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Autore: giglio_lockart    11/07/2006    1 recensioni
Questo è il terzo "capitolo" delle vicende di Giglio ed è immediatamente successivo, cronologicamente parlando, alle vicende di "Eragon".
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eragon

La locanda era affollata come non mai, era uno dei classici ritrovi lungo la via che i mercanti battevano, offriva cibo, calore, due chiacchiere e camere a buon mercato.

Spinse la porta per entrare nello stanzone affollato, il legno scuro luceva dei riflessi dorati del grande camino ed il profumo dello stufato gli ricordò che non mangiava qualcosa di caldo da quando era partito.

- Quel ragazzino mi ha fatto penare!-borbottò tra i denti, scostando il mantello inzuppato dal corpo snello.

Si guardò attorno, individuandolo con facilità. Anche se stava a capo chino, concentrato sul suo boccale, brillava come una fiamma oscura in mezzo a tutta quella umanità, spiccando in essa come una rosa tra i cardi.

Sospirò. Lo inseguiva da quasi un mese, poteva quasi dire si conoscerlo, ma da quando lo aveva visto la prima volta aveva riconosciuto in lui il dolore e la sofferenza. Quel ragazzino era in fuga da qualcosa e non poteva escludere che si trattasse di lui stesso.

Eppure, le sue mani e la sua anima grondano il sangue di molti innocenti.

Si concesse di studiare il suo viso, l’espressione sofferta dei tratti delicati, il tormento degli occhi d’ametista. E decise che non era più il caso di indugiare. Con passo sicuro si avvicinò al tavolo dove lui era seduto, si piazzò davanti a lui.

- Posso sedermi?- e senza aspettare che lui rispondesse scostò la sedia dal tavolo e si sedette di fronte a lui. Solo per incrociare lo sguardo fiammeggiante di quegli occhi stupefacenti.

- Non siate scostante, principe Giglio, è diverso tempo che vi cerco e adesso sono stanco.

Ottenne che la rabbia abbandonasse i suoi occhi, Giglio si abbandonò contro la sedia, studiandolo con attenzione, registrando ogni cosa di lui.

- Chi sei?-chiese a voce bassa, pacatamente, riportando la propria concentrazione sul boccale che stringeva ancora tra le mani sottili.

- Il mio nome è Gaheris.

- Gaheris.-ripetè lentamente, senza guardarlo- Tu sei stato Potere.- era una mera constatazione, non una domanda ma Gaheris annuì lo stesso, richiamando l’attenzione di una giovane cameriera e ordinando la cena.

- Che cosa vuoi da me?

È così fragile! Così rassegnato!- pensò assurdamente Gaheris, fissando quegli occhi che conoscevano e ricomprendevano ogni sofferenza.

Con che coraggio sto per ferirlo ancora?

- Dovevo parlarti. Riferirti un messaggio e scortarti dalla persona che te lo manda.-spiegò nascondendo i propri occhi nel boccale di birra.

- Non credo che mi interessi. Non mi interessa nulla di ciò che riguarda la vostra parte. Noi siamo nemici e se non mi sono ancora deciso ad ucciderti…

- Il messaggio non riguarda la mia parte, come dici tu. Il messaggio riguarda te e solo te.

- Non voglio sentire nulla. Voglio solo essere lasciato in pace. Vattene.

- Ti seguo da un mese. Non me ne andrò così semplicemente. Il messaggio è questo: il Principe Veggente desidera parlarti e ti chiede di raggiungerlo al più presto.

- Raggiungerlo dove?-chiese Giglio suo malgrado ma immediatamente la sua bocca si contorse in un sorriso storto- Avevi detto che il messaggio riguardava me.

- Difatti. È di te che lui vuole discutere.

Calò il silenzio, almeno tra loro due, perché l’allegro chiacchiericcio della locanda continuò indisturbato.

- Il Principe Veggente.-sussurrò Giglio tra sé.

- Io ho il compito di condurti da lui, se accetterai di seguirmi.

Giglio lo studiò un poco, la birra ormai accantonata.

- E non è una trappola solo per eliminarmi?-chiese con un sorriso tirato.

- No. Tu non puoi essere ucciso ed in ogni caso non da me. Inoltre, se fosse la tua distruzione il nostro scopo sarebbe venuto uno dei Quattro Re e ti avrebbe affrontato a viso aperto.

- Immagino di si.-concordò Giglio.

Il suo sguardo scivolò tutto attorno a loro, sui visi distesi degli altri avventori, ascoltò la cordialità delle loro parole ma man mano il suo viso si chiuse in un dolore fiammeggiante e Gaheris vide di nuovo la rabbia bruciare quel viso bianco e perfetto. Capì che in quel momento stava odiando tutti coloro che li circondavano, li odiava per la serenità che avvertiva in loro, così lontana dai sentimenti che si agitavano in lui, li odiava perché la loro vita era facile mentre lui aveva già patito sofferenze incredibili. Li odiava e desiderava la loro morte, che avrebbe pianeggiato i conti tra loro.

- Giglio.-chiamò piano, concentrando su di sé quegli occhi terribili.- Loro non ti hanno fatto niente.

- E allora? Sono abbastanza irritato da ucciderli solo per sfogarmi.

- Certo. Ma quello che ti divora non sparirà con loro.

Giglio abbassò lo sguardo, fissando il piano del tavolo come se volesse imprimersi nella memoria ogni scanalatura del legno lucido.

- Si vede così tanto?-chiese debolmente, senza rialzare lo sguardo.

- Verrai con me dal Principe Veggente?

Non rispose, fissava ancora il tavolo, bambola rotta incapace di reagire.

- Come è vano tutto questo…-sussurrò pianissimo, tanto che Gaheris non fu certo di averglielo sentito dire.

Poi si alzò dal suo posto, gli gettò un’occhiata obliqua.

- Me ne vado a letto. Ci vediamo domattina.-mormorò a mezza voce, allontanandosi.

Gaheris sorrise e finì il proprio stufato, con appetito.

 

  
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