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Autore: Blue Drake    13/11/2011    5 recensioni
Questa è una storia senza futuro.
Questa è la storia di un passato senza coscienza.
Questa è la storia di un presente fra le ombre.
Questa è la mia storia.
Non sono sempre stato crudele. Non sono sempre stato freddo, cinico ed egoista. Un tempo non lo ero. Un tempo ero un bravo ragazzo, un ragazzo come tutti: normale.
Ma ci sono esperienze che cambiano la vita. Che ti strappano alla normalità, e ti privano di speranze e sentimenti.
Un tempo non era così. Un tempo io ero un uomo. Ed ora? Ora sono solo un'ombra...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dentro e Fuori dall'Agenzia'
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RAGGIO DI SOLE

 

 

 

 

 

 

 

 

Prologo

 

 

Questa è una storia senza futuro.

Questa è la storia di un passato senza coscienza.

Questa è la storia di un presente fra le ombre.

Questa è la mia storia.

 

Non sono sempre stato crudele.

Non sono sempre stato freddo, cinico ed egoista.

Un tempo non lo ero.

Un tempo ero un bravo ragazzo, un ragazzo come tutti. Normale.

Ma ci sono esperienze che cambiano la vita. Che ti strappano alla normalità, e ti privano di speranze e sentimenti.

Un tempo non era così.

Un tempo io ero un uomo.

Ed ora?

Ora sono solo un'ombra.

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1

4 dicembre 1970 – LONDRA

 

 

Sono proprio uno sciocco. Non mi sono neppure presentato e già pretendo di tediarvi con il mio mondo oscuro. Sono stato molto scortese, non è vero? Ma rimediamo subito.

 

Il mio nome è Jules François D'Angart. Ho ventisette anni, ma ancora per poco: il prossimo 1° gennaio ne compirò ventotto. Sì, esatto, avete capito benissimo: il mio compleanno cade esattamente nel giorno di capodanno – già, e la mezzanotte, a cavallo tra l'anno vecchio e quello nuovo, mi tormenta ormai da una vita. Tutti quei festeggiamenti, tutta quell'allegria, tutta quell'infantile speranza, mentre io, disteso a letto senza poter dormire, vorrei solo morire.

 

Sono francese di nascita. O meglio: mio padre era francese, per metà – la metà del nonno – e greco per l'altra metà. Era un armatore, uno dei più apprezzati della costa mediterranea francese. Dico che “era”, perché morì prima che io compissi il mio ottavo anno di vita.

 

Mia madre, invece, era inglese, in ogni singola fibra, in ogni minuscola cellula, e si vedeva: posata, seria, e rigida come un asse di mogano – ne aveva anche l'espressione: dell'asse, non dell'inglese - Ma lei è ancora inglese, solo che non è più mia madre. Non lo fu più da quando, due anni dopo la morte di mio padre - nonché suo secondo marito - incontrò un altro inglese. Un nobiluomo di origini, in Francia per diletto. E dopo aver fatto i suoi due conti, scoprì che valeva la pena mollare la sua casa, la sua terra, la sua famiglia – nella fattispecie: me – per tornarsene in Inghilterra, al braccio del suo terzo marito, nuovo fiammante, facoltoso e molto danaroso.

Mia madre, non aveva uno spiccato spirito della famiglia, e men che meno amava la confusione, ed i ragazzetti petulanti e chiassosi – anche se, a ben vedere, io decisamente non ero petulante. Al contrario, mi sono sempre dimostrato piuttosto taciturno e, nei limiti, rispettoso... o almeno credo -

 

Comunque sia, lei salpò, elegante e maestosa, alla volta delle bianche coste inglesi, ed io rimasi in Francia, d'un tratto unico proprietario ed erede dei possedimenti del mio defunto padre, dei quali, va detto, non mi interessava un fico secco.

Per mia fortuna – o sfortuna, questo ancora non l'ho stabilito – i miei nonni paterni acconsentirono a divenire i miei tutori legali, fino al raggiungimento della maggiore età. E si stabilirono in casa, la MIA casa, con la scusa ufficiale di “prendersi cura” del sottoscritto. Eh... bella scusa! - Sono ancora lì, almeno per quanto ne so -

 

Una storia come un'altra, direte voi. Eh no: magari fosse così! Io, personalmente, ci metterei la firma per poter avere alla spalle – e magari, anche di fronte a me – una storia del tutto simile a mille altre. Ma no! Vogliamo mettere il vantaggio di avere qualcosa di diverso, interessante o perfino esotico da raccontare?

Dai, Jules: racconta, non farti pregare!

Certamente, non aspettavo altro. Non chiedevo di meglio che sbandierare, ai quattro venti, i reiterati fallimenti della mia assurda esistenza di mezzo sangue – Misto, per la verità. Ma non sottilizziamo: io, i nonni greci, nemmeno li ho mai conosciuti. Facciamo finta di nulla, almeno per stavolta? -

 

A me non è mai importato granché della mia “metà” inglese. Mi sono sempre sentito francese. Quella è la mia terra: calda, mite, soleggiata. Una terra fertile e ricca, immensi cieli turchesi, estati limpidissime, profumi deliziosi, ed il piacevole suono del mare: le rilassanti onde del mediterraneo che, placide, si infrangono sulla Costa Azzurra. Io, però, sono nato in Provenza, la patria di un minuscolo fiorellino lillà, dall'odore penetrante, intenso e caratteristico: la lavanda. Ora, chiudete gli occhi, scordate per un momento il fastidioso rumore del traffico cittadino, l'immondo fetore dei gas di scarico e dei fumi dei comignoli, la tetra luce opaca delle grigie mattine londinesi. Chiudete gli occhi ed immaginate: sterminate distese di morbido e profumato lillà, punteggiate di un delicato verde, sovrastate da un cielo così azzurro da far male agli occhi, piccole, basse case rurali sparse nel bel mezzo del mare fiorito. Campi di lavanda, sconfinati filari di deliziosi e delicati fiorellini. Luoghi spettacolari, da lasciare lo spettatore a bocca aperta: senza fiato.

 

Vi sono giorni in cui il profumo di casa mi manca, tanto da farmi sentire dolorose fitte al cuore. Giorni freddi, uggiosi, saturi di nebbia. Giorni come questo, in cui la nostalgia della mia terra mi schiaccia, uccidendomi. Oggi sono malinconico. Questa nebbia gelata, che penetra gli abiti, anche quelli più pesanti, ed arriva fin nelle ossa, mi toglie il respiro. Il sole, qui, non si vede da giorni, e quando si vede è pallido, in cielo, fatica a trapassare le onnipresenti nubi, e la cappa di grigio che soggioga la città. Oggi sono triste, oggi mio padre è morto...

 

   
 
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