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Autore: saku89    16/11/2011    4 recensioni
- Okita-san, il tuo sarcasmo lascia a desiderare.
- Avanti uccidiamola. Non aprirà più la bocca e avremo un problema in meno. Per te va bene, vero? Signorina architetto... O forse dovrei dire signorina carpentiere?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di spade e martelli.

 


- Carpentiere? Preferisco definirmi restauratrice.
- Restauratrice?
- Si, cerco di riportare alla forma originaria tutto quello che voi, con i vostri combattimenti, avete distrutto o rovinato.
- Una donna architetto?
- Se vi fa piacere definirmi così, Kondo-san... in ogni caso quello che voglio veramente fare è la restauratrice.
- Spero non estenderai questa tua professione anche alla politica. Hai qualcosa a che vedere con la restaurazione in corso?
- Okita-san, il tuo sarcasmo lascia a desiderare.
- Avanti, uccidiamola. Non aprirà più la bocca e avremo un problema in meno. Per te va bene, vero? Signorina architetto... O forse dovrei dire signorina carpentiere?
- Restauratrice, se non ti dispiace. Ma d'altronde cosa mi posso aspettare da un tipo che non sa distinguere una casa costruita in stile Shoin da una in stile Sukiya.
- Mi perdoni signorina, ma credo che solo degli esperti architetti come lei sappiano riconoscere questi stili in un abitazione. Io stesso non saprei...
- Kondo-san, definirmi "esperta" è forse un po' esagerato, ma la ringrazio comunque, mi fa molto piacere essere tenuta così in considerazione. Per quanto riguarda le distinzioni, suvvia, è ovvio che lo stile Sukiya sia molto più semplificato nelle forme, ma mi rendo conto che effettivamente solo chi conosce il mestiere se ne potrebbe accorgere. Chiedo scusa. Per quanto riguarda te, Okita-san, sappi che mi stai particolarmente antipatico.
Il ragazzo in questione le fece il verso, scimmiottandola e facendo così scappare una risatina a Heisuke. Hijikata Toshizo nel frattempo si era stampato in faccia un ghigno soddisfatto nel vedere un Souji incapace di ribattere. Finalmente la sua vendetta si faceva vedere. Non era lui con una spada in mano pronto a tagliare la testa al suo sottoposto, come aveva sempre sperato, ma era comunque soddisfacente notare come il capitano non riuscisse a rispondere a tono agli insulti che la signorina gli lanciava.
Il fusuma si aprì e sulla soglia apparve una ragazza.
- Ho portato il tè.
- Grazie, Chizuru-chan,
ringhiò Okita, con lo sguardo puntato sulla signorina davanti a lui, che di signorina aveva ben poco, visti gli abiti da carpentiere sporchi di fango. Era seduta al centro della sala, circondata dai capitani della Shinsengumi al completo con tanto di comandante e vice, eppure non si faceva scrupoli a insultarlo e a darsi delle arie da gran donna.
- Vedo che comunque l'educazione non ti manca, Okita-san, mi fa piacere, almeno un lato positivo.
Shinpachi si fece scappare una risata, mentre Sanosuke li guardava sconcertato, con tanto di bocca spalancata.
- Sei in grado di fare complimenti signorina carpentiere, quale sorpresa!
ribatté il diretto interessato con fare ironico. Chizuru nel frattempo, dopo aver servito il té, si era accomodata silenziosamente in un angolo della stanza, osservando attentamente il battibecco tra i due.
- Souji! Ora basta con queste frecciatine, torniamo all'argomento principale, quello per cui lei è qui, signorina. Inoue-san, puoi farci un breve riassunto?
- Si, Kondo-san. Stavamo facendo il nostro giro di perlustrazione quando Souji ha visto in lontananza Toshizo che cercava da mangiare.
A quella costatazione il vice-comandante fece sparire il sorriso soddisfatto dalla faccia per sostituirlo con un ghigno rabbioso.
- Scusate, ha visto un gatto che cercava da mangiare - Okita scoppiò a ridere, placandosi subito dopo sotto lo sguardo severo di Kondo - e mentre andava a recuperarlo ha inavvertitamente urtato la scala sulla quale si trovava la signorina, facendola cadere. Scambiandola per un ragazzo le ha chiesto, urlando, se andava tutto bene, aggiungendo subito dopo: "Scusa, non l'ho fatto di proposito, sei un ragazzo, quindi sii forte e non metterti a piagnucolare." Poi ha afferrato il gatto e è tornato dalla sua unità. La signorina si è arrabbiata e questo è il risultato.
- Uno schiaffo in piena faccia. Souji, ti sei rammollito?
La mano del capitano della prima unità si spostò veloce sull' elsa della spada, pronta a sguainarla e a puntare la lama alla gola di Heisuke.
- Vuoi che ti dimostri come io sia ancora in gran forma? Sappi che mi sento parecchio carico e non mi farei troppi scrupoli.
Gli occhi solitamente allegri del ragazzo avevano assunto una luce sadica, e nessuno si fece a sua volta scrupoli nel pensare che sarebbero morti tutti, subito dopo aver rispedito a casa l'unica persona che era stata capace di schiaffeggiarlo dai tempi della Roushigumi. Questo pensiero però non demoralizzò in nessun modo Hijikata Toshizo, la cui unica intenzione in quel momento era distruggere Souji e elogiare la ragazza davanti a se per averlo trattato in quel modo.
- Quindi Okita, sei indubbiamente nel torto.
- Hijikata-san, sei sempre così severo con me. Io stavo cercando di salvare Toshizo dalla fame,
rispose con un finto broncio il capitano, soffermandosi in modo particolare sul nome del gatto.
Il vice-comandante digrignò i denti, portando anche lui la mano all'elsa della spada e tenendosi pronto a scattare in avanti se Souji avesse anche solo provato a rinominare quella palla di pelo ambulante, che da un po' di tempo a quella parte lo stava distruggendo psicologicamente.
- Ora calmatevi - si intromise Isami Kondo, prossimo a perdere la pazienza - signorina, lei è stata offesa senza alcun dubbio...
- Senza contare che il vostro sottoposto ha mandato all'aria giorni di lavoro! Sa quanto tempo avevo impiegato per rifare quel tetto? Quelle tegole erano le più costose in circolazione! Pretendo oltre alle scuse un risarcimento!
Okita chiuse le dita a pugno, cercando di trattenersi. Era la seconda volta che interrompeva Kondo-san, e come se non bastasse gli si rivolgeva con fare superiore, trattandolo come una persona comune. Non sapeva proprio con chi stava parlando.
- Ehi, signorina, smettila di interrompere Kondo-san e vedi di rivolgerti a lui con tono cortese. E' il comandante della Shinsengumi, il mio comandante. Se provi anche solo ad insultarlo o continui a comportarti in questo modo, ti uccido.
Chizuru dall'angolo sobbalzò. Il tono che Okita aveva usato non ammetteva repliche e lo sguardo, apparentemente tranquillo, lasciava chiaramente intuire che l'avrebbe uccisa sul serio. La ragazza al centro della stanza lesse tra le righe la stessa identica cosa: "Continua così e farai una brutta fine." Si limitò quindi ad annuire, chinandosi poi in segno di scuse.
- Chiedo scusa ancora una volta per il mio comportamento.
La scena aveva lasciato di stucco tutti, provocando anche un certo disagio in Kondo, che cercò di calmare le acque.
- Non fa niente. In ogni caso, provvederemo al risarcimento il prima possibile. Le chiedo scusa da parte di...
- Kondo-san! Questo no!
Okita balzò di nuovo in piedi, rivolgendosi questa volta al suo comandante. Saito tossì lievemente, cercando di ricordare al suo compagno il discorso di poco prima, mentre Sano fece roteare gli occhi, lanciando un occhiata annoiata al giardino.
- Kondo-san sta cercando di risolvere tutto nella maniera più diplomatica possibile, ma dovresti essere tu a scusarti,
si intromise Hijikata.
- Hijikata-san, dovrebbe essere lei a chiedere scusa a me.
- Io ritengo che vi dobbiate chiedere scusa a vicenda.
Gli occhi di tutti si puntarono su Saito, che per la prima volta da quando era iniziata la discussione aveva aperto bocca.
- Effettivamente Saito-san ha ragione. Souji, e anche lei signorina, vi dovreste porgere delle reciproche scuse e dopo, come le ho detto, penseremo al risarcimento.
Okita, in piedi, e la ragazza, ancora seduta per terra, si lanciarono di sottecchi uno sguardo dubbioso prima di annuire.
- Ma non qui!
replicarono insieme.



Okita, sguardo fiero e ghigno autorevole, fissava insistentemente la signorina davanti a se. Signorina che ricambiava con il medesimo atteggiamento, per nulla intimorita dalle due spade che il ragazzo portava al fianco.
- Sei coraggiosa. Non hai paura neanche un pochino?
La provocò il capitano sotto lo sguardo sconcertato di tutti. Quando avevano parlato del cortile si erano insospettiti, ma mai avrebbero immaginato che un semplice scambio di scuse si sarebbe trasformato in un duello verbale. Sempre che verbale fosse rimasto.
Si misero tutti seduti, chi per terra chi sulle scale, consapevoli che probabilmente la cosa sarebbe andata per le lunghe.
- Se non sbaglio ci dobbiamo chiedere scusa a vicenda, non vedo perchè dovrei temerti.
- Ingenua.
- Forse... ma meglio ingenui che stupidi come te.
Kondo si portò una mano a coprire gli occhi, ormai esaurito da quella situazione, mentre Sannan, comprensivo, gli diede qualche pacca leggera sulla spalla.
- Mi dispiace, Kondo-san, ce lo saremmo dovuti aspettare.
- Già, d'altronde stiamo parlando di Souji. E di una signorina un po' troppo agguerrita e testarda. Ma forse è giusto che le donne di oggi abbiano questo carattere...
Hijikata a quelle parole trasalì. E da quando in qua Kondo aveva abbandonato la sua filosofia tradizionalista? A parte questo, quella ragazza poteva essere l'incarnazione della sua vendetta, e non si sarebbe lasciato sfuggire per nulla al mondo il momento in cui sarebbe iniziato lo scontro. Perchè quei due non si sarebbero mai chiesti scusa. Spostò nuovamente lo sguardo sul cortile, con la speranza di vedere, di lì a breve, un Souji messo alle strette.
- Signorina carpentiere, non hai proprio paura di nulla, eh?
- Smettila di chiamarmi in quel modo. Il mio nome è Sejima Chikako!*
- Il mio nome lo sai già.
- Purtroppo si. Ora che mi sono presentata chiedimi scusa, e dopo ti chiederò scusa io.
- Non esiste, bambina.*
Okita raggiunse il suo scopo. Il tono derisorio altro non era che un tentativo di farla arrabbiare ulteriormente, fino a perdere la pazienza. Non si sorprese quindi nel vedere la ragazza mettere mano al martello che portava legato al fianco, afferrandolo con forza. A quel gesto tutti coloro che erano in cortile sgranarono gli occhi, al contrario di Hijikata che tentava inutilmente di nascondere un sorriso demoniaco.
- E adesso che vuole fare?
Domandò Heisuke preso dal panico. Shinpachi, senza parole, scosse la testa mentre Sano, sconvolto, tentava di dare una risposta, che si risolse tuttavia in un altra domanda.
- Non vorrà mica tirarlo in faccia a Souji, vero?
Saito, con un certo distacco, osservò la ragazza digrignare i denti nel tentativo di controllarsi e di non cedere alla tentazione di lanciarlo.
- Credo sia quello il suo intento.
Tutti si girarono verso di lui.
- Se lo fa, Souji la uccide,
decretò Heisuke. Kondo annuì, conoscendo fin troppo bene il ragazzo. Deciso a salvare la situazione si accinse a piazzarsi tra i due, seguito da Sannan, ma non fece in tempo a fare un passo che vide la ragazza perdere il controllo e lanciare con forza il martello verso il capitano.


Okita sfoderò la katana, schivando senza difficoltà l'attrezzo che, dovette ammettere, gli avrebbe fatto comunque molto male, e scattò veloce in avanti fino a raggiungere quella che , ormai, poteva definire la sua nemica giurata. La fece cadere all' indietro e le puntò la spada alla gola, guardandola con un sadico sorriso soddisfatto.
- Tu sei tutto meno che una bambina amichevole.*   
- E tu, Okita-san, sei un maledetto stupido.
- Che linguaggio poco consono a una bambina, anzi a una mocciosetta.
Calcò sull' ultima parola, nel tentativo di innervosirla ancora di più.
- Così siamo pari con lo schiaffo. Ora chiedimi scusa,
aggiunse mostrando un sorriso gentile.
- Mai.
A quella risposta il capitano avvicinò ancora di più la lama alla gola della ragazza. Stava quasi per trapassarla quando Kondo, imperioso, lo fermò.
- Souji! Sei per caso impazzito? Chiedile scusa, immediatamente!
- Ma, Kondo-san...
- Niente ma! E lei, signorina, faccia altrettanto!
I due, di fronte a quell' uomo che fino a pochi minuti prima aveva tentato di risolvere la situazione diplomaticamente, annuirono sorpresi e un po' a disagio, rendendosi stranamente conto di aver esagerato. Okita si alzò da terra, rinfoderando la spada, permettendo alla ragazza di fare lo stesso.
Tutti si lasciarono andare ad un sospiro di sollievo. Tutti eccetto Hijikata, che aveva visto sfumare in pochi secondi la sua vendetta.
I due contendenti si diedero le spalle, mormorando uno strascicato "scusa", e fu solo in quel momento che il battibecco, o forse duello, si potè definire concluso. Kondo, sollevato, si lasciò andare ad un altro sospiro prima di riprendere possesso della sua calma e parlare.
- Il vostro è stato un comportamento deplorevole, da bambini oserei dire. Signorina Sejima Chikako, giusto? Provvederemo noi al risarcimento, dopo aver parlato con il proprietario dell'abitazione alla quale stava lavorando. E tu, Souji, la prossima volta cerca di essere un po' più cortese e pensa prima di parlare. Ma soprattutto ricordati di dare da mangiare a Toshizo se... - un ringhio alle sue spalle gli fece notare l'"errore"  - volevo dire al gatto!, se non vuoi che se ne vada in giro per la città in cerca di cibo. Sono stato chiaro?
I due annuirono, con un leggero broncio stampato in faccia.
- Bene. Signorina, la prego di scusarci, ma noi dobbiamo tornare ai nostri doveri di Shinsengumi - concluse con un sorriso costernato - quindi, perdoni la scortesia, ma lei dovrebbe tornare a casa.
- Si, ha perfettamente ragione Kondo-san. Prego lei e tutti gli altri di perdonare il mio comportamento. Non so cosa mi sia preso.
Detto questo si inchinò profondamente in segno di scuse, sotto lo sguardo carico di comprensione, e forse un po' divertito, dei capitani e quello sorridente di Kondo. Okita invece le riservò un'occhiataccia impregnata di puro odio.
Hijikata, nero di rabbia per come si era conclusa l'intera faccenda, non si fece però sfuggire l'occasione.
- Souji, accompagna la ragazza all'uscita, così avrete modo di chiarirvi. Se possibile evitate urli e duelli in pubblico.
Okita spalancò gli occhi. E stessa cosa fece Kondo, annuendo però subito dopo con un: "Mi sembra un ottima idea."
- Questa me la paghi Hijikata-san,
mormorò il capitano sotto lo sguardo divertito di tutti e quello crudelmente soddisfatto del vice-comandante.
- Andiamo, signorina architetto...
Sul volto era apparso un sorriso che parve a tutti terribilmente inquietante, uno dei suoi classici sorrisetti che preannunciano stragi imminenti o scherzi sadici. Dopo un altro inchino la ragazza lo seguì, piuttosto contrariata.
- Certo che sono fatti l'uno per l'altra,
affermò Sano scoppiando a ridere, seguito da Heisuke, Shinpachi e il resto dei presenti, facendo scappare un sorriso anche all'impassibile Saito e al soddisfatto Hijikata.


- Bene, eccoci arrivati all'uscita, bambina - rincarò nuovamente il capitano - e questo è il tuo martello, cara la mia signorina carpentiere,
concluse con l'ennesima frecciatina. La ragazza afferrò l'utensile da lavoro e lo infilò nella sua cintura, prima di inchinarsi leggermente e salutare con un innocente sorriso stampato in faccia.
- Ci vediamo, stupido.
Okita cercò di trattenere una risposta cattiva che avrebbe portato Kondo a perdere nuovamente la pazienza, cosa che voleva evitare. La ragazza si incamminò, girandosi dopo qualche passo giusto per mostrare il suo ghigno strafottente.
- Ci vediamo, mocciosetta.
Mormorò il capitano della prima compagnia sadicamente divertito. Detto questo si girò anche lui, dirigendosi verso il tempio e verso la stanza di Hijikata, deciso a dilettarsi con un altro dei suoi scherzi. Questa volta però non sarebbe stata una cosa da niente, avrebbe superato persino la storia del gatto. Come se l'avesse appena evocato Toshizo si piazzò davanti a lui, miagolando.
- Hai fame? Bè, dovrai aspettare che io abbia sistemato per le feste il tuo omonimo - disse prendendolo in braccio, solleticandogli il muso - e nel frattempo, vedi di non andartene in giro per la città. Anzi... vieni con me - un'espressione sadica gli illuminò il viso  - Questo è solo l'inizio, caro il mio Toshi-chan.   


Hijikata avvertì dei brividi salirgli lungo la schiena. Si sentì inquieto e un brutto, pessimo presentimento, lo fece desistere dal continuare il suo haiku. Souji aveva qualcosa a che fare con tutto quello, ne era certo, e doveva solo capire cosa.
Afferrò la tazza di tè, portandola distrattamente alle labbra, perso nelle sue macchinazioni. Non fece in tempo a mandarne giù un primo sorso che, disgustato, sputò tutto, cominciando a tossire. Chizuru aveva preparato il tè ma, poco ma sicuro, c'era il suo zampino, lo zampino di Okita Souji. 


 

* Chikako: significato. Bambina amichevole/i mille profumi di una bambina. Per questo motivo, dopo aver saputo il nome, Okita comincia a chiamarla "bambina".

Note:
Lasciate che mi spieghi! Una spiegazione a questo pastrocchio c'è! Innanzitutto, buona seppia! O buondì! O buon pomeriggio!
Spero vivamente che non si presentino alla mia porta agenti della polizia giapponese per quello che ho combinato: Kazuyo Sejima è una famosa architetta giapponese (ammesso che esista il femminile di "architetto"), ancora in vita e, che i kami mi proteggano!, ho avuto l'ardire di usare il suo cognome. In realtà ho cercato per molto tempo nomi di architetti giapponesi della seconda metà dell' 800, sia per la soddisfazione di aggiungere nella one-shot cenni storici, sia per rendere la ragazza un po' più realistica. Non ne ho trovato nemmeno uno. E alla fine, che qualcuno mi protegga, ho osato prendere il cognome di questa donna architetto e piazzarlo nell'800, nel tentativo di far apparire la signorina come una sua antenata. Per i tempi che correvano speravo di farla passare come un genio incompreso, essendo oltretutto donna (e qui vi risparmio il mio classico discorso femminista), ma non credo di esserci riuscita.
Per quanto riguarda la Shinsengumi, più precisamente per Hijikata e Souji, questa volta temo proprio di aver lasciato un po' troppo spazio al mio lato ooc. Ho cercato di salvare il salvabile, ma sento lo stesso di non aver risolto il problema. Me tapina... Non sapendo bene cosa fare, negli avvertimenti non ho inserito niente. Non fatevi scrupoli a insultarmi commentando che la fan fiction fa schifo o che i personaggi sono allegramente ooc! 
A parte questo, ci ritroviamo nel 1866 circa, secondo anno dell' era Keio, in pieno Agosto. Qui Okita è già malato di tubercolosi, ma non me la sono sentita di inserire i suoi colpi di tosse e la febbre. Mi sarei sicuramente messa a piangere e, egoisticamente, ho cercato di deformare quella che è stata la realtà dei fatti. Sannan-san in teoria dovrebbe essere morto, sempre storicamente parlando, l'anno prima, nel 1865, ma ho voluto seguire il filone di Hakuouki dove lui è ancora vivo. Per quanto riguarda la Roushigumi, nome precedente della Shinsengumi, faccio riferimento alla sua fondazione, nel Febbraio del 1863.
Ora avrete capito che quello che avete letto è un pastrocchio bello e buono, dove fatti storici e attuali vengono intrecciati ai miei egoistici desideri. Chiedo scusa quindi per questa confusionaria one-shot e spero in ogni caso che almeno un pochino vi abbia fatto sorridere. :)
Grazie per aver letto la storia e grazie in anticipo a chi vorrà recensirla o aggiungerla da qualche parte! xD
Alla prossima! ^^
saku

 
  
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