Capitolo
I
6/6/1999
Hermione
si svegliò di soprassalto.
La
testa le faceva male in maniera
tremenda, come se qualcuno gliel’avesse schiacciata
all’altezza delle tempie
per un paio d’ore. Si accorse di avere freddo; quando si
sedette per vedere
dove fossero finite le sue lenzuola, si accorse anche di essere per
terra. Il
maglione le aveva fatto da giaciglio, e di fianco a lei c’era
un bicchiere
vuoto. L’alba stava illuminando una stanza completamente
vuota; non era
decisamente la sua camera.
Il
suo ultimo ricordo era Draco
Malfoy che chiudeva una porta alle sue spalle. Poi, il buio.
***
2/2/1999
La
porta si aprì così velocemente
che fece appena in tempo a girare il viso dall’altra parte,
asciugandosi le
lacrime con una mano. Chiunque fosse, non l’avrebbe vista
piangere.
“Questa
stanza è occupata!” disse
Hermione senza voltarsi.
“Non
è mica un bagno.” ribatté
Draco Malfoy facendo un paio di passi avanti. La ragazza si
voltò verso di lui,
gli occhi gonfi ora assottigliati.
“Ci
sono qui io, Malfoy; vattene.”
“Da
quand’è che voi Grifondoro
possedete tutto il castello?”
“Da
quando una persona che è
arrivata prima ha maggiori diritti dell’ultima
arrivata.” rispose Hermione con
una smorfia saccente. Per tutta risposta Draco si mise tranquillamente
a
guardare il panorama fuori dalla finestra.
“Non
hai intenzione di andartene,
vero?” chiese la ragazza stringendo i pugni. Il foglio che
aveva in mano
tremava.
“Vengo
qua quasi tutti i pomeriggi
dall’inizio dell’anno; credo di avere
più diritti di te di stare qui.” rispose
alzando le spalle. Hermione sbatté un tacco per terra,
arrabbiata.
“Bene.
Benissimo. – disse
raccogliendo da terra la propria borsa. – Me ne
andrò io, brutto… brutto
maleducato! – la aprì frettolosamente e
cercò d’infilare dentro il foglio. La
richiuse con uno scatto, senza accorgersi che il foglio aveva fluttuato
per un
paio di secondi nell’aria prima di atterrare sul pavimento.
– Goditi la stanza,
maleducato!” urlò prima di andarsene in tutta
fretta.
Draco
alzò un’altra volta le
spalle. Si avvicinò al foglio e lo raccolse; era una lettera.
***
3/2/1999
Draco
Malfoy bussò sullo stipite
della porta; nella mano destra, sollevata all’altezza del
viso, teneva la
lettera. Hermione sollevò la testa e uscì
rapidamente da sotto un vecchio
banco.
“Cerchi
questa?” disse Draco con
noncuranza.
“Dove
l’hai trovata?” gli chiese
avvicinandosi con cautela, come se fosse una trappola.
“Qui,
ieri, dopo che te ne sei andata
lasciandomi gentilmente la stanza.”
“L’hai
letta?”
“Certo!”
Hermione
gli strappò la lettera di
mano.
“Ormai
l’ho letta, è abbastanza
inutile portarmela via il più velocemente
possibile.” le fece notare Draco.
Hermione si limitò a raccogliere la borsa e a controllare
che il foglio
entrasse davvero lì dentro, questa volta.
“Grazie.”
disse freddamente prima
di andarsene. Draco ascoltò i passi della ragazza
allontanarsi lungo il
corridoio, per poi scomparire giù dalle scale.
Il
sole, ancora alto nel cielo, era
insolitamente caldo per quel giorno d’inverno; Draco
aspettò il tramonto seduto
per terra.
***
4/2/1999
“Questa
non è la mia lettera.” disse
Hermione alzando la mano che stringeva il foglio incriminato. Draco
sollevò lo
sguardo da un libro.
“Ciao.”
“Questa
non è la mia lettera.” ripeté
Hermione avvicinandosi. Lo sovrastava facilmente, dato che lui era
seduto per
terra; si appoggiò una mano sul fianco per sembrare
più minacciosa.
“Ho
pensato che un autografo di
Weasley potesse fruttarmi qualche galeone; c’è
gente davvero fuori di testa in
giro.”
“Rivoglio
la mia lettera, non i
tuoi appunti di Trasfigurazione. Che, tra l’altro, sono
piuttosto disordinati.”
puntualizzò Hermione.
“La
calligrafia del tuo ragazzo non
è stata facile da decifrare, sai? Ma una volta compresa, ho
capito perché stavi
piangendo, l’altro giorno.”
“Io
non stavo piangendo!” Hermione
arrossì.
“Che
strano, mi era sembrato
proprio così. Comunque, non credo di avere la tua lettera
qui con me.” disse
Draco scuotendo la testa.
“Be’,
vai a prenderla!”
“Da
qui fino ai sotterranei? No,
grazie. Forse te la porterò nei prossimi giorni. Tanto tu
non hai molto da
fare, no?”
“Sono
fatti miei, Malfoy. Voglio la
mia lettera. Il prima possibile.” ribadì Hermione
lanciandogli addosso il
foglio. Draco lo raccolse lentamente, lo piegò e lo
infilò in un libro.
“E’
un vero peccato che tu non
possa andare a quella partita di Quidditch, vero? I gironi iniziali
sono così
importanti, che fortuna aver trovato i biglietti!” disse
Draco con un sorriso.
“Sta
zitto.”
“Dopotutto,
il prossimo week end a
Hogsmeade è solo fra tre settimane.”
“Sta
zitto Malfoy!”
“Non
sto facendo altro che citare
le parole del tuo ragazzo.”
“Sei
il solito, Malfoy. Sei il
solito ragazzino stupido, arrogante e cattivo.”
sibilò Hermione a labbra
strette.
“Non
sono stato io a farti
piangere.” rispose lui scrollando le spalle. La ragazza se ne
andò senza
degnarlo di uno sguardo.
***
7/2/1999
Draco
Malfoy era seduto per terra
nella stessa posizione quando lei entrò nella stanza. Per un
attimo, Hermione
pensò che lui fosse lì, perfettamente immobile,
da due giorni.
“Hai
la mia lettera? – chiese senza
troppe speranze. Lui scosse la testa. Hermione sospirò.
– Lo immaginavo.”
“Allora
perché sei venuta fino a
qui?”
“Oh,
non avevo niente da fare, dato
che il mio ragazzo mi ha piantata in asso nell’unica uscita
ad Hogsmeade del
mese, ad una settimana da San Valentino. Ma questo tu lo sai
già, giusto?”
rispose con voce stridula.
“Non
credevo che fossi così
attaccata a queste stupide ricorrenze, Granger. E’ solo un
giorno come un
altro. – disse Draco guardando fuori dalla finestra. Era una
bella giornata;
gli sarebbe piaciuto fare una passeggiata a Hogsmeade. –
E’ solo un altro
giorno.” aggiunse alzandosi.
“E’
solo un altro giorno che
passiamo lontani.” disse Hermione senza pensarci. Lo
guardò, stupita di aver
detto una cosa del genere a lui.
“Domani
forse porto la lettera.” disse
Draco prima di uscire.
***
8/2/1999
La
lettera era per terra, dove il
giorno prima Hermione aveva trovato lui seduto.
S’inginocchiò e la prese; la
mano le tremava. Tutte le parole che le avevano fatto così
tanto male erano
ancora lì, vergate nero su bianco con la calligrafia
spigolosa di Ron.
Gli
dispiaceva così tanto non
esserci quella domenica – ad una settimana dal loro primo San
Valentino
insieme, pensò Hermione - , ma Harry aveva trovato
all’ultimo i biglietti per
la partita: l’ultima partita del primo girone per la Coppa
del Mondo! Chissà
chi si sarebbe qualificato. Ovviamente alla finale sarebbero andati
insieme,
dato che la scuola sarebbe stata finita; che fortuna! Proprio come
avevano
fatto quattro anni prima. Lui non vedeva l’ora. Non era
chiaro se non vedesse
l’ora di vedere la partita, oppure di vedere lei.
Poi
non riuscì a leggere più
niente, perché le lacrime le offuscarono la vista.
Era
l’unica a sentirsi ancora
confusa e spaventata? Era l’unica ad aver bisogno
dell’altro? Era l’unica a
sognare ogni notte la battaglia di Hogwarts? Solo che ogni volta,
invece di
vincere, erano loro gli sconfitti; i Mangiamorte la lasciavano sempre
per
ultima, in modo che potesse vedere tutti i suoi amici cadere uno dopo
l’altro.
Di solito la morte di Ron era la più lunga: si contorceva ed
urlava per ore
davanti ai suoi occhi. A volte le urla continuavano anche quando era
sveglia.
E
al mattino, a colazione, non
c’era più nessuno che potesse consolarla, o cui
lei potesse confidare le
proprie paure. Era rimasta sola in un castello di incubi.
Hermione
asciugò in fretta le
lacrime; erano già le cinque, e lei era terribilmente
indietro con i compiti
per la settimana successiva. Inspirò ed espirò
profondamente, passandosi una
mano tra i capelli. Si rialzò in piedi.
Prima
di andarsene, rimise la
lettera per terra.
***
9/2/1999
Quando
Draco arrivò, Hermione stava
studiando.
“Ieri
avevo lasciato la lettera
qui, ma non sei passata.”
“Avevo
troppo da studiare. Oggi ce
l’hai?”
“No.
L’ho lasciata in camera. L’ho
ripresa in modo che non la trovasse qualcun altro.”
Hermione
inarcò un sopracciglio.
“Che pensiero gentile.”
Draco
si sedette di fianco a lei,
anche se a un metro di distanza.
“Oggi
posso stare qui?” chiese
dubbioso. Hermione non alzò nemmeno lo sguardo dal libro.
“Il
castello non è mica mio.” disse
scrollando le spalle.
Draco
tirò fuori dalla borsa il
libro d’Incantesimi.
L’ho
ripresa per poterti costringere a venire qua almeno un’altra
volta,
pensò spingendo la lettera in fondo alla borsa.
Ok,
questa è la prima volta che m’imbarco in un
qualcosa che non sia una one-shot,
quindi sono decisamente agitata.
Pensavo
che immaginare una storia tra Draco e Hermione in un ipotetico settimo
anno
sarebbe stata un’idea originale, invece mi sono accorta che
ci sono già
tantissime altre storie del genere; diciamo che questo è il
mio piccolo
contributo.
Spero
sinceramente che questo primo capitolo vi sia piaciuto! :)
Ringrazio
tutte le persone che hanno recensito le mie precedenti storie, ma in
particolare PolarLight, che ha letto questa storia in anteprima e non
mi ha
mandata a quel paese.
A
presto,
Contessa