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Autore: Stray cat Eyes     13/11/2011    6 recensioni
Camelot è sempre più lucida e splendente, da quando il servitore numero uno della futura Inghilterra si è unito alla combriccola.
[Spoilers! per l'episodio 4x06 | Hints slash]
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
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La prima parola che mi viene in mente, così a caso, è SPOILERZZZ!, tanto per avvertirvi nuovamente.
La seconda è, oddio, Grazie. Grazie a quelle sedici, meravigliose persone che hanno commentato Parassitodissea (Suicidal_Love, Root, layla84, crownless, Doripri, sushiprecotto_chan, Il_Genio_del_Male, elysenda, Akunamatata, Betta90, Chiby Rie_chan, Emrys_____, rossinam, SeleneKyoto, Raen91, valentinamiky): vi chiedo immensamente scusa per non essere ancora stata in grado di rispondervi singolarmente, ma sappiate che vi sposerei tutte rimedierò appena possibile. <3 Anche perché, cribbio, vi ho viste seriamente entusiaste della sesta puntata (tanto entusiaste quanto me XDD), e sono contenta di avervi fornito un piccolo spazio su cui sclerare per qualche momento. <3 Fanghèrliamo insieme, ragazze!







A sushi,
perché si ricordi
di fare più attenzione
a ciò che chiede.




[Meet George!]



Che Camelot – villaggio e castello – fosse una gabbia di matti, questo George lo sapeva già – d’altra parte, non vivi una vita intera fra cameriere amanti del gossip senza imparare niente sulle cose importanti del mondo.
Che fosse anche un covo di debosciati, tutti uno più sciatto dell’altro, questo invece l’ha dovuto scoprire da solo.
Eppure, quando è stato chiamato direttamente dall’Accademia del Perfetto Servitore, la più rinomata delle contee del South East, lui, ineccepibile allievo e fiero precursore di papillon e colletti inamidati degni della (a venire) regina Vittoria, che Dio la salvi, si aspettava quanto meno di trovare del personale qualificato. Qualcheduno di costumato, o di elegante, o raffinato. Un’anima che avesse un po’ di voglia di lavorare, almeno.
E invece no. Ha trovato solo un’orda di nullafacenti, privi della più piccola ed evanescente ombra di buongusto. In particolare, ci sono quei cavalieri... Guerrieri infaticabili, come no, ma con una puzza addosso...
Vero è che non è colpa loro, se sono stati costretti a vivere per anni senza di lui.
Ma adesso è tutto a posto, ha spiegato George a sir Leon, rinforzando bene la presa dei bigodini con un paio di forcine in più, Adesso c’è George, qui con voi. Peccato che non esista ancora la lacca, manca il perfetto fissaggio. Of.





La prima cosa che George nota, in quel castello che pullula di sfaticati – per forza le stanze di Sua Maestà sono sempre così piene di ciarpame da far finire una balestra nel suo armadio, poi – è che a Camelot ci sono giusto un paio di selvagge chiome da potare: una nei giardini, l’altra in testa a sir Gwaine. Al quale, tra l’altro, dovrà impartire il buon costume di lavarsi almeno una volta al mese.
In ogni caso, quando l’ha inseguito per tutta l’arena armato di forbici e pettine, George ha scoperto che finanche lui possiede una buona qualità.
Aspettate, sir! Prometto che sarà indolore, se starete fermo! Sir!
, sir Gwaine è davvero un gran corridore.





Passi la cialtroneria, passi la sciatteria che regna più o meno incontrastata, ma George non può proprio passare sopra ad una situazione di tale iniquità. È per questo che, un bel mattino, prende sir Percival sottobraccio come una comare e lo trascina nella bottega del fabbro.
“Povero caro, vi si sono sganciate le maglie, vero? Ma adesso le faremo aggiustare.”
Nessuno si stupisce di vedere sir Percival a maniche lunghe, il giorno dopo.





Sir Elyan continua ad agitarsi sul suo sgabello, cambiando posizione esattamente ogni tre secondi virgola cinque; George, di fronte a lui, si ferma ad accomodarsi per bene il ditale e a lanciargli una rapida occhiata mordi-e-fuggi.
“Avanti, sir, o il vostro tè si raffredderà,” ci tiene a ricordargli, mentre recide il filo di cotone con i denti – sono sprovvisti di forbicine dalla punta arrotondata, a Camelot.
Sir Elyan si direbbe un po’ nervoso, comunque.
“Ehm, sì, eh, s-sì, già.” Arranca, spostandosi sul bordo della seggiola e agguantando la sua tazza.
George sospira tra sé; benché non si tratti – purtroppo – di qualcosa di equiparabile ad una lezione di bon-ton, il cavaliere sembra altrettanto in ansia. Forse è perché è impaziente, o forse perché non si fida delle sue pur comprovate doti di sarto – ma una volta che George avrà finito di rammendargli la casacca sarà costretto a cambiare idea, oh sì.
“Il tè è di vostro gradimento, sir?”
“Deh - uh - lizioso, ehm.”

A George non passa neanche per la testa che sir Elyan possa sentirsi in imbarazzo, così a torso nudo in uno dei corridoi più frequentati del castello (un diretto Cucine-Sala Grande, aiutatemi a dire frequentato), con un’elegante tazza Ginori retta a malapena fra pollice e indice per paura di sfracellarla con la rinomata grazia del cavalier cortese (e puzzone), mentre, dall’altro lato di un tavolino improvvisato, con un paio di occhialoni tondi sul naso, un giovanotto squisitamente old-fashioned (o forse new-fashioned?) gli rammenda la tunica perché era indecente che lui andasse in giro così, of.
D’altra parte, George potrà anche essere il servitore più efficiente della futura Inghilterra, ma è anche un po’... ingenuo, uhm.





Di tante cose prive di senso che accadono a Camelot, George proprio non riesce a spiegarsi perché mai il Re abbia voluto fare a meno dei suoi servigi, preferendogli quello che egli stesso ha definito un babbeo, incapace e sbadato, quando avrebbe potuto usufruire di lui senza timor di pentimento.

C’è però da dire che, nel fine settimana in cui aveva dovuto istruire Merlin sui suoi compiti, George aveva avuto modo di osservarli da vicino.
Il giovedì sera l’avevano trascorso a guardarsi di sottecchi e alternativamente – io ti guardo ma tu no, tu mi guardi ma io no, ci guardiamo ma poi no e da capo.
Di venerdì non avevano fatto altro che scambiarsi borbottii e risatine complici.
Di sabato, con sommo orrore – ma con grande discrezione, of – li aveva trovati abbracciati, immobili giusto al centro della stanza come un fermo-immagine.
Entro il lunedì mattina, erano tornati a lanciarsi occhiate languide mi guardi tu, ti guardo io, ci guardiamo e ritorno. E gli sguardi di Sua Maestà erano anche meno puliti dei suoi pavimenti.

Ripensandoci adesso, George decide che è stato decisamente meglio, of, che il Re non abbia voluto usufruire di lui.












Note.
D’accordo, potevo risparmiarmela. Anche perché non ne sono molto soddisfatta. Ma il fatto è che io adoro George – l’ho adorato per il suo modo di dire sword, per il suo essere così british-ante-litteram, per il tono con cui ha detto breakfast, come fosse un segreto di Stato, e quando Arthur ha detto la sua battuta, “Merlin, meet George”, io sono praticamente morta. XDD
Uh, tanto per la cronaca, Of è un intercalare che ho infilato io nella british-bocca di George, poverino; leggetela all’italiana, perché con la particella inglese non c’entra niente. XD
A parte questo, sappiate che potete prendervela con sushiprecotto_chan per le sue cattive idee (<3) o, in alternativa, con il mio cervello per averle dato retta. O con quella parte di me che ammira tanto i bicipiti scolpiti di sir Percival, ma non può fare a meno di chiedersi se non abbia un po’ freddo, ogni tanto.
Alla prossima! <3

  
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