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Autore: ErisElly    13/11/2011    2 recensioni
Questa storia è nata dopo aver visto "Il viaggio del veliero". Vi siete mai chiesti se la storia fosse andata diversamente, se non fosse la fine ma un altro capitolo? Bhè io sì.
Ho sognato molto una nuova storia, un nuovo modo di far andare le cose, qualcosa di diverso dalla trama originale. Quindi se avete voglia di leggere qualcosa di nuovo, io sono qui apposta. Un avviso: La storia inizia un anno dopo che i quattro Pevensie sono ritornati in Ighilterra. Anche se la storia procede sui passi del film, ci saranno anche dei colpi di scena presi dai libri. Ah un' ultima cosa, ve l'ho detto che ci sarà un nuovo personaggio? Leggete, recensite e DIVERTITEVI.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peter Pevensie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo era appena sorto e tutte le cose, gli alberi, le roccie, lo stesso mare sembravano non avere contorni che li distinguevano da tutto ciò che gli era intorno.
Il mare era silenzioso. Non s'udiva il familiare rumore delle onde che si infrangevano sulla riva e che sbattevano dolcemente sulla dura scogliera; i gabbiani che cantavano gioiosi sulle onde; i delfini di solito giocondi sin dall'alba erano immobili, o meglio spariti.
Anche nel limpido cielo del nord dove le stelle e la luna se ne stavano andando per lasciare il posto al sole, tutto era immobile. Le nuvole strisciavano nel cielo come se fossero trasoportate da un vento inesistente, di uccelli non c'era traccia.
L'erba e le spighe erano immobili, ferme. La terra era dura, arida come se non piovesse da tanto tempo, non sebrava la gioconda terra di Ilinea. Non sembrava niente in effetti: tutto era sospeso in quel limbo che precede l'alba, dove tutto è esistente ma niente concreto. Sapevi che quell'albero c'era ma non ci credevi se prima non toccavi la sua dura corteccia marrone.
Solo un grifone si azzardava a volare in quel paesaggio. Le sue ali erano tese ma fendevano l'aria con colpi precisi fatti e rifatti; solo lo sguardo di solito fiero e orgoglioso, ora preoccupato e velato, tradiva l'ansia. Scrutava il cielo e la terra in cerca di segni, di qualcosa. Perchè sapeva che trampò il sole sarebbe sorto definitivamente e allora quella terra si sarebbe risvegliata, dando origine alla più grande battaglia mai vista. Anche quelle pigre spighe si sarebbero svegliate e avrebbero combattuto a fianco degli alberi.
Il grifone si diresse verso la più vicina città. Se non fosse per la moltitudine di persone e altre creature radunate in una vallata poco distante, si sarebbe detto che era una giornata normale che aspettava il sole per iniziare la routine quotidiana.
Ma quel giorno le donne non sarebbero uscite a fare la spesa, gli uomini non sarebbero andati a lavorare, gli anziani non si sarebbero riuniti in piazza per parlare del più e del meno, i bambini non avrebbero giocato per le vie schiamazzando ilari e i ragazzi più grandi non sarebbero andati a scuola.
Il grifone si diresse verso la vallata dove era riunita quella folla, ignorando tutti entrò in una fortezza di pietra, si infilò in un corridoio buio ed entrò in una sala dove si diresse verso l'uomo biondo.
L'uomo già infilato nella sua lucente armatura si stava allenando colpendo con la spada il vuoto. I suoi colpi prima casuali e discordinati diventarono presto precisi e razionali, come se l'uomo stesse davvero combattendo con un invisibile avversario. Al suo fianco un uomo dai lunghi capelli neri come le ali di un corvo, larghe spalle e uno sguardo profondo e preoccupato era sdraiato su una roccia; accarezzando i capelli di una giovane donna che sembrava dormire sul suo petto. Ma il respiro della giovane era irregolare, le palpebre chiuse con forza e la fronte sormontata da rughe di concentrazione, erano in netta contrapposizione con il suo bel viso.
Poco lontano una ragazza dai lunghi capelli castani raccolti in una coda laterale si stava rigirando tra le mani, una boccetta di cristallo contenente un liquido rosso fuoco.
Davanti a lei un ragazzo dai corti capelli neri disordinati, stava affilando la sua spada e lo stridere della lama suonava macabro nella stanza di roccia. 
Infine una giovane donna dai capelli nero cenere e occhi color ghiaccio, stava seduta su una sedia a occhi chiusi mormorando sotto voce delle parole, che a sentirle erano senza senso, almeno per quelli che non erano come lei.
Il grifone planò verso il biondo, l'uomo abbassò la spada e si voltò.
Il suo sguardo era preoccupato: il zaffiro dei suoi occhi era profondo e grave, le labbra erano tese per non lasciarsi scappare neanche una smorfia. Appena il grifone raggiunse terra tutti i presenti smisero di fare quello che stavano facendo e si diressero verso quest'ultimo.
<< Vostra Maestà tutto è normale, la battaglia dovrebbe iniziare a momenti, avrà inizio con il suono di un corno. >>
<< Grazie Allistar >> rispose il Re cercando un tono tranquillo, ma la sua voce era tesa come la corda di un violino.
<< Intanto raduna gli arcieri e sistemali sulla scogliera, dove abbiamo deciso. Prendi i centauri e inizia a dirigerti verso la Valle della Quercia. Infine sistema la fanteria, noi verremo più tardi. Sperando che si faccia vivo. >>
<< Agli ordini Maestà. >>
 
 
 
 
...
Silenzio.
Poi un suono. 
Il suono di un corno risuonò Dalla Valle della Quercia fino alla Rocca Ghiacciata.
La guerra era iniziata.
  
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