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Autore: Ariel Winchester    15/11/2011    7 recensioni
[Dal capitolo 19° "Frozen"]
Ma cosa avevo in mano per poterlo riportare indietro? Avevo usato il fuoco, il sangue e la violenza: tutto quello che lui conosceva meglio, ma non era servito.
Cosa avrebbe potuto risvegliarlo allora?
Me.
Quella voce giunse nella mia testa, alleviò la disperazione e assopì improvvisamente tutti i miei pensieri. Forse avevo sbagliato a cercare di svegliare Klaus facendo leva sulla sua forza, forse dovevo puntare su una debolezza. Lui aveva paura di restare solo, se gli avessi fatto capire che non lo era, forse sarebbe tornato.
Allungai la mia mano priva di guanto verso la sua, era fredda e rigida ma intrecciai le mie dita tra le sue, in modo che lui potesse sentirmi vicina a lui.
Non sei solo Klaus, io ci sono.
Quindi torna, ti prego.
Chissà quanto tempo era ancora passato: lui era immobile, io lo ero con lui, ma tutto intorno a noi andava avanti. Solo noi eravamo fermi nel tempo, mentre tutto là fuori continuava a muoversi.
Perché non si svegliava?
Singhiozzai, sentendomi inabilitata a trattenerli troppo a lungo e posai la testa sulla spalla di lui. La colpii con delle piccole testate, sperando che lui mi sentisse.
Ma rimase congelato, non si mosse e non ascoltò le parole che volevo trasmettergli attraverso le nostre mani congiunte. Strinsi più forte la presa, perché avevo ancora l'insano desiderio che lui potesse sentirmi.
Ma non fu così, lentamente il sonno vinse sul mio corpo.
Klaus.
Era finita, ero rimasta sola e probabilmente sarei morta assiderata quella notte. Gli occhi si chiusero sulle mie ultime lacrime, le lasciarono scorrere lungo la mia pelle, mentre lentamente lasciavo la realtà e raggiungevo i miei sogni.
La mia mano però non abbandonò mai quella di Klaus.
[Fic revisionata fino al 9° capitolo]
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elijah, Katherine Pierce, Klaus, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Irina-

Bulgaria 1490

Spingi più forte, Katerina! Ancora un po'!” disse mia madre.

Mia sorella lanciò un altro grido di dolore e si rizzò a sedere di scatto sul letto in cui giaceva.

Non potevo fare nient'altro che tenerle la mano e farle forza con lo sguardo mentre lei, in preda a forti dolori, metteva al mondo il suo bambino.

Le asciugai la fronte madida di sudore e lanciai un occhiata ad Ada e a mio padre, tutti e due si tenevano a debita distanza da noi. Mia sorella guardava Katerina quasi con ribrezzo mentre mio padre restava in un angolo buio, nell'oscurità in cui quel bambino illegittimo, secondo lui, lo avrebbe fatto cadere.

Le fiamme delle candela illuminavano la stanza, il volto di Katerina era sofferente e i suoi occhi scuri lucidi di lacrime.

Vedo la testa!” esclamò nostra madre, ci fu un ultimo e lungo straziante grido di dolore di mia sorella che terminò con il pianto di un bambino, guardammo verso nostra madre che teneva tra le braccia una piccola creatura piangente “È una femmina” disse con lacrime di commozione agli occhi.

Katerina sorrise e per me fu una gioia vedere il suo viso illuminarsi di felicità ,dopo lunghe ore di dolore e lacrime. Fino a qualche mese prima aveva paura a partorire quella creatura e credevo fosse anche arrivata quasi ad odiarla.

Ma mentre la guardava in lei riuscivo solo a scorgere l'emozione di essere diventata madre.

Una femmina?” ripeté.

Nostra madre annuì, dopo aver coperto la piccola la allungò verso di lei.

Ma appena Katerina si protese per prenderla, nostro padre si precipitò accanto al letto e strappò via la piccola dalle braccia della moglie prima che raggiungesse quelle di mia sorella.

Fu come se le avesse strappato il cuore dal petto.

Mi chiesi come potesse infierire in quel modo sugli occhi da cerbiatto di sua figlia?

Per lui c'era sempre e solo stato l'onore prima di tutto, Katerina aveva avuto quella bambina da uno sconosciuto con cui non era sposata e per lui non meritava quindi alcuna compassione anche se era sua figlia. Quando mia sorella lo implorò di non portargliela via e cercò di afferrare la camicia di nostro padre per fermarlo nonostante fosse provata dal parto, mi pianse il cuore.

No!” esclamò mio padre stringendosi la bambina al petto e guardando il bel viso della figlia solcato dalle lacrime con odio “Hai disonorato la nostra famiglia con questa bambina, non meriti di crescerla dopo tutto quello che hai fatto!”

Quando lui lasciò la stanza,Katerina pianse disperata e mia madre le disse di lasciarla andare.

Anche lei piangeva per il dolore della figlia e la strinse forte a sé, cercando di trattenere i suoi singhiozzi. Non sopportavo quella scena drammatica, mia sorella non meritava di soffrire così.

Seguii mio padre in cucina cercando di non inciampare goffamente sulla gonna e sperando di poter riuscire a convincerlo a lasciare le bambina a sua madre.

Passai accanto ad Ada che sembrò quasi gioire della disperazione di Katerina.

Lo raggiunsi rapidamente e gli posai una mano sulla spalla, sapeva già cosa volevo dirgli perciò m'interruppe in partenza “No Irina, tua sorella ci ha disonorato e merita una punizione esemplare” disse con tono duro “Ha avuto una figlia senza essersi sposata, te ne rendi conto o no?”

Ha sbagliato” dissi muovendo velocemente le mani “Non farle questo ti prego!”

Ti ho detto di no Irina!”

Ma lei non merita...”

Lui mi fermò dandomi un ceffone sulla guancia con la mano libera, tanto che per poco caddi a terra per quanto il colpo fu forte.

Sono io che do gli ordini qui” disse quasi gridando, spaventando ulteriormente la piccola che pianse più forte.

Mi portai la mano sulla guancia calda per via del colpo e guardai il pavimento “E tu sopratutto non hai alcun diritto di contraddirmi!”

Uscì fuori dalla nostra umilissima casa e sentii il nitrire dei cavalli. Mi fu chiaro che nostro padre aveva già predisposto tutto per portare via la piccola ancor prima che nascesse.

Mi salirono le lacrime agli occhi ma non per lo schiaffo, ero abituata alla rudezza di mio padre, bensì per il fatto di non essere riuscita ad aiutare mia sorella che per me era tutto.

Sentii Ada ridere alle mie spalle, la guardai tristemente.

Disonore chiama disonore” disse stringendosi le braccia al petto “Prima Dio mi da una sorella muta e ora l'altra sgualdrina...cosa ho fatto di male?”




  
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