Anime & Manga > Sousei no Aquarion
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Autore: LalyBlackangel    13/07/2006    32 recensioni
Il titolo parla da solo, mi sembra. A me, personalmente, fa una fame assurda. Spero che vi piaccia, xkè a me... Si. Seconda mia fic su Aquarion... Apollo/Silvia, ovviamente. Recensiteeeeee!
Ne ho sentito il profumo oggi mentre stavo andando a caccia...
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il gioco è semplice: blu Apollo, rosa Silvia.
Questa è l’unica regola.
Buona lettura e buon appetito!

Chocolate

Ne ho sentito il profumo oggi mentre stavo andando a caccia.
Io, Baron e gli altri l’abbiamo mangiata poche volte, ma quando riuscivamo a rubarla la facevamo fuori in cinque minuti.
Ne sento l’odore anche se è chiusa nei vasi ermetici dentro gli scatoloni dentro i camion.
Adoro mangiare, ma quella è decisamente il mio cibo preferito.
Ed è arrivata alla Deava.
Piano di attacco: 1) mi faccio una doccia perfetta, e quando dico perfetta, dico perfetta, non come le mie solite docce; mi sfrego bene fino a dissanguarmi se è necessario, così neanche Fudo può sentirmi.
Puzzerò così tanto di bagnoschiuma da sembrare quel principino perfettino Sirius.
2) Zompo in cucina quatto quatto, senza fare il minimo rumore, mezzo nudo perché è estate e fa un caldo micidiale, e così si sente pure di più la puzza da principino cretino.
3) La trovo grazie al mio infallibilissimo, fantasticissimo, perfettissimo (e modestissimo soprattutto! N.d.A.) fiuto e me ne sbafo metà.
4) L’altra metà me la porto in camera e la nascondo da Pierre e Jun.
Ma soprattutto da Jun.
Perché non sembra, ma quello mangia come un bue. Mangia anche più di me, il che è tutto dire.
Mangia come un maiale e non ingrassa di un grammo.
E senza schifezze dolci non sopravvive.
C’ha le merendine di riserva pure sotto il cuscino, dietro al computer, nell’armadietto delle medicine in bagno, nel cassetto della biancheria pulita, sotto la tastiera, nella scatola dei codici per entrare nei siti governativi. Praticamente dappertutto.
E in alcuni posti ha messo pure a guardia la sua bambola virtuale del menga.
In effetti penso che quella roba esista solo per far la guardia alle sue maledette merendine. Ad altro non serve. Se non a far sbavare Pierre quando Jun le mette dei costumi troppo succinti.
L’unica cosa è che è così perfettino da non cercare nemmeno di avvicinarsi al mio armadietto, e neanche Pierre.
Loro non lo sanno che in realtà sono la persona più ordinata del mondo, e il mio armadietto è ordinato, pulito e a dir poco asettico. Ma questo loro non lo immaginano.
E lì io la nasconderò, tanto non controllano.
Continuerò ad alimentare la leggenda metropolitana che nel mio armadietto ci siano chissà quali creature immonde extraplanari, così lei resterà lì per me, per la mia gioia.
Come lei chi?
La Cioccolata!

Ho fatto la doccia col mio bagnoschiuma preferito, quello ai frutti di bosco, perché ho deciso che non voglio neanche nemmeno assomigliare dall’odore a quell’idiota di Sirius.
Usa sempre il bagnoschiuma al pino e muschio bianco che mi fa schifo.
Vabè, ma apparte questo tutto procede a meraviglia.
Allora: Jun dorme.
Lo so perché quando dorme parla nel sonno.
Evitiamo di dire di cosa parla.
Diciamo solo che se di giorno di pervertito in camera c’è solo Pierre, di notte arriva anche il piccolo Jun a dire porcate nel sonno. Non oso pensare che sogni faccia.
Dorme anche Pierre, circa da cinque minuti.
Se inizia a russare come due treni, trenta trattori e un motore a reazione vuol dire che dorme.
Ecco, anche lui inizia a borbottare di prodezze sessuali inesistenti, ergo dorme come un sasso.
Vi chiedete come faccio a dormire la notte con questi due?
Semplice: non dormo.
Ma d’ora in poi ci sarà la mia cioccolata a farmi compagnia.
Anche perché ho saputo che sono arrivati un sacco di barattoli e, meraviglia, tutti da tre chili!
Booooona!
Mi alzo ed esco piano piano dalla camera: corridoio libero.
Cioccolata, arrivo!

Mamma che fame!
Davvero non ho capito perché ogni notte verso le undici mi viene il buco allo stomaco.
E qui è tragica la faccenda: Reika e Tsugumi hanno messo sotto chiave le schifezze perché si sono accorte che la notte ne spariscono due o tre.
E io ora che faccio? Qua non c’è speranza di mangiare.
Le mie schifezze le ho finite da un po’…
Le cucine!
Qualcosa ci sarà!
Mi alzo senza fare rumore, mi raccolgo sommariamente i capelli dietro la testa, perché fa un caldo assurdo, controllo che tette e amenità varie non escano dalla mia camicia da notte leggerissima e cortissima (minchia, fa caldo!) ed esco dalla camera, avventurandomi nel corridoio.
Non un rumore, non un suono.
Più silenziosa di un alito di vento arrivo alle cucine.
Salvezza!
Respiro…
Entro.
E vedo Apollo in piedi vicino al tavolo centrale, in boxer e basta, che nasconde col corpo qualcosa sul tavolo con aria tremendamente colpevole.

Cioccolata mia, ti ho trovata!
Ci saranno una cinquantina di barattoli di cioccolata in versione tre chili, più un numero non ben definito, ma sicuramente maggiore, di barattoli da cinquecento e da uno.
Ho finalmente capito di essere morto e di essere in Paradiso.
Cioccolata dappertutto in quella cella frigorifera, e un bel fresco.
Altro che sto caldo infernale!
Scelgo un bel barattolo da tre chili e me lo porto sul tavolo.
Lo apro e…
Entra Silvia.
Cazzo.
Cioè, vestita com’è mica mi lamento.
O, per meglio dire, svestita.
Ha addosso una camicia da notte bianca terribilmente inesistente, nel senso che basterebbe un soffio di vento per togliergliela, corta fino a metà coscia.
Anche se a me in questo preciso istante sembra praticamente inguinale.
I capelli spettinati raccolti in testa stile mi-sono-appena-svegliata, che molto probabilmente è vero.
Una faccia da sonno bellissima.
Si, decisamente gnocca.
Se non fosse che mi ha preso con le mani nel sacco…
Anzi, nella cioccolata…

Arrossisco: il mio sguardo si sofferma dapprima sui suoi muscoli perfetti, sul fisico atletico, sui capelli rossi ancora più ribelli del normale.
Poi, inevitabilmente, sui boxer neri a righine bianche che cercano in qualche modo di nascondere un culo sodo da matti.
Cioè, già così c’è abbastanza materiale da mandare fuori di testa la persona più calma del mondo.
Se non fosse che noto un particolare che mi era sfuggito.
E che manda il mio cervello a farsi una passeggiata.
Anche due.
No, è ancato a farsi la maratona di New York.
Ha un barattolo di cioccolata davanti.
Da tre chili.
E lui ci ha ficcato dentro un dito.
Per mangiarsi la cioccolata.
La cosa che io adoro di più al mondo.
Non so voi, ma per me non solo è incredibilmente sexy, ma mi fa venire una fame incredibile.
Di tutti e due.
Di Apollo e di cioccolata.
Magari insieme.
Ma che cazzo sto pensando?!
Il caldo e la cioccolata mi hanno mandato il cervello in fumo.
Ma io ho fame…
E la cioccolata…
Respiro.
“Ciao…”
“Ciao… Beh, ecco, io…”
Tenta di giustificarsi.
Caro…

Ma perché devo giustificarmi poi?
Non è mica il comandante…
Chiude la porta e si avvicina. Perché?
Soprattutto, che cazzo ci fa Silvia, mezza nuda, in cucina?
“Cioccolata, vedo.”
Gli occhi azzurri le luccicano come due zaffiri.
Come a Chibiko davanti alla marmellata di fragole. O come a Pierre davanti ad una ragazza in costume, fate un po’ voi. Ma quest’ultima immagine preferirei evitarla.
Prende e ci ficca un dito dentro come me.
E se lo ciuccia.
Rimango lì imbambolato a guardarla leccarsi via tutta la cioccolata dal dito, cosa che mi sta facendo uscire di testa, prima di connettere che ha fame.
E anche io.
“E chiedere, fessa?”
“Perché, tu hai chiesto?”
Ha ragione. Cazzo.
E io che speravo in un tre chili tutto per me.
La fase 4 del piano è andata a farsi benedire.
Mi poggio sul bordo del tavolo e lei ci si siede sopra.
In mezzo a noi un barattolo da tre chili di cioccolata.
In cui continuiamo “pacifici” a immergere le dita e a leccarcele.
Normalmente farebbe schifo, ma alla fine l’importante è mangiare la cioccolata, no?!
E poi… Non riesco a smettere di guardarla mentre si lecca il dito…
Lo faccio di soppiatto, in modo che non se ne accorga, cercando in tutti i modi di sembrare normale.

Ok, sono in cucina, da sola, con Apollo, nel cuore della notte, mentre mangiamo cioccolata in un barattolo da tre chili, con Apollo che si lecca l’indice in un modo che definire sexy sarebbe un eufemismo.
Nel senso che è molto più che semplicemente sexy.
Non so se è solo una mia impressione ma fa caldo, tanto caldo, veramente caldo.
Vabè, è metà luglio, non è solo una mia impressione.
Ma è Apollo che mi fa caldo, mi capite?
Cioè, è difficile da spiegare…
Diciamo che se ci fosse tipo mio fratello, o Jun, o Pierre, o chi cazzo vuoi, al posto di Apollo non avrei così caldo.
Ecco, mi fa venire le scaldane…
Oddio, ci siamo incontrati nella cioccolata.
Cioè, intrecciati le dita…
Arrossisco come una cretina.
Devo fare qualcosa, devo distrarmi…
E’ che la cioccolata mi fa andare via di testa ancora di più…
Con lui poi…
Trovato!

Ma tu guarda che dispettosa!
Non solo si lecca le dita in un modo indecentemente eccitante, ma adesso fa anche gli scherzi idioti.
Aveva troppa cioccolata sul dito e che fa?
Me la spalma sul dorso della mano, ovvio.
Poi si mette la restante in bocca con aria innocente.
E sorride pure!
Maledetta…
Quella li mi vuole fare impazzire.
E ci sta riuscendo…

Cioè, io gli faccio uno scherzo innocente, così per far calare la (mia!) tensione e lui mi guarda con uno sguardo bieco troppo sexy e…
Si lecca la mano!
Come un gatto che ti guarda male mentre si mette a posto il pelo sulle zampe.
Un gattone rosso con gli occhi dorati, un fisico da paura e le dita piene di cioccolata…
Ahhh…(concordo… Sbav… N.d.A.)
Mi sento arrossire per l’ennesima volta, distolgo lo sguardo e mi ficco un’altra ditata di cioccolata in bocca.
Non so se resisterò oltre…

Non so perché, ma è arrossita.
E non so perché, ma la sto seguendo a ruota.
Che bella che è, sembra una bambina…
Una bambina che si lecca le dita sporche di cioccolata, che dondola le gambe avanti e indietro, che arrossisce sotto il mio sguardo.
Silvia, la bella bambina.
Sorrido e con un dito la sporco di cioccolato sul naso.
Mi guarda e mi sporca sul braccio.
Va bene, lo so che non si gioca col cibo, ma è così bello sporcarsi di cioccolata.
Lei ride e mi sento felice.
E d’un tratto non mi sembra più una bambina, ma la vedo per quello che è.
Una donna.
Una bella e sensuale donna che gioca a fare la bambina.
E io che divento il suo giocattolo.
Il suo giocattolo dispettoso che la sporca di cioccolata.

Stiamo giocando a sporcarci di cioccolata, come due bambini.
E’ così buffo Apollo con gli sbaffi di cioccolata addosso.
No, non è buffo.
E’ bello.
Bello da morire.
Sta giocando come un bambino, ma lui è un uomo.
Un bellissimo uomo, sensuale e perfetto, che fa finta di fare il bambino.
Un uomo che adesso ha uno sguardo così strano e invitante mentre mi si avvicina, con un sorriso così dolce da sciogliermi.

La voglio ora, subito.
Così, sporca di cioccolata.
Voglio le sue labbra, i suoi occhi, tutto.
Chiude gli occhi e li chiudo anch’io.
Venti centimetri e poi…
Sapete la famosa legge di Murphy, che dice che se le cose possono andare male lo faranno di sicuro?
Ecco appunto.
“Silvia, sta arrivando qualcuno.”
“Come…?”
Sembra delusa, ma d’altronde…
“Si, e sembra più di una persona. Vieni, nascondiamoci, dovremmo starci.”
Ora è preoccupata.
“Dove?”
Una madia.
E’ abbastanza grande e spaziosa da poterci stare in due accucciati.
Lei si infila dentro senza esitare, io mi porto dietro il barattolo velocemente e chiudo la porticina appena in tempo.
La luce nella stanza si accende.
Io e Silvia siamo vicinissimi, uno accanto all’altra.

E ora siamo chiusi qui, in una madia.
Appiccicati.
Non che la cosa mi dispiaccia, in fin dei conti essere appiccicata ad Apollo mi piace parecchio.
Ma prima mi stava per…
Ma sempre nei momenti meno opportuni deve arrivare la gente?
“Ecco qua, ragazze, ora abbiamo gli alcolici della cucina tutti per noi!”
Apollo spalanca la bocca a sentire la voce di Pierre.
Col labiale sembra abbia inventato ottantadue nuove bestemmie e un centinaio di nuove lingue in cui dirle.
Non che gli dia torto…
A quanto ho sentito non c’è solo Pierre, ma anche Jun, Tsugumi e Chloe.
E che il loro programma per la nottata sia un festin bueo (non si nota che son veneta, vero? E’ ironico… N.d.A)
E sembra che il festino si svolga qui…
Merda!

Giuro sulla testa del vice-comandante (che, a dire il vero, mi stà anche un po’ sul cazzo!) che io Pierre e Jun li ammazzo.
Gli taglio la testa e ci gioco.
A calcio con quella di Pierre e a basket con quella di Jun.
Poi farò un po’ di pugilato con quello che resta del loro cranio.
Il resto del corpo lo lascio alle intemperie e ai topi.
Che se li sbranino.
Ma proprio mentre stavo per baciare Silvia…
La guardo.
Sta ridacchiando silenziosamente perché ha letto il labiale delle invettive contro quei due.
E io divento un pomodoro.
Per fortuna qui è buio…
Vedo la sua ombra che alza le spalle in un gesto sconsolato e che mi dice che non ci resta che aspettare.
Cioè, io volendo aspetto, ma mi sa che se stiamo qui troppo, prima o dopo una cazzata la faccio…

Ma quanto cazzo ci stanno in cucina quei quattro deficienti?
Ma hanno intenzione di stare qui tutta la sera ad ubriacarsi?
Gia sento che Tsugumi è un po’ alticcia.
Beh, così il povero Jun potrà finalmente cercare di scioglierla.
Ma per ora l’unica che si sta sciogliendo sono io.
In questa madia fa un caldo ignobile.
Anche Apollo ha caldo, e si che è mezzo nudo.
Suda, e anche io sto sudando.
E il suo corpo sudato e sporco è spaventosamente sexy.
E mi viene ancora voglia di cioccolata.
Ma il barattolo è vicino a lui e lontano da me.
Come mi fa carinamente notare aprendolo, infilandoci un dito dentro e ciucciandoselo tranquillo.
Ok, magari non lo fa apposta, ma o è incredibilmente malvagio o è paurosamente sadico.
Una delle due.
E non so per quale delle due propendere, davvero.

Mi sta fucilando con lo sguardo.
Sarà perché ha voglia di cioccolata ed è troppo lontana. O perché gliela sto mangiando davanti.
Probabilmente per tutti e due i motivi.
Povera…
Infilo un dito nella cioccolata.
Ecco, vi ricordate quando vi dicevo che prima o dopo avrei fatto una cazzata?

Ora lo so di per certo.
E’ sia incredibilmente malvagio che paurosamente sadico.
Adesso qualcuno mi spieghi per favore come diavolo faccio a resistergli se mi ficca davanti al naso un suo, e sottolineo suo, dito, pieno di cioccolata.
E sottolineo anche cioccolata.
Il mio autocontrollo sta cedendo orribilmente.
I miei nervi stanno andando a farsi un giro sulla tangenziale (chi ha orecchie da intendere, intenda…).
Non ho mai visto nulla di più invitante in vita mia.
Neanche quando ho visto in pasticceria una torta di panna, fragole e frutti di bosco alta tre piani.
Neanche le pesche sciroppate con la panna e il gelato alla crema che mi faceva tata Rose da piccola.
Neanche gli omini di marzapane sulla torta glassata che ha comprato papà per il mio quarto compleanno.
Neanche gli orsetti di pan di zucchero con gli occhi di caramelle gommose e la giacchetta di glassa candida.
Cazzo.
Nonresistononresistononrsisto…

E’ folgorata e lo sono anch’io.
Mi ha preso la mano con uno scatto affamato e ha iniziato a leccarmi il dito.
La sua lingua sta danzando col mio indice.
E mi piace da matti!
Mi fa venire i brividi alla schiena dal piacere.
Porca miseria…
Fa che non smetta….

Non ho mai assaggiato nulla di più buono.
Apollo e cioccolata insieme è diventato il mio piatto preferito.
Non riesco più a connettere.
So solo che voglio il bis.
Lo guardo.
Ha gli occhi che sono due fessure e le labbra dischiuse.
Gli piace.
Dio se gli piace!
All’improvviso mi attira a sé e inizia a leccarmi il collo, dove mi ha sporcata prima.
Poi la spalla, di nuovo il collo.
Mi sfugge un gemito.
Dio mio, quanto è bello!

Sto mangiando Silvia, letteralmente.
Mentre la lecco respiro il suo profumo a pieni polmoni.
Sa di fragola.
Sarà il suo bagnoschiuma…
E sa del suo sudore.
Sarà per il caldo…
E sa di cioccolata.
Beh, questo è merito mio…
Silvia, fragola e cioccolata.
Oggi è il mio giorno fortunato…

Non lo faccio nemmeno finire che inizio io.
Il suo torace, le sue spalle forti, il suo collo…
Profuma di cioccolata, sudore e frutti di bosco.
Cristo, adoro i frutti di bosco!
Piccoli, dolci, teneri pezzi di Paradiso.
Ma il vero Paradiso è in questa madia…

Riesco in qualche modo ad avvertire che le voci fuori si stanno per spegnere.
Non so come, dato che ho il cervello momentaneamente fuori servizio.
Biascicano qualcosa sul fatto di far ubriacare anche Sirius e Reika, tanto me e Silvia non ci trovano in giro…
Se solo sapessero…
Stanno uscendo.
Chiudono la porta.
Sono usciti.
Finalmente, porca miseria! Era ora!
I loro passi sono lontani nel corridoio.
Non so come, e per quale assurda associazione mentale, ma mi viene in mente che, nonostante tutto, non ci siamo ancora baciati io e Silvia.
Leccati si, hai voglia…!
Ma baciati no.
La stacco da me e faccio per baciarla.
Lei è raggiante…
Dio che bella…

Avete presente la legge di Murphy?
Ma si, dai, quella che dice che se una cosa può andare male sicuramente lo farà?
Quella che perseguita Reika, per intenderci.
Ecco, mi sta finalmente per baciare quando…
Quando lo sportello della madia cede e si apre all’improvviso.
E noi, che ovviamente eravamo poggiati là, ci troviamo per terra.
Merda, mi viene da ridere.

Cazzo ride?
E’ tragica sta cosa.
Due volte che cerco di baciarla e due volte che succede qualcosa.
Beh, in effetti un po’ ridere fa.
Rido anch’io.
Alla fine è contagiosa.
Ci alziamo e porto fuori la cioccolata, poggiandola sul tavolo.
Guardo la cioccolata e poi Silvia.
E’ bellissima, ancora più di prima.
Totalmente pulita.
Accidenti, quando faccio un lavoro lo faccio per bene.
I capelli raccolti sono ancora più spettinati, alcuni ciuffi sono pure usciti fuori dal fermaglio bianco.
Ha anche una spallina della camicia da notte di seta che le è scivolata giù, quasi scoprendo il seno.
Un gran bel seno.
Si accorge del mio sguardo e se la tira su imbarazzata, diventando tutta rossa.
Si risiede sul tavolo guardandosi i piedi che dondolano come una bambina.
Una voce potente nella mia testa urla “Bacio, Bacio!”.
Si, e se magari accade qualcos’altro?
Ficco furtivo un dito nella cioccolata.
Non mi ha visto.
Faccio per mangiarmela…
Idea!

Si sta avvicinando.
Non so perché, ma sono imbarazzata da matti.
Anche lui sembra in imbarazzo.
“Hai ancora uno sbaffo…”
Come?
Mi sembrava che avesse fatto un buon lavoro di “pulitura”…
Anzi, ottimo…
“Dove?”
Ecco, ci sono cascata.
Come una cretina.
Approfittando del fatto che sto guardando dove sia lo sporco, mi mette del cioccolato sulle labbra.
Lo guardo.
Si avvicina con le mani dietro alla schiena e sorride malizioso.
Bastardo.
Così mi fa svenire.
E’ a due centimetri da me.
Sorrido anch’io.
“Vergognati, Apollo. Non puoi distrarti così mentre lavori…”
“E’ vero, come sono distratto… Ora mi sa che mi tocca finire il lavoro…”
“Poverino…”

Ha delle labbra così morbide e dolci…
No, non è la cioccolata.
E’ proprio lei.
Il suo sapore, buono da matti.
Altro che cioccolata.
La sensazione di sentire le nostre lingue che giocano e si intrecciano assieme è bellissima, più bella di qualsiasi altra cosa al mondo.
La consapevolezza che le nostre labbra combaciano perfettamente è più dolce di tutta la cioccolata che le ho leccato via.
Abbracciarla e carezzare con una mano la sua guancia e con l’altra il suo fianco mi sembra che sia un gesto che faccio da un’eternità, e non perché l’ho gia fatto dodicimila anni fa.
La coscienza delle sue mani tra i miei capelli mi fa sentire bene, come mai lo sono stato.
Sento le sue gambe che mi cingono, attaccandomi ancora di più a lei.
E i nostri corpi che collimano perfettamente…

Le sue labbra invitanti e buone sulle mie e la sua lingua così avida non mi fanno capire più niente.
Le sue mani che mi esplorano il corpo mi stanno facendo impazzire.
Le sue dita mi fanno venire i brividi di piacere mentre mi fa scivolare la spallina e mi accarezza il seno.
Il suo profumo di frutti di bosco mi stà annebbiando i sensi.
Sento il suo respiro pesante che si unisce ai miei gemiti di piacere.
Sento le mie mani che scendono sulla sua schiena possente, liscia e forte fino ad arrivare a quello splendido sedere malcelato dai boxer.
Sento tanto, sento tutto, ma non comprendo più un accidente.
Non riesco nemmeno a capire che ho ficcato totalmente una mano nella cioccolata e che gliela sto spalmando addosso.
Sento solo che mi sta venendo ancora fame e che sto iniziando a leccargli gli addominali pieni di cioccolata, mentre lui mi bacia dietro il collo, facendomi il solletico.
Sento la cioccolata sul mio seno e Apollo che mi pulisce come solo lui sa fare, facendomi ansimare dal piacere, mentre con la mano ancora pulita alza la mia camicia da notte e con l’altra inizia a carezzarmi dolcemente.

Inizio a giocare con l’elastico dei suoi candidi slip mentre lei geme.
La sento tendersi quando con due dita entro in lei.
Dopo un po’ mi fermo.
Mi dispiace da matti, ma devo farlo.
“Ti devo dire una cosa importante…”
Mi bacia.
Lo prendo come un assenso.
“Ti amo.”
“Anch’io.”
Semplicemente.
La distendo sul tavolo…

Un rumore.
Ancora.
Ma che cazzo hanno stà notte?
Apollo inventa ancora altri nuovi epiteti in altrettante nuove lingue.
Ci fiondiamo sotto il tavolo, ovviamente con la cioccolata, mentre entra Sophia.
Senza accendere la luce parla al buio.
“Chiunque ci sia qui dentro farebbe meglio ad uscire. E’ l’ora dello spuntino delle una del vicecomandante. Fuori, forza, prima che vi becchi. Non preoccupatevi, non guardo chi siete.”
Io e Apollo ci guardiamo.
Sembra deluso, ma mi prende per mano e mi porta fuori silenziosamente.
Sophia vede le nostre ombre uscire e chiude la porta, avviandosi per il corridoio.
Dev’essere la prassi…
Ci guardiamo, per l’ennesima volta imbarazzati.
Poi mi cinge la vita e ci avviamo per il corridoio verso le nostre camere.
Sotto l’altro braccio tiene ancora la cioccolata.

Sono felice.
Anche se ci hanno interrotti per due volte, sono davvero felice.
Come potrei non esserlo?
La guardo chiudere gli occhi e affidarsi totalmente alle mie braccia.
Siamo vicini a camera mia.
Faccio per salutarla con un bacio ma mi rendo conto che da camera mia vengono degli strani urli.
“Chi c’è in camera tua che fa tutto ‘sto casino?”
“Io un’idea ce l’avrei…”
E in effetti.
Ci sono le voci, anzi, le urla, di sei persone completamente ubriache.
Pierre, Jun, Chloe, Tsugumi e, udite udite, anche Sirius e Reika, completamente sbronzi.
Le ragazze ridono come delle sceme, e ad un certo punto gridano “Cantate di nuovo per favoreeeeee…”
Silvia diventa color pulce e io mi metto a ridere come un idiota.
Non so se perché anche suo fratello canta o se è per quello che cantano.
“OSTERIA NUMERO NOVE…”
“A… Andiamo… Per favore, Apollo…”
Anche se mi sta venendo un’embolia dal ridere, in qualche modo riesco a seguirla.
L’accompagno in camera, poi mi sa che vado a dormire in pianerottolo.
Perché figuriamoci se dormo in camera con sti qua.
Anche se…
Io voglia di dormire non ne ho proprio…

Mio fratello ubriaco fradicio.
Che canta le osterie.
Poi guardo Apollo, che nel frattempo ha smesso di ridere ma che ha ancora un ghigno divertito in faccia.
Quando lui posa di nuovo il suo sguardo su di me mi sento arrossire, e lui mi sorride dolcemente, e poi mi da un bacio.
Sento ancora l’odore della cioccolata.
Beh, questa dev’essere una notte un po’ strana.
La porta di camera mia…
Uffa, non voglio…
“Allora, eccoci qui.”
“Gia.”
Silenzio.
Imbarazzante, molto imbarazzante.
“La tieni tu la cioccolata per sta notte?”
“Ok… Ma dove la nascondo?”
Sorride ed entra in camera con me per cercare un posto dove nasconderla.
E’ strano, ma mi sembra di essere appiccicosa.
Mentre cammino sento dell’appiccicume…
Oh cazzo…
L’accompagno alla porta e mi appoggio sullo stipite, tenendo lo sguardo basso per non fargli vedere che sono arrossita.
“Beh, allora…”
“Apollo…”
“Si?”
Lo guardo col miglior sguardo imbarazzato del mio repertorio.
“Credo di avere ancora una macchia di cioccolata…”
Sorride malizioso.
Ha voglia e crede che lo stia facendo apposta.
Cioè, si lo sto facendo anche apposta, ma è vero…
“Non mi sembra proprio… E dove sarebbe questa macchia?”
Beh, tanto vale giocare un po’…
“Qui…”
Faccio scivolare lentamente verso l’alto la camicia da notte.
All’interno della mia coscia c’è una bella macchia di cioccolata a forma di mano, molto grande e molto vicina ai miei slip.
Lo guardo, ma lui non guarda me.
Fissa la macchia di cioccolata.
Ha voglia.
Lo sento.
Fregato…
“Visto?”
“…Vedo…”
Si morde le labbra.
E mentre parla scuote la testa fingendosi rassegnato.
“Odio lasciare le cose a metà…”


Fine?











La fine la lascio alla vostra immaginazione…
Allora, piaciuta questa fic?
Vi giuro che mentre la scrivevo mi stava venendo una voglia di cioccolata assurda.
Non avrò mica carenze d’affetto?
O un terribile bisogno di un ragazzo figo, intelligente e un po’ come Apollo?
Propendo per la seconda…
Mi raccomando, commentate, commentate, commentatete!
E leggete anche le mia altre fic!
Zao gente!!!!!!!!
Vostrissima, LalyBlackangel…
  
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