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Autore: mizuki95    08/11/2011    2 recensioni
Prima fan fiction dedicata ad un personaggio fin troppo sottovalutato in questa storia, ovvero il giovane Eiji. Premetto che NON ho ancora letto il manga, quindi ci potrebbero essere delle incoerenze con esso. Mi sono basata unicamente sulla frase e l'atteggiamento che Eiji usa in una puntata dell'anime, ovvero quando si definisce un "figlio inutile". E' la prima volta in cui scrivo una one-shot, quindi siate clementi! Suvvia, iniziate la lettura adesso!
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eiji era un bravo ragazzo, molto ben voluto dalle persone, ma si considerava inutile.

Inutile era la sua passione per i dolci, inutili erano stati i tentativi di conquistare quella ragazza così carina al liceo, inutile anche come fratello, visto che era figlio unico. E come figlio, era la cosa più inutile in assoluto.

“Inutile” era una parola che odiava sin da quando era bambino, che tentava di non utilizzare mai.
Perché mai tanta avversione per una semplice parola?
Lui era sempre stato un ragazzo normale, non avevo mai subito traumi o cose simili…ma la definizione di “inutile” lo terrorizzava.
Essere inutile lo terrorizzava.
Per questo si dava più da fare per gli altri, per soddisfare le loro aspettative chiunque fossero, genitori, amici o professori.
Per non essere mai “inutile”.

Quando poi iniziò a fare boxe gli sembrò di toccare il cielo con un dito.
Lui, che aveva sempre avuto più energia nelle braccia che nelle gambe, si ritrovava a sfruttare questo suo talento per vincere, e la ricompensa per ogni sua vittoria era uno squisito dolce! Cosa avrebbe potuto chiedere di più?
Col tempo, era addirittura arrivato ad essere considerato uno dei migliori lottatori di boxe del Giappone.

Ma la vita è sempre in salita, si sa, e prima di arrivare alla vetta si cade sempre in un burrone.

Il burrone in cui era precipitato Eiji si chiamava “operazione alla retina”.
A causa di un incontro in cui aveva accusato molti colpi sul viso, scoprì che la sua vista era in pericolo. Senza il minimo ripensamento, si sottopose all’operazione. Ma dopo essersi il periodo di convalescenza, il suo coach gli diede la notizia peggiore che potesse mai dargli: a causa dell’intervento, avrebbe dovuto smettere con la boxe.

Vuoto interiore, tristezza, rabbia, tanti furono i sentimenti che riempirono il cuore del ragazzo, ma la cosa peggiore era che quella parola che tanto detestava, a cui tanto fuggiva, gli veniva sbattuta in faccia con violenza, come se fosse stata un’inevitabile verità…lui era di nuovo inutile.
Nonostante la gentilezza dimostratagli dal coach, Eiji non se la sentiva di arrendersi così.
Ma contro la natura non v’è barriera o volontà che tenga.

Fu vagando per la città con simili pensieri nella mente che vide una nuova pasticceria nel quartiere, una certa “Antique” «Il proprietario dev’essere un vecchio per scegliere un nome così fuori moda» pensò avvicinandosi per osservare i dolci in vetrina, quando il suo sguardo cadde sull’annuncio appeso su questa, che cercava un cameriere.
Il “colloquio”, se così lo si poteva chiamare, non fu dei migliori e non rientrava nemmeno nella categoria di un “colloquio normale”, ma non era poi così tanto male considerando la bontà divina della cucina di Ono, il pasticciere del negozio e per cui aveva molto insistito per diventarne l’assistente.
In sola mezza giornata i suoi orizzonti erano cambiati totalmente: mentre nel primo pomeriggio aveva creduto che la sua vita fosse giunta al capolinea, ora si trovava con una prospettiva diversa davanti.
Chi diceva che un ex lottatore di boxe non potesse diventare un ottimo pasticciere?
E poi anche le altre persone che lavoravano nella pasticceria non erano poi così “normali”: il suo capo era un uomo sulla trentina fissato col francese e lui si divertiva a chiamarlo “vecchio”; l’uomo che ricopriva il suo ruolo volutamente mancato di cameriere era un tipo dall’aria spaventosa ma che in realtà era un ingenuotto, quasi più di lui; infine, il suo adorato sensei, il pasticciere dell’Antique, era un gay dalla straordinaria capacità culinaria e con un cuore grande così.

La vita andava a gonfie volo per il giovane Eiji.
Anche se gli ostacoli non mancarono sulla sua strada come quando, pressato dal corso di lingua francese che era obbligato a seguire per poter andare un giorno nella patria dei dolci lo aveva ridotto ad un nervosismo superiore alla norma e si ritrovava a picchiare balordi la sera per sfogarsi.
Se avesse voluto, avrebbe volentieri rinunciato a quel corso di cui non capiva nulla, ma se lo avesse fatto avrebbe sicuramente deluso il suo sensei ed il vecchio, che gli pagava il corso. Inoltre, se avesse rinunciato, se avesse deluso tutti, avrebbe solo dimostrato nuovamente quanto fosse  inutile…non lo avrebbe mai permesso, per nulla al mondo!
Ma così facendo obbligava se stesso a fare qualcosa con riluttanza nonostante la buona volontà, e ciò avrebbe solo portato più danni che vantaggi, poiché era una specie di circolo vizioso.

La cosa, anzi…la persona che lo “salvò” da questa auto-distruzione fu il suo stesso divinizzato sensei, con cui riuscì a comprendere l’assurdo suo modo di affrontare gli eventi e le responsabilità di cui stava appena iniziando a sobbarcarsi.
Grazie a ciò, la sua vita era tornata alla normalità, anche se si pentiva amaramente di aver accennato ad Ono della ferita del suo cuore, una ferita che non aveva mai fatto intravedere a nessuno in vita sua.
Nonostante ciò, sentiva una strana sicurezza ogni qualvolta entrava in negozio ed indossava il suo grembiule: nonostante le difficoltà, nonostante i problemi, passati, presenti e futuri…quella pasticceria era il luogo al quale sentiva di appartenere.

Il luogo dove sentiva che non si sarebbe più sentito inutile.

Definirlo il luogo al quale il destino lo aveva legato sarebbe stato un pensiero da ragazzina delle medie…

l’Antique era molto di più, più di una casa, di una sensazione di completezza…

l’Antique era il SUO posto…

era la sua famiglia.
  
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