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Autore: Kalie    14/11/2011    0 recensioni
Quanto è sottile il confine tra amore e odio? Quanto, invece, è difficile ammettere di averlo oltrepassato quel limite? I nostri Malandrini, negli anni, hanno imparato a capirlo bene, insieme a Lily, Mary e Kalie. Se un pomeriggio tranquillo, quest'ultima dovesse incontrare Harry, cosa uscirebbe fuori dal loro discorso? E se lui gli chiedesse di parlargli dei suoi genitori, di Sirius e di Remus? Cosa nascondevano i quattro ragazzi, tra sentimenti e i segreti di Hogwarts? Come evolveva l'amicizia tra Lily e Severus Piton? Uno sguardo al passato dei nostri antichi eroi, tra amori non corrisposti, prime complicazioni con i Mangiamorte (o futuri tali) e amicizie dal fragile equilibrio. SPOILER 7 LIBRO! Ho cercato di mantenere il più possibile la linea della storia autentica, ovviamente completandola con fatti inventati. Primo capitolo ambientato subito dopo la sconfitta di Voldemort.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans, Mangiamorte, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Profumo di Guai nell’Aria – ‘I like your smell’

Mary raggiunse le sue due amiche, sedendosi di fianco a Kalie, pronta a mangiare; sembrava decisamente di ottimo umore. Sorrideva infatti alla zuppa di verdure che si stava versando nel piatto, sotto lo sguardo stupito delle due. Ma lei al momento non voleva dire niente, si godeva quegli attimi di pura tranquillità. Le sembrava di vivere in un mondo normale, senza pregiudizi. Sì, perché era già passata una settimana da quando Richard Mulciber e Jackson Avery le avevano fatto l’ultimo scherzo. Sapeva benissimo che non sarebbe durata, però voleva godersi quella giornata come se fosse la migliore dei suoi ultimi quattro anni. Fregandosene della dieta, forse ispirata dal mega piatto che si era appena presa Kalie, si riempì il suo di patate al forno, con aria soddisfatta. Quando però cominciò a canticchiare, le sue amiche non riuscirono più a stare in silenzio. Anzi la guardarono maliziose, con un sorrisetto furbo stampato sulla faccia. Sì, avevano capito male, ma non importava. Oggi non importava davvero nulla.

“Mary?” disse in una risata Lily. “stai… bene?”

“Certo, perché?” aveva quindi sorriso lei, verso le due.

“Perché sorridi come un’ebete da quando hai oltrepassato la porta della Sala Grande” aveva continuato Kalie, a bocca piena.

“E immagino che tu lo facessi anche prima di entrare” Lily inarcò le sopracciglia “ci nascondi qualcosa?”

“Assolutamente niente, non c’è niente da nascondere” scrollò le spalle “sono di buon umore. Anzi ottimo!”

“Questo l’avevamo dedotto” rise Kalie “c’erano diversi indizi al riguardo. Ma come mai sei di questo ‘buon-anzi-ottimo-umore’?”

“Chi hai incontrato? Qualche ragazzo ti si è dichiarato?” chiese fin troppo curiosa Lily, ma dandosi più contegno di Kalie che lasciò la forchetta e cominciò a scuotere la ragazza con le braccia.

“Diccelo! Diccelo! Diccelo! Non puoi tenerci sulle spine! Non eravamo le tue migliori amiche?! O cavolo!” si era improvvisamente illuminata la bionda “hai trovato delle altre migliori amiche!” esclamò disperata.

“Beh… a giudicare dalla vostra infermità normale, sì… dovrei decisamente trovarmene di migliori, ma… no! Siete ancora voi le mie preferite, purtroppo” ridacchiò “semplicemente… è una settimana intera che Mulciber mi lascia in pace! Vi rendete conto? So che prima o poi la cosa finirà ma… che importa? Oggi è una giornata magnifica!” e per enfatizzare il tutto si riempì il piatto di pasta al forno e un altro di patate al forno. Di nuovo.

“Ah…” sospirarono, deluse, entrambe le sue amiche.

“Preferivate forse quando mi lanciava incantesimi a tutto andare?” stavolta fu Mary ad inarcare le sopracciglia.

“Non è questo… è che speravamo in qualche risvolto amoroso! Magari in un Principe Azzurro che con la sua bacchetta va a distruggere il malvagio Stregone e te ne libera per sempre” i film mentali di Kalie erano sempre i migliori dopotutto.

“Ma perché ultimamente dobbiamo sempre fantasticare su queste cose romantiche?”

“Perché è divertente, Mary! Anche tu, ti diverti! Quando mi dici che Severus è innamorato di me! Proprio ieri dicevi…”

“Sareste davvero una bella coppia di idioti!” non se n’erano nemmeno accorte, ma di fronte a loro, ad un paio di posti di distanza, c’erano i tre ragazzi più ammirati della scuola, in aggiunta a Peter ovviamente, e a quanto pareva avevano ascoltato tutto il loro discorso.

“Mi passeresti il pollo arrosto, Kal?” sorrise Lily, anche se tesa, nel tentativo di ignorare James.

“Fra stupidi vi sopportate meglio” aveva continuato lui, sotto lo sguardo stupito di Sirius.

“Ehi, Mary! Com’è la pasta al forno oggi? Fammene assaggiare un morso che così magari mi prendo anche io una fetta”

“Cos’è, Evans? All’idiozia dobbiamo aggiungere la sordità?” James si stava irritando, Kalie lo poteva vedere bene nel suo sguardo.

“Mh… ottima! Sì credo che ne prenderò un pezzo! Che lezioni abbiamo nel pomeriggio?”

“La tua amica si è rimbecillita a furia di stare con te, Moran, o sta ignorando James?” Kalie guardò per qualche istante Sirius con un’espressione indecifrabile e quasi tutta la tavolata si era preparata all’ennesima guerra tra i due, ma Kalie lasciò tutti di stucco quando si alzò di scatto e, lasciando il cibo sul piatto, cosa che non aveva mai fatto, scappò via dalla Sala Grande, senza dire una parola. I tentativi di James di irritare Lily erano finiti, il sorriso ebete di Mary aveva lasciato spazio ad un’espressione da baccalà di puro stupore, Lily aveva smesso di cambiare discorso. Tutti stavano fissando la figura di Kalie che correva via, dimenticandosi i discorsi fatti fino a poco prima. La cosa era troppo strana: Kalie Moran non lasciava mai la tavola prima di aver finito il dolce. Sirius fissava ora il punto in cui era scomparsa la ragazza, gli occhi spalancati ed anche la bocca era leggermente socchiusa. Non era mai rimasto ammutolito in vita sua, tantomeno durante un battibecco con la bionda; eppure il silenzio della ragazza l’aveva lasciato spiazzato. Fingendo di non esserne toccato, tornò a mangiare come se nulla fosse, ignorando qualsiasi tipo di conversazione, fino a che, a pranzo finito, non si alzò dalla tavola per andare verso la prima lezione del pomeriggio.

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“Forse stava male con lo stomaco” fu questo il commento di Severus Piton quando Lily gli raccontò degli avvenimenti di quel giorno a pranzo; scoppiò però a ridere. Se ne stavano seduti per terra, appoggiati al muro di un corridoio deserto “non ci credo… è riuscita ad ammutolirvi tutti insieme? Solo perché non ha finito il pranzo?”

“Tu non capisci, Sev!” lei scosse i lunghi capelli rossi, rilasciando il dolce profumo di vaniglia, il suo shampoo “Kalie finisce ogni pasto! Anche a pancia piena! Anche quando sta male! E credimi, non l’ho mai vista star male di stomaco” storse le labbra, preoccupata “dev’essere successo qualcosa”

“Secondo me ha i vermi… è troppo magra! Forse, semplicemente ha deciso di ignorare del tutto Black! Mi hai detto che non ne poteva più e che cercava di mantenere l’autocontrollo, giusto? Magari ha visto che non funzionava e ha pensato che l’unico modo fosse quello di non parlarci e basta”

“Forse hai ragione! Beh, sarebbe proprio ora!” sorrise soddisfatta e rincuorata “senti… cambiando discorso! Mulciber ha deciso di lasciar perdere Mary, finalmente? È un po’ di tempo che non le da più noia!”

“Non credo… ha qualcosa contro di lei che non so spiegarmi neanche io, Lily” lei sospirò e posò la testa sulla spalla del suo migliore amico, facendolo arrossire, per quanto insomma il suo pallido viso potesse prendere colore. Ma lei non se ne accorse. “c’è qualcosa però ultimamente…. È più silenzioso. Dille di stare attenta, non vorrei che fosse la calma prima della tempesta”

“Non puoi dirgli di lasciarla in pace? Te l’ho chiesto mille volte… lei è…”

“Lily, sai benissimo che è completamente inutile!”

“Ma potresti almeno cercare di fermarlo mentre le da fastidio quando siete insieme” era tornata a guardarlo fissa negli occhi “sono seriamente preoccupata, Sev! Per favore… fallo per la nostra amicizia!”

“Non è facile, non è che si faccia proprio fermare facilmente quel ragazzo…”

“Ma almeno provaci! Non posso più guardarla così… Tu sei contrario alle distinzioni sulla ‘purezza di sangue’, non è vero? Sei il mio migliore amico” lo guardò al limite della disperazione “dimostramelo! È come se facessero la stessa cosa anche a me!” aveva le lacrime agli occhi; Severus, dispiaciuto, cercò di posarle la mano sulla spalla, in cerca di parole rassicuranti “non voglio che tu mi consoli o mi tranquillizzi! Voglio che tu provi ad andare contro di Mulciber” riprese fiato. Severus si trovava in difficoltà, e non era mai stato più felice di vedere Kalie durante una delle sue chiacchierate con Lily.

“Lily! Severus!” li chiamò cantilenante e disperata “ditemi che avete qualche dolcetto! Ho una fame tremendaaaa! Non ho finito il pranzo… non so se te ne sei accorta, Lil!” la rossa sospirò, sorridendole e scacciando via i pensieri di poco prima.

“Davvero? Non l’avevo proprio notato!” affermò lei ironica “in genere non mangi quasi niente” ridacchiò “ho qualche dolcetto su nei Dormitori. Andiamo” si alzò, per poi voltare lo sguardo verso Severus “per favore… ripensa al nostro discorso! Ci vediamo più tardi, Sev!” gli sorrise, anche se era un’espressione un po’ forzata. Anche lui cercò di ricambiare l’espressione, a lei come a Kalie.

“Ciao Severus! Ci vediamo in giro! Dolcettiiiii!”

“Ciao …” strascicò il saluto, guardandole allontanarsi verso la loro Sala Comune. Avrebbe voluto fermare Lily, abbracciarla e rassicurarla che tutto sarebbe andato bene, anche per Mary, ma non poteva. Sapeva bene come e cosa pensava Mulciber. E quella era davvero solo la calma prima della tempesta.

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Kalie se ne stava in biblioteca con gli occhi fissi sul libro, senza leggerlo veramente. Si era stupita lei stessa del suo comportamento di quel pomeriggio a pranzo quando, pur di evitare di litigare con Sirius, se n’era andata a metà del suo secondo. Per qualche istante aveva anche pensato di rispondergli a tono, ma no. Non doveva cedere alla tentazione di litigare con lui, per quanto potesse essere tremendamente divertente, per quanto il cercare di zittirlo gli desse una soddisfazione enorme, Lily non aveva tutti i torti: almeno loro dovevano maturare. Si mordeva il labbro a quei pensieri, Kalie, perché sapeva benissimo che Black aveva proprio ragione: litigare con lui le piaceva da morire, probabilmente più di quanto non piacesse a lui, tant’è che ne sentiva quasi la mancanza… Però non poteva, non voleva deludere Lily e Mary, dovevano farcela tutte e tre a liberarsi delle loro ‘nemesi’. Chiuse il libro con uno scatto e raccolse le gambe con le braccia, appoggiando la testa sulle ginocchia con fare pensieroso: aveva ragione anche su quello, Sirius: era una vera noia. Sentì improvvisamente i capelli legati in una coda di cavallo alta che le tiravano, sempre più forte, costringendole a tirare all’indietro la testa, e si ritrovò faccia a faccia con il soggetto dei suoi pensieri.

“La Biblioteca non è un posto dove dormire, Moran. Qui si studia, o speri che il sapere entri nella tua zucca vuota senza fare nulla?” le aveva sorriso, beffardo; stava quasi per risponderli, ma si bloccò giusto in tempo. Richiuse la bocca e si affrettò a prendere la roba sul tavolo, un po’ alla rinfusa, per poi scappare via, verso il portone d’uscita. Cavolo! “Moran!” aveva cercato di chiamarla lui, inutilmente, perché Kalie continuava nel suo tragitto, costringendo la sua testa a non voltarsi e fargli almeno una boccaccia. “Moran, smettila di evitarmi, ferma!” cacchio! Aveva anche cominciato a seguirla.

Cercò di seminarlo nei vari corridoietti di librerie, svicolando tra una e l’altra, ma dopo una decina di metri sentì una mano afferrarle il braccio e rigirarla, spaventata, lasciò cadere i libri che aveva tra le mani; avrebbe voluto davvero scappare stavolta, si ritrovò faccia a faccia con il moro, che la fissava con aria decisamente seccata. Indietreggiò ma trovò quasi subito una libreria alle sue spalle e vi si appoggiò, stringendo le labbra il più forte possibile. Il cuore le batteva forte. Non voleva, no! Non voleva lasciarsi andare – o era la vicinanza? Era averlo così vicino, era a pochi centimetri da lei e, lo sapeva, era la prima a vedere i suoi occhi così vicini – e ricominciare a litigare con lui. Non gliel’avrebbe data vinta.

“Si può sapere perché mi ignori?” aveva lo sguardo sottilissimo, le faceva davvero paura. Gli occhi, generalmente così chiari le sembravano quasi neri. “hai deciso di non rivolgermi la parola? Perché?” sbatté un pugno contro la libreria, stringendo il braccio di Kalie con l’altra mano, ancora di più, tanto da farle quasi male. Ancora una volta lei non rispose, cercò anzi di distogliere lo sguardo “posso accettare che cerchi di non litigare con me, ma non mi piace che mi si ignori! È questo l’unico modo che hai trovato per non discutere?” stava alzando la voce “pensavo fosse una questione di crescita, l’hai detto tu, no? Non mi sembra affatto un comportamento maturo questo!” aveva ragione. Aveva dannatamente ragione. Decise quindi di alzare lo sguardo ambrato, cercando lo sguardo chiaro di lui, ma i suoi occhi sembravano ancora neri.

“Avevi ragione… hai ragione” cercò di liberare il braccio dalla stretta di Sirius, ma lui non sembrava intenzionato a lasciarla andare.

“Su cosa?” l’aveva guardata stupito e confuso.

“Mi sto comportando da stupida…  è che con le altre abbiamo deciso di evitare i battibecchi” si morse forte le labbra, cercando ancora una volta di evitare il suo guardo, che lui ricatturò un istante dopo, battendo un altro pugno contro la libreria, facendo sbattere anche la sua testa contro di questa.

“Che cavolo significa? Tu devi fare quello che vuoi fare tu! Se vuoi litigare con me, puoi farlo!”

“Questo discorso non ha senso, Black! Te ne rendi conto? Nessuno vuole litigare!” avevano cominciato ad urlare.

“Evidentemente noi due invece sì!” no era davvero pazzo a pensarla così: non si poteva passare la vita a discutere. Eppure anche a lei era mancato stare a rimbeccarsi con lui, rinfacciargli le stupidaggini che diceva e simili. “forza, dillo! Dì che non ti piace litigare con me, e giuro che non ti stuzzicherò più in tutta la mia vita!” lo sguardo era tornato del solito colore limpido e cristallino di sempre, se n’era accorta quando finalmente aveva deciso di guardarlo negli occhi.

“Io…”

“Questo non è il posto adatto per litigare, ragazzi! Uscite di qui prima che roviniate…. Aaaah! Che ci fanno quei libri a terra?!” Madama Pince sembrava fuori di sé, e probabilmente si sarebbero beccati una punizione di un intero anno, passato magari a catalogare tutti i libri presenti lì dentro, se Sirius non avesse afferrato insieme a lei i libri e, con la mano libera, il suo braccio e non l’avesse trascinata fuori di corsa. “I libri vanno trattati come si deve!” erano poi scoppiati a ridere mentre continuavano a correre fino a tre o quattro corridoi di distanza dalla biblioteca, ancora Sirius la tirava, fino ad andare a nascondersi in un corridoio più stretto. Si era appoggiato al muro, esausto dalle risate e dalla corsa, tenendola ancora per mano.

“Complimenti Moran, ci dai giù con la corsa, eh?” le sorrise, cercando di recuperare fiato.

“Direi che neanche tu te la cavi male” ricambiò il sorriso, cercando di trattenere le risate per risparmiare fiato “ma perché ci siamo infilati qui? Per far correre Madama Pince le devi distruggere un libro pagina per pagina davanti agli occhi, mentre corri a tua volta”

“Come perché?” le aveva posato la mano libera sulla spalla, facendola indietreggiare fino a farle trovare il muro: gli piaceva tenerla bloccata tra lui e una parete?! “dobbiamo finire il discorso”

“Non capisco di che parli, Black!” e perché adesso arrossiva? Non era un discorso strano quello. Era solo un discorso di liti.

“Invece sì… devi dirlo. Dì che non ti piace litigare con me” le sorrise, cattivo e furbo. Lo sapeva benissimo che la divertiva da matti, allora perché voleva che lo dicesse?

“E va bene!” aveva cacciato via l’imbarazzo ed era tornata a fissarlo negli occhi, lasciandolo spiazzato per qualche istante “mi piace da impazzire litigare con te! È divertente e… soddisfacente!” ora sorrise lei, furba “ma non mi piacerà mai quanto piace a te”

“Su questo puoi scommetterci, Moran” e l’aveva fissata per diversi istanti, senza sorridere, rimanendo lì faccia a faccia con lei. “ora andiamocene, il mio limite di sopportazione l’ho già superato”

“Eh?” l’aveva guardato confusa, mentre le lasciava bruscamente la mano e si voltava verso l’incrocio con il corridoio principale “sei davvero pazzo, Black” aveva riso, guardandolo mentre si allontanava in silenzio. Continuò a fissargli la schiena, con l’aria incuriosita, per diversi istanti, prima di voltarsi e dirigersi verso la Sala Comune, con un sorriso ebete stampato sulla faccia.

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James Potter, il famoso Cercatore di Grifondoro, uno dei ragazzi più ammirati della scuola, se ne stava sdraiato a terra in Sala Comune, mentre la sua testa vaneggiava tra diversi pensieri in contemporanea. Il che lo stupì, perché credeva di poter fare un solo ragionamento serio alla volta, ma sapeva bene che in realtà, questo era dovuto al fatto che, uno dei due argomenti, si infiltrava in continuazione nell’altro. Il pensiero principale era decisamente Kalie, la sua migliore amica, continuava a ponderare sul suo strano comportamento. Sembrava che stesse evitando Sirius, il che gli dispiaceva certo, ma il vero problema era che sembrava che si stesse allontanando sempre di più anche da lui. Si chiedeva in continuazione, preoccupato, se lei non si fosse stufata, magari contagiata dalla Evans, del suo carattere un po’ troppo spensierato e delle sue ‘innocenti’ marachelle. Il che lo portava al secondo pensiero, sì perché in contemporanea a quello – o forse c’era sempre stato, ma era meglio ignorare la cosa, per la sua sanità mentale – si aggiungeva la figura di Lily, che non riusciva a togliersi mente ogni volta in cui si ritrovava a non pensare a niente in particolare. Lei era lì al mattino, ed era lì quando stava per incantare qualcosa, o prima di cena. A sera, stanco, si imponeva di non pensarci, rendendosi conto che dicendo a se stesso ‘Non devi pensare  Lily Evans’, effettivamente ci pensava comunque. Forse era quel dolce profumo di vaniglia che l’avvolgeva ogni volta che passava di fianco a lui, o quando smuoveva un po’ i capelli durante le lezioni, il lucido rosso dei suoi capelli riusciva sempre ad ipnotizzarlo. E fu quello che in quel momento vide sopra la sua testa, dei lunghi capelli che ricadevano davanti al viso inclinato verso di lui, facendogli credere che l’immagine davanti a lui fosse solo un miraggio dovuto ai pensieri – la folata di vaniglia lo risvegliò improvvisamente, facendogli capire che era davvero lei davanti ai suoi occhi – finché ovviamente la figura non parlò.

“E’ veramente uno strano posto dove mettersi a riflettere, Potter! L’ho sempre detto che sei strano forte” storse le labbra in quello che, decisamente, non era un sorriso ma una smorfia dubbiosa.

“E allora che sei venuta a parlare con me a fare?” si era tirato su a sedere, andandosi ad appoggiare al divano, ma rimanendo ancora a terra.

“Ne avrei fatto volentieri a meno, credimi…” sospirò lei, mentre una stretta al cuore faceva capire a James che la cosa lo deludeva parecchio.

“Beh allora ne approfitto anche io per chiederti una cosa” lui aveva abbozzato ad un sorriso, che però Lily aveva deciso di non ricambiare. “comincia tu, visto che sei venuta a cercarmi”

“No no… la mia è una cosa semplicissima, vai pure” aveva quindi smosso la mano, incitandolo a parlare e sedendosi di fianco a lui – non troppo, sia chiaro: non si da troppa confidenza al nemico – appoggiandosi al divano e abbracciando le gambe.

“Come vuoi” scrollò le spalle “si tratta di Kalie…”

“Cos’è? Ti sei innamorato di lei?” Lily aveva inarcato le sopracciglia, dubbiosa “e perché vieni a chiedere consiglio a me?”

“No, figurati, per me lei è come una sorella! Le voglio un mondo di bene ma…” scosse la testa, accennando ad un altro sorriso “te ne parlo perché sei la sua migliore amica… la conosci sicuramente bene. Anche se, mi dispiace, la conoscerò sempre meglio io di te” sghignazzò, beccandosi un pugnetto sul braccio.

“Allora? Di che si tratta?”

“Pensi che… si sia stufata di me? Ultimamente è sfuggente, passa sempre meno tempo in mia compagnia, insomma… so che tu cerchi di evitare me e lei Sirius, però… insomma, non riusciamo mai a stare insieme. Scappa sempre via”

“Innanzitutto, credimi” lo fissò negli occhi per enfatizzare il concetto “se lei si stufasse di te ne sarei molto felice, perché vorrebbe dire che ha finalmente imparato qualcosa. E non guardarmi così, non le ho mai consigliato di starti lontano” aveva accennato ad un sorriso “secondo poi, hai mai pensato che sia dovuto al fatto che passi tutto il tuo tempo con Black? Per lei è difficile non litigare con lui e passare del tempo con te”

“Quindi è solo per Sirius? Dici che non le ho fatto niente? Non si è stufata della mia immaturità?”

“Non sono neanche sicura che si sia stufata dell’immaturità di Sirius!” scosse la testa, esasperata.

“Tu lo sapresti, no? Insomma… si sarebbe lamentata con te se fossi diventato troppo stupido!” le chiese serio, e lei sbuffò.

“Ascolta… non si stuferà mai di te! Sei il suo migliore amico. Mi parla spesso di te e di quanto la fai ridere, di quanto tu le stia vicino” scrollò le spalle “la maggior parte delle volte credo che sia per convincermi a fare amicizia con te, ma io lo so”

“Cosa?”

“So che le vuoi davvero bene” e aveva sorriso. E fu la fine di tutto. Sì, perché quel sorriso così rassicurante era per lui, l’aveva visto. Non era per Kalie, non era per qualche amico, non era divertito, non era ironico, non era cattivo o acido. Era per rassicurarlo. Era solo per lui. E cacchio se Lily Evans aveva un bel sorriso. Arrossì leggermente e, per fortuna del ragazzo, Lily immaginò che fosse per la frase che gli aveva detto.

“Già… le voglio bene davvero”

“E lei ne vuole a te, sciocco!” James soffiò in un sorriso, ritrovando il coraggio di tornare a guardarla in faccia.

“Sei una buona amica. Anche se non mi sopporti, rispetti i suoi sentimenti” aspettò qualche istante “grazie. Mi spiace che i nostri rapporti siano così, potremmo andare molto d’accordo se…”

“Se tu non fossi arrogante, presuntuoso, pieno di te, e se non trattassi così male Severus?” aveva continuato la sua frase, facendolo scoppiare a ridere.

“Andiamo, Evans! Maltrattare Mocciosus è troppo divertente, come si fa a resistere?” lei aveva assottigliato lo sguardo e, lo sapeva James, stava per tirargli qualcosa ed andar via “non capisco come possiate essere amici. Hai visto come lui e gli altri trattano Mary?”

“A quello ci sto lavorando io… smettila di trattarlo così male” l’aveva di nuovo rimproverato.

“E’ inutile discuterne, non saremo mai d’accordo su questo. Piuttosto…” cambiò prontamente argomento “di che volevi parlarmi? Ti sei innamorata di me e ti vuoi dichiarare?”

“Idiota, non succederà mai. Credimi. In realtà…” un tuffo al cuore gli fece capire che aveva paura che volesse chiedergli consigli amorosi su Sirius o Remus, ma si calmò alla frase successiva “si tratta sempre di Kalie. Dopotutto è il nostro unico argomento in comune, non trovi?”

“Già. Beh, dimmi tutto” la guardò stupito “anche tu hai paura che ce l’abbia con te? Lo sai che ti vuole un bene dell’anima no? Sei la sua migliore amica, no?”

“E lei è la mia, ed è per questo che ho deciso di fare questo enorme sforzo e venire a parlare con te” aveva sorriso, ora ironica.

“Dai su, taglia corto Evans. Inizio ad essere stufo di parlare con te”

“Voglio farle un regalo… so che è presto, manca ancora un mese e mezzo a Natale. Ma ho bisogno di organizzarmi, devo sapere se tu e gli altri siete con me per il regalo, perché diciamo che non è esattamente economico”

“Ma certo” si sistemò meglio seduto, per guardarla in faccia, ora attento e curioso “se è un regalo che pensi che le possa piacere, non ho problemi a mettere la mia parte, anche se dovesse costare un po’ ”

“Cos’è che Kalie desidera incredibilmente, perché quella che ha simile non può usarla qui ad Hogwarts?”

“Una macchina fotografica a magia” rispose con estrema facilità James, prima di guardarla stupito “Una macchina fotografica a magia! Le vuoi regalare quella, ho capito!”

“Esatto!” annuì convinta “che ne dici? chiedi anche ai tuoi amici se sei d’accordo, almeno il costo sarà minore. Mary, Jane ed altre ragazze hanno già accettato”

“Ma certo! Io accetto più che volentieri! Senti, tu sei Nata Babbana quindi magari non sai quali sono le giuste prestazioni, verrò con te a sceglierla” lei lo guardò accigliata e dubbiosa quindi aggiunse “dai, facciamo una tregua per Kal! Solo fino a Natale, poi continueremo a non sopportarci. È una promessa” le aveva quindi sorriso e si erano stretti la mano. Dopo qualche altro dettaglio, Lily si era alzata e se n’era andata in Dormitorio, lasciando James a rimuginare su quanto era appena successo. Era contento della faccenda di Kalie, ma non altrettanto del fatto che, ormai ne era certo, gli piacesse Lily Evans.

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Per Sirius era stato strano, non solo parlare così con lei, ma anche litigare; il fatto che gli desse così fastidio che lo ignorasse, che già da giorni cercasse di evitare ogni minimo contatto con lui l’aveva mandato fuori di testa; ma il pomeriggio del giorno prima aveva raggiunto il culmine: Moran davvero non poteva permettersi di non rivolgergli la parola. Sorrise per un istante tra sé, ripensando alla conversazione in biblioteca, e quella successiva. Lo sapeva che piaceva anche a lei litigare! Ripensandoci, c’era qualcosa di insano in quella constatazione, insomma… dove si trovano due persone a cui piace darsi contro? In un manicomio. Solo lì. Si ritrovò di nuovo a farsi quella domanda che aveva cacciato via tante volte dalla mente nelle ultime ventiquattro ore, e ogni volta tornava per farlo riflettere: l’aveva capito subito dallo sguardo di Kalie che anche lei non poteva farne a meno, e allora perché voleva sentirlo dire proprio dalle sue labbra? Insicurezza? Aveva paura di essere l’unico pazzo? No non lo era… anche perché, di fianco a lui, aveva altri tre ragazzi, pazzi quanto lui.

“… -blioteca?” e li aveva anche dimenticati, perso com’era nei suoi pensieri, la voce di James l’aveva risvegliato improvvisamente, rendendolo partecipe del fatto che Remus li aveva abbandonati per qualche lezione. Aveva sobbalzato all’ultima parola dell’amico, l’unica che avesse davvero sentito, ed era arrossito, temendo che l’amico avesse imparato la Legilimanzia a sua insaputa.

“Eh? Che cosa?”

“Sir, ma che hai oggi? Non è che stai male? In genere quando parliamo del ‘Piccolo-problema-peloso’ di Remus ti illumini e inizi a fare congetture…”

“Scusa ero solo distratto” lo interruppe lui “che dicevate?”

“Credo di aver avuto un’idea!” James e Sirius guardarono stupefatti la figura minuta di Peter, a bocca spalancata: era stato davvero lui a parlare?

“Di che si tratta, Pete? Non tenerci sulle spine”

“Beh… in realtà è una cosa stupida, magari potrebbe anche non andare bene. Mi è venuta in mente oggi a lezione e… James dove vai?” cercò di chiamarlo Minus, mentre lui già si allontanava verso il gruppetto di quattro ragazze poco più avanti di loro.

“Niente da fare… è andato, Pete. Ne riparliamo poi ok, raggiungiamolo” aveva semplificato Sirius, aumentando il passo per raggiungere il suo migliore amico che era saltato al collo di Kalie, abbracciandola da dietro.

“Kal! Quanto tempo!” le schioccò quindi un sonoro bacio sulla guancia.

“Ma che dici? l’hai vista stamattina a colazione…” aveva commentato Sirius, mentre osservava Kalie girarsi e ricambiare l’abbraccio di James.

“No no, James ha ragione! È un sacco, non è vero?” Kalie rise, mentre Lily scosse la testa: come aveva fatto a pensare, quel tonto, che lei ce l’avesse con lui?

“Sì, sì! Un sacco davvero!”

“Questi due sono fuori di testa, andiamocene Pete” concluse Sirius, irritato per un motivo non meglio precisato, prima di venire bloccato dalla mano di James che teneva il braccio libero intorno alle spalle di Kalie “che c’è, James?” sbuffò, ancora più seccato.

“Aspetta, volevo solo salutare Kalie. Andiamo, dobbiamo finire il discorso di poco prima” e gli fece l’occhiolino, prima di sorridere a Lily, per non insospettire nessuno e farle credere che si trattasse della faccenda del regalo.

“Va bene, sbrigati” Sirius aveva poi fissato Kalie per qualche istante, in preda a qualche istinto crudele “beh, Moran. Cosa sono questi codini oggi? ti fanno sembrare ancora più stupida” nella sua affermazione c’era però un forte tono di cattiveria, più che di sfida.

“Meglio che sembrare stupidi con qualsiasi tipo di capigliatura si porti, come te, Black” e gli fece la linguaccia prima di voltarsi e prendere a braccetto Lily, allontanandosi con loro per il corridoio, dalla parte opposta a quella in cui si dirigevano tre dei quattro futuri Malandrini.

“Che fine ha fatto il piano: ‘Smettiamo di litigare con la nemesi’?” chiese Lily, divertita.

“Mh… Black è troppo irritante. Ho deciso di non auto mutilarmi e continuare a litigare con lui” e si era voltata a sorridergli, l’aveva visto quel sorriso Sirius, prima di scomparire dietro una linguaccia che ricambiò anche lui, girando l’angolo verso la biblioteca.

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Remus Lupin girovagava per i corridoi della scuola alla ricerca di un’aula vuota in cui poter mangiare in estrema tranquillità i suo cioccolatini; aveva una scorta di dolciumi per almeno due settimane, per una persona normale per lo meno, eppure lui aveva intenzione di mangiarseli tutti da solo e in quell’arco di ora libera che ancora si ritrovava. Beh, tutti conoscono le proprietà magiche del cioccolato, se inoltre ci aggiungiamo anche la golosità di una persona, allora potremmo anche ritrovarci un obeso. C’era da dire che lui però, era tutt’altro che grassottello, anzi! Era decisamente troppo magro. Tutti lo notavano mangiare un sacco di carne, una quantità spropositata di cioccolata – tanto che lui e Kalie a volte facevano a gara per chi mangiava di più – e contemporaneamente si chiedevano come facesse ad essere così tanto magro. Lui lo sapeva bene qual era il motivo: erano le sue giornate con le lune storte, le nottate passate insonni, le nottate in cui non mangiava perché la voglia di carne era più forte di lui, le sue giornate in cui si metteva a correre con la zampa sbagliata. Erano quelle a renderlo decisamente troppo magro. Una voce lo richiamò dai pensieri, a dire il vero anche troppo deprimenti, infondendogli immediatamente una sensazione persistente di allegria: quella ragazzina doveva avere qualcosa di magico, non poteva essere altrimenti. E non si parlava di Incantesimi o Trasfigurazione, qui si parlava di quella magia che faceva star bene il cuore della gente.

“Ciao Jane” gli sorrise lui, non appena si voltò a guardarla, trovando l’espressione che lei aveva perennemente dipinta sul volto.

“Heilà, ReMì!”

“Non chiamarmi così, mi fai sentire una nota musicale” ma aveva riso, lei lo sapeva che lo faceva ridere a prescindere da quanto gli piacesse quel soprannome.

“Va bene… la prossima volta cercherò di ricordarmene” Jane scrollò le spalle, tranquilla, ma entrambi sapevano l’avrebbe chiamato di nuovo così “che fai? Dove te ne vai? Che c’è in quel sacchetto?” l’ultima domanda l’aveva posta sbattendo un paio di volte le ciglia, già pronta ad arruffianarselo.

“Stavo andando a mangiare un po’ di cioccolatini…” e indicò il sacchetto “sono qui per l’appunto”

“Ah sì? Mi sembrava di annusare qualcosa di buono” aveva sbattuto un altro paio di volte le ciglia. No, quella ragazzina era decisamente irresistibile.

“Vuoi venire a mangiarli con me?”

“Nooon potrei mai toglierti i cioccolatini, Rem!” con l’aria di chi invece aveva proprio voglia di mangiarseli tutti.

“Non vuoi aiutarmi a mangiarli?” aveva riso lui, divertito.

“Beh, se la metti così… farò questo enorme sacrificio” lo prese quindi a braccetto “e li mangerò insieme a te. Se poi divento grassa mi paghi la liSoPuzione”

“La che?!”

“La lisopuzione! Me l’ha detta l’altro giorno Lily! È una cosa babbana… serve a togliere il grasso. L’hanno inventata da poco, a quanto pare”

“Bah… se le inventano di tutti i colori. Ma stai tranquilla, non credo che ingrasserai mai”

“Grazie Rem!” sorrise felice lei, andando ad infilarsi dentro ad un’aula, seguita dal mannaro. Si andarono entrambi a sedere sui banchi, ma Jane se ne accorse subito: lui cercava di mantenere una certa distanza. “hai paura che ti morda?” aveva chiesto, ironica. Lei non lo poteva sapere, ma la verità era diversa: aveva paura che, prima o poi, l’avrebbe morsa lui. In un modo o in un altro, sì perché quella tredicenne così carina, così dolce, così pura, riusciva a fargli sempre nascere il sorriso sulle labbra, anche se lui non lo meritava. Cavoli se non lo meritava. Lui non meritava neanche di stare lì, così vicino a lei.

“No, è che puzzi, non voglio starti troppo vicino” ma spostò la sedia nella sua direzione, cosa che parve soddisfare la piccola grifondoro. Si sentiva ancora scemo per cose come l’amore, o le storielle adolescenziali, ma sapeva che starle vicino lo faceva stare bene, non gli importavano cose frivole o altro, era solo stare in compagnia.

“Puzzerai tu magari, io emano un gradevole profumo di…”

“Lavanda” aveva concluso lui, indovinando alla perfezione l’odore della ragazza.

“Come fai a…?”

“Ho un ottimo olfatto, te l’assicuro” e le sorrise.

“Sì, hai azzeccato alla grande. Adoro questa fragranza: ho lo shampoo, il bagnoschiuma, il profumo, la crema per il corpo e…”

“Ho capito, tranquilla” rise lui, divertito “è davvero un ottimo odore” le prese una ciocca dei lunghi capelli castani, godendosi quella folata di lavanda che gli arrivò alle narici. Lei non si scompose più di tanto, ancora ingenua per pensare che ci potesse essere altro in quel gesto, cosa che in effetti non c’era. Remus non l’avrebbe mai fatto.

“Bene, ora mangiamo questi cioccolatini?!” esclamò lei, eccitata, prima di fissare per qualche istante Remus ed afferrare uno dei dolcetti appena tirati fuori dal mannaro.

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Erano ormai due ore che Kalie se ne stava sdraiata sul letto a fissare il baldacchino del letto: non riusciva proprio a prendere sonno. Forse erano i troppi pensieri che aveva ultimamente, insomma, la storia con Sirius era sistemata, ma c’erano diverse cose che le davano fin troppi pensieri per quanti ne potesse contenere la sua mente. James era strano: sembrava perso ultimamente, ogni volta che si ritrovavano a parlare, quelle rare volte, e sembrava sempre che stesse per dirle qualcosa di importante. Doveva per forza riuscire a parlare con lui da sola, senza che ci fosse in mezzo quello stupido di Black, Remus o Peter. Stufa di non riuscire a dormire, si alzò dal letto, raccattando il libro sul comodino pronta a dirigersi in Sala Comune direttamente in pigiama, dopotutto chi ci poteva essere a quell’ora? Scese le scale pronta a mettersi di fianco al camino a terra, come al suo solito, per leggere con tranquillità. Si sedette godendosi il piacevole tepore del fuoco, riaprendo il libro da dove l’aveva lasciato un paio d’ore prima.

“Non ti guardi mai intorno per vedere se c’è qualcuno?” no. Decisamente non l’aveva fatto. Alzò gli occhi ed incontrò la figura di Sirius Black sdraiata sul divano, un braccio dietro la schiena e le gambe piegate. Arrossì.

“Guarda che ti avevo visto” aveva scrollato le spalle, cercando di dissimulare tranquillità. “volevo far finta che non ci fossi”

“Certo, come no” aveva sbuffato una risata, mentre si alzava dal divano, facendola sospirare di sollievo, contenta del fatto che se ne stesse già andando  – anche se una punta di delusione c’era, ma minuscola davvero –  “raccontale meglio le bugie, Moran”

“Non è colpa mia se sono una tipa sincera”

“Se sei troppo tonta, vorrai dire”

“Tonto lo sarai tu, e poi… ehi, pensavo stessi andando via!” esclamò, quando lo vide avvicinarsi al caminetto e sedersi di fianco a lei.

“E per quale motivo?” aveva riso lui, ironico, andando ad allungare il collo verso il libro. “che leggi?”

“Beh, ti eri alzato… che sei venuto a fare qui? Comunque… Orgoglio e Pregiudizio. Un libro che mi ha prestato Lily” sentì una specie di scossa quando lui si avvicinò ancora di più, per sbirciare qualche parola, andando a toccare con il petto la sua spalla.

“Sembra noioso. Bah, roba babbana” scrollò le spalle lui, allontanandosi di poco, mantenendo il contatto ora spalla contro spalla.

“No, invece è molto intrigante, anche se credo che a te, in quanto ragazzo e mago, non interessi granché”

“Di che parla?”

“Beh… a dir la verità devo ancora capirlo” era scoppiata a ridere. “credo che sia una storia d’amore, ma quelli che dovrebbero essere i protagonisti al momento non sembrano andare d’accordo. Lui l’ha denigrata, e allora lei ostenta una certa ostilità nei suoi confronti, credendolo solo uno sbruffone. O cose simili…”

“Mh… hai ragione non mi interessa affatto una cosa del genere” si era quindi allontanato e lei, con un’altra punta di delusione – stavolta più grande, tanto che non la poteva proprio ignorare – e aveva pensato che se ne stesse andando. Si sbagliava di grosso: si era semplicemente sporto verso di lei, quanto bastava per guardarla in faccia e chiudere il libro “su, è una noia, smettila di leggere”

“Si suppone che dovrebbe aiutarmi a prendere sonno, Black” aveva inarcato un sopracciglio, ironica “se mi metto a litigare con te, finisce che passo la notte insonne”

“E chi te l’ha detto che voglio litigare?” il sorriso irritante di poco prima era svanito dal volto di Sirius, che continuava a fissarla e sembrava non volersi smuovere da lì.

“Eh?” l’aveva guardato lei, stupita, prima di sentirlo sbuffare.

“Tranquilla, Moran. Non ti bacerò mai” e si era spostato, per tornare di fianco a lei.

“Baciarmi?! Ma stai fuori? Come ti è venuta in mente questa idea?” l’aveva guardato di sottecchi, senza arrossire minimamente: non aveva mai visto Sirius come un possibile ragazzo dopotutto  “non costringermi ad ignorarti di nuovo, capito? Non voglio scherzi. Ho tutt’altri che te nella testa”

“Si tratta di James?” era tornato di nuovo serio, e lei era rimasta ancora più sconvolta.

“James? Parliamo dello stesso James? Il mio migliore amico? Il tuo migliore amico? Quello che conosco da una vita? Quello che potrebbe essere mio fratello? Ma stai dando i numeri, Black? Forse è meglio se vai a dormire” aveva annuito, convinta.

“Non mi sembra così impossibile come idea” aveva scrollato le spalle, cercando di dissimulare indifferenza “avete molta confidenza e andate d’accordo”

“Non basta questo, a due persone, per stare insieme” affermò, guardandolo male.

“E cosa serve per stare insieme?”

“Beh, tutto nasce da una certa attrazione immagino” Kalie aveva posato il libro a terra, tanto era inutile: non le avrebbe mai permesso di continuare a leggerlo, lo vedeva dallo sguardo che aveva mentre la fissava, ora che si era spostato, sempre di fianco a lei, ma nel verso contrario al suo, per guardarla in faccia.

“Poi?”

“Ci si deve piacere, come persone, ma non solo fisicamente. Anche come tipo di carattere. Affinità psicologica diciamo” si sentiva un po’ in imbarazzo a dirla tutta: non pensava avrebbe mai fatto un simile discorso con Sirius, tra l’altro lui pensava davvero che potesse piacerle James?

“Si deve andare d’accordo. Giusto?” aveva chiesto lui, inarcando le sopracciglia.

“Beh, non necessariamente”

“No?”

“No, i miei discutono da una vita, ma si amano come il primo giorno. Credo che l’importante sia che non si litighi mai per motivi seri, o che ci sia del rancore dietro” scrollò le spalle.

“Serve altro?” Sirius poi si era sporto, andandosi ad inclinare lateralmente, posando una mano a terra, al di là delle gambe distese di Kalie.

“Non credo…. Cioè. Ad un certo punto il resto arriva da sé, no? Dopo un po’ che ci si conosce, ci si innamora. Se non succede vuol dire che non è la persona giusta”

“E pensi che con James non possa andare perché ancora non vi siete innamorati?”

“No, non dico questo. Siamo ancora piccoli per cose come l’amore. Un ragazzo o una ragazza ti può piacere, l’amore arriva poi. Mi sento ancora troppo… scema” ed era arrossita “insomma, è presto, no? E a parte questo, James lo vedrò sempre come un amico”

“Noi litighiamo mai sul serio, Moran?” che razza di domanda era? In mezzo a quel discorso poi!

“Immagino di no, sennò non staremmo parlando ora. Ma che c’entra, ora?”

“Ma noi siamo incompatibili, vero?” la ignorò, continuando a fissarla negli occhi.

“Lo spero proprio, se dovessimo metterci insieme, prima o poi l’uno ucciderà l’altro” era scoppiata a ridere, più che altro per sciogliere l’imbarazzo che le era salito al volto. “e poi non mi piaci, Black. E non mi piacerai mai, puoi stare tranquillo” gli aveva sorriso, prima di osservarlo mentre si alzava e si dirigeva verso le scale. “buonanotte!”

“Hai…”

“Cosa?”

“Un buon odore…”

“Grazie, è bergamotto. Mi piace un sacco come profumo, lo uso da sempre”

“Mi ha un po’ mandato in palla in cervello, quindi me ne vado a dormire!” rispose, tra l’acido e il brusco. Forse per nascondere l’imbarazzo.

“Ehi, ma non avevi detto che era buono?”

“Sì… beh, buonanotte, Moran” le fece un cenno con la mano, prima di cominciare a salire le scale.

“Buonanotte, Black” l’aveva osservato fino all’ingresso nel dormitorio, prima di lanciare uno sguardo al libro e riprenderlo tra le mani: se era possibile, ora si sentiva ancora più sveglia di prima. Era stato decisamente strano fare quel discorso con lui, tanto che era andato ‘in palla’ il cervello anche a lei. Non aveva capito se il profumo gli piacesse o meno, ma a quel punto non importava, o forse sì? Che stupidaggini. Quel discorso era del tutto ridicolo, non sapeva neanche come era cominciato. Una strana sensazione, verso la bocca dello stomaco, calda e formicolante, l’aveva avvolta, facendole tornare l’imbarazzo di poco prima. Forse era dovuto al fatto che, per quante ragazze gli potessero andare dietro, lei era quella più vicina a Sirius, quella che poteva stare a pochi centimetri dal suo viso e parlare con lui, senza lanciare gridolini isterici o cercare di portarselo a letto. Dopo diversi istanti si accorse di aver letto la stessa frase almeno sei volte, chiuse nuovamente il libro e, irritata, si diresse verso il dormitorio femminile. Quella storia era davvero ridicola.




*-.__.-*
Salve a tutti ^.^
eccomi di nuovo qui con il capitolo appena sfornato *_* spero lo apprezzerete, a me è piaciuto parecchio scriverlo! Ho voluto descrivere come James impazzisse letteralmente per Lily, magari vedendola nella parte dolce che a lui non mostra mai.
fatemi sapere cosa ne pensate e volevo ringraziare voi che lo leggete, dovrete avere un po’ di pazienza perché a quanto ho capito sarà una storia molto lunga u.u (che poi è nella mia testa, c’è poco da capire ahahaha)
un bacio a tutti ^.^

Kalie

  
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