Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Kagome_86    14/11/2011    4 recensioni
Me la rivedo tra le mani, un fagottino di poco più di tre chili, avvolta in una copertina rosa. È così piccola e sembra così fragile. Ha un ciuffo di capelli scuri che le cade sulla fronte e si agita, stiracchiando le braccine e portando i pugnetti sul viso. Ha ancora gli occhi chiusi, e la pelle è tutta rossa e grinzosa, ma è la bambina più bella del mondo.
Si mette un pugnetto in bocca ed inizia a succhiare. Emily ride.
«Dammela.» mi dice.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emily Young, Nuovo personaggio, Sam Uley | Coppie: Emily/Sam
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
- Questa storia fa parte della serie 'Broken Hearts'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dunque, qualche NDA prima della storia, poi vi mollo a quella.
Pulcino nasce per il contest Ricordi… only Quileute and Volturi, indetto da Palm sul forum di EFP. Il contest era anche per storie edite, così, anche se i risultati non sono ancora usciti, ho deciso di pubblicarla.

È una sorta di Missing moment di Broken Hearts – Longing For. Non sono pienamente soddisfatta del risultato, ma spero che vi piaccia.

Note d’autore: La storia si collega al capitolo 17 della mia long Broken Hearts – Longing for, e parte dal momento in cui Sam esce dalla camera di Esther, sconvolto per averle dato uno schiaffo.
Era un secolo che volevo scrivere di questo momento, e finalmente ne ho avuto l’occasione. Diciamo che nella mia testa Sam si è subito pentito di quella reazione istintiva, ed eccone il risultato.
Il ricordo non è unico e fluido, semplicemente perché credo che in quel momento Sam non riesca a concentrarsi su una cosa unica. Ho optato piuttosto per una serie di ricordi, per lui significativi, cose che in quel momento gli vengono in mente come “flash”. Spero che possa andare bene lo stesso.
Ultimamente non sono per le cose troppo lunghe, perciò la shot è lunga poco più di mille parole. Per il momento buona lettura.

***

banner

 
Il palmo della mano mi formicola. Abbasso gli occhi e non riesco a credere che sia mia quella mano col palmo arrossato.
Non posso aver davvero schiaffeggiato la mia bambina.
Il rumore di vetri infranti e calpestati è un’amara conferma. L’odore del sangue di mia figlia mi riempie le narici. La nausea mi stringe lo stomaco. Mi faccio schifo.
«Sam.» la voce di Emily mi raggiunge, ma non riesce a riscuotermi. «Sam, cos’hai?» mi abbraccia.
Normalmente la guarderei negli occhi, per sapere che va tutto bene. Ma come posso guardarla negli occhi? E come posso stringerla a me con queste braccia?
Il fatto che fossi furioso con nostra figlia non mi giustifica. Il fatto che lei mi guardasse in quel modo, che con gli occhi mi sfidasse apertamente non mi giustifica. Le ho dato uno schiaffo, e non era mai successo prima. È quasi una donna e le ho dato uno schiaffo. L’ho umiliata, ed era una cosa che mi ero ripromesso di non fare mai.
Sono stato io a colpirla. Io, con le stesse mani che tante volte l’hanno cullata.

 Me la rivedo tra le mani, un fagottino di poco più di tre chili, avvolta in una copertina rosa. È così piccola e sembra così fragile. Ha un ciuffo di capelli scuri che le cade sulla fronte e si agita, stiracchiando le braccine e portando i pugnetti sul viso. Ha ancora gli occhi chiusi, e la pelle è tutta rossa e grinzosa, ma è la bambina più bella del mondo.
Si mette un pugnetto in bocca ed inizia a succhiare. Emily ride.
«Dammela.» mi dice.
L’attacca al seno e mentre Esther mangia di gusto mi siedo sul letto e circondo le spalle di mia moglie.
Rimarrei per ore qui con loro. Mi rendono completo, felice.

 «Avete litigato?» mi chiede Emily, riportandomi da lei.
Annuisco.

 «Sam, non potete continuare a litigare così» Jake scuote la testa.
È una domenica pomeriggio, con un tempo che per la media della Penisola Olimpica si potrebbe definire decente. Lui e i gemelli sono stati a pranzo da noi, e sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento di parlare delle mie continue liti con Seth. O meglio, delle sue continue liti con me. Mi ritiene responsabile della partenza di sua sorella, e non ha poi tutti questi torti.
Abbiamo mandato i bambini a giocare poco distante da casa, e li teniamo d’occhio dalla veranda. Sarah ed Ethan hanno un’età in cui fanno troppe domande, ed Esther a tre anni ripete tutto quello che sente. Sorrido. Qualche sera fa mi sono beccato un rimprovero niente male da Emily, dopo che la piccola aveva ripetuto mezza discussione che avevo avuto con Embry mentre ero con lei al minimarket della riserva.
La sento piangere. Scatto e la raggiungo senza neanche dosare la velocità, non mi preoccupo di nascondere quello che sono. Mi preoccupo solo della mia bambina, e quando arrivo da lei mi rendo conto che si è soltanto graffiata un ginocchio, e che cadendo a terra ha sporcato la sua bella gonna. Probabilmente la preoccupa più questo che il graffio.
Quando la sollevo da terra tira su col naso e nasconde la faccia contro il mio collo. La stringo più forte.
«Pulcino di papà, cos’è successo?» chiedo.
Lei mi guarda con quegli occhioni grandi che ha, luccicanti di lacrime che non ha ancora asciugato, poi si volta ed indica Ethan.
«Ti ha spinta?»
Annuisce.
«Ma lei mi sta sempre appiccicata. Ed è una piagnona. È una piagnona appiccicosa.»
«Ethan, cosa ti ho detto prima di venire?» lo rimprovera Jake, che nel frattempo ci ha raggiunti.
«Che lei è piccola e che dovevo stare attento.»
«Perché non l’hai fatto?»
Lo sguardo che gli rivolge Jake è severo, ma pieno di affetto. È un padre davvero in gamba, nonostante sia solo. Mi piacerebbe diventare bravo la metà di quanto lo è lui.

 «Sam, guardami!» le mani di Emily sono sul mio viso. Il suo sguardo dolce incontra il mio.  «Sam, frena. Non riesco a stare dietro ai tuoi pensieri. Spiegami cos’è successo, per favore.»

 «Esther, vai piano!»
«Ma Ethan…» si ferma e mi osserva attentamente per qualche secondo, indecisa se dirmelo oppure no. È identica a sua madre, quando fa così.
«Ethan cosa?»
«Mi dice che sono una schiappa, se vado piano! E io non voglio farmi dire che sono una schiappa!» afferma, sfoderando la logica ineccepibile dei bambini di sei anni.
Abbozzo un sorriso, e quasi me ne vergogno quando Esther mi guarda seria e mi rimprovera. La prendo in braccio, le faccio fare una giravolta, poi ricambio il suo sguardo con uno altrettanto serio.
«Non sei una schiappa, e non lo sarai mai, pulcino. Sei la bambina più coraggiosa e in gamba della terra.»
La poggio a terra, e lei mi regala uno di quegli splendidi sorrisi che le illuminano il volto – e che a me illuminano la giornata. Risale sulla bicicletta e ricomincia a pedalare.

 Emily mi accarezza le mani, e io le ritraggo.
«No!» esclamo.

 «Perché no, papà!»
Esther vuole andare a dormire da Jake, con Ethan. E io… sono geloso, da morire. Senza contare che qualche giorno fa Ethan ha fatto tuffare Esther dalla scogliera più alta senza neanche chiedermi il permesso. Come posso fidarmi di lui se è così irresponsabile? Come posso affidargli la mia bambina, se non ragiona sulle cose che fa?
«Perché sono tuo padre e decido io, Esther. E no, a dormire da zio Jake non ci vai.»
«Ma prima non facevi tutti questi problemi!»
«Prima eravate due bambini. Ora lui è un ragazzo e tu sei ancora una bambina!»
«Io non sono una bambina, papà!»

 Avrei dovuto capirlo già allora, che la stavo perdendo. Che avrei dovuto lasciarla più libera, altrimenti prima o poi lo strappo sarebbe stato irreparabile.
«Le ho dato uno schiaffo, Emily. Uno schiaffo» ammetto sconfitto.
Emily mi guarda seria, per un attimo, poi mi prende per mano – quella mano – e mi fa sedere sul divano. Si siede vicino a me e rimane in silenzio.
«Mi odierà per sempre» butto fuori in un sospiro.
«Si sentirà umiliata, Sam, più che odiarti. Vuoi che le…»
«Non credo servirebbe. Ce l’ha con entrambi. Ma io… io le ho dato uno schiaffo, Emily. Sono un padre orribile!»
«Sei un padre meraviglioso, Sam. Lascia perdere lo schiaffo… quante volte avete litigato perché avete lo stesso, orribile carattere?» sorride, quasi a sottolineare il fatto che mi sta prendendo in giro.
«Un giorno sì e uno no, da quando è in grado di parlare.»
«E quante volte vi siete chiesti scusa?»

 «Scusa, papà.» mi abbraccia.
Sono passate appena due ore dalla litigata. Mi ha tenuto il broncio per due ore, ed ho sofferto da matti. Ma ora è qui, e mi guarda con gli occhi luccicanti di lacrime che ha appena asciugato, per non farmele vedere.
La stringo forte.
«Scusami tu, Terry. Lo so che stai crescendo.»
Ma ai miei occhi resterai sempre la mia bambina. Completo, tra me e me.

 «Sempre.»
«Vi volete bene, è più forte di voi.»

 «Ti voglio bene, pulcino mio.»

 

-----------------

 

Nickname: Kagome_86 (EFP), Arahan86 (Forum)
Colore del pacchetto: Azzurro
Prompt: Sguardi (dal pacchetto), Lacrima, Bicicletta.
Titolo: Pulcino
Personaggi: Sam, Emily, Esther (OC)
Genere: Malinconico
Rating: Verde
Avvertimenti: One shot

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Kagome_86