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Autore: niki_    12/11/2011    7 recensioni
Riku non è mai stato tipo da festa mentre Sora non ha la minima idea di andarci senza il suo migliore amico. Entrambi però sono costretti a partecipare ad una che cambierà il loro modo di vedere la loro amicizia.
[Tutti conoscevano le feste di Selphie, frequentate da tutte le ragazze delle Destiny’s Islands, ma mai un ragazzo (tranne Tidus e Wakka che non erano più guariti completamente da quella traumatica esperienza) ci aveva messo piede. […] Io e l’albino avevamo risposto con un diplomatico “Devo vedere” che vuol dire “Solo se voleranno gli asini”.]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Riku, Sora
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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24 ore molto movimentate - dalle 23.50 del 16 luglio alle 15.37 del 17 luglio
A SoVa, sperando che possa farti sorridere

Come neve al sole
Bagno della casa di Selphie Tilmett, ore 23.50 del 16 luglio
“Ho vinto, di nuovo”, Riku sorride dopo avermi appena stracciato all’ennesima partita di Seven Up*.
“Puro culo”, biascico osservandolo trucemente.
“Devo essere particolarmente fortunato se sono cinque mani che vinco di ‘puro culo’, come dici tu”, si riprende le carte e rincomincia a mescolarle.
“Basta, mi sono scocciato!”, metto il muso come un bambino, con il labbruccio di fuori, e incrocio le braccia. Maledetto albino: vuole essere sempre più bravo di me in tutto, ma proprio tutto, mai che mi lasci la gloria di averlo battuto in qualcosa.
Ma non sarebbe Riku altrimenti.
Altra risata. Wow, l’ho fatto ridere per ben due volte nel corso di tre ore: un nuovo record mondiale.
Tre ore bloccati in bagno… Dio solo sa quant’ero contento quando aveva tirato fuori un mazzo di carte che era riuscito a portarsi via di casa (anche se non voglio neanche lontanamente sapere come ci sia riuscito nonostante gli scrupolosi controlli di sua madre…)! Così avevamo passato il resto del sabato sera a giocare come due ottantenni mentre le ragazze erano di fuori a ballare.
Tranquille e ridenti si muovevano molleggiando per il prato con un bicchiere pieno in una mano cercando di non rovesciarne il contenuto altamente alcoolico.
“Riku!”, mi ero sporto dalla minuscola finestrella del bagno (che fra l’altro è anche al secondo piano) “Si stanno ubriacando”, gli avevo indicato Selphie che aveva un’andatura zigzagante.
“Porca miseria! Quelle bevono e noi siamo qua come i pensionati?”, era corso alla porta e ci aveva sbattuto disperatamente i pugni contro “Fateci uscire di qui!”.
“Con questa musica a palla non credo che ci sentano”, mi ero seduto sul tappetino peloso sconsolato seguito poi dall’albino che aveva sfoderato, come per magia, il mazzo di carte.
Bel sabato sera, eh? Invidiabile proprio! Non so se preferisco questo genere di serata o una lotta all’ultimo sangue con Xehanort prima, Xemnas poi, e infine tutti e due insieme… La seconda! Sì, senz'ombra di dubbio è la migliore.
“Oh, Soruccio, ti sei arrabbiato?”, ghigna divertito mettendole via.
“No! È che…”, sospiro “Se penso che potrei essere sulla spiaggia a guardare le stelle mi viene una gran rabbia”, mi stendo come se fossi davvero all’aperto fissando il soffitto.
“Già…”, mi imita “E invece siamo in un bagno due metri per due finché le ragazze non si ricorderanno di noi”.
“Domani mattina?”, chiudo gli occhi sbadigliando.
“Se siamo fortunati”, contagio anche lui.

Delle risate fuori dalla porta mi fanno spalancare gli occhi. Accidenti, devo essermi addormentato!
Sbadiglio passandomi una mano sul viso, ma non accenno neanche lontanamente a tirare su la testa perché sto davvero comodo… In effetti è un po’ troppo comodo e caldo per essere steso su un tappetino peloso di terza mano. Giro leggermente il viso e vedo il bianco latteo della pelle del collo di Riku e capisco che, durante il mio breve sonnellino, dovevo aver appoggiato la testa sulla sua spalla, come se fosse un cuscino, e lui, di riflesso, il suo capo sul mio.
“Ehi, ma è occupato…”, le ragazze fuori abbassano bruscamente la maniglia facendomi scattare come una molla.
Ci sono venuti a salvare!
“Riku, sveglia!”, picchietto il suo petto, ma lui ignora il mio tocco e si gira sul fianco mettendosi addirittura a russare!
“Chi c’è là dentro?”, aspettate, ma questa voce… è quella di Kairi! Dio benedica quell’angelo dai capelli rossi!
“Kairi!”, urlo sbattendo i pugni sul legno dell’uscio.
“So’? Che fai lì?”.
“Io e Riku siamo rimasti chiusi dentro!”.
“E la chiave?”.
“Ehm… persa”.
“Persa? Ma come?”.
“Senti, Kairi, ne parliamo dopo, ora vai a chiamare Selphie che sono tre ore che siamo qui!”, sbatto altre due volte i pugni contro la porta per sottolineare la mia disperazione mentre la mia voce sale di parecchie ottave.
“Capito, capito! Vado…”, sento i suoi passi rimbombare per le scale mentre grida (con effetti immediati su tutti i vetri del vicinato) il nome della festeggiata.

Mi fiondo fra le sue braccia appena Selphie riesce, dopo aver passato dieci minuti a trovare fra le diecimila copie delle chiavi di tutta la casa quella giusta, ad aprire la porta. “Oddio, è stato tremendo!”, piagnucolo.
“Dai, So’, rilassati”, mi accarezza i capelli “È tutto passato”.
“E a me le coccole non le fai?”, Riku esce sbadigliando e le sorride.
“Ci sono altre cento ragazze che te le vorrebbero fare le coccole, Riku”, borbotto dandogli le spalle “Kairi me la sono presa io”.
Lei, invece di appoggiarmi, smette di tormentare la mia capigliatura e stende le mani verso l’albino. “Abbraccio di gruppo?”.
Ecco, ora so cosa prova la farcitura di un sandwich: da una parte, il corpo di Kairi preme contro il mio torace, con le braccia sopra le mie spalle che si vanno ad ancorare saldamente al collo di Riku; dall’altra quest’ultimo fa aderire perfettamente il petto sulla mia schiena appoggiando il capo sulla mia spalla mentre stringe i fianchi di Kairi insieme ai miei. Insomma, per farvela breve, sto soffocando.
“Ragazzi, non vorrei rovinare il momento…”, sussurro senza fiato, ma mi interrompo perché per rispondermi Riku mi soffia sulla guancia. Maledetto, sfrutta sempre il mio punto debole!
“Stai rovinando il momento, Sora”, mi dice soave.
“Tenete più al momento o a me?”, domando.
I due rispondono contemporaneamente, ma in due modi differenti: “A te”, la ragazza, “Al momento”, l’altro.
“Riku!”, sorride bonaria lei staccandosi dall’abbraccio e mettendosi le mani sui fianchi.
“Eddai, Kairi!”, ricambia il sorriso stringendo più forte i miei fianchi e facendo affondare così i suoi pugni nel mio stomaco.
Ho un conato di vomito, ma lui, imperterrito, mi tiene stretto e continua rialzando la testa dalla mia spalla: “Perché non mi dai ragionAHIA!”, ma mi lascia andare perché gli do una gomitata sul naso che gli fa uscire un po’ di sangue.

“Scusa!”, mi affretto a nascondermi dietro Kairi per evitare le immediate ripercussioni del mio gesto “Non era mia intenzione, ma mi stavi facendo molto male”, mi porto una mano dietro la testa e una sulla pancia “Mi avete per caso lasciato qualcosa da mangiare? Ho una fame…”, cerco di sviare il discorso rivolgendomi alla padrona di casa.
“Ogni tanto dici qualcosa di intelligente, Sora. Mi sorprendi”, Riku sembra (stranamente) essere passato oltre, si tappa il naso e inclina la testa all’indietro per fermare il sangue. Di sicuro è un bluff per farmi abbassare la guardia e colpirmi quando meno me l’aspetto…
“Beh, abbiamo mangiato tutto, ma c’è rimasto un pezzo di pizza al rosmarino in cucina…”, dice Selphie pensandoci su.
Io e Riku ci guardiamo per un lungo istante per poi scattare, contemporaneamente, per andare a prendere l’ultimo alimento dentro questa casa.

Salotto, ore 00.29 del 17 luglio
Divoro soddisfatto la mia metà di pizza facendo tacere lo stomaco. Durante il percorso bagno-cucina, io e Riku avevamo fatto di tutto per ostacolarci, sia con spintoni (lui), sia saltando al collo dell’altro stile scimmietta (io), ma alla fine eravamo arrivati nello stesso momento sul cibo e così, da persone civili, ce lo siamo diviso in due parti uguali.
“Bene, fanciulle e fanciulli”, Selphie, ondeggiando a destra e a sinistra, evita di cadere solo grazie al supporto di due ragazze ed entra nel salotto con una bottiglia di vetro trasparente che salta subito all'occhio per il disegno, seppur stilizzato, del frutto di Papou sul collo “Divertiamoci un po’ ”.
Ci fa sedere in cerchio sull'enorme tappeto persiano al centro della stanza e, a turno, ognuno fa girare la bottiglia per scegliere il malcapitato che dovrà fare la penitenza.
Dopo un po’ le ragazze iniziano a stancarsi e così si passa al classico baciare. “Una regola però”, la festeggiata deve urlare per sovrastare le risatine delle invitate che sperano di farsi baciare da lui “Tutti baciano tutti”.
Riku acconsente con una scrollata di spalle, nonostante l’idea della bottiglia non gli vada molto a genio, e anch’io: le probabilità che su diciannove ragazze dovessi beccare l’unico ragazzo oltre a me erano pressoché pari allo zero.
Ma ormai dovrei saperlo che sono una calamita per la sfortuna e così eccoci tornati al punto di partenza di questa storia.
Devo baciare Riku, devo dare il mio primo bacio al mio migliore amico… Che schifoso scherzo del destino! Non voglio ridurmi come Roxas con Axel! (- Ehi!-, si lamenta il mio Nessuno diventando rosso)
“Sora, so che ti fa schifo - e lo fa anche a me, te l’assicuro - ma abbiamo accettato quella stupida regola”, sospira l’albino inchiodandomi con i suoi occhi “Perciò vieni qui e facciamola finita”.
Il mormorio di disappunto delle ochette si fa via via più forte quando, riuscendo a ritrovare la sensibilità alle gambe (questo succede casualmente quando Riku distoglie lo sguardo da me), incomincio a gattonare lentamente verso di lui.
Ma ci fa apposta? Perché striscia così lentamente? È maledettamente sexy… NO, Riku, concentrati, non lasciare cadere la maschera di indifferenza.
Ma ci fa apposta? Quel maledetto albino ha divaricato leggermente le gambe come per invitarmi a entrare in mezzo ad esse per baciarlo meglio… NO, Sora, concentrati, non lasciare cadere la maschera di indifferenza.
Tuttavia devo assecondare il suo desiderio perché non vuole aiutarmi sporgendo il busto verso di me, così sono costretto a puntellare le mani sulle sue ginocchia e a protendermi verso di lui fino a far toccare i nostri nasi.
Avanti, Sora, ci sei quasi, mi ripeto cercando di farmi forza e avanzo di un altro millimetro, ma faccio l’enorme e stupidissimo errore di guardare i suoi occhi che stanno brillando come due stelle. Ok, i prodotti chimici nel bagno di Selphie mi devono aver dato alla testa…
“Sora…”, mormora lui con la sua, ormai consueta, voce da attore porno.
“Non… Non rendermi… La cosa più difficile… Riku”, mi lamento con il respiro accelerato a un millimetro dalle sue belle labbra rosee. Belle? Oddio, Sora, ritorna in te! Non lasciare che Roxas prenda il sopravvento!
Riku sospira rassegnato, un sospiro caldo che mi entra nella bocca portando con sé il sapore della sua, ed è proprio lui a fare l’ultimo passo e posarle sulle mie spazientito dal mio indugiare.
I tre quarti del mio cervello stanno esultando (i maledetti giornaletti yaoi di Kairi hanno intaccato un’altra parte sana della mia mente) sostenuti dai brividi di piacere che sento risalirmi lungo la schiena, ma mi aggrappo disperatamente all’unico quarto schifato e mi stacco dopo un lunghissimo, o brevissimo secondo la maggioranza dei miei neuroni, istante.
Parte un applauso scrosciane seguito anche da qualche fischio di approvazione, ma io
ritorno al mio posto senza né fiatare né guardarlo in faccia, con la testa che mi gira più di una trottola, e, mentre nessuno mi presta attenzione, mi passo la lingua sulle labbra in cerca di quel sapore che sa tanto di proibito.

“I-io devo andare”, dico all’improvviso quindici minuti dopo la scenetta da fumetto yaoi.
“Di già?”, si lamenta Selphie con il broncio.
“Eh sì", le sorrido e l’abbraccio “Sono proprio stanco, scusami. Beh, ci vediamo lunedì a scuola”.
“D’accordo… Ehi, So’!”, mi richiama “Dopo mi passi chimica? Non so dove mettere le mani!”.
“Va bene”, chimica è la mia materia preferita, l’unica dove riesca ad avere un bel voto molto al di sopra della sufficienza “Non c’è problema”.
“Grazie, sei un angelo”, mi abbraccia nuovamente felice come una pasqua.
“Ehi, Sora, aspettami!”, Riku riesce a scollarsi di dosso una biondina e mi corre incontro “Vengo con te!”.
“E perché mai?”, domando mentre Selphie rientra in casa con l'aria di chi la sa lunga.
“Perché non si abbandonano gli amici nel momento di difficoltà”, mi fa serio.
“Io non sono tuo amico, io sono un uomo morto che cammina”, gli ricordo “A meno che tu non rinunci alla tua idea di vendetta: in quel caso ti ospiterei volentieri a dormire da me altrimenti…”, accenno con la testa alla biondina che non è molto soddisfatta del suo bidone ed è pronta a ripartire all'attacco appena l'albino avesse rimesso piede nel salotto.
“Ok, ok, ok, genio del male!”, si porta la mano destra sul cuore “Giuro di non ammazzarti come meriteresti e di rinunciare a ogni piano vendicativo che ho elaborato in queste ultime ore. Adesso posso venire da te?”.
“Ma certo!”, sorrido e ci avviamo verso casa mia.
- Bravo, invitalo a dormire da te... O con te...
- Cuciti la bocca, Roxas.

Casa di Sora Yoake, ore 01.35 del 17 luglio
“Ancora sveglio?”, guardo Riku, che ha preso un bicchiere dalla mensola e si sta versando un po’ d’acqua, stropicciandomi l’occhio sinistro.
“Ho detto che sarei venuto da te, non che mi sarei ficcato sotto le coperte subito”, mi guarda prima di buttare giù tutto d’un fiato il liquido.
Sbadiglio sonoramente. “Me ne versi anche a me un po’, per favore? Ho una gran sete…”.
“Grazie”, afferro il bicchiere che mi porge e mi metto a sorseggiare lentamente. Ovviamente il cervello (anche se l’opzione “Roxas” non è da scartare) mi ripropone la sequenza del bacio con Riku facendomi cadere lo sguardo sull’albino: dato che le mie maglie non gli entrano è rimasto a torso nudo solo con i jeans, ma annunciandomi che se li leverà per andare a dormire in modo da stare più comodo.
“Era il tuo primo bacio, vero?”, mi chiede lui facendomi sputare una parte dell’acqua che avevo in bocca, non tutta, però, perché l’altra va dritta nei polmoni dato che avevo aperto la bocca per riprendere fiato.
Mi sento morire mentre provo a respirare e avverto che qualcosa mi blocca la gola.
Inizio a tossire forte inginocchiandomi per terra mentre l’albino, inconsapevole del casino che ha combinato, scoppia di nuovo a ridere. Il suo migliore amico sta morendo davanti ai suoi occhi e lui ride?
Riesco, per fortuna, a trovare abbastanza ossigeno per formulare tre parole “Riku… Non… Respiro” e il sorriso muore sulla sua bocca.
“So’!”, si catapulta vicino a me e mi dà una pacca sulla schiena così forte che, oltre a sputare l’acqua residua, mi fa vomitare anche l’anima.
Rimango un attimo senza fiato, poi provo a respirare e, notando con enorme sollievo che la trachea è libera, ne prendo uno enorme con la bocca. Quanto diamo per scontata l’aria? Tanto, tantissimo, eppure è uno degli elementi fondamentali per la vit… “Tutto bene?”, Riku ancora preoccupato si china fino a che i nostri visi non sono alla stessa altezza interrompendo, così, il mio momento filosofico “Non ti devo fare la respirazione bocca a bocca, vero?”, sorride maligno.
Rimango a bocca aperta per la sua affermazione, ma raccolgo la sfida. D’accordo, mi dico Giochiamo a modo tuo!
“Parli tanto, ma si vede che quel bacio ti è piaciuto molto visto che mi chiedi addirittura il bis”, gli scocco un sorrisetto beffardo e le mie parole sorbiscono l’effetto che desideravo dato che l’albino rimane allibito.
“Io…”, guarda un secondo per terra studiando attentamente il motivo geometrico delle mattonelle della cucina, ma poi rialza lo sguardo deciso “Piuttosto preferisco baciare Xehanort!”.
Qualcuno deve aver rotto la finestra della sala perché avverto il rumore di un vetro rotto che cade in mille pezzi.
L’azione combinata di manga yaoi e Roxas mi ha letteralmente mandato in tilt il cervello se sto davvero pensando di avere una cotta per il mio migliore amico.
- Io non c’entro!-, si giustifica subito lui mentre sfoglia una rivista come se fosse dal parrucchiere.
- E invece sì! Come mai mi sono preso una cotta per il mio migliore amico all’improvviso?
- E chi ti dice che non l’hai sempre avuta?-, si umetta l’indice e gira pagina.
Rimango spiazzato. Da sempre? Oh, andiamo, non siamo ridicoli! L’ho inseguito per tutti i mondi, è vero, ma solo perché ero preoccupato per la sua incolumità…
- Appunto-, riprende il mio Nessuno, deciso ad avere ragione in questa discussione.
- No, dai, Roxas, non scherzare!
- Senti, Sora-, chiude la rivista e mi pianta gli occhi cobalto, gemelli dei miei, in faccia - Se tu non sei cotto a puntino per il tuo amichetto io sono la fata turchina! E poi è genetico-, riprende il giornaletto da dove l'aveva lasciato - Mettila in questo modo: se io sono te, Axel era il mio Riku.
- Non fare il sibillino, Ro’!-, mi lamento dopo essermi perso al “se io sono te”.
- Ok, tontolomeo, te lo spiego meglio: tu sai che a me piaceva Axel, vero?
- Ovvio: appena ci siamo riuniti mi hai bombardato con ricordi da bollino rosso dei vostri incontri…
- Bene: Axel è per me quello che Riku è per te.
- Ah.
- Insomma, sei innamorato, punto e a capo! Ora se vuoi scusarmi…-, sorride e sparisce.
Mi accorgo di aver chiuso gli occhi mentre litigavo con il mio Nessuno così li riapro ritrovandomi Riku molto più vicino di dove l’avevo lasciato. “Ci… Ci sei rimasto male, So’?”, mi sussurra e il suo respiro mi entra nella bocca dischiusa facendomi arrossire leggermente.
“Io? No, figurati! Perché dovrei?”, distolgo lo sguardo e faccio per rialzarmi tossicchiando ancora un po’ per le ultime gocce d’acqua rimaste nei polmoni.
“Beh, non hai detto niente per tre minuti!”, mi fa notare indicandomi l’orologio.
“Ah”, metto il bicchiere nel lavandino e lo sciacquo con attenzione studiandone la forma come se non lo conoscessi.
“Sora, io…”, mi sta compatendo. Oddio, ma come mi sto riducendo? Tira fuori gli attributi Sora Yoake, dannazione!
“Senti, Riku, quello che è accaduto alla festa non vale niente, chiaro?”, giro leggermente la testa per fargli vedere solo un occhio e metà sorriso.
“Cristallino”, sogghigna.
“Bene, ora vado a dormire”, sbadiglio “Vedi di non fare tardi”.
“Ehi, Sora”, mi chiama. Vuole soffiarmi in faccia di nuovo, me lo sento, ma non cadrò due volte nello stesso trucchetto!
Sorrido. “Eh no! Non ci casco mica stavol…”, ma mi blocco perché qualcosa mi tappa la bocca.
Ci metto due secondi a capire quello che sta accadendo: Riku mi ha afferrato per le spalle e mi ha girato a forza per poi fiondarsi a baciarmi. Riku mi sta baciando. Riku. Baciando.
Per tutti i portachiavi dell’universo!
La sua mano destra risale le spalle ed il collo, andando ad accarezzare il mio viso accaldato con dolcezza, quasi temesse di rompermi, mentre la sinistra mi afferra per la vita costringendomi ad avvicinare di più il mio corpo al suo.
“Dimmi, Sora”, si mette a mordicchiarmi il labbro inferiore con aria da predatore riuscendo così a strapparmi dei piccoli gemiti da infoiato “Te lo immaginavi così il primo bacio?”.
Con un ultimo morso riesce a farmi sanguinare. “Ora siamo pari”, lo sento sorridere.
“Riku, io…”, non riesco a dire nient’altro perché è sceso sul collo posandovi dei baci leggeri che mi fanno andare a fuoco. Mi aggrappo ai suoi capelli argentati attirandolo di più verso di me.
“Allora?”, insiste con la bocca premuta sotto il mento.
Basta, non lo sopporto più, mi sta facendo impazzire!
Gli tiro alcune ciocche in modo da staccarsi da lì e lo bacio socchiudendo la bocca e lasciando che la mia lingua percorra quelle labbra che sanno di un tabù inviolabile, ma appunto perché proibite dai normali schemi sono dolcissime.
Riku mi imita e approfondiamo il bacio. Lo stringo forte, accarezzandogli i capelli liscissimi e lunghi, mentre esploro con la lingua ogni piccolo anfratto della sua bocca. Non ci sono i canini da vampiro che mi ero sempre immaginato, che strano…
Il rumore di ghiaia sul vialetto mi distrae e Roxas riappare magicamente in un angolino della mia testa (che Nessuno adorabile: si è ritirato lasciandomi un minimo di privacy!) portandomi queste parole: - Papà, turno di notte.
Mi stacco ansante da Riku e mi poso l’indice sulle labbra. Lui è contrariato, ma annuisce e ci avviamo di corsa su per le scale mentre di sotto la porta d’ingresso si apre cigolando.
Entriamo in camera mia chiudendo la porta a chiave. “Sei ancora sicuro di voler dormire?”, sogghigna lui rincominciando a baciarmi a stampo.
Lo prendo per le spalle e lo allontano un secondo. “Riku?”, mi trema leggermente la voce.
“Che c’è Sora?”, si rabbuia preoccupato.
“Non mi stai prendendo in giro, vero?”, divento più rosso di quanto non sia già.
Mi guarda con un sorriso rassicurante. “Potrei, secondo te?”.
“Potresti benissimo”, gli faccio una linguaccia per spezzare la tensione che si è accumulata dalla mia ultima domanda.
Lui alza gli occhi al cielo con un sospiro. “Dammi la forza di non ucciderlo”, prega.
Metto il broncio di nuovo e mi siedo a gambe incrociate sul letto. “Ti odio”, borbotto lasciando che la parte infantile del mio subconscio parli al posto mio.
"Amore e odio sono divisi da un confine sottilissimo, lo sai?”, mi sorride serafico inginocchiandosi davanti a me.
“E tu?”.
“Io cosa?”, fa finta di non capire con un sorrisetto divertito dipinto in volto.
“Dai, Riku!”, mi lamento.
“Lo stesso”.
“Co-come?”.
“Provo lo stesso sentimento per te”.
Preso dalla gioia, gli butto le braccia al collo e lo bacio nuovamente con tanto trasporto da farlo cadere all'indietro con me sopra. “Ma cosa hai capito? Anche io ti odio!”, ride appena mi stacco.
“RIKU!”.

Spiaggia delle Destiny’s Islands, ore 15.37 del 17 luglio
“Quindi la legge di Graham…”, cerco di ripetere con il libro aperto sulle ginocchia, ma mi fermo perché Riku si è appoggiato sulla mia spalla con il naso premuto contro il collo.
“Continua, ti stavo ascoltando”, sogghigna avvertendo il mio tremore al tocco.
Questa abitudine a sfruttare i miei punti deboli non la perderà mai! Dato che ormai non riesce più a soffiarmi in faccia senza poi mettersi a baciarmi, ha trovato subito il rimedio adatto: il contatto fisico.
L’infame l’aveva testato questa mattina a colazione: mi ero svegliato presto così ero sceso a fare colazione con i miei genitori che erano già riuniti a tavola.
“Chi c’era stanotte con te in cucina, Sora?”, mi aveva domandato papà mentre mi stavo imburrando una fetta di pane che per poco non mi cadde per terra per lo spavento.
“Riku, perché?”, avevo fatto l’indifferente sperando che la sfortuna mi avesse lasciato ventiquattro ore di tregua.
“Non Kairi?”, sì, papà, hanno proprio la stessa stazza, guarda! “Mi sembrava che vi stesse baciando…”.
Mi ero immobilizzato completamente alla sua allusione e avevo sbattuto le palpebre un paio di volte, come se avesse detto una grandissima cavolata. “Sai, pa’?”, avevo ripreso a farcire il mio panino non staccando gli occhi dal mio lavoro “Dovresti portare la mascherina quando usi agenti chimici in ospedale: almeno così non ti vengono le allucinazioni…”.
Mia madre era scoppiata a ridere per la battuta che avevo fatto. “Oh, andiamo! D’accordo che Sora e Riku si conoscono fin dalla culla, ma non credo che arrivino fino a quel punto!”, aveva scosso la testa non immaginando neanche lontanamente che ci siamo arrivati per davvero.
“Buongiorno, signori Yoake”, la voce roca di Riku che si sedeva accanto a me mi aveva fatto voltare sorridendo in modo ebete “Buongiorno anche a te, Sora”.
“Ben svegliato pigrone”, mi ero obbligato a cancellare il sorriso per non destare sospetti mentre Roxas, sempre in un cantuccio della mia zucca, mi dava dell’idiota.
- Senti, gelosone, vai a farti un giro invece di continuare a segarti pensando ad Axel, ok?-, gli avevo imposto sghignazzando e lui era sparito con un’aria (fintamente) shoccata.
“Perché ridi, Sora?”, mio padre mi aveva guardato non capendo il motivo delle mie risate.
“Eh? Oh, niente: ripenso solo a quello che è accaduto alla festa…”, avevo detto su due piedi.
“Siamo rimasti chiusi in bagno per tre ore”, aveva spiegato Riku con un sorrisetto divertito.
Mi ero irrigidito sentendo qualcosa che mi sfiorava la coscia nuda (in quel momento stavo indossando un vecchio paio di pantaloncini da calcio che mi stanno un po' piccoli...) sotto al tavolo. Stupito guardai di sottecchi l’albino che non aveva ancora smesso di sorridere, mentre la mano, la sua mano, iniziava a risalire.
Oddio, ma è un maniaco?
- È il tuo maniaco-, mi aveva sottolineato Roxas riapparendo all’improvviso - Devo ammettere che neanche Axel era così diretto…
- Ma tu non dovevi farti un giro?
- Più tardi, magari: questa scena è troppo divertente per perdermela!
“NO, Riku, siamo rimasti in bagno per tre ore e un quarto”, avevo sottolineato per bene la negazione in modo che capisse a cosa mi riferivo, ma per sicurezza gli avevo bloccato la mano accavallando le gambe facendolo rimanere così incastrato fra le mie cosce.
“Ok, d’accordo. Hai ragione tu”, con lentezza l’aveva tolta senza suscitare nessun sospetto nei miei e l’aveva poggiata sopra al tavolo per afferrare una scatola di biscotti e prenderne una manciata.
“Hai caldo, So’?”, mia madre osservava il mio viso rosso fuoco, diventato così da quando Riku mi aveva solo sfiorato.
“Beh, mamma, sono trentadue gradi all’ombra alle dieci di mattino”, mi ero giustificato e mi ero messo a bere la mia tazza di latte per nascondere la faccia.
“In effetti oggi fa molto caldo”, saggiamente Riku mi aveva dato man forte “Chiamiamo Kairi e andiamo in spiaggia?”.
“Mi pare una buona idea”, misi la tazza nel lavandino. Perché voleva chiamare anche lei? Speravo potessimo restare da soli come una vera coppi… Santo cielo, non riuscivo neanche a pensarlo! (a queste riflessioni Roxas aveva iniziato a rotolarsi per terra dalle risate borbottando frasi senza senso sulla mia stupidità e cose simili)
Ero salito in camera mia di corsa, seguito da Riku che si doveva cambiare (o meglio, rivestire), e avevo preso la cornetta iniziando a digitare il numero di casa della rossa.
“Ma che diamine stai facendo?”, l’albino mi aveva sfilato il ricevitore dalle mani e aveva riattaccato.
“Sto chiamando Kairi…”, avevo spiegato perplesso.
Lui mi aveva guardato come se fossi un decerebrato ed era poi scoppiato a ridere. “Oddio, Sora, d’accordo che sono il primo, ma pensavo ci arrivassi!”.
“Arrivassi dove, scusa?”, ero arrossito di colpo per la brutta figura appena fatta, ma non riuscivo ancora a capire.
“Kairi è solo una scusa”, mi aveva sorriso malizioso.

Ma l’ho detto, la sfiga mi perseguita sempre così appena avevamo messo piede sulla spiaggia (dopo essere passati velocemente a casa di Riku per recuperare il suo costume), la rossa ci aveva notati e ci era corsa incontro. “Ragazzi! Che ci fate qui?”, aveva sorriso angelicamente sistemandosi meglio la bassa coda di cavallo.
“Secondo te?”, l’albino aveva inarcato un sopracciglio accennando con la testa al mare liscio come l’olio.
“Wow, Riku, sei addirittura più scorbutico del solito!”, aveva incrociato le braccia per poi posare lo sguardo su di me “Sono contenta si ritrovarti vivo, So’ ”.
“Anche io”, mi ero portato le mani dietro la testa con un grosso sorriso a trentadue denti.
Le sue labbra avevano iniziato a tremare e poi si erano aperte in una fragorosa risata. “Scusa, So’, è che…”, continuava a ridere piegata in due “Non riesco a fare a meno di pensare alla scena di ieri notte”.
Ero arrossito vistosamente e avevo guardato smarrito Riku. “Glielo dico?”, avevo sussurrato pianissimo mentre lei non ci guardava. Lui aveva fatto cenno di aspettare e si era rivolto a Kairi. “In effetti è qualcosa da dimenticare…”, si era passato la mano sulla bocca come se il ricordo gli facesse davvero schifo.
“G-già”, come attore faccio davvero pena, neanche un bambino ci cascherebbe!
Kairi, maligna, voleva rigirare il dito nella piaga. “E pensare che per quello scherzetto della festa non vuole più essere tuo amico”, mi aveva guardato con dolcezza scuotendo il capo.
Riku aveva sogghignato. “Infatti non siamo più amici”, e mi aveva attirato in un bacio. Avevo spalancato gli occhi stupefatto e osservato Kairi che sbatteva più volte le palpebre come se non credesse alla scena che aveva di fronte.
“Siamo qualcosa di più”, aveva sorriso soddisfatto l’albino staccandosi da me.
Mezza spiaggia ci guardava a bocca spalancata facendomi diventare viola come il costume della mia migliore amica. “Cioè, aspetta: tu… e lui? Voi vi…”, la rossa non riusciva a formulare una frase completa per la sorpresa.
“Se intendi ‘voi vi amate?’ allora la risposta è sì”, aveva affermato candidamente.
Eravamo rimasti in silenzio per circa tre secondi prima che lei esplodesse (nel frattempo io mi ero già preparato tappandomi le orecchie) in un grido che aveva fatto girare anche l’altra metà dei bagnanti “COSA? E NON MI DITE NIENTE, DANNAZIONE?”.
“Diciamo che è stata una scoperta… recente”, Riku si era messo a guardare male uno a uno le persone che ci fissavano come dei fenomeni da circo che subito tornavano a farsi gli affaracci loro appena venivano perforati dagli occhi di ghiaccio dell’albino.
“Che mi è quasi costata la vita”, avevo borbottato ricordando l’incidente del bicchiere.
“Non pensavo baciassi così male, Riku”, si era messa a sghignazzare lei interpretando erroneamente le mie parole.
“No! È che…”, mi ero precipitato a difenderlo diventando ancor più rosso, in una tonalità che Kairi avrebbe definito da quel momento in poi ‘rosso Sora’.
“Dai, Sora, siamo amici da undici anni! A me puoi dirle certe cose!”, mi aveva preso da parte trascinandomi lontano da Riku che era rimasto immobile come una statua per poi iniziare a spogliarsi per rimanere in costume.
“In realtà Kairi, io…”, avevo iniziato a spiegare, ma gli occhi della mia amica mi bloccarono: avevano assunto una non rassicurante tonalità di blu oltremare tendente al violetto mai vista prima d’ora.
“Sora”, li aveva chiusi aggrottando le sopracciglia “Da quanto?”.
“Ehm… Da quanto cosa?”.
“Gay, Sora, gay”, pronunciava piano queste tre parole per farmele assorbire meglio. Come suonavano male nella sua bocca!
“Roxas dice da sempre, ma non ne sono così sicuro”, avevo sparato, a mo' di giustificazione, la prima cosa che mi era passata per la mente.
“Roxas? Che c’entra Roxas?”.
“A te Naminé non rompe le scatole? Che fortuna pazzesca!”, mi ero lamentato dandomi un pugnetto in testa “Ehi, Ro’, hai sentito? Segui l’esempio della tua amica!”.
- Neanche se mi fai la doccia con l’acido fluoridico…
- Fluoridrico-, lo correggo sfoderando le mie conoscenze di chimica.
- Il senso è sempre quello.
Lei mi guardava perplessa. “Perché non me l’hai mai detto?”, aveva ripreso dopo un secondo di silenzio facendomi concentrare sulle sue parole invece che su quelle di quel pazzo del mio Nessuno.
“Perché, cambia qualcosa?”, avevo chiesto senza pensarci.
“No! È che…”, si era blocca imbarazzata.
“Kairi, anche se a… a-amo Riku”, balbettavo imbarazzato non riuscendo a pronunciare ancora bene il verbo che con la ‘a’ che fa rima con ‘baciare’ “Cosa dovrebbe cambiare fra noi?”.
“Cavolo è che mi imbarazza!”, toccava a lei arrossire “L’ho sempre saputo che Riku aveva una cotta per te, ma…”
“E perché non me l’hai detto?”.
"Perché pensavo che te ne fossi accorto! Andiamo era evidentissimo!", aveva sottolineato bene l'ultima parola facendomi passare per un decerebrato.
"Io non mi sono mai accorto di nulla...", ci avevo pensato su. In effetti negli ultimi tempi Riku sorrideva di più, ma pensavo perché sarebbe passato con la sospiratissima media del 9.5 che gli avrebbe consentito di fare uno stage in una prestigiosa azienda delle Islands.
"Alla faccia del migliore amico: hai gli occhi foderati di prosciutto, allora!", mi picchiettava il naso con l'indice "Quando lo guardi si scioglie come neve al sole!".
Neve e sole. Oh, be', se non altro la metafora rende bene me e l'albino: lui glaciale (all'apparenza) e io fin troppo solare.
Un piccolo raggo di sole era riuscito a sciogliere un grande blocco di ghiaccio.
"Oh, andiamo! Non esagerare", le avevo fermato il dito con la mia mano "Riku non è così sdolcinato!".
"Non così tanto, ma comunque ha un atteggiamento diverso quand'è con te: sembra un po' più cortese...".
"Guarda, Kairi, che ti sento!", sogghignava l'albino ricordandole che il suo 'parlare normale' equivale a un 'parlare urlando' per noi comuni mortali.
"Un'ultima cosa e poi vado ad affogarlo...", si era avvicinata con aria da cospiratrice riducendo la voce ad un sussurro.
"Dimmi", mi ero sporto verso di lei.
"Non è che mi chiederai in prestito i vestiti, vero?".
Neanche le avevo risposto: mi ero semplicemente limitato a sollevarla di peso, non sono così gracilino in fondo, e a scaraventarla in acqua con poca grazia.

"Non ricordavo che la legge di Graham dicesse 'Kairi'...", Riku mi riporta con i piedi per terra. Sicuramente avevo maledetto Kairi per avermi fatto quella domanda così idiota. Certe volte dubito dell'esistenza dei suoi neuroni...
"Non direi proprio....", inclino la testa in avanti, assorto nel libro di chimica, facendo scivolare il volto dell'albino dalla mia spalla alla schiena "Mmm, no. Infatti dice che la diffusione di un gas è inversamente proporzionale alla massa", lo chiudo con un tonfo secco.
"Hai finito, studente modello?", si mette a sedere stiracchiando le gambe e le braccia.
"In realtà no, ma qui non riesco a studiare: ci sono troppe distrazioni", prendo una palla che mi è arrivata vicino al piede e la lancio a un bambino che sta giocando a calcetto con i suoi amici.
"Andiamo in un luogo più appartato, allora", sorride.
"Anche tu sei una distrazione", infilo il libro di chimica nella borsa e mi metto la maglietta.
"Non dirai sul serio?", inarca un sopracciglio come se non credesse alle sue orecchie.
"Invece sì: quell'adorabile vecchietta mi interroga domani e se voglio il mio nove devo andare bene, perciò a stasera".
"D'accordo"
, sospira rassegnato
"Ti passo a prendere alle nove, ok?".
"Non facciamo tardi, vero?".
"No, secchioncello, alle undici siamo di nuovo a casa", mi prende per il polso e mi dà un leggero bacio sulle labbra per impedirmi di parlare.
"A-a dopo", balbetto staccandomi e mi avvio scalzo verso casa.
Aprendo il cancelletto, la tracolla dello zaino mi rimane (come al solito) impigliata nello spigolo e, tirandola, l'interno della borsa produce uno strano ting. Sono più che sicuro che non ho messo oggetti di vetro quando l'ho preparata così la apro e guardo dentro: oltre alle mie cose c'è una bottiglia di vetro che mi è estranea.
La prendo fra le mani e la studio: è trasparente e con un disegno stilizzato di un frutto di Papou sul collo. Non ci sono dubbi, è proprio la stessa bottiglia che stringeva Selphie nel suo salotto quindici ore fa!
"Che bella bottiglia, Sora, dove l'hai trovata?", mia madre si affaccia dalla finestra della cucina sorridendomi.
"Me l'ha data Riku", ricambio con uno a trentadue denti. Chi altro avrebbe potuto infilarla nella tracolla magari distraendomi con un bacio?
"Quel ragazzo ha sempre pensieri carini per te".
"Dovrei ricambiare... Tu che mi consigli, ma'?".
"Qualcosa con il cuore, Sora", mi scompiglia affettuosamente i capelli, ma ritira la mano ritrovandosela piena di gel e rientra in casa maledicendo me e la mia ossessione per i capelli 'a porcospino'.
Qualcosa con il cuore... Cuore, cuore, cuore... Cuore!
Mi porto la mano sul petto ascoltando il ritmo regolare dei miei battiti.
- Puah, mi fai venire il diabete...-, si lamenta Roxas con una smorfia disgustata e la mano davanti alle labbra come se stesse per vomitare.
- Che brutta bestia l'invidia, eh Roxy?
- Ah, ah, ah, spiritoso lui. E se osi chiamarmi così un'altra volta ti rigiro le budella.
- D'accordo, se lo dici tu...
Apro la porta di casa ed entro dirigendomi subito in bagno per fare una bella doccia refrigerante.
- Il tuo diabetico regalino però può diventare più interessante se ti presenti da lui con un fiocco rosso... Solo con un fiocco rosso-, ridacchia mentre mi spoglio.
- ROXAS!

Precisazioni:
* Seven up: gioco di carte (ma credo che ci eravate arrivati da soli...)
- Il periodo in blu è un POV Riku (ma immagino che ci eravati da soli anche questa volta...)

Note dell'autrice:
Sono tornata! Un po' in ritardo, sì l'ammetto, ma ho avuto un blocco mentale che mi ha mandata nel panico più totale. 
Sinceramente spero di non avervi fatto venire il diabete con l'ultima parte, cosa che invece è accaduta a me. *sospira rassegnata immaginandosi la sua vita senza Nutella T______T*
Che altro dire? Beh, spero di non aver deluso le aspettative che si erano create dopo il primo capitolo: questo è quello che mi preoccupa maggiormente xD
Ringrazio di cuore chi ha letto, recensito e chi ha messo la storia fra le seguite o addirittura fra i preferiti. Grazie, grazie, grazie... (Hai la stessa fantasia di Riku NdSora) (Zitto tu e pensa al fiocco rosso... Solo al fiocco rosso ù.ù NdNiki)
Fatemi sapere cosa ne pensate.
La vostra diabetica
Niki_


  
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