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Autore: direiellie    07/11/2011    2 recensioni
Vecchia fanfiction ispirata al film 'X-Men Le Origini: Wolverine.' (con pochi altri riferimenti agli altri film della saga) che ho deciso di portare avanti dopo un periodo di pausa abbastanza lungo.
Logan & Emily. Quello che ruota fuori e dentro loro lo scoprirete assieme a me.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Logan' Howlett/Wolverine, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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      Origins of Love


Aprii gli occhi all'improvviso. Mi guardai attorno senza riconoscere l'ambiente che mi attorniava, leggermente spaventata. Sotto di me terriccio umido, mi circondavano alberi secolari e cespugli. Ero ancora sdraiata mentre cercavo di fare mente locale per ricordare perché mi trovassi nel bel mezzo di una foresta. Poi ricordai, e una lacrima volle uscire insistentemente fino a scendere lungo il mio collo. 

Mi alzai da terra, recuperai il mio zaino - l'unica cosa con me - e cominciai a camminare, senza sapere dove mi avrebbero portato le mie gambe stanche lungo i sentieri di quella foresta. Non avevo meta e mi concessi di osservare tutto quello che avevo attorno in quel momento. Animali, piante, enormi sassi... la natura. Era tutto umidiccio e l'erba bassa era cosparsa di rugiada. Sicuramente era mattina, l'alba doveva essere passata da poco tempo, ma tra il verde non scorgevo nessun raggio di sole. Dovevo aver passato la notte in quel preciso angolo della foresta dove poco fa mi ero svegliata, salva, all'apparenza. Non avevo più cibo con me e sentivo una gran fame. Bevvi un sorso d'acqua e ripresi a camminare sperando di trovare presto luoghi famigliari, persone, o almeno qualche baita solitaria. C'era un tale silenzio che potevo sentire il mio respiro affannarsi sempre di più, una lieve pace che ben presto si ruppe con quello che sembrava il rumore di una motosega. Spalancai leggermente lo sguardo con la speranza di trovare di lì a poco qualcuno che volesse darmi un aiuto. Mi mancava parlare con qualcuno, era troppo tempo ormai che lo facevo solo con i miei pensieri. Cercai di capire da dove provenisse quel fastidioso rumore. Non era lontano. Sentii un tonfo improvviso, un tronco d'albero cadere al suolo. Feci un balzo e decisa mi avvicinai sempre più, fidandomi delle mie orecchie e di quello che avevano appena sentito. Sfiorai rami di alberi per farmi strada arrivando infine a un tronco perfettamente mozzato. Non era da me avventurarmi in un posto sconosciuto, ma ero sola e non avevo più le forze di starci. Il desiderio di trovare qualcuno mi portò avanti fino a scorgere, tra alberi dal tronco robusto, un uomo in lontananza con una motosega in mano. L'immagine davanti a me non era delle migliori, mi sentii all'istante in un film dell'orrore, ma smisi subito di far viaggiare la fantasia e mi sedetti a terra, non molto lontano da lui, guardandolo incuriosita. 
L'uomo indossava una camicia aperta e un paio di jeans consumati. Mi chiesi perché fosse tutto solo a stroncare la vita a poveri alberi, ugualmente rapita. Sperando non si accorgesse della mia presenza mi avvicinai di poco, nascondendomi tra la natura per non farmi vedere, con l'insano desiderio, però, che mi trovasse. Aveva capelli castani non molto corti e lunghe basette. Non riuscivo a distinguere il colore dei suoi occhi, così come le particolarità delle sue mani. Sembrava forte, a giudicare dalla figura della sua schiena quando mi dava le spalle. Chissà quanti anni aveva. Restai a guardarlo insistentemente, ne ero un po' affascinata. Seguii i suoi movimenti per tutto il tempo del suo lavoro, con lo strano desiderio di voler conoscere l'ora. 
Dopo un interminabile tempo passato a fissare lui e lo sfondo che ci circondava posò la motosega a terra e si asciugò la fronte. Riprese poi la motosega e cominciò a camminare in direzione opposta alla mia. Volevo scattare in piedi ma non mi alzai subito, rimuginai tra me e me, quando poi i pensieri furono offuscati dalla sola voglia di seguirlo. Quando fui più vicina si bloccò di colpo, come se sapesse della mia presenza. Annusò l'aria e si voltò verso di me. Sperando non mi avesse notata restai immobile, poi ripresi a camminare con lui. Non sapevo quello che stavo facendo, forse avrei sbagliato, forse mi sarei ritrovata nei guai, forse...
Arrivai sul ciglio di una strada e guardandomi intorno lui non c'era più. Mi bloccai, ma poco più in là lo vidi salire su una roulotte dotata di un gancio da traino. Il pensiero fu automatico, improvviso: corsi e mi ci infilai dentro, senza farmi vedere. Non riuscivo a spiegarmi il motivo dei miei gesti, quell'uomo a cui mi stavo aggrappando avrebbe potuto essere chiunque. Tuttavia mi ero quasi sempre fidata di me stessa, e quella volta non avevo certo smesso. Così, senza sapere nulla di lui restai lì, immobile, pensando a quello che sarebbe accaduto. Infondo non sapevo né avevo un posto dove andare. C'erano troppe curve per i miei gusti, ma dovevo fare lo sforzo di restare ferma. Avrei tanto voluto vedere ciò che ci circondava mentre viaggiavamo sulla strada, per chissà quale meta, forse casa sua. Lo speravo. Mentre mi concessi di fantasticare un po' sentii un dosso sotto di me, e provai un dolore tremendo al braccio destro. Mi venne il panico, speravo non avesse sentito niente di sospetto, ma appena la roulotte si fermò le mie speranze svanirono. Sentii la portiera sbattere, la conferma delle mie speranze crollate, e lui venire verso di me.
   
 
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