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Autore: lispeth_    15/11/2011    2 recensioni
Dimenticare completamente una persona per colpa di uno stupido incantesimo. Questo era successo a Silver Riddle, la figlia nascosta del Signore Oscuro.
Dopo essere scappata dalla propria casa, Silver cerca di colmare quel vuoto mentale che le è stato rimosso.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Silver Riddle, odiava il suo nome con tutta sé stessa. Un pezzo infatti apparteneva all’uomo che aveva rinunciato a chiamare “padre” da molto tempo prima. Suo padre era morto da tempo lasciando al posto a un mostro incapace di amare.
Passò il dito indice sul polso premendo sui segni lasciati dalle punizioni inferte dai Mangiamorte quando era troppo piccola per difendersi. Si ricordava benissimo quella casa. Quella stanza dalle pareti grigie da dove non poteva mai uscire. Ricordava anche di come Grant, un uomo corpulento  che apparteneva élite di Tom Riddle, cercasse di soggiogare la sua mente. Tentava invano di strappare a brandelli quei pochi ricordi felici che possedeva. Il resto era scomparso, Silver aveva rimosso quei ricordi di sua spontanea volontà per non ricordare troppo. In fondo erano passati quattro anni da quando era riuscita a scappare da casa Riddle e la sua vita procedeva alla grande in una casa Babbana presa in affitto nel centro di Londra. Sentiva però qualcosa mancare nella sua vita, qualcosa ancora a lei sconosciuto che occupava i suoi pensieri di quasi ogni giorno. Viveva insieme ai fratelli Monogan, coloro che l’avevano aiutata a scappare quella notte anche se non ne parlavano quasi mai.
Un anno dopo il trasferimento Silver e Michael Monogan avevano esposto i loro sentimenti l’uno per l’altra e da quel momento furono inseparabili. Per quanto riguardava il rapporto con William Monogan , Silver e lui erano grandi amici e non si nascondevano niente.
“Hello, c’è qualcuno?” le chiese Mike al suo fianco dandole un piccolo pizzicotto sulla spalla. Silver trasalì come appena svegliata da un brutto sogno e poi sorrise pensando anche si era nuovamente appisolata ad occhi aperti.
“Scusa mi stavo riposando” disse imbarazzata guardando fuori dal finestrino della macchina. Percorrevano una strada dritta in mezzo a verdi colline completamente piatte come se la magia impedisse a qualsiasi altri tipo di pianta di crescere.
“Siamo quasi arrivati” le rispose il moro con un sorriso puntando l’occhio al sedile posteriore dove Will stava dormendo alla grande come al suo solito. Non c’era alcun posto dove William Monogan non avesse potuto dormire. Silver si ricordava quella sera al pub che avevano beccato Will a dormire nel bagno pubblico delle donne. Ogni tanto tirava fuori quella vicenda solamente per prenderlo in giro beccandosi uno spintone o una semplice minaccia.
Si mise a guardare il cielo tenue e azzurro come gli occhi di Mike. Alcune nuvole vaporose si muovevano avanti e indietro come in una danza di fine estate.
“Pensi che ci troveremo bene là?” disse Silver continuando a guardare una strana nuvola a forma di cono gelato. Stava parlando più per sé stessa, sapeva benissimo che tutti l’avrebbero giudicata per il suo nome nonostante lei non avesse niente a che fare con suo padre.
Dopo quattro anni di reclusione voluta nel mondo dei Babbani finalmente ritornava tra i maghi e il Professor Silente sembrava ansioso di ospitarla nella sua scuola per maghi e streghe. In quella scuola studiava anche Harry Potter e il solo pensiero di risentire quel nome pronunciato da qualcun altro le faceva venire il voltastomaco. Non aveva niente contro di lui, ma l’ossessione di suo padre l’aveva portata ad evitare ogni cosa che parlasse di lui.
“Siamo arrivati?” due occhi verdi spuntarono fuori dai sedili posteriori seguiti da un rumoroso sbadiglio.  La strada davanti a loro sembrava ancora vuota, Silver sperava tanto che non si fossero persi non era certo la prima volta che succedeva.
“Penso che manchi ancora un bel po’, puoi pure tornare a dormire” disse la ragazza con le mèches  rosse voltandosi verso Will.
“No, siamo arrivati” disse quasi urlando di gioia Mike nel momento stesso in cui comparve quasi dal nulla un enorme castello. Com’era possibile che prima non si fosse accorta della sua presenza. Era uno dei motivi per i quali adorava la magia, riusciva sempre a prenderla di sorpresa. Continuò a sorridere osservando ogni particolare della scuola pensando che se le scuola Babbane avessero un aspetto del genere sicuramente ci sarebbe andata più volentieri. Attraversarono il confine velocemente agghiacciati dalla presenza di Dissennatori ad ogni metro. Erano lì per sicurezza. Erano tempi di guerra nonostante quel castello avesse l’aspetto del paradiso.
Parcheggiarono la macchina direttamente nel parco del castello siccome non esistevano parcheggi delle macchine. Una strana creatura alta tre metri e larga due si offrì di spostare il mezzo in un posto più sicuro e dove non avrebbe disturbato gli studenti. Mike lo liquidò con un gelido sorriso. Era nervoso e lo si poteva notare da come si torturava la giacca di pelle, continuava a far tintinnare la cerniera guardandosi attorno.
“Non avrai paura spero?” le chiesi Silver mettendosi le mani sui fianchi e guardandolo con fare scettico. Mike non aveva paura di niente. Era riuscito a salvarla da una cinquantina di Mangiamorte pronti ad ucciderlo. Poteva mai aver paura di una scuola?
Attraversarono il parco dove a sinistra capeggiava uno strano albero dall’aspetto antico. Will le disse che si chiamavano Platano Picchiatore ed era ad Hogwarts da tantissimi anni. Silver riuscii capire il senso del nome di quell’albero nel momento in cui picchiò il terreno ripetutamente per uccidere qualche strano animale. Era così strano per lei poter rivedere quelle stranezze che appartenevano solamente a quel mondo. Cominciarono a salire le scale che terminarono davanti ad un enorme portone d’entrata. Silver era così eccitata all’idea di entrare in quel castello ma ne era allo stesso tempo terrorizzata. Nel momento stesso in cui avrebbe messo piede in quel castello tutti l’avrebbero giudicata. Sentiva già tutti gli occhi puntati degli altri ragazzi, poteva percepirne i loro bisbigli, i loro falsi giudizi. Silver si passò una mano sul viso nel momento in cui il grande portone si aprì sprigionando un po’ di quel calore magico che le era mancato.
Uscì un uomo decisamente anziano che al posto della gamba destra aveva una gamba di legno. Aveva l’aspetto di un pirata in pensione, mancava solamente una bottiglia di rum in mano per completare il quadro. I suoi denti erano marci  o almeno quelli che rimanevano e il suo viso era solcato da rughe che lo rendevano ancora più cupo. Aveva i capelli più lunghi di lei nonostante avessero l’aspetto di non essere lavati da giorni, forse anche mesi, per non parlare dei vestiti che sembravano essere sempre gli stessi da anni. L’uomo parlò con un grugnito facendo segno di entrare e di seguirlo. Will non sembrava molto intenzionato a seguire quell’uomo ma fu poi spinto dall’occhiataccia di Mike che fece muovere perfino la stessa Silver.
Fecero tantissime scale prima di fermarsi di nuovo davanti ad un altro grande portone delle stesse dimensioni di quello dell’entrata. Si potevano udire le voci degli studenti dall’altra parte del legno antico di quercia ancora intatto dopo tutto quel tempo. Un uomo stava parlando a voce alta sopra a tutti e improvvisamente ci fu silenzio che quasi la spaventò. L’uomo riprese a parlare in modo solenne annunciando che nella scuola ci sarebbero stati dei nuovi studenti che sarebbero entrati direttamente al sesto anno anche se avevano più anni del dovuto. Silver era certa che stesse parlando proprio di loro tre. Lei ormai aveva diciotto anni come Will, mentre Mike aveva compiuto ventuno anni il  martedì prima. Avevano fatto una bellissima festa nonostante fossero solamente loro tre, ma se c’erano di mezzo un buon film, cibo cinese e patatine fritte chiunque avrebbe potuto divertirsi.
L’uomo continuò a parlare anche se Silver non riuscii a capire di che cosa stesse parlando, sembrava avesse abbassato la voce per non farsi sentire e temeva che stesse parlando di lei in particolare. Stava parlando di suo padre? Stava parlando dei Mangiamorte? Oppure dei Dissennatori presenti nel confine del castello?
Le porte si aprirono e un corridoio di occhi si mostrò davanti alla ragazza. Il suo nome echeggiò per tutta la stanza.
“Prego Signorina Riddle si faccia avanti, il Cappello Parlante la smisterà nella casa più adatta a lei” disse l’uomo dalla lunga barba argentea. Era certa che quello fosse il Professor Silente, aveva l’aspetto di Babbo Natale leggermente dimagrito e senza quel ridicolo vestito rosso. Le sue mani grinzose la invitarono a camminare verso di lui indicando uno sgabello dov’era posizionato un logoro cappello da mago marrone. Silver prese coraggio e cominciò a camminare in mezzo a quella folla di pensieri. Tutti gli occhi erano puntati su di lei e le facevano scoppiare la testa, tutte le sue paure si mostrarono e per poco non la fecero piangere. Tra di loro c’era Harry Potter, lo aveva riconosciuto dagli occhiali storti a forma rotonda e dall’imponente cicatrice a forma di saetta infierita da colui che entrambi odiavano. Sospirò guardando davanti a sé senza soffermarsi su nessun volto, proseguì solamente nel suo percorso senza inciampare sui suoi stessi piedi.
Accelerò il passo arrivando finalmente allo sgabello di legno, prese il cappello e se lo posizionò in testa nascondendosi gli occhi, almeno non avrebbe dovuto guardare il suo pubblico troppo numeroso. Conosceva quel cappello che aveva posizionato sopra alla sua testa, si diceva sapesse leggere nell’anima di una persona scegliendo poi la categoria giusta nella quale collocarti. Non aveva idea di come un cappello fosse in grado di fare tutto quello ma aspettò impazientemente che iniziasse ad analizzare la sua mente e i suoi ricordi.
Nessuno parlava in quel momento, tutti erano interessati alla sua storia nonostante non la conoscessero direttamente. Quel cappello ci stava mettendo troppo per i suoi gusti ed era imbarazza da quella violazione pubblica della sua privacy mentale.
“Oibò pensi davvero tanto ragazza” disse ad un certo punto una voce roca sulla sua testa, la fece leggermente sobbalzare per lo spavento.
“Non stupirti di questo sai benissimo che sono in grado di leggere nella mente delle persone e nella tua testa sembra esserci una miriade di pensieri continui riesci a dormire la notte?” Silver era sconvolta nel sentirsi rivolgere una domanda del genere da un semplice cappello, non rispose e rimase immobile nella sua posizione non sapendo effettivamente che cosa fare. Si stava facendo insultare da un cappello logoro in pubblico e l’unica cosa che riuscì a fare fu sospirare ripetutamente per non perdere il controllo di sé stessa.
“Rabbia…è quello che leggo nella tua mente, tanta rabbia repressa che necessita di uscire ma tu non le dai questa possibilità. Amore, un amore profondo dimenticato ma ancora fresco in un angolo del tuo io. Coraggio, donato da tua madre prima di esalare il suo ultimo respiro. Ambizione, presa da tue padre. I tuoi occhi verdi brillano dello stesso fuoco di tuo padre e questo non lo puoi negare ma la malvagità sembra non riuscire a toccarti, un cuore puro batte nel tuo petto…per questo la casa a te più compatibile è... senza alcun dubbio Grifondoro” il cappello nominò l’ultima parola in modo solenne, si percepì l’eco delle sue parole per tutto il salone mentre sguardi stupiti si riversarono nuovamente sul volto rosso di Silver.
Aveva sentito bene? Aveva detto Grifondoro e non Serpeverde? La convinzione le fece tirare le labbra in un sorriso soddisfatto. Per tutto quel tempo era stata considerata come la discendente di suo padre e finalmente in quel momento poteva dimostrare la loro diversità una volta per tutte. Scese da quel sgabello di legno massiccio con un salto sentendosi più leggera di un peso. Tolto il cappello raggiunse il tavolo dei Grifondoro sedendosi su una sedia libera accanto a una ragazza dai capelli arruffati. Due occhi nascosti da un ciuffo rosso la scrutarono con fare curioso.
“Sei veramente la figlia di …”
“Di Tom Orvoloson Riddle? Si purtroppo quello è mio padre anche se ha scelto un nome d’arte come un cantante famoso” disse Silver terminando la frase del ragazzo alla sua sinistra.
“Wow…cioè io sono Ron Weasley”
“Silver semplicemente Silver” disse la ragazza stringendo la mano di quel viso lentigginoso per poi finalmente sorridere in modo sincero. Gli occhi di Harry Potter la stavano ancora fissando ma il ragazzo non disse assolutamente nulla. Girò lo sguardo verso i suoi amici e si sistemò la montatura scesa fino alla punta del naso. William Monogan stava attraversando il corridoio centrale in direzione del Cappello Parlante con passo veloce. Non rimase molto sotto torchio della parlantina di quel cappello ma quello che decise fece sorridere Silver. Si, Will era un Grifondoro come lei, era quello che sperava siccome non conosceva nessuno in quella scuola. Mike fu molto sbrigativo a raggiungere il suo interrogatorio mentale ma fu mandato immediatamente nella casa dei Serpeverde. Lanciò uno sguardo deluso verso Silver prima di raggiungere il tavolo dei suoi nuovi compagni. Quel tavolo sembrava essere composto da individui che ad opinione di Silver non avevano niente a che fare con il suo Mike.
“E così sei scappata da casa Riddle giusto?” le chiesi improvvisamente il ragazzo con la cicatrice scrutandola dall’alto al basso. Non c’era alcun odio nei suoi confronti ma quel ragazzo le metteva i brividi.
“Si esattamente Mike e Will mi hanno aiutata a scappare”
“Hai i suoi stessi occhi”
“Me lo dicono in tanti e tu invece ormai sei diventato l’ossessione di quello che dovrei considerare mio padre”
“Lo avevo supposto”
“Fra un po’ si appenderà i tuoi poster in camera come un adolescente arrapato”
Un sorriso divertito comparve sul viso del Signor Potter che calmò le acque tra i due. Erano bastate poche e semplici battute per far cambiare idea a Silver. Non c’era niente di cui aver paura, era solo un semplice ragazzo come lei che era stato sfortunato nella vita senza farlo apposta, era successo così e basta.
L’atmosfera si rilassò man mano che il cibo cominciò a comparire nei loro piatti per la cena, era assurdo come ogni volta il piatto si riempisse magicamente invogliandoti a mangiare ancora. Il ragazzo dai capelli rossi di nome Ron non faceva altro che mangiare sotto lo sguardo indagatore della ragazza china sul suo libro di nome Hermione. In fila conobbe tutta la famiglia Weasley al completo tutti rigorosamente contrassegnati dal marchio “capelli rossi e abiti di seconda mano”. Fred e George le piacquero immediatamente, adorava la loro sincronia gemellare e la loro spensieratezza negli argomenti seri. Parlavano di quella guerra come se fosse una semplice partita a scacchi. In fondo i buoni vincevano sempre nelle favole perché non doveva essere così anche nella realtà? Silver aveva una strana impressione che quello non avesse alcun senso ed aveva paura per la vita di quelle persone, di tutti quei ragazzi innocenti che avrebbero dovuto scontrarsi con uomini senza alcuno scrupolo.
Disperazione. Urla. Morte. Lacrime. Il futuro sembrava essere così vicino.
Degli occhi si intromisero in quella orribile scena. Provenivano da un ragazzo dai capelli talmente biondi da sembrare argentei. Era seduto al tavolo dei Serpeverde e la stava fissando in un modo quasi agghiacciante.
“Chi è quel ragazzo?” chiese immediatamente Silver indicando con il mento spinoso verso il tavolo argento e verde.
“Quello è Draco Malfoy, non farci caso è sempre così dannatamente irritante” rispose Hermione sbucando fuori dal suo libro di magia rilegato perfettamente.
“Non mi da l’idea di essere irritante, sembra essere…solamente curioso”
“Si curioso di scoparsi la nuova arrivata” disse uno dei due gemelli dando una gomitata alla già paonazza Hermione che riprese la sua lettura.
Silver tornò a guardare il ragazzo biondo ma il suo sguardo aveva già cambiato traiettoria in un’altra parte del salone.
Quel nome. Lo aveva già sentito da qualche parte.
Che lo avesse già incontrato una volta?
  
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