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Autore: Diomache    11/07/2006    10 recensioni
Una nazionale di calcio può vincere un mondiale.
Ma a volte può fare molto di più.
In questo caso bisognerebbe proprio dire: galeotta la partita e chi la vinse!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti,
Beh, eccomi qua con questa storia che ho scritto in un momento di assoluta pazzia post festeggiamenti.. l'ho buttata giù praticamente di notte, (poi certo, l'ho riguardata..) con le orecchie che ancora mi fischiavano…. Spero che apprezzerete, non ho molte pretese è solo un tributo alla nostra mitica nazionale e ad una persona che -guarda un po'- ho conosciuto proprio vedendo la partita…
Prima di chiudere vorrei dire che questa storia è frutto della mia fantasia, non c'è nulla di autobiografico anche se il mio incontro mi ha fatto accendere la lampadina.. se vi va, lasciatemi un commentino!!!
Buona Lettura e.. GRAZIE ITALIA!!!!!! FORZA AZZURRI!!!

Diomache

ITALIA, ITALIA

Roma 9 luglio '06.

Veloce, veloce, veloce, veloce, veloce! Sente solo questo nella testa ora, come un ronzio, un imperativo categorico, un congiuntivo esortativo o qualsiasi cosa la spinga a fare di più.. a correre di più. Sì, perché non può arrivare in ritardo, eh no, non può proprio oggi che c'è la partita, non deve!!!!!!!
Celeste corre ancora, con lo zainetto alle spalle, il fiato sempre più corto e finalmente, svoltato l'angolo, vede la fermata dove prenderà l'autobus che la porterà direttamente a vedere la partita con i suoi amici, nell'immenso maxischermo. Arriva lì con il cuore in gola, faticando quasi perfino a fermarsi e rischiando di travolgere una vecchietta.
I suoi occhi si puntano subito sul quadrante dell'orologio. Le sette e trentacinque.
"se deve prendere l'autobus.- la voce della vecchietta suona quasi canzonatoria- guardi che è appena passato. L'ha perso, signorina…" e conclude con un sorrisetto tutt'altro che comprensivo, anzi, diciamolo, proprio beffardo come se pensasse *così impari e stai attenta la prossima volta!*
Celeste alza gli occhi al cielo e si passa una mano tra i capelli mossi e scompigliati dalla corsa e dall'asciugatura all'aria che ha dovuto fare per velocizzare tutto.
Con un sospiro di sconfitta afferra il cellulare e compone velocemente il numero di Monica, mentre i suoi occhi si fissano sulla targhetta di una via famosa.
"pronto, Celeste finalmente!!!- la voce di Monica suona quasi come un urlo.- qua sono tutti pazzi, devi vedere!! Allora, tra quanto sei qui??"
Celeste sospira di nuovo. "ho perso l'autobus, Monica.- dice con voce bassa.- e non so più come fare…"
"cosa??? Hai perso l'autobus???? - l'amica sembra quasi più incredula di lei.- e.. adesso?"
"e adesso non lo so, accidenti!!!- Celeste dà con impeto un calcio ad una lattina a qualche passo da lei che si va ad infrangere contro il muro. La vecchietta scuote la testa, con dissenso.- non posso venire fino lì a piedi, arriverei per il secondo tempo!"
Monica sospira,poi propone. "e.. un taxi?"
"ma figurati se ce n'è qualcuno in giro!- sbotta l'altra.- e poi non ho i soldi io.."
"mamma mia, ma sei proprio la solita, eh!- il rimprovero di Monica arriva tagliente e puntuale.- solo tu potevi perdere l'autobus questa sera, e poi proprio l'ultimo perché dopo non ne passano altri!"
Celeste stacca il cellulare dall'orecchia, lo fissa qualche secondo poi, con freddezza, lo spegne.
Al diavolo Monica e i suoi rimproveri. Come se non fosse abbastanza dispiaciuta da sola, ci manca pure lei che ci mette il carico di briscola! Si siede sulla panchina proprio sotto la fermata, accanto alla vecchia signora che ride sotto i baffi delle sue disavventure.
Cerca di pensare, di concentrarsi. Che può fare? Di raggiungere Monica &CO non se ne parla:
1- è troppo distante
2- le è passata la voglia.
Potrebbe andare a casa, ma rifarsi tutto il tragitto una seconda volta e di nuovo di corsa perché altrimenti non arriverebbe nemmeno per l'inno è proprio da escludere se non altro perché starebbe tutta la serata da sola. Suo padre e sua madre sono a casa di alcuni amici.
In quell'istante sente il cellulare vibrare. La tentazione di non prenderlo neppure per il presentimento che sia Monica è tanta, ma poi lo afferra e vede con un sorriso che è un messaggio di Alice, la sua migliore amica.
"allora.- le scrive.- sei già con loro???? Salutami tutti e.. W Italia!!!!"
sorride leggendolo e per un istante le salta in testa l'idea di mettersi a correre e raggiungere Alice a casa sua contando che non è molto distante da dove si trova ora e poi, almeno, non sarebbe stata sola a vedere la finale dei Mondiali. Ma l'idea sfuma velocemente com'era arrivata: Alice ha la varicella e lei non l'ha ancora presa.
Andare a casa sua sarebbe come guardare la partita in un raduno francese: estremamente pericoloso.
Se per disgrazia prendesse la varicella, altro che Mondiali, i suoi genitori non le permetterebbero più nemmeno di mettere il naso fuori casa. Senza contare che prendere la varicella a 17 anni non è proprio una passeggiata. No, così non va deve farsi venire un'idea.
Sta ancora pensando quando sente improvvisamente l'eco del tifo da stadio, da partita. Si volta e vede la porta di un bar aperta. È da lì che arrivano i cori. Sicuramente hanno acceso la televisione e la partita sta iniziando.
Risponde ad Alice in poche righe poi si alza e si avvicina al vetro del bar, sbirciando l'interno.
È un locale molto grande e, tra l'altro, già gremito di ragazzi sui vent'anni che stanno già seduti nelle sedie preparate appositamente o bevono qualcosa appoggiati al bancone, gli occhi fissi sul grande schermo e la tensione già alle stelle prima ancora che inizi.
"Celeste!!!"
La ragazza sobbalza e si gira di scatto. "Giulia…?" sussurra vedendo chi l'aveva chiamata.
Giulia ride e da una veloce occhiata a Luca, il suo ragazzo che le stringe la mano. Giulia e Celeste hanno fatto le medie insieme ed erano anche abbastanza legate poi però le loro attitudini le avevano bruscamente divise: Celeste al Classico, Giulia allo Scientifico. Diverse ma sempre state buone amiche. E vederla lì, ora, sembra proprio un miracolo, contando che l'aveva sentita appena una settimana fa per farle gli auguri di compleanno.
"allora??- la voce allegra della ragazza la fa riscuotere.- non mi dici niente? E Alice? E Monica? Venite tutte qui a vedere la partita?"
"no veramente c'è stato un po' di casino e…"
"Giulia, tra poco cantano l'inno!" qualcuno all'interno la saluta e la invita ad entrare.
Giulia fa l'ok a chi l'aveva chiamata poi si rivolge di nuovo a Celeste. "ehi ma adesso resti a vedere la partita con noi, vero?"
Gli occhi scuri di Celeste viaggiano un istante sul folto gruppo di ragazzi che non conosce minimamente. "beh.." balbetta, un po' insicura.
"dai, dai, che inizia!" Giulia la prende letteralmente per il braccio e la trascina dentro.
Celeste entra nel grande locale di quel bar e, seguendo l'amica e il suo ragazzo, si va a posizionare su uno delle sedie più avanti,vicine al maxischermo. Giulia si siede accanto a lei ma è solo per pochi attimi perché poi si allontana, dopo essersi congedata con un sorriso, assieme a Luca.
E Celeste rimane sola, circondata da una tifoseria che non conosce e impregnata di imbarazzo.
Ma tutto sembra svanire, come una magia, come un cubetto di ghiaccio sotto il sole di mezzogiorno, non appena la partita sta per iniziare, non appena inizia l'Inno di Mameli.
Subito tutti si alzano, lei compresa, e mano sul petto, iniziano a cantare a squarciagola le note più famose e più infiammanti d'Italia. All'inizio le sue labbra si muovono con timidezza, sussurrando appena quelle parole magiche che sanno accendere ogni tifoso, poi l'esuberanza di quei ragazzi e ragazze che sono lì, la travolge e anche lei, come tutti, urla il suo Inno insieme a quei calciatori che, spera, la faranno sognare anche questa volta.
E via, si inizia.
Celeste si siede per bene, mette lo zainetto tra le gambe, appoggia i gomiti sulle ginocchia e il volto sui polsi mentre i suoi occhi scuri si fissano sul maxischermo, intenti a seguire ogni minuto di quella che sarà.- ne è sicura.- una partita strepitosa.
Ma le sue previsioni sono state troppo ottimistiche. Dopo pochi minuti, la doccia gelata.
Rigore ai francesi. Si mette le mani sugli occhi, sospira, e si unisce ai 'noooooo' di tutti gli altri.
Mio Dio, dai, che sfiga!! Pensa mentre nemmeno nota che un ragazzo si è appena seduto accanto a lei.
Questi le dice, dopo qualche istante. "allora? Che 'aspita è successo???"
Celeste si gira, quasi indignata, poi sobbalza lievemente vedendo che quella domanda le è giunta ad appena un centimetro dal suo naso. I suoi occhi scuri si confondono, un istante, con quelli azzurri del suo interlocutore. Azzurri come la maglia dell'Italia che indossa, azzurri come il cielo più bello a primavera, azzurri come quelli di Buffon, azzurri come quelli di Cannavaro, tanto per restare in serata. Celeste fatica a trovare il fiato mentre osserva il bel ragazzo che ha di fronte, un tipo moro, dal sorriso aperto e simpatico e dagli occhi.- come già detto.- da urlo.
Poi si ricompone velocemente. "hanno.. hanno dato un rigore ai francesi.."
"cosa???- il tipo scatta subito in piedi e si volta verso i suoi amici che, tesi come lui, gli raccontano brevemente dal fallo di Materazzi. - porca puttana.." mormora sedendosi di nuovo al fianco di Celeste. Nel bar trattengono il fiato e non per il tizio appena arrivato. Perché a battere il rigore sarà Zinedin Zidane. Si trattiene il fiato mentre il francese si posiziona, tutti concentrati e assolutamente in silenzio.
Si chiede il miracolo a Buffon. Zidane tira. Qualcuno scatta in piedi gridando traversa ma gli occhi attentissimi di Celeste vedono bene il pallone che va oltre la linea. L'entusiasmo si spegne subito.
È goal. Italia.- Francia. 0-1
Il tizio accanto a lei, come Celeste, non si era alzato.
Però.- pensa la ragazza.- ha occhio, il tipo.
Il gioco riprende e anche il ragazzo accanto a lei riprende a parlarle. "cazzo, però, che cucchiaio…"
Celeste, con il cuore in gola e un'ansia attanagliata allo stomaco, annuisce, nervosa. "sarà difficile, ora." Sussurra, rivolta al ragazzo. Il tipo le annuisce, poi, con un sorriso un po' teso, le porge la mano. "Andrea."
"Celeste."
Andrea storce il naso sentendo il suo nome e allo sguardo interrogativo della ragazza risponde, ridendo. "era meglio Azzurra, no?" entrambi ridono sottovoce poi i loro occhi tornano a fissarsi sulla partita. Gioco teso, e tensione anche in quel loro bar dove molti iniziano a sussurrare parole di sconforto, dove molti pensano - ma non osano dirlo.- che la partita si chiuderà così, con la Francia in vantaggio. Ma non Celeste e non Andrea a quanto pare. Le sembra di leggere ottimismo nei suoi occhi, come un ct che sa bene le potenzialità dei suoi giocatori e non perde la fiducia.
E poi, ecco Pirlo alla bandierina. I mormorii si fanno più alti, qualcuno inizia a scaldarsi finché il regista del milan (com'è sempre stato definito) fa partire il suo tiro e qualcuno tra le fila azzurre stacca più in alto, colpisce il pallone. È rete. Ed è Materazzi.
Tutti scattano in piedi, urlando, bandendo bandiere, suonando le trombette da stadio, eccitati, felici, increduli. È goal, è pareggio. La partita non è chiusa, anzi, anzi. È appena iniziata. È ancora tutta da giocare.
Andrea si alza con lei, gridando, ridendo, poi si siede in concomitanza con Celeste stessa e, con un sorriso meraviglioso, le sussurra. "Materazzi, Materazzi…"
Celeste si limita a sorridergli, emozionata, felice.
La partita prosegue, con ansie, tensioni, urla per azioni fallite e per affondi francesi davvero pericolosi.
"vai Fabio!!!!!!!!" è proprio Celeste a guidare uno dei cori in onore del grande capitano della nazionale che, come sempre da inizio partita, ha fermato un cross più rischiosi. Finiti gli applausi è di nuovo Andrea ad iniziare il discorso. "grande Fabio, che difensore…"
"Il migliore al mondo..- sussurra Celeste, nervosa per la partita e, segretamente, anche per la vicinanza con Andrea stesso.- e, non a caso,della Juve."
Il sorriso del suo bell'interlocutore si fa malizioso. "ahia… vicino ad una Juventina mi sono andato a mettere stasera…"
Intanto Andrea Pirlo scarta alcuni avversari guadagnandosi gli applausi di tutto Berlino, dei cronisti e anche dei tifosi del bar di quella via di Roma.
"vai Andrea vai vai !!!!!!!!!" il suo omonimo scatta in piedi, accompagnato da tutti gli altri nel bar, compresa Celeste, ipnotizzata dal gioco e dalla freddezza del calciatore azzurro che prosegue l'azione che, però, si sfata. Tutti si rimettono a sedere, un po' delusi.
Questa volta è Celeste a prendere coraggio e a parlare al bellissimo e focoso tifoso accanto a lei. "milanista, eh?"
Andrea le sorride. "perché, qualcosa contro Pirlo?"
"qualcosa contro Cannavaro?"
"assolutamente." S'affretta a dire il ragazzo.
"assolutamente." Risponde Celeste, a tono.
"tanto.- riprende Andrea.- saremo tutti insieme in B, quest'altr' anno.."
Celeste annuisce, con un volto un po' dispiaciuto. Gli occhi azzurri di Andrea sembrano accarezzare il suo volto emozionato e sofferente, come il volto del resto dei miliardi di italiani. Un volto bello che può vedere in maniera distinta nonostante il bar sia in netta ombra. Bella, con i suoi occhi profondi e scuri e i capelli mossi e scompigliati.
Pirlo di nuovo alla bandierina e di nuovo tutti a trattenere il fiato. ma questa volta l'epilogo non è positivo. Luca Toni sfiora il 2-0 perché in realtà prende solo la traversa. Erano di nuovo scattati tutti in piedi, tutti pronti a gridare e di nuovo quel grido che è morto lì, in gola. Celeste e Andrea si scambiano l'ennesimo sguardo.
Più tardi, finalmente, l'intervallo. Tutti sembrano prendere fiato e le luci del bar si riaprono. Celeste si mette una mano sulla testa, poi sugli occhi. "mamma mia.."
"vieni.- le dice Andrea.- ti offro qualcosa…"
La ragazza sembra esitare poi si alza e va con lui verso il bancone del bar dove si stanno un po' riversando tutti i ragazzi. Ma, mentre molti iniziano a parlare di calcio e della partita, Andrea e Celeste preferiscono isolarsi un po'.
"io prendo una birra, tu?"
"un'aranciata, grazie." Risponde la giovane, un po' imbarazzata.
"è la prima volta che ti vedo qui.- inizia Andrea.- come mai qui questa sera? Hai qualche amico?"
"si.- risponde Celeste cercando senza successo Giulia con gli occhi.- si ma non è per questo che sono qui. È successo un po' un casino ma tutto sommato, è andata bene così.."
Arrivano le loro ordinazioni e subito i due si concedono un bel brindisi.
"a Buffon.- inizia Andrea.- paracele tutte Gigi"
"a Gattuso.- prosegue la giovane.- il miglior Ringhio del mondiale.." stanno per bere quando Andrea ne propone un altro, improvviso e leggermente più personale degli altri. "e..- inizia.- a noi."
Celeste sorride, arrossendo lievemente. Non risponde, solo fa sbattere il suo bicchiere con quello del ragazzo. Non fanno nemmeno in tempo a finire di bere,si può dire, che inizia il secondo tempo.
Si risiedono ai loro posti, Celeste stringe tra le mani il bicchiere di vetro di aranciata, consapevole che non riuscirà a metterne giù nemmeno un altro goccio. E di nuovo sofferenza, di nuovo sguardi tesi e complici tra Andrea e Celeste che seguono trepidanti la partita. La ragazza appoggia l'aranciata a terra, poi torna posizionarsi come dall'inizio, con le mani sulle ginocchia.
Sente, improvvisamente, la mano di Andrea appoggiarsi sulla sua.
La giovane si volta verso il ragazzo che però è sempre con gli occhi incollati allo schermo. Quel contatto, però, la fa rabbrividire e, se possibile, le riempie il cuore di un'emozione grande che sembra confondersi magicamente con quella calcistica.
Poi, un brivido.
Il gol di Luca Toni e tutti quanti che scattano in piedi gridando di gioia, esultando.
No, non tutti. Tutti tranne Celeste. Lei che gioca a calcio ha visto benissimo il fuorigioco del giocatore della fiorentina. Prende lievemente Andrea per la maglia mentre questi ancora esulta e quando lui si volta, interrogativo, verso di lei che al contrario di tutti è ancora seduta, lei gli fa un 'no' con l'indice e con il capo. Tutti si voltano, quindi, verso il maxischermo ed ecco l'immagine del guardalinee che abbassa la bandiera e il fischio dell'arbitro che annulla il goal.
"che occhio.- commenta Andrea sedendosi.- e che sfiga."
"già- prosegue Celeste con il volto teso.- secondo me non ce la facciamo più."
Il ragazzo le sorride e i suoi occhi azzurri lampeggiano verso di lei, mentre le prende velocemente la mano. "no..- sussurra.- ce la facciamo.."
La partita prosegue sempre tra sofferenza e tensione, poi, i supplementari.
Celeste sospira, allungandosi sulla sedia, passandosi le mani sugli occhi. "mio Dio, mio Dio…facci fare un goal.."
Iniziano i supplementari e con loro i coretti ad un virtuale incitamento verso Gigi Buffon visto che le spinte in avanti francesi sembrano farsi più insistenti. I ragazzi sembrano morire, seduti lì, con il fiato sospeso, solo la voglia di urlare ogni volta che i nostri si avvicinano alla porta oppure ogni volta che Buffon fa un miracolo. Poi, improvvisamente, Materazzi a terra. Vedono Buffon che va a reclamare, va a chiarire. Poi, quando va finalmente in onda il replay, la loro voglia di urlare si concretizza. Si alzano, urlando ingiurie verso il capitano francese, verso quell'ingiuriosa azione, vergognosa e veramente vomitevole per un giocatore del suo calibro.
"pezzo di un ariete francese!!!!!!- è una delle tante grida di Andrea, al suo fianco.- in panchina, pezzo d'un vecchio ammuffito!"
Le urla si moltiplicano quando l'arbitro tira fuori il cartellino rosso.
"testa di cazzo.- mormora il ragazzo accanto alla nostra Celeste.- hai visto che roba?"
"Non ho parole.- risponde la ragazza, negando con il capo.- che schifo."
La partita riprende ma ormai i supplementari sono finiti, si va ai rigori.
"mamma mia.- mormora la ragazza all'indirizzo di Andrea.- mi ci vuole un trapianto. Questo mio povero cuore non ce la fa più…"
Ecco, si comincia.
Andrea Pirlo.
Nel bar sono tutti muti, seduti, con gli occhi incollati all'espressione del regista azzurro. Espressione seria, concentrata, fredda e professionista. Celeste si mette una mano davanti agli occhi ma poi non resiste e sbircia tra le dita, mentre Andrea scatta a stringerle la mano.
Questa volta la giovane mette da parte la timidezza e la stringe a sua volta, tesa come una corda d'arpa.
La camera inquadra di nuovo il giocatore che corre verso il pallone, tira.
Goal!!!!! Celeste scatta in piedi, urlando come un'ossessa, alzando il pugno in aria. Ce la facciamo, ce la facciamo….
Si prosegue con i rigori e mentre scema velocemente l'illusione di vedere Buffon pararne qualcuno, magari fare il fenomeno come aveva fatto con la testata di Zidane, quella diretta in porta non nel petto di Marco, sale la speranza di vincere. Speranza che culmina con l'errore di Treseguez (oddio, si scriverà così.. bah, sono le 3 e 45, passatemela…) quando Celeste e Andrea volano direttamente dalle loro sedie ed iniziano a saltare insieme a tutti gli altri. Gli occhi increduli e felici della giovane si posizionano su quei ragazzi che qualche ora fa non conosceva e che ora sono diventati la migliore compagnia che avrebbe mai potuto desiderare. Soprattutto Andrea. Un ragazzo bello, simpatico, praticamente piovuto dal cielo al suo fianco. Le sue riflessioni vengono interrotte vedendo chi va a battere il prossimo rigore. Il suo Alex Del Piero.
"vai Ale, fammi un bel goal!!!!"urla Celeste assolutamente solista all'interno del bar.
E Alessandro mantiene la promessa, non perdona, è goal!
Celeste urla di nuovo, in piedi, assieme a qualche altro nel bar mentre Andrea e molti altri restano freddi, seduti e impassibili, di pietra come Capitan Cannavaro, in piedi a braccia incrociate.
Quindi Grosso, il rigore decisivo. Tutti in piedi, ora, con il cuore che batte nelle tempie, in gola, come un tamburo assordante. Andrea e Celeste continuano a stringersi la mano in maniera quasi febbrile.
Poi, il goal.
E l'urlo di gioia, di felicità, di liberazione, di così tante emozioni che non si possono descrivere.. come poter parlare della consapevolezza che la propria squadra, la squadra del proprio Paese è campione del mondo? Tutti si abbracciano ora e Andrea e Celeste non fanno la differenza, lei vola tra le braccia di lui e il ragazzo, urlando, la stringe forte a se, gridando come un ossesso.
Tutti sono completamente impazziti, gli azzurri, gli italiani a partire da lì, in quel bar, a tutta Roma e a tutto il mondo. Ancora abbracciati i due assistono, ridendo, al taglio di capelli di Camoranesi e poi al momento più emozionante quando il migliore, il capitano alza la coppa del Mondo.
Dopo le urla Andrea si rivolge di nuovo alla ragazza che ha appena conosciuto lì, tra le urla di gioia e di sofferenza di quei 120 min di finale. "vieni con me..- sussurra ammirando i suoi occhi lucidi di commozione.- vieni a festeggiare con noi.."
La ragazza sembra esitare un po', incerta…
Ma basta un solo sguardo allo schermo per toglierle tutti i suoi dubbi. Deve fare qualcosa, deve sfogare la sua felicità.
Con le lacrime agli occhi esce dal bar e tira fuori dal suo zainetto la sua enorme bandiera tricolore e se la mette alle spalle mentre corre velocemente, guidata dalla figura del ragazzo. Svoltano l'angolo dove li aspettano un enorme camion scoperchiato pieno degli amici di Andrea che, mezzi nudi o pitturati con i colori della nazionale, iniziano già con i cori di festa. Celeste sembra esitare di nuovo ma poi lo spirito di gruppo,il cameratismo coinvolge anche lei e si fa trascinare sopra, aiutata a salire anche da Giulia, improvvisamente comparsa.
"hai visto, Celeste?????- le urla la sua amica- siamo i campioni del mondo!!!!"
le due si abbracciano mentre urlano di nuovo, ancora incredule del titolo che la nazionale di calcio ha portato a tutti gli italiani. Si unisce a loro, quindi, e quando il camion parte si alza un boato tra di loro, un boato forte che si va a confondere con quello assordante che si sente per le strade. Gente che esce di casa con la bandiera,senza un gruppo o qualcosa di preciso in mente, ma solo con la voglia di sventolarla, di poter dire che era presente, il 9 luglio, e che ha festeggiato la quarta vittoria dell'Italia.
Passano per le vie di Roma alcune affollatissime, altre più transitabili, urlando, cantando l'inno. Ad un certo punto si fermano e scendono tutti a piedi, per far parte di un corteo che sfila a piedi tra le strade. Celeste viene presa di nuovo in mano da Andrea per evitare di perderla, in mezzo a quel mucchio di gente. E Celeste, al culmine della felicità, si accoccola a lui sorridendogli, pazza di allegria.
I due proseguono la sfilata, suonando le trombette da stadio, urlando o semplicemente sventolando il tricolore. Lui, bello, con la maglia azzurra e tanta voglia di gridare, lei dolce, felice e con la mano ancora nella sua. Vanno avanti ancora a lungo poi, improvvisamente Andrea le chiede di salire dietro di lui su una moto che gli ha passato un amico. Celeste accetta ma prima gli raccomanda la prudenza, Andrea gli annuisce. La ragazza sale senza problemi, con immensa fiducia.
Già, che strano. Si fida di lui come se lo conoscesse da sempre mentre ancora non ha fatto un giro in auto con Leonardo uno dei suoi più cari amici perché ha preso la patente da troppo poco per meritarsi un giro con lei.
Suonano il clacson così tanto da scaricare la batteria, ne è sicura, poi si ferma assieme ad un suo amico, in un pub dove molti altri stanno festeggiando. Questo suo tour non la stanca minimamente, anzi, si sente piena di una forza che non conosceva, la forza della vittoria. E poi, è con Andrea.
Brindano, ridono, urlano. Improvvisamente vede Monica, in mezzo a tutti.
"ehi!- le urla lei.- mio Dio, tu qui!!!!!!"
anche se un'ora prima le avrebbe sputato in faccia, ora la abbraccia con gioia. Ma il loro contatto dura poco perché decidono di prendere parte ad un'altra sfilata di motorini, diretti a Piazza Venezia. Senza troppi cerimoniali, Celeste sale dietro ad Andrea e, salutando con la mano l'amica, vola via con lui. Arrivano in piazza dove i festeggiamenti impazzano più che mai. Il motorino si ferma, ma questa volta Andrea la ferma, prima che possa correre in mezzo a tutti gli altri.
Celeste si volta, interrogativa. "non andiamo?"
"Celeste.." sussurra Andrea fissandola con i suoi occhi abissali.
"dimmi.." risponde lei, ipnotizzata da lui.
"tu.. credi al colpo di fulmine?"dice prendendole il viso con una mano.
La ragazza si trova ad un passo da lui, dalle sue labbra e dai suoi occhi affascinanti.
Certo che ci crede. Altrimenti come potrebbe spiegare quello che sente per lui?
"sì." Sussurra socchiudendo gli occhi. Andrea resta a fissarla ancora, poi non indugia e unisce le loro labbra in un bacio bello, profondo e ricco di tutto quel sentimento che lei non aveva mai provato. un bacio timido ma profondamente voluto da quando i loro occhi si erano incontrati per la prima volta.
Dopo qualche istante i due ragazzi si distanziano e rimangono a fissarsi, senza dire nulla, mentre intorno a loro Roma continua ad essere in perenne festa.
Celeste sorride, fuori di se dalla gioia.
Non sa benissimo quello che prova per lui, né pretende di saperlo, per ora. Sa solo che lui le piace da morire, le piacciono i suoi modi gentili e simpatici, le sue attenzioni per lei. Non sa se tutto questo durerà il tempo di un bacio, di un sospiro o sarà qualcosa di profondo e duraturo. Sa solamente che adesso quello che vuole è stare tra le sue braccia e gridare di gioia.
Perché oggi non solo tutti gli italiani sono diventati campioni del mondo, ma anche perché oggi ha conosciuto una persona davvero speciale.
I due, tenendosi per mano, osservano l'immensa folla di gente che ora gridano il nome del loro Paese.
E, dopo essersi guardati di nuovo con quella stupenda complicità, prendono di nuovo aria nei polmoni e urlano, con gli altri. "ITALIA, ITALIA!"

Fine.

  
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