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Autore: Contessa    09/11/2011    2 recensioni
Hermione sbatté un tacco per terra, arrabbiata.
“Bene. Benissimo. – disse raccogliendo da terra la propria borsa. – Me ne andrò io, brutto… brutto maleducato! – la aprì frettolosamente e cercò d’infilare dentro il foglio. La richiuse con uno scatto, senza accorgersi che il foglio aveva fluttuato per un paio di secondi nell’aria prima di atterrare sul pavimento. – Goditi la stanza, maleducato!” urlò prima di andarsene in tutta fretta.
Draco alzò un’altra volta le spalle. Si avvicinò al foglio e lo raccolse; era una lettera.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo I

 

 

6/6/1999

 

Hermione si svegliò di soprassalto.

La testa le faceva male in maniera tremenda, come se qualcuno gliel’avesse schiacciata all’altezza delle tempie per un paio d’ore. Si accorse di avere freddo; quando si sedette per vedere dove fossero finite le sue lenzuola, si accorse anche di essere per terra. Il maglione le aveva fatto da giaciglio, e di fianco a lei c’era un bicchiere vuoto. L’alba stava illuminando una stanza completamente vuota;  non era decisamente la sua camera.

Il suo ultimo ricordo era Draco Malfoy che chiudeva una porta alle sue spalle. Poi, il buio.

 

***

 

2/2/1999

 

La porta si aprì così velocemente che fece appena in tempo a girare il viso dall’altra parte, asciugandosi le lacrime con una mano. Chiunque fosse, non l’avrebbe vista piangere.

“Questa stanza è occupata!” disse Hermione senza voltarsi.

“Non è mica un bagno.” ribatté Draco Malfoy facendo un paio di passi avanti. La ragazza si voltò verso di lui, gli occhi gonfi ora assottigliati.

“Ci sono qui io, Malfoy; vattene.”

“Da quand’è che voi Grifondoro possedete tutto il castello?”

“Da quando una persona che è arrivata prima ha maggiori diritti dell’ultima arrivata.” rispose Hermione con una smorfia saccente. Per tutta risposta Draco si mise tranquillamente a guardare il panorama fuori dalla finestra.

“Non hai intenzione di andartene, vero?” chiese la ragazza stringendo i pugni. Il foglio che aveva in mano tremava.

“Vengo qua quasi tutti i pomeriggi dall’inizio dell’anno; credo di avere più diritti di te di stare qui.” rispose alzando le spalle. Hermione sbatté un tacco per terra, arrabbiata.

“Bene. Benissimo. – disse raccogliendo da terra la propria borsa. – Me ne andrò io, brutto… brutto maleducato! – la aprì frettolosamente e cercò d’infilare dentro il foglio. La richiuse con uno scatto, senza accorgersi che il foglio aveva fluttuato per un paio di secondi nell’aria prima di atterrare sul pavimento. – Goditi la stanza, maleducato!” urlò prima di andarsene in tutta fretta.

Draco alzò un’altra volta le spalle. Si avvicinò al foglio e lo raccolse; era una lettera.

 

***

 

3/2/1999

 

Draco Malfoy bussò sullo stipite della porta; nella mano destra, sollevata all’altezza del viso, teneva la lettera. Hermione sollevò la testa e uscì rapidamente da sotto un vecchio banco.

“Cerchi questa?” disse Draco con noncuranza.

“Dove l’hai trovata?” gli chiese avvicinandosi con cautela, come se fosse una trappola.

“Qui, ieri, dopo che te ne sei andata lasciandomi gentilmente la stanza.”

“L’hai letta?”

“Certo!”

Hermione gli strappò la lettera di mano.

“Ormai l’ho letta, è abbastanza inutile portarmela via il più velocemente possibile.” le fece notare Draco. Hermione si limitò a raccogliere la borsa e a controllare che il foglio entrasse davvero lì dentro, questa volta.

“Grazie.” disse freddamente prima di andarsene. Draco ascoltò i passi della ragazza allontanarsi lungo il corridoio, per poi scomparire giù dalle scale.

Il sole, ancora alto nel cielo, era insolitamente caldo per quel giorno d’inverno; Draco aspettò il tramonto seduto per terra.

 

***

4/2/1999

 

“Questa non è la mia lettera.” disse Hermione alzando la mano che stringeva il foglio incriminato. Draco sollevò lo sguardo da un libro.

“Ciao.”

“Questa non è la mia lettera.” ripeté Hermione avvicinandosi. Lo sovrastava facilmente, dato che lui era seduto per terra; si appoggiò una mano sul fianco per sembrare più minacciosa.

“Ho pensato che un autografo di Weasley potesse fruttarmi qualche galeone; c’è gente davvero fuori di testa in giro.”

“Rivoglio la mia lettera, non i tuoi appunti di Trasfigurazione. Che, tra l’altro, sono piuttosto disordinati.” puntualizzò Hermione.

“La calligrafia del tuo ragazzo non è stata facile da decifrare, sai? Ma una volta compresa, ho capito perché stavi piangendo, l’altro giorno.”

“Io non stavo piangendo!” Hermione arrossì.

“Che strano, mi era sembrato proprio così. Comunque, non credo di avere la tua lettera qui con me.” disse Draco scuotendo la testa.

“Be’, vai a prenderla!”

“Da qui fino ai sotterranei? No, grazie. Forse te la porterò nei prossimi giorni. Tanto tu non hai molto da fare, no?”

“Sono fatti miei, Malfoy. Voglio la mia lettera. Il prima possibile.” ribadì Hermione lanciandogli addosso il foglio. Draco lo raccolse lentamente, lo piegò e lo infilò in un libro.

“E’ un vero peccato che tu non possa andare a quella partita di Quidditch, vero? I gironi iniziali sono così importanti, che fortuna aver trovato i biglietti!” disse Draco con un sorriso.

“Sta zitto.”

“Dopotutto, il prossimo week end a Hogsmeade è solo fra tre settimane.”

“Sta zitto Malfoy!”

“Non sto facendo altro che citare le parole del tuo ragazzo.”

“Sei il solito, Malfoy. Sei il solito ragazzino stupido, arrogante e cattivo.” sibilò Hermione a labbra strette.

“Non sono stato io a farti piangere.” rispose lui scrollando le spalle. La ragazza se ne andò senza degnarlo di uno sguardo.

 

***

 

7/2/1999

 

Draco Malfoy era seduto per terra nella stessa posizione quando lei entrò nella stanza. Per un attimo, Hermione pensò che lui fosse lì, perfettamente immobile, da due giorni.

“Hai la mia lettera? – chiese senza troppe speranze. Lui scosse la testa. Hermione sospirò. – Lo immaginavo.”

“Allora perché sei venuta fino a qui?”

“Oh, non avevo niente da fare, dato che il mio ragazzo mi ha piantata in asso nell’unica uscita ad Hogsmeade del mese, ad una settimana da San Valentino. Ma questo tu lo sai già, giusto?” rispose con voce stridula.

“Non credevo che fossi così attaccata a queste stupide ricorrenze, Granger. E’ solo un giorno come un altro. – disse Draco guardando fuori dalla finestra. Era una bella giornata; gli sarebbe piaciuto fare una passeggiata a Hogsmeade. – E’ solo un altro giorno.” aggiunse alzandosi.

“E’ solo un altro giorno che passiamo lontani.” disse Hermione senza pensarci. Lo guardò, stupita di aver detto una cosa del genere a lui.

“Domani forse porto la lettera.” disse Draco prima di uscire.

 

***

 

8/2/1999

 

La lettera era per terra, dove il giorno prima Hermione aveva trovato lui seduto. S’inginocchiò e la prese; la mano le tremava. Tutte le parole che le avevano fatto così tanto male erano ancora lì, vergate nero su bianco con la calligrafia spigolosa di Ron.

Gli dispiaceva così tanto non esserci quella domenica – ad una settimana dal loro primo San Valentino insieme, pensò Hermione - , ma Harry aveva trovato all’ultimo i biglietti per la partita: l’ultima partita del primo girone per la Coppa del Mondo! Chissà chi si sarebbe qualificato. Ovviamente alla finale sarebbero andati insieme, dato che la scuola sarebbe stata finita; che fortuna! Proprio come avevano fatto quattro anni prima. Lui non vedeva l’ora. Non era chiaro se non vedesse l’ora di vedere la partita, oppure di vedere lei.

Poi non riuscì a leggere più niente, perché le lacrime le offuscarono la vista.

Era l’unica a sentirsi ancora confusa e spaventata? Era l’unica ad aver bisogno dell’altro? Era l’unica a sognare ogni notte la battaglia di Hogwarts? Solo che ogni volta, invece di vincere, erano loro gli sconfitti; i Mangiamorte la lasciavano sempre per ultima, in modo che potesse vedere tutti i suoi amici cadere uno dopo l’altro. Di solito la morte di Ron era la più lunga: si contorceva ed urlava per ore davanti ai suoi occhi. A volte le urla continuavano anche quando era sveglia.

E al mattino, a colazione, non c’era più nessuno che potesse consolarla, o cui lei potesse confidare le proprie paure. Era rimasta sola in un castello di incubi.

Hermione asciugò in fretta le lacrime; erano già le cinque, e lei era terribilmente indietro con i compiti per la settimana successiva. Inspirò ed espirò profondamente, passandosi una mano tra i capelli. Si rialzò in piedi.

Prima di andarsene, rimise la lettera per terra.

 

***

 

9/2/1999

 

Quando Draco arrivò, Hermione stava studiando.

“Ieri avevo lasciato la lettera qui, ma non sei passata.”

“Avevo troppo da studiare. Oggi ce l’hai?”

“No. L’ho lasciata in camera. L’ho ripresa in modo che non la trovasse qualcun altro.”

Hermione inarcò un sopracciglio. “Che pensiero gentile.”

Draco si sedette di fianco a lei, anche se a un metro di distanza.

“Oggi posso stare qui?” chiese dubbioso. Hermione non alzò nemmeno lo sguardo dal libro.

“Il castello non è mica mio.” disse scrollando le spalle.

Draco tirò fuori dalla borsa il libro d’Incantesimi.

L’ho ripresa per poterti costringere a venire qua almeno un’altra volta, pensò spingendo la lettera in fondo alla borsa.

 

 

Ok, questa è la prima volta che m’imbarco in un qualcosa che non sia una one-shot, quindi sono decisamente agitata.
Pensavo che immaginare una storia tra Draco e Hermione in un ipotetico settimo anno sarebbe stata un’idea originale, invece mi sono accorta che ci sono già tantissime altre storie del genere; diciamo che questo è il mio piccolo contributo.
Spero sinceramente che questo primo capitolo vi sia piaciuto! :)
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito le mie precedenti storie, ma in particolare PolarLight, che ha letto questa storia in anteprima e non mi ha mandata a quel paese.
A presto,
Contessa

   
 
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