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Autore: Kira Kinohari    08/11/2011    0 recensioni
Nella vita capitano cose belle e brutte, perlopiù brutte. Le cose belle arrivano nel momento in cui, ormai, non ci speravi più.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Judith stava guardando il cielo azzurro pieno di nuvole che si stagliava sopra di lei.
Aveva parcheggiato da poco la sua piccola utilitaria color crema e ora attendeva che la sua amata nonnina arrivasse ad aprirle il portone.
Stava lì, ferma come un automa, mentre gli occhi si aprivano e chiudevano per il sole accecante, dalle cuffiette usciva una canzone di quelle trasmesse mille volte alla radio solo nella mattinata, una di quelle che vanno forte in classifica.
"Ora cambierà tutto" si ripeteva.
Era ancora sconvolta dalla scoperta che il suo unico amore Theodore sarebbe andato al Collegge a vivere in un appartamento con due ragazze, e sapeva che non avevrebbe retto il confronto con nessuna, quindi stava scegliendo con cura cosa fare del loro rapporto.
La decisione migliore sembrava troncare, anche se lo amava da far male.
- buongiorno piccolo Thomas. -
Con un cenno gentile salutò il bambino che viveva nella casetta di fronte a quella della sua cara nonnina.
- ciao Jude. - ricambiò il vicino.
I minuti scorrevano come acqua di un ruscello, le canzoni si susseguivano senza pause, i pensieri si rincorrevano come bambini che giocano, ma facevano più male che bene.
Il maledetto college aveva rovinato una storia di tre anni, come aveva potuto fare una cosa del genere?
Beh, corsi diversi, zone diverse della metropoli, appartamenti divisi, nuove amicizie, e chissà, nuovi amori, forse.
Sapeva già tutto, ma non credeva che sarebbe andato tutto a rotoli ancor prima di cominciare.

damn, damn, damn, what I do to have you here, here, here.

Avril Lavigne continuava a cantare una canzone malinconica che rispecchiava il suo umore in modo perfetto.
Di solito ritrovava il suo umore odierno nel tempo che sembrava capirla come pochi sanno fare.
Di solito quando era triste scendeva una lieve pioggerellina, quando era felice il sole splendeva come nelle calde giornate d'agosto e tutto sembrava pieno di luce.
Oggi no, lei era triste e il sole continuava a splendere, non la capiva più nessuno, nemmeno il tempo a cui si era affidata tante volte.
- cosa stai facendo? -
La domanda inaspettata la fece sobbalzare e con la testa batté sul grande muro di granito a cui era appoggiata.
- ahia, merda. -
- miss finezza in persona. - rise il ragazzo che le aveva rivolto la parola.
- tu? -
La voce sconvolta sarebbe parsa strana a chiunque, ma non a lui. Sapeva benissimo quanto lei lo odiasse e non aveva tutti i torti.
Fin da piccoli erano stati migliori amici e lei alle superiori si era presa una bella cotta per il suo migliore amico, lui cosa aveva fatto?
Beh, se ne era preso gioco per farsi più grande con i suoi "amici nuovi di zecca".
- già. -
- fottiti stronzo. -
Eccoli lì, di nuovo a litigare.
- grazie, ma non riesco da solo e sono etero. Ora mi puoi spiegare cosa stai facendo seduta lì come una mendicante? -
- sto aspettando mia nonna. -
- oh, l'ho vista in paese, sta comprando la tua frutta preferita. -
- pesche? -
- esattamente. -
A Judith venne l'acquolina in bocca solo a pensare alle succose pesche della lunga vita. O almeno, così le chiavano quelli dei documentari.
Erano convinti che la pesca fosse il frutto della lunga vita e proprio perchè si cibano di molte pesche i cinesi siano centenari.
Judith sapeva solo che erano la cosa più deliziosa sulla Terra.
- come mai quello sguardo triste Jude? -
- non credo che a uno come te interessi qualcosa dei miei problemi personali, non credo che dovresti nemmeno parlarmi, visto che io sono solo il cagnolino-sbarra-tappetino che si fa usare. -
- lo so, sono stato un coglione. -
- sì, lo sei stato James e lo sei ancora. -
- cavolo, ti ricordi il mio nome! -
- sai qual'è la cosa peggiore? Non mi sono mai dimenticata di te, non delle cose che avrei dovuto dimenticare, almeno. -
- ovvero? -
- di quando eri diverso, di quando eri il ragazzo più dolce e sensibile che il mondo intero abbia mai conosciuto. -
- lo sono ancora. -
- non dire cazzate, ora sei un pupazzo come tutti gli altri, ti sei mescolato alla massa, non sei più James Portman, il mio migliore amico, sei James Tamarro, il fidanzato di Elyn perfettina Jonson. -
- Jude, io rimarro sempre il tuo migliore amico, qualsiasi cosa succeda. -
- beh, hai perso la mia amicizia il giorno in cui mi hai reso la persona più stupida del mondo di fronte all'intero istituto scolastico. -
- beh, mi dispiace, mi sono fatto prendere da quella stupida mania di successo a scuola e non ne sono riuscito ad uscire se non mollando tutti gli studi e se la conoscessi beh, Elyn non è poi così male come persona. -
- per te, per me è un'oca che si permette di guardarmi male ogni volta che ci incrociamo per strada, ma nessuno mai ti ha più calcolato. -
- ti guarda così perchè sa tutta la storia e secondo lei avresti dovuto darmi l'opportunità di ricominciare con te. -
I due ragazzi continuarono a discutere in toni animati per parecchi minuti, intanto, intorno a loro si formavano dei gruppetti di vecchietti incuriositi che li fissavano a bocca aperta.
Sembra che in tutto il mondo i nostri amati anzianetti non sappiano fare altro se non osservare la vita degli altri, forse perchè è più interssante, forse perchè non hanno più nulla da fare. Certamente è riconosciuto che in quasi tutti i paesi del mondo ai nonnetti piace stare sulla loro comoda sedia a dondolo, fuori dal porticato, a chiacchierare con i vicini o ad osservare la realtà che si espande fuori dai confini del loro mondo personale.
Se ci pensate è un po' inquietante sapere che ci sono persone che ti osservano ogni momento della tua giornata solo per riempire la loro.
Era appena risuonata la campana del mezzo giorno dalla piccola chiesetta che stava in cima alla collina.
Quante volte erano saliti su quella altura a guardare lo spettacolo e a giocare a chissà quali personaggi inventati.
Un sorriso apparve sul volto cupo della ragazza nel ripensare a quei giorni di felicità. Il vento le scompigliava i capelli chiari, mentre a scatti gli occhi color dell'ambra apparivano e sparivano a seconda del movimento delle palpebre.
Ora erano in silenzio entrambi, seduti uno accanto all'altro, per terra, come due barboni, mentre osservavano la chiesetta lontana, con i pensieri sintonizzati allo stesso ricordo, una promessa che sarebbe dovuta durare per sempre.
Una di quelle che poi lo sai che non si mantengono, ma quando sei piccolo la fai lo stesso, anche quando sei grande la fai lo stesso e sbagli.
Anche a diciassette anni Judith aveva giurato amore per sempre a Theo e ora stava per lasciarlo, forse solo quello era per sempre, la fine di un amore.
- Theodore va a vivere con due ragazze, non trova altra sistemazione, credo che lo lascerò. -
- lo vuoi lasciare? -
- non vorrei, ma mi conosco almeno un po' e so perfettamente che non vivrei più felice, che penserei ogni giorno a cosa sta facendo, se è fedele o mente e sta con una di quelle due tipe. -
- hai paura di soffrire? -
- tantissima. -
La sua testa, fattasi ad un tratto pesante, si appoggiò alla spalla forte del ragazzo che con la mano le accarezzava i capelli.
James le mise un braccio intorno alle spalle, e iniziò a cantare una canzoncina che risuonava nel vicinato ormai vuoto dei vecchietti che erano tutti a pranzare.
Judith rivolse un sorriso a quel ragazzo che per quattro anni aveva odiato, ma che ora, pur essendo uno dei suoi tanti problemi, era la soluzione a qualcuno, o comunque riusciva a non permetterle di pensarvi tanto a lungo da star male.
I loro occhi si incontrarono e ognuno di loro vide nell'altro quell'amico perso a dodici anni a causa del mondo che corre troppo in fretta e predilige l'aspetto e la bugia a qualcosa di più puro e vero.
- oh, Jude cara, da quanto sei lì? -
Judith si voltò velocemente facendo voltare di qua e di la i suoi capelli biondi. Con passo veloce si alzò e si diresse verso la donna che stava arrivando. Le assomigliava in tutto, aveva capelli biondissimi e dall'andatura si poteva benissimo capire che era stata una ragazza ben educata, e molto bella, perchè anche sul viso datato non si vedeva che un'allegra ragazzina segnata dal tempo che passa.
Jude sapeva benissimo che dentro al corpo di quella settantenne viveva una giovane ragazza sognatrice e viva tanto quanto lei, se non di più
- ciao nonnina, dammi le buste che te le porto io! -
- oh, non ti preoccupare, faccio io, intanto saluta il tuo amico e poi vieni a darmi una mano in cucina. -
- come preferisci. -
Le due donne si sorrisero. La nipote sapeva già che sua nonna avrebbe voluto sapere tutta la storia per filo e per segno, più che una vecchia parente sembrava una giovane amica a cui si poteva confidare in qualsiasi momento.
Aveva una mente molto aperta, quasi più dei suoi genitori.
Angela aprì il portone, e salì le scale che portavano alla porta color avorio, si strofinò i sandali comodi sul tappetino di benvenuto e infine, entrò in casa.
- beh, ora devo andare. -
- già, anche io, mia madre mi ha chiamato un paio di volte. - disse il ragazzo con quel suo sorrisino sghembo da pasticcione che Jude aveva sempre adorato.
- grazie James. -
- niente ringraziamenti signorina Boston. -
Lei sorrise di un meraviglioso sorriso radioso che avrebbe potuto illuminare quella giornata anche con grandi nuvoloni di pioggia e tempesta.
Salutò con la manina quasi fosse ancora piccola ed entrò nella sua casetta.
- oh nonna, quante cose che capitano quando meno te lo aspetti. -
  
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