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Autore: MkBDiapason    11/11/2011    4 recensioni
[Manga!Verse]
E in quell’abisso erano legati, dalla violenza dei loro desideri, cantando tutto questo.Producendo lo stesso identico suono...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Roy Mustang, Zolf J. Kimbley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente l'ho conclusa!Non riesco a crederciXD
Ma ricomponiamoci U\\\U.
Che dire? Non ho molte parole riguardo questa fic, ho tentato di usarle tutte in questo parallelismo, sul campo di battaglia...
Spero dunque che questa storia parli da sola.
Grazie, in anticipo, a tutti coloro che se ne interesseranno e che lasceranno un segno del loro passaggio!
Buona lettura!<3



° Enarmonia Mortale °

 

.

Uno schiocco di dita.
Il preludio fulmineo e deciso di una splendida rapsodia rossa.

Uno schiocco di dita.
Il preludio fulmineo e dissimulante di un requiem nero.



Era questo che - con gli occhi chiusi e i timpani attenti- Zolf J. Kimbly ascoltava sovente.
Il tripudio impetuoso di una ferrea volontà.

Il tripudio affranto di un dovere.

Gli sfolgorii vivaci giocavano lucenti sulle sue palpebre sottili, danzando roventi sulla sua pelle tesa. I suoi sensi vigili si abbandonavano volentieri a quelle caustiche percezioni.
Amava quelle furiose vibrazioni che andavano scuotendo la sua coscienza e che la rinnovavano ad ogni singulto.

Odiava quelle vibrazioni
che violavano le sue buone intenzioni.


Roy Mustang a parer suo sapeva come dominare un campo di battaglia.
Con il suo sguardo nero e le sue dita impietose dal ritmo brioso.  

Roy Mustang non sapeva come dominare un campo di battaglia.
Nutriva unicamente la consapevolezza di doverlo fare.
Con lo sguardo in lutto e le dita macchiate di colpa.


Era un concerto così piacevole in cui si andavano esprimendo tutti i colori dell'anima, ed era bello poter assistere alla realizzazione di un'individualità sempre più viva e compatta.
 
Cacofonia.
Questi erano i rumori ed i colori che esprimevano la coerenza della fragilità delle sue speranze.

 
Sembrava un concerto a più mani, orchestrato da più anime, da più verità e ideali in contrasto, che per un desiderio comune, s'accordavano in un movimento deciso e decisivo.

Un compromesso.
Fino al giorno in cui Roy Mustang avrebbe dominato
la sua natura di uomo,
la sua natura di soldato,
la sua natura d’alchimista
e le avrebbe così costrette in Uno coerente e incorruttibile.



Le sue mani desideravano spesso unirsi in un applauso sentito, ma si trattenevano sempre dal disturbare l'esecuzione di una sentenza tanto raffinata.

Alla fine di quelle esecuzioni crudeli,
il suo animo attonito non voleva elogi né conforti.


Ma che bel suono produceva quel suo schiocchiar di dita! Proprio un bel suono...
Una Natura che ne dirigeva un’altra.
Che connubio armonioso.

Non vi era nulla di armonioso in quei gesti costretti.
Il Fuoco che doveva far ardere per il Bene,
bruciava la Vita.


E Kimblee adorava osservare le prestazione dell'alchimista di Fuoco, che combattuto combatteva.

Obbediva.
E le sue lacrime diventavano cenere,
mentre le sue certezze sbiadivano
in una menzogna silenziosa,
che parlava di un fine giusto.



Amava deliziare segretamente i suoi timpani con quel calore al quale si era tanto abituato su quelle terre bruciate, di Volontà e certezze spezzate.

La sua illusione rossa.
Quelle sue Tempeste e i suo fragori
ai suoi timpani nascondevano il dramma.


Ma un giorno, dovette ricredersi.

Non ne avrebbe più abusato.
Non in quella intensità,
non con quella vigliaccheria dei sensi.


Perché sembrava che quella tempesta naturale, che tanto amava ascoltare, avesse cambiato direttore d'orchestra.

Dov'era quella genuinità di quei concerti esasperati, di quegli impeti voraci propri di un'anima infuocata?
Dov'era ora Roy Mustang quando schioccava quelle dita?

Le sue Tempeste divennero presto
perturbazioni leggere di un animo indeciso.


Fu come vederlo sottrarsi dai giochi.

Le sue dite fedifraghe
non avrebbero più costretto quella natura sincera,
che gli era stata donata
per servire una nobile Idea,
a operare contro di essa.


Ora con dita leggere caricate di un'umiltà pietosa, si lamentava.
Un lamento soffocato di un rosso sbiadito.

Quel Fuoco non doveva consumarlo.

Erano fiamme che languivano attorno colpevoli. Leggere ma vivacemente tristi.

Ma quel calore purtroppo lo confortava.
Era l’ironico compromesso,
che uccideva le sue fobie,
nella disarmonia.

 
Che concerto snervante!Così vile!
Che suono sofferto producevano quelle dita. Quale mancanza di risolutezza!
Dove era più quel Fuoco che tanto ammirava?
E cos'era invece quella compassione inadeguata che andava accompagnando ora le sue esecuzioni?

Il piacevole inganno dei sensi.
Una materna illusione.


Non c’era nulla di più imbarazzante dell’assistere alle discordanze di una Coscienza, soprattutto se si andava esprimendo nella pateticità di un cordoglio fuori luogo.

Il triste calore di una muta penitenza.


Era evidente che qualcosa si andava ribellando nella Coscienza di quell'uomo, ma non riusciva a capirne la ragione.

Eppure un campo di battaglia è un campo di battaglia.
Perché non era pronto a questo?


Innocenza, compassione, commiserazione e infine giustizia muoiono nell’istante in cui si decide di piegare se stessi al dovere di soldato.
Muoiono al fronte, con le Idee e le Vite.

Dov’è la giustizia?
 
.

Poi i loro sguardi si scoprirono e si sondarono nell’incapacità reciproca di cogliere un senso.
Chi condannava l’incertezza.
Chi condannava l’indifferenza.
Vestivano tutto questo, entrambi, con coscienza di loro stessi nel loro insieme.


Ma tu...cosa mi dici della tua divisa e dei tuoi propositi?

 

Io adoro la mia divisa,
perché adoro il mio lavoro.
Esprimo me stesso al meglio attraverso di lei,
perché questo è quello che sono.

 

La mia divisa è diventata costrizione,
ma soffoco meritevolmente
nella consapevolezza di doverla portare,
perché questa divisa è la mia legge,
e sarà il mezzo attraverso cui mi riscatterò.
Sulle mie spalle porterò i gradi del mio cammino e delle mie colpe.
Sempre.



Sfoggiavano quell’uniforme con orgoglio, come una certezza sguainata
o un piacevole inganno.
Ma le loro diversità si scontravano furiose come verità inconciliabili.



Per cosa combatti?

 

Per me stesso.
Per la mia anima costantemente in prima linea
Perché le porto rispetto e ne sfido i limiti.
Voglio vibrare della mia Ragione e sorridere alla Morte.

 

Per il Futuro.
Combatto attraverso me stesso, per il Popolo.
Aldilà delle illusioni che sono costretto a cullare
e della realtà che sono costretto a vivere.
Per un futuro incerto, ma possibile.



Individualismo ed altruismo.
Realismo ed idealismo.
 Realtà ed Utopia
Euforia e Malinconia.


E in quell’ abisso erano legati, dalla violenza dei loro desideri, cantando tutto questo.
E come in un concerto si esprimono più talenti, nella loro disarmonia, su quelle terre distrutte, loro seguivano lo stesso spartito, producendo lo stesso identico suono, in questo rapporto di verità, a dispetto di alcune e di altre, in un’Enarmonia ironica...

Un’Enarmonia mortale,
di una Sinfonia assassina.


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