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Autore: Solieh    12/11/2011    2 recensioni
“Aleph vuol dire l’unico, il solo, l’eterno, la creatura di Dio. Beryl vuol dire colei che è l’unica creatura che in eterno rimarrà sola”
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Usagi/Bunny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Narravano di un’ undicesima guerriera.
“La dea”. Era così che la chiamavano. O anche “colei che non si accosta ad alcuno”. Mi sembrava tutto così triste.
Era umido quel giorno e chiunque avrebbe detto che una giornata umida non sia adatta a un dio. Eh ma quella di cui stiamo parlando era una Dea. E solo il cielo sa quanto bella fosse, i miei occhi non se la ricordano più. Se non per sommi capi. Eppure, mio Dio, anche io sono una Dea, non sono forse la Dea della luna? E una Dea non dovrebbe rimembrare ogni cosa?

“Serenity, non ti ricordi com’era fatta?”

Ricordo lunghi boccoli di castano scuro dai rossi riflessi e labbra rosse di fuoco. Gli occhi del colore della terra. Ma se dovessi dire quali forme la Dea avesse, sia nel viso che nel corpo, le mie labbra rimarrebbero serrate. Non ricordo più.
So ancora però, che portava un vestito lungo di cui ricordo solo i chiari colori, e se ne stava scalza librandosi in aria leggera. Si fermava accanto ai fiori del Crystal Palace, come fosse una farfalla. Poi stanca di volare si accasciava tra le foglie a riposare. Mi dicevano di non avvicinarmi a lei, che sarebbe fuggita e che non ci avrebbe fatto più visita. Ma Serenity non vuol dire starsene tranquilli al proprio posto, Serenity vuol dire sete di sapere. Io volevo conoscere, volevo sapere perché non s’accostasse mai a nessuno. Perché l’uniche cose che sfiorava erano fiori e foglie.

“Serenity, te le ricordi le sue parole?”

La spiavo sempre dal terrazzo del castello. S’era addormentata accanto ai rovi spinosi, quel giorno. Se ne stava con la schiena poggiata su un letto di foglie e tutt’intorno al capo e ai bracci c’erano rose di un viola caotico e piene di spine. Era un ritratto struggente. Quasi fui tentata di non svegliarla, ma Serenity non vuol dire starsene tranquilli.
“Signorina Dea” le toccai una spalla. La sua pelle era ambrata, e non è il ricordo della sua pelle a suggerirmelo, ma il ricordo del mio pensiero. Piano aprì gli occhi e sbatté le ciglia più volte prima di guardarsi attorno. “Signorina Dea” la richiamai ed ella posò il suo sguardo su di me. Nei suoi occhi non lessi sussulti. Strinse le labbra e si tirò su, in piedi. Io feci lo stesso.
“La Princess” mormorò guardando le mie scarpette di vetro.
“Signorina Dea perch …”
“Il mio nome è Aleph” spezzò il gambo di una rosa dal rovo e le sue dita sanguinarono. Senza togliere le spine, posò la rosa tra i suoi capelli.
“Aleph?” non era un nome che avevo già sentito.
“Prima lettera dell’alfabeto fenicio. Indica il numero uno” il suo sguardo non si spostò dai rovi neppure un attimo.
“Ah “ cercai di dire qualcosa senza successo.
“Mi riconduce a Dio. Aleph vuol dire l’unico, il solo, l’eterno, la creatura di Dio”
“Quindi non sbagliano a chiamarti Dea” sorrisi.
“Princess” la sua voce si fece più severa “Aleph è la prima lettera della parola Adam, uomo”. Pareva rammaricata, quasi si vergognasse. Avrei voluto chiederle scusa.

“Serenity, tutte qui le sue parole? Non ricordi altro?”

S’alzò in volo senza guardarmi. Prima che s’allontanasse troppo le chiesi se sarebbe tornata ancora, e le chiesi perché dicessero che non s’accostava mai a nessuno.
“Tornerò prestissimo, Princess” mi guardò fissa per non so quanto tempo di preciso “Princess, ho un altro nome”.
Sorrisi “è un’altra lettera dell’alfabeto fenicio?”
Prima di prender velocità massima, guardando il cielo disse “La seconda lettera dell’alfabeto fenicio è Bet. Beryl, è il mio secondo nome e mi riconduce a Lucifero. Beryl vuol dire colei che è l’unica creatura che in eterno rimarrà sola” poi non la vidi più.

“Serenity, Beryl è un nome comune da noi sulla terra” la voce di Endymion era più calda del solito quel giorno.
“Ma che vai dicendo? È una Dea superiore persino a noi divinità planetarie, e poi io l’ho incontrata un sacco di tempo fa” sbuffai. Né io né Endymion potevamo ancora capire. Solo mi batteva il cuore nel ricordare boccoli scuri e labbra rosse come la rosa nei capelli e quelle due frasi “Aleph vuol dire l’unico, il solo, l’eterno, la creatura di Dio. Beryl vuol dire colei che è l’unica creatura che in eterno rimarrà sola” sembrava esserci uno strano collegamento tra il Dio che aveva nominato con nostalgia e Lucifero, che mi era parso andasse a raggiungere nel lasciarmi.


Circa mille anni dopo avrei capito tutto quel che c’era da capire. Solo un ultimo granellino di sabbia mi è rimasto nelle mani. Gli occhi di Beryl ho rivisto due volte, quelli di Aleph mai più.







Spazio Solieh:
Dopo tanto tempo ho cercato di scrivere qualcosa di carino. Spero di presentarvi un lavoretto decente ^-^ A chi interessasse sapere come è venuta fuori questa storia ... cercavo in web qualcosa sulle lettere dell'alfabeto greco, ed è venuto fuori un collegamento diretto con l'alfabeto fenicio. Molte delle cose trovate le conoscevo già, così ho pensato di buttarmi su qualcosa di diverso e ho scoperto il significato di Aleph, poi ho adoperato Bet per ricondurlo a Beryl, ma il significato di Beyl è pienamente di mia invenzione u.u Beh ... a presto <3 
  
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