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Autore: marrymezayn    16/11/2011    18 recensioni
Tratto dal secondo capitolo:
«l’hai visto?» Chiese la sua migliore amica, nel panico più totale. Forse era più in ansia lei che Keyra. Si girò a guardare la sua amica, pensando seriamente che Keyra fosse entrata in uno stato di shock totale. «L'hai visto Kè?» domandò anche se le bastò vedere la sua faccia per capire che l'aveva visto. La scosse per un braccio e Keyra tornò nel mondo dei vivi dal suo momento di panico più totale. Oh no! Oh no! «dimmi che sto avendo un bruttissimo sogno!» pregò che fosse così, ma quando si girò si vide rispecchiata negli occhi di Mary. No, non stava avendo un brutto sogno.
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Questa è la prima storia che ho pubblicato. Spero che vi piaccia.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Se non ti perdi, non trovi strade nuove.'
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«Le opportunità appaiono molto spesso sottoforma di sfortuna o di sconfitta temporanea.»

Il sole pomeridiano, cosa già abbastanza strana di suo avere il sole a Londra, batteva incessante su una piccola casetta nella periferia di Londra. Una casa bianca, circondata da un giardino verde scuro ben curato. Una casa come tutte le altre. E proprio in quella casa, abitava una ragazza come le altre o così sembrava. In quel momento si tolse l’asciugamano che teneva i capelli insieme, lasciandoli liberi. Quando erano asciutti i suoi capelli erano di un caldo color cioccolato e lisci. Quando aveva tempo si permetteva di farci i boccoli. Si piaceva di più con i capelli mossi. Ma fin troppo spesso ci perdeva tempo, così li lasciava sciolti e la frangetta andava a sbattere contro il suo occhio destro.
Gli occhi della ragazza erano sempre di un color cioccolato, che spesso veniva scambiato per nero. No, erano castani e la gente ne rimaneva abbagliata perché erano grandi ma non troppo e avevano un qualcosa che riusciva a rapire la gente. E un sorriso che ti toglieva il fiato. Tante persone dicevano che quel sorriso era contagioso. Portava la gente a sorridere senza neanche volerlo. Sprizzava gioia da tutti i pori, anche se dentro sé stessa stava uno schifo. Per lei, la cosa più importante era il sorriso delle persone che le stavano intorno.
Aveva due guanciotte paffutelle, che facevano venir voglia alla gente di stringerle e tirarle. La cosa brutta era che succedeva, soprattutto quando vedeva i suoi parenti. Per ultimo, un nasino alla francese, all'insù e che le dava non so che da saputella, anche se poi era una ragazza normalissima. Il fisico era asciutto, molta gente credeva che fosse anoressica, ma semplicemente era di costituzione piccola e se anche mangiava come un bufalo, rimaneva secca come un chiodo.
Tutto questo, apparteneva a Keyra Mary Smith. Una normale Londinese di periferia, che viveva la sua vita nel migliore dei modi. Erano su per giù le due del pomeriggio, quando il cellulare della ragazza squillò.
«Pronto?» Sussurrò, massaggiandosi i capelli e sistemandoli sulle piccole spalle.
«Keyra?» Alzò gli occhi al cielo. Certo che a volte la sua amica se ne usciva con certe domande stupide.
«No, sono la Regina Elisabetta! Mi spieghi chi dovrebbe essere?» Chiese con un sorriso.
Mary, la sua migliore amica, dall'altra parte della chiamata, sbuffò sonoramente.
«Sei tu che fai domande sceme. Chi deve rispondere al mio cellulare se non io?» Un altro sbuffo, mentre Keyra si avviava all'armadio.
«Bando alle ciance. Allora, dove sei?» Alzò entrambe le sopracciglia, guardando l’orologio al suo polso chiedendosi perché la sua amica le aveva appena chiesto dove fosse. Stava per dire “a casa” ma si bloccò ricordando che le aveva mandato un messaggio per dirle di vedersi prima in quanto suo padre aveva paura di arrivare in ritardo all’aeroporto.
Merda. Era in ritardo.
«Ehm.. sto arrivando. Sono appena uscita!» Cazzata! Era ancora con l’asciugamano addosso. Mary era la sua migliore amica da quando avevano 11 anni. E la conosceva meglio di se stessa.
«si, muoviti cazzo! Guarda se non arriviamo in ritardo proprio oggi!» Keyra si era di nuovo avviata all’armadio, in cerca di qualcosa di decente da mettersi.
«Cinque minuti e sono lì!» Cazzata, per l’ennesima volta. Attaccò la chiamata imprecando tutti i santi del calendario. Quel giorno sarebbero arrivati i ragazzi dello scambio culturale, che avrebbero dormito da loro per un mese. Non sapeva perché ma la sua scuola aveva deciso di fare scambio culturale con delle scuole dell’Inghilterra del Nord. Se anche voi vi state chiedendo perché, smettetela di chiedervelo! Non lo riusciva a capire neanche lei, visto che per “scambio culturale” si intende di paesi diversi e di lingue diverse. Un campo scuola? Neanche, perché quella classe sarebbe rimasta per un mese. Da quanto i camposcuola duravano un mese? Fatto sta che avevano questo “scambio culturale” con questi dell’Inghilterra del Nord. E a metà dell’anno, lei e la sua classe sarebbero andati da loro per un altro mese. Bah. Da quando era arrivato il nuovo preside, si ritrovava sempre più spesso a pensare che quell’uomo si faceva un goccetto di whisky prima di entrare a scuola.
«E ora che cazzo mi metto? MAMMAAA!» Urlò, aprendo la porta. Merda, merda quella era la volta buona che l’ammazzava. Di solito arrivava sempre in anticipo ma c’erano dei casi in cui faceva tardi, tipo quel giorno. Sua madre si affacciò dalla cucina.
«Che c’è?» Keyra si stava infilando l’intimo.
«Dov’è il maglione nero? Ne ho un disperato bisogno, ora. Adesso, in questo preciso momento!» Sua madre sbuffò, salì le scale, la spostò e cercò nell’armadio.
Due secondi dopo, Keyra aveva in mano il suo maglione preferito nero, che arrivava a metà coscia.
«Posso dire di amarti, mamma?» Sua madre, Katy la guardò male.
«Leccaculo!» Sorrisero, Keyra si mise a vestirsi, indossando i Jeans stretti e stivali con la zeppa. Merda merda. Si sarebbe truccata dopo, in macchina. Mise gli occhiali da sole, e prese giacchetto e borsa al volo.
«Allora, dovrebbero arrivare fra un'oretta. Ci vediamo fra un'oretta e mezza. Speriamo che mi capiti la simpatica di turno!» Scherzò, infilandosi gli orecchini sulla porta della cucina. Sua madre sorrise.
«E se non ti capita, la bruciamo e la buttiamo in un fosso!» Ridacchiò, dandole un bacio e volando fuori. Non domandatemi come faceva a correre con quelle zeppe, ma in meno di dieci minuti fu davanti casa di Mary, che attendeva fuori sbattendo un piede per terra.
«Scusami!» Sussurrò, riprendendo fiato.
«Fa niente. Ti ho detto dieci minuti prima così saresti arrivata puntuale. Infatti siamo puntuali!» Ma.. ma..
«Non serve che me lo dici! Ti amo anche io, Keyra!» Nel suo cervello passavano le peggio madonne, mentre guardava male - molto male - la sua ormai ex - migliore amica.
«Approfittatrice! Io non ti faccio questi giochetti quando tu arrivi tardi.» Le fece notare, sedendosi sul muretto. La sentì ridere, mentre si guardava allo specchietto. Il padre di Mary, un uomo sulla cinquantina, arrivò poco dopo salutandola con un gran sorriso.
«Salve! Come sta?» Chiese gentile, anche se erano anni che si conoscevano, Keyra non riusciva a dargli del 'tu'.
«Bene. Ti ha fatto correre, vero?» Annuì, guardando male Mary e dirigendosi verso la macchina. Salirono e Keyra tirò fuori i trucchi. Di nuovo non domandatemi come riusciva a truccarsi su una macchina in corsa. Sappiate solamente che una donna riesce a fare qualsiasi cosa anche mentre ne sta facendo altre tremila.
«allora, agitate?» Keyra alzò gli occhi dallo specchietto, dove si stava mettendo il correttore.
«io no! Mi sono già messa d’accordo con mamma che se non è simpatica, la buttiamo in un fosso.» Scoppiarono a ridere, videndo il padre di Mary guardarla dallo specchietto retrovisore. Finito di truccarsi, si sistemò i capelli alla ben e meglio, anche se aveva un parrucchino in testa. Ruggì.
«guarda con che capelli mi hai fatto uscire. Ti odio, te l’ho già detto?» Guardò ancora male la sua migliore amica, poi si fece una coda alta e così rimediò velocemente al casino. Ok. Ora poteva rilassarsi. Su per giù, dopo mezz’ora furono all’aeroporto.
«vi aspetto in macchina. Prelevate le ragazze e poi tornate subito qui!» Annuirono e scesero, dirigendosi al punto di ritrovo con il resto della classe. Arrivate al ritrovo, c’erano già due o tre studenti. Li salutarono, per poi aspettare chiacchierando con gli altri. Alzò lo sguardo quando sentì la voce di Lucas a pochi centimetri da lei. Dovete sapere che Lucas era il suo ex ragazzo e che dopo un anno da quando si erano lasciati, neanche si parlavano più. Lui l’aveva usata e lei era ancora follemente innamorata di lui. Ma non lo dava a vedere. Sapeva però che Mary era al corrente che provava ancora qualcosa per Lucas. Arrivò anche il professore.
«allora, poche chiacchiere! Abbiamo un problema. Mark sta male, quindi non può ospitare nessuno. Qualcuno si subirà due persone. Chi può ospitare un’altra persona?» Una sua compagna alzò la mano, e il professore appuntò la cosa, cominciando a cambiare le cose.
«Ho parlato con i vostri genitori. Alcuni di voi, potrebbero avere un compagno del sesso opposto! Per i genitori non ci sono problemi!» Era sicura che se capitava a lei, e con la sfiga che si ritrovava le capitava la racchia di turno, la suora di clausura e magari che puzzava pure. Se invece le capitava il compagno, sarebbe stato viscido, brutto e magari anche con i brufoli. Alzò le spalle, quando Mary si girò a guardarla, incredula. Il professore cominciò a dire i nomi degli studenti della classe che avrebbero ospitato, affiancando il loro. Alzò lo sguardo quando sentì che era capitata con un maschio. Ecco. Brutto, brufoloso e viscido. Bene così.
Guardò Mary a cui capitò una ragazza. Il professore, dopo aver detto tutti i compagni, cominciò a distribuire dei cartelli da attaccare al collo. Keyra guardò il suo, leggendo il nome: Niall Horan. Alzò un sopracciglio, guardando il professore.
«ma scherziamo? Cioè io questo coso non me lo metto al collo!» Il prof non si girò neanche.
«Poche storie Smith. Fallo o sennò ti metto D nella mia materia.» Guardò malissimo la schiena del professore, poi si avvicinò a Mary che si era già messa il cartello al collo.
«Oh ti prego! Sembriamo degli sfigati!» Sbuffò, ma Mary era tutto tranne che infastidita. Sembrava quasi divertita. Il gruppo si spostò, quando l’altoparlante disse che il volo da chissà quale mondo era atterrato e si diressero al terminal degli arrivi. Attesero fin troppo tempo per la calma di Keyra, che già voleva tornare a casa e sperava che quelle quattro settimane sarebbero passate velocemente. Una donna, che sembrava più una racchia, uscì urlando al gruppo dietro di lei che aveva visto la classe che li avrebbe ospitati.
«oh che carini! Anche i cartelli!» Alzò gli occhi al cielo, imprecando.
«Keyra!» Si girò a guardare Mary, che aveva gli occhi sbarrati.
«cosa?» Domandò innervosita, alzando un sopracciglio e seguendo lo sguardo di Mary nella direzione della classe che si faceva avanti.  Appena si girò, il fiato le si bloccò in gola.
Panico!


Spazio dell'autrice: Vi ha incuriosito un po'? Se è così, lasciatemi un commento. Se non vi è piaciuto, mi piacerebbe comunque sapere come la pensate. Non so quando aggiornerò, spero di aver tempo di aggiornare il prima possibile. Io sto facendo una prova, a postare qui la mia fan fiction. Ditemi cosa pensate, dai! Per voi, Keyra con chi finirà? Perché ovviamente finirà con una dei cinque deficienti. Lo so, forse descrivo troppo e lascio poco spazio ai discorsi. Ma mi piace che la gente che legge quello che scrivo, riesca a vedere dal mio punto di vista. Di riuscire ad immaginare la situazione proprio come me. Vi lascio! Fatemi sapere se vi è piaciuta! un bacio.
   
 
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