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Autore: Beatrix_    13/11/2011    2 recensioni
Ed io che pensavo che in quest’università avremmo avuto delle grandi camere singole con degli spaziosi armadi privati! Dove metterò ora tutti i miei vestiti?
Dividere una stanza non è mai facile ma se la coinquilina ha un guardaroba esagerato e due amiche adoranti può risultare addirittura impossibile.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Ehi! Ehi! Fate attenzione alla valigia che avete in mano, è importante! Sì, potete metterla qui e…”
Galinda compì una veloce giravolta su se stessa, nel tentativo di dare uno sguardo d’insieme alla stanza: “Non c’è spazio in questo posto!” esclamò frustrata un momento dopo.
“Attenti! Quelle sono le scarpe migliori che ho, non vorrete mica rovinarle?!?” gridò istericamente.
Si diresse decisa verso l’armadio, aprendo le ante che le spettavano e rimase un momento assorta davanti ai pochi vani in semplice legno: “Quant’è piccolo! Ed io che pensavo che in quest’università avremmo avuto delle grandi camere singole con degli spaziosi armadi privati! Dove metterò ora tutti i miei vestiti?” sospirò scuotendo vigorosamente il capo.
Elphaba, seduta sul suo letto, osservava torva la compagna di stanza dibattersi tra nuvole di chiffon e strati di pizzo rosa. L’ambiente era stato disseminato di scatole e valigie contenenti cappelli, vestiti, scarpe e accessori di varia natura e non c’era più neanche un po’ di spazio per camminare sul pavimento. Sul letto di Galinda, coperto con delle lenzuola di uno sgradevolissimo rosa acceso, erano accatastati mucchi di abiti da sera, corti e luccicanti, certamente più numerosi dei giorni totali che avrebbero dovuto trascorrere a Shiz. Altre scatole continuavano ad arrivare  ed Elphaba dubitò che tutta quella roba potesse trovare una sistemazione nella sobria ma accogliente camera che era toccata loro. Avrebbe voluto andarsene, cercare Nessarosa e accertarsi che si trovasse a suo agio in compagnia di Madame Morrible, cosa di cui dubitava viste le maniere della direttrice; ma l’ultima volta che aveva provato a scendere dal letto aveva calpestato accidentalmente l’orlo di un vestito scivolato a terra e la sua compagna di stanza aveva lanciato un grido isterico talmente acuto da farle immediatamente cambiare idea.
Chiuse gli occhi un istante, sperando di far sparire con un semplice gesto tutto quel tulle e quel rosa ma quando li riaprì la ragazza dalla voce insopportabilmente stridula con la quale avrebbe dovuto, volente o nolente, dividere la stanza era ancora lì, intenta ad inventariare diversi portagioie.
“Il mio fermaglio!! Ho perso il mio fermaglio preferito! Qualcuno l’ha visto?!?” gridava ai facchini che le stavano pazientemente trasportando il guardaroba.
Non stava succedendo a lei. Non poteva star succedendo a lei! Avrebbe dovuto essere con sua sorella ora, accertarsi che le piacesse Shiz, che si trovasse a proprio agio e che fosse facile per lei muoversi, invece di ascoltare rimostranze per un fermaglio perduto.
Galinda si aggiustò il vestito con un gesto deciso della mano e scosse fascinosamente la chioma, inondando la stanza di un disgustoso e persistente profumo, prima di tirar fuori per la centesima volta uno specchietto portatile e rimirarsi soddisfatta.
“Non c’è nessuno da impressionare qui” commentò acida Elphaba. L’altra si girò appena, fissandola con lo stesso schifo che avrebbe riservato ad una materia di studio: “Non ti dispiace se occupo anche la tua parte di armadio, vero? Sono sicura che a te non servirà” chiese ignorando completamente l’osservazione precedente.
“Fa’ pure, immagino debba essere umiliante non avere altra abilità che quella di collezionare vestiti ed io sono sempre felice di aiutare una persona così in difficoltà” ribatté sarcastica.
Galinda la fissò irata un momento: il riferimento alla sua mancata ammissione al corso di stregoneria era sufficientemente evidente: “Per tua informazione, signorina Elphaba, non sono affatto in difficoltà e sono anzi dotata di numerosi talenti! L’unico motivo per cui non sono ancora nel corso di stregoneria è un trascurabilissimo disguido che verrà al più presto chiarito! La verità è che…” ma proprio in quel momento gli ultimi tre scatoloni vennero portati nella stanza, ormai troppo piena, e l’attenzione della ragazza fu fulmineamente distolta dal battibecco.
“Ooooh” esclamò tirando fuori un abito fuxia, a balze “avevo completamente dimenticato di aver portato anche questo vestito. In effetti, avevo proprio dimenticato di averlo ma è così…”
Elphaba non poté credere ai suoi occhi: Galinda si stava commuovendo per aver ritrovato un vestito. Aveva una compagna di stanza dotata della maturità di una tredicenne. Non riuscì a replicare, tanto l’altra non l’avrebbe ascoltata comunque.
Proprio quando aveva pensato che la situazione non potesse peggiorare ulteriormente, due figure che riconobbe come le migliori amiche di Galinda si affacciarono alla porta rimasta inavvertitamente aperta. “Eravamo venute a vedere come ti eri sistemata, noi… aaaaaaaaahh!” la ragazza non riuscì a finire la frase, troppo sconvolta dopo aver notato la presenza di Elphaba nella stanza.
“Oh, non preoccuparti, sai, ho scopeto che è innocua!” la rassicurò Galinda, parlando come se Elphaba non fosse presente. L’altra annuì concitatamente, ancora sotto shock.
“Oh, Galinda, sei proprio una Santa! Non so come fai a sopportarlo” sospirò la terza, in evidente adorazione.
“Sapete, sono felice che sia capitato a me, piuttosto che a voi!” replicò Galinda, decisa a sfruttare la disgrazia nel migliore dei modi che le fosse riuscito di trovare “è meglio che sia io a vedermela con lei” continuò, lanciando un’occhiata obliqua alla ragazza verde, che la fissò in maniera truce.
“Oh!” un sospiro di ammirazione riecheggiò un momento nella stanza prima che l’attenzione di una delle due amiche fosse attirata dall’abbondante guardaroba di Galinda ed in particolare dall’abito fuxia che aveva tanto facilmente commosso la stessa proprietaria pochi momenti prima “è… è stupendo! Sarà il più bell’abito di tutta Shiz! Devi assolutamente indossarlo per… per… oh, immagino ci saranno delle occasioni!”
La proprietaria del vestito scosse di nuovo i capelli e prese l’abito con atteggiamento noncurante: “Ah, sì, questa vecchia cosa… l’avevo in casa…” seguì una risatina, falsamente modesta.
“Io so quando potrai indossarlo, o meglio, per chi” la interruppe Shenshen (o era Pfanee? Elphaba proprio non riusciva a ricordarlo).
“Chi?” chiese l’altra amica, curiosissima. Galinda guardava altrove, chiaramente curiosa ma decisa a fare finta che non le importasse per darsi un tono.
“Non avete idea” proseguì la prima, evidentemente ansiosa di svendere il suo segreto “di chi verrà quest’anno a studiare proprio qui, a Shiz!”
“Chi??” chiese di nuovo la ragazza, sempre più impaziente. Ancora un attimo di pausa e la tensione salì alle stelle.
“Fiyero Tiggular! Il principe Fiyero Tiggular!!” esclamò infine, raggiante.
“Il principe Fiyero?” Shenshen era decisamente riuscita ad attirare l’attenzione di Galinda.
“Sì, esatto, proprio lui! Si dice che i genitori siano esasperati! È stato già cacciato da parecchie università, per via di diversi scandali sui quali si raccontano leggende e quest’anno è stato deciso di concedergli un’ultima possibilità a Shiz!”
“Il principe Fiyero…” mormorò di nuovo Galinda, assorta.
“Oh, Galinda, se c’è qualcuno che può farsi notare da lui questa sei certamente tu! Sono sicura che non appena ti vedrà…”
Una risata beffarda interruppe l’elogio. Le tre amiche si girarono simultaneamente verso Elphaba, ora in preda ad un riso convulso.
“Sono sicura…” cercò di dire, tra una risata e l’altra, quando si accorse di essere osservata “che starete benissimo insieme, tu e il principe Fiyero: vi meritate” il tono di scherno era imperdonabile, Galinda non perse tempo a difendersi: “Ma è ovvio che io e Fiyero staremo benissimo insieme, non era neanche in discussione! Quando mi vedrà lui…”
“Oh, sì, immagino che cadrà ai tuoi piedi fulminato! Ma insisto: sono sicura che vi meritiate l’un l’altra” rispose sarcastica.
“Io credo che tu sia soltanto invidiosa di me!” sbottò Galinda, in maniera meno composta di quanto avrebbe voluto.
Elphaba rimase in silenzio, tentando di trattenere un altro accesso di risa. Alzò un sopracciglio, mostrando tutto il suo scetticismo; poi si alzò dal letto e cercò di raggiungere la porta, facendo attenzione a non calpestare nulla di tutto ciò che era sparso sul pavimento.
“Sì, immagino che tu abbia ragione” rispose quando fu finalmente sulla soglia, dopo esser riuscita a superare tutto il percorso ad ostacoli “Tutti qui a Shiz sono invidiosi di te. Come  si potrebbe non essere invidiosi di tutti questi abiti, di tutta questa popolarità… non potrò mai essere alla tua altezza” fece una pausa melodrammatica, mentre le tre amiche rimanevano in silenzio, decise ad ascoltare dove volesse andare a parare:immagino che io dovrò accontentarmi di quel corso di stregoneria che inizierò a frequentare dalla prossima settimana” concluse con un finto sospiro.
Poté vedere la rabbia di Galinda salirle fino a quei capelli sempre in piega perfetta e quasi le si sarebbe slanciata contro, se le due amiche non l’avessero trattenuta con elogi più o meno sinceri su quanto lei fosse perfetta e su quale errore avesse commesso Madame Morrible nell’escluderla dal suo corso.
L’ultima cosa che Elphaba riuscì a vedere, prima di chiudersi la porta alle spalle, furono degli orrendi fermagli, anch’essi fuxia, tirati fuori da un portagioie e contemplati in estasi dalle tre.

***
 

Note: Non ne sono per nulla soddisfatta ma dopo averla tenuta sul computer per settimane e non essere riuscita a migliorarla ulteriormente ho deciso di postarla lo stesso. Per sicurezza, ho messo avvisi di "Parodia" e "OOC" (sopratutto per quanto riguarda Elphaba), siete avvisati!xD

  
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