parlargli. Ma una cosa era certa: dovevo fargli capire che per me era più importante di quanto poteva anche solo immaginare. Lo amavo. Ma non sapevo se poterglielo dire o meno, non sapevo se facendolo avrei fatto la cosa giusta o quella sbagliata.

Cos’era giusto?! Rompere con Stefan, lasciarlo per suo fratello, per di più in un momento tanto delicato, oppure lasciare tutto com’era? In entrambe le situazioni uno dei Salvatore avrebbe sofferto. Come avrei potuto, allora, decidere?

            < Io intanto la porto giù.> Disse uno Stefan alquanto stranito. Prese in groppa Katherine, che nel frattempo avevamo imbottito di una quantità industriale di verbena, e la portò giù.

            < Di cosa devi parlarmi?> Chiese scontroso.

            Giusto o sbagliato?

            < Di noi due.> Lo vidi un po’ sorpreso, anche se cercò di nasconderlo bene.

            < Di quello che è successo tra me e te.> Continuai, eppure non sapevo ancora cosa dire.

            Chi avrei scelto di far soffrire? Stefan o Damon o…?

            Aspetta.

            Improvvisamente mi venne in mente un particolare che fino a quel momento avevo ignorato: eravamo in tre in tutta quella situazione. Non c’erano solo loro due, c’ero anche io.

            C’ero anche io, e avevo tutto il diritto di non voler soffrire.

            E allora le parole mi uscirono di bocca come se fossero state sempre lì, pronte per esser pronunciate.

            < Ti amo, Damon. Forse ti ho sempre amato, forse no. Questo non te lo so dire, però so che ora, in questo preciso istante, io ti amo…>

            < Tu…> Mi interruppe. Sorpreso. La voce quasi tenera.

            < Aspetta, lasciami finire. L’altra sera fare l’amore con te è stato meraviglioso. È stato indimenticabile, idilliaco. Però…> Mi presi un attimo per respirare a fondo e trovare il coraggio di dire ciò che stavo per dire. < … non posso stare con te. Non è la cosa giusta, ne’ per me ne’ per te.>

            < Certo.> Sbuffò. Il tono era tornato ad essere duro, il volto impenetrabile. < Tu hai Stefan.>

            < Ho detto che devi lasciarmi finire.> Lo rimproverai dolcemente. < Non posso stare con te, ma non posso stare nemmeno con Stefan. Finora mi sono preoccupata perché vi stavo facendo soffrire, e non volevo. Ma sai qual è il punto?! È che nemmeno io voglio soffrire. Era evidente fin dall’inizio, eppure ci sono arrivata solo ora: non posso giocare con voi, con i vostri sentimenti, non posso e non voglio comportarmi come ha fatto Katherine. Non lo meritate voi come non lo merito io. E per evitare di soffrire, e di far soffrire, questa è l’unica cosa che posso fare. Almeno per ora.>

             Seguì un momento di silenzio. Aspettavo che lui dicesse qualcosa, che però tardava ad arrivare. Era lì, di fronte a me, lo sguardo perso nel vuoto, le labbra contratte.

             < Sai.> Ripresi io. < Penso di non meritarvi, nessuno dei due. Siete speciali, tu quanto lui.>

            Mi avvicinai a Damon, a piccoli passi. Gli presi il viso tra le mani e mi concessi un ultimo, piccolo bacio.
            Poggiai semplicemente le mie labbra sulle sue.
            Chiusi gli occhi per godermi a pieno quella sensazione. Pochi secondi, poi mi staccai lentamente. Lui rimase immobile.

            Poggiai la fronte contro la sua. < Sono tua, lo sarò sempre.> Sussurrai. < Ma ora come ora è giusto così.>

            Una lacrima percorse la mia guancia.

            Non seppi dire se di felicità o meno.

            Ma ciò di cui ero certa era che avevo fatto la cosa giusta.

           Per me.

           Per Damon.

           Per Stefan.

           Non avevo rimpianti.

          Mi staccai cautamente, pulendomi il viso con il palmo della mano. < Ora devo dirlo anche a lui… ma penso che abbia già ascoltato tutto.>

Abbozzai un sorriso, poi mi diressi giù.

          < Stefan.> Lo chiamai. < Dobbiamo parlare.> Cercai di ignorare la figura di Katherine, inerme, legata alla sedia.

         Il vampiro alzò lo sguardo su di me, triste. < Lo so.>





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Eccomi qui, con l'ultimo capitolo di questa fic che, anche se mi ha fatta spesso penare - causa: mancanza d'ispirazione - mi sta molto a cuore, anche perchè è la prima long che scrivo.
Mi dispiace davvero tanto di avervi fatto aspettare tanto, ma, oltre a non avere più idee, ho avuto anche da fare. Non solo con la scuola, ma anche con un'altra fic, quindi doppie scuse. (A proposito, se vi interessa ve la linco, è una storia a 24 mani, il mio sarà il nono capitolo :)
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=818590 )
Comunque, tornando a noi, il pov di Damon mi è servito solo a a far capire quello che stava succedendo, nulla di più, e penso che si sia capito xD
Il finale?! So che non ve lo aspettavate così, ma è così che doveva andare (bada, non nel telefilm, ma nella mia fic, per come si sono sviluppati i fatti questo è il finale giusto). Triple scuse xD
Beh, che altro dire?! Vi ringrazio tutti, per avermi seguito sempre, nonostante le mie continue "pause".
E ringrazie tutti quelli che hanno recensito, messo tra le preferite e quant'altro. Grazie davvero.
Vi voglio bene.
Un bacio.
Francesca.

  
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