Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |       
Autore: AlexisRendell    17/11/2011    5 recensioni
Questa è una Ferriswheelshipping, cioè una fanfiction su N e White, rispettivamente il rivale e la protagonista femmina di pokémon biano e nero. Spero che vi piaccia, è divisa in 13 capitoli ed è abbastanza lunga.
Tratterà non solo di una storia d'amore fra N e White, ma anche di omosessualità, quindi se questo argomento non vi va a genio non leggetela nemmeno.
Genere: Horror, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Mamma, mamma! Voglio andare sulla ruota!-
 
Il sole stava tramontando sulla città di Sciroccopoli. Un bambino tirava per la gonna sua madre, insistendo per fare un giro sull’enorme ruota panoramica della città. Un ragazzo con lunghi capelli verdi entrò nell’edificio, pagò il biglietto e entrò in una delle cabine. Si sedette, appoggiò la schiena contro la parete e sospirò. Accarezzò con la mano il ciondolo che portava al collo. ‘E’ successo qui, ti ricordi?’ pensò.
Era un’ afosa sera di luglio. Due ragazzi erano seduti uno accanto all’altro nella cabina della ruota. Lui aveva lunghi capelli verdi, raccolti in una morbida coda. Lei aveva i capelli castani, lunghi fino alle scapole.
Guardavano il sole tramontare da dietro i vetri della cabina. Quello era il loro posto preferito. – E’ davvero stupendo. – disse lei. Il ragazzo le sfiorò delicatamente la mano con la sua. – lo sai perché il tramonto è rosso?- chiese lui. Lei lo guardò incuriosita. –la luce è formata da molti colori, ed il rosso è quello che, fra tutti, riesce ad arrivare più lontano.- concluse lui. Lo sguardo di lei si spostò dal rosso del sole al viso del ragazzo. Lui la prese, la avvicinò a sé e la baciò. Le mani di lei sfiorarono i suoi fianchi.
Una lacrima scese sul volto del ragazzo. Erano passati ormai tre anni. La corsa era finita. N scese dalla ruota e si incamminò verso il castello. 
Una volta arrivato, attraversò i lunghi corridoi che ormai conosceva a memoria, fermandosi davanti ad una grande porta. La stanza di sua madre. Non ricordava di aver mai visto quella donna. Suo padre gli aveva vietato di oltrepassare quella soglia. Si avvicinò ai battenti, stava quasi per bussare quando Antea e Concordia uscirono dalla stanza. –Oh! Principe!- esclamarono entrambe. N era imbarazzato e corse via.
Antea e Concordia si guardarono perplesse. Rientrarono nella stanza e riferirono alla madre di N dell’episodio. Una voce roca rispose: - è giunta l’ora che conosca la verità.-.
N entrò nella sua stanza. Quasi inciampò sulla moltitudine di giocattoli sparsi sul pavimento. Si sdraiò sul suo letto, le braccia incrociate dietro la testa, a guardare il soffitto. Si dimenticò di sua madre, i suoi pensieri riguardavano altro. ‘Sono già tre anni…’
Qualcuno bussò alla porta della sua stanza. N si alzò dal letto e la aprì.  Un uomo dai capelli verdi come i suoi, solo un po’ più chiari, con una veste blu e oro si ergeva sulla porta. N guardò suo padre. –stavi ancora pensando a lei.- affermò Ghecis, il viso privo di ogni emozione.
-No, padre-
-Stai piangendo.-
N si asciugò in fretta il volto. Detestava farsi vedere così, soprattutto da suo padre.
-sono passati anni ormai. Devi accettare il fatto che non c’è più.-
N guardava in basso. Lo aveva accettato, ma il ricordo di lei non lo lasciava.
N era solo davanti a una lapide di marmo bianco. Il cappello calato sugli occhi, le mani strette a pugno sul ciondolo che lei le aveva regalato. Posò un mazzo di fiori davanti alla lapide. 
Si era uccisa. Uccisa perché la cattiveria umana gli aveva portato via i suoi amici pokémon. Un uomo della lontana regione del Kanto l’aveva aggredita una notte, facendo uccidere davanti ai suoi occhi i suoi piccoli compagni dal suo pokémon. Fu Ghecis a dirglielo. 
Da quel giorno era deciso a perseverare con il piano del team plasma. Lo faceva per allontanare i pokémon dalla schiavitù umana, per fare in modo che non dovessero compiere più atti così crudeli. Lo faceva per lei, per il suo fantasma, per il suo ricordo.
N guardò suo padre. –Cosa vuoi?- chiese duramente.
-Dobbiamo andare a fare il discorso a Quattroventi. Sei pronto?-
N annuì debolmente.
Andarono nella città con un nutrito gruppo di membri del team. Suo padre si mise su un piccolo soppalco naturale e iniziò il suo discorso. La gente si era riunita per ascoltarlo. N era tra la folla, immerso nei suoi pensieri. Due ragazzini poco distante di lui stavano commentando pesantemente il discorso di suo padre. –che mucchio di sciocchezze. Liberare i pokèmon? Nessuno sarebbe così stupido da farlo.- mormorò un ragazzino dai capelli neri e gli occhiali. La ragazza in parte a lui annuiva debolmente, accarezzando le sue pokéball. Qualcosa di lei colpì profondamente N. si avvicinò a loro. –Sciocchezze? E’ la pura verità, gli allenatori tengono i pokémon per farli lottare fra di loro. Per ferirli, renderli schiavi. Questa barbarie deve finire.-
-Gli allenatori lottano fra di loro per conoscersi, per fare amicizia.- disse la ragazza.
-tutte balle- ringhiò N.- come si può diventare amici attraverso una lotta? Provamelo!- prese una pokéball e fece uscire un Purrloin. La ragazza mandò in campo un dewott e lo battè facilmente.
-dalle lotte non si ottiene altro che sofferenza. Gli umani e i pokémon devono essere separati-. Disse N, facendo rientrare purrloin nella ball. Girò le spalle ai due ragazzi, la sconfitta gli bruciava. Era la prima volta che perdeva.
Tornò al castello con suo padre. Si chiuse nella sua stanza. Un piccolo zorua stava accoccolato sul suo letto. Lo accarezzò con noncuranza si sdraiò. Subito il ricordo di lei occupò la sua mente. Le lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance. Pianse in silenzio per ore, finchè non si addormentò. Anche nei sogni il suo ricordo lo tormentava. Si svegliò di soprassalto, sentendo una mano toccargli delicatamente il braccio. Per un attimo pensò che fosse lei. –He…Helia?- mormorò perplesso. Poi quando i suoi occhi misero a fuoco l’immagine,  riconobbe il volto di Concordia. Lo guardava tristemente. –Vi manca molto quella ragazza vero?- chiese gentilmente. N abbassò lo sguardo. Era uno stupido. Helia era morta, non c’era più. Nessuno avrebbe potuto prendere il suo posto. Per un attimo l’immagine della ragazza che lo aveva battuto baluginò nella sua mente. Scosse la testa. Lei non c’entrava. Si alzò in piedi e guardò Concordia. Lei gli sorrise debolmente. –Sua madre vuole vederla, mio principe.- 
N rimase stupito. In 22 anni non aveva mai visto il volto di sua madre. Concordia lo guidò verso la stanza. N entrò da solo. La stanza era buia. Si avvicinò al letto  dove sua madre avrebbe dovuto essere. Quello che vide fu uno shock. Una donna minuta, dai capelli lunghi, marroni, e gli occhi dello stesso colore di N. Verdi come pietre preziose. Poteva avere si e no una decina d’anni in più di lui. Di sicuro ne aveva molti meno di Ghecis. La donna lo guardò e gli fece segno di sedersi al suo fianco. –sei davvero cresciuto.-
N non aprì bocca. Si sedette in parte a lei, guardandola. Lei gli sorrise.
-sei stupito dalla mia giovane età, vero?- chiese.
N annuì. L’aveva sempre immaginata come una donna sui 45/50 anni.
–Sei nato quando io avevo solo 14 anni.-
N sgranò gli occhi.
-A quell’epoca tuo padre aveva già 30 anni…- la faccia della donna si oscurò. N era sotto shock. Suo padre e sua madre avevano quasi 20 anni di differenza l’uno dall’altro. Com’era possibile? A meno che..
Lei gli lesse praticamente nel pensiero. –mi ha rapita, portata in questo castello e violentata.- strinse le mani a pugno. -Ovviamente, sono rimasta incinta quasi subito. Quando ho partorito, mi ha chiuso in questa stanza. Quando provavo ad uscire, il trio oscuro, immagino tu lo conosca, mi riportava indietro. Dopo un po’ ho capito che non potevo scappare. Mi sono rassegnata a essere prigioniera qui. Solo Antea e Concordia entravano e uscivano da questa stanza. Non volevo avere notizie ne di tuo padre, ne di te ne di tuo fratello. Ma lui dovè? Sarebbe dovuto venire anche lui.-N, che fino a quel momento aveva guardato il pavimento pensando allora schifo che gli faceva suo padre, a che essere ignobile e lurido fosse, alzò la testa e guardò perplesso la donna, la madre che non riusciva a sentire sua. –Io non ho fratelli.- disse.
Il volto della donna si pietrificò. –si che li hai, tuo fratello gemello, dimmi dove è.-
N era sempre più confuso. Lui non aveva un gemello. O almeno, non lo aveva mai visto..
Notando la perplessità nel suo sguardo, sua madre chiamò le due ancelle. Chiese loro notizie del fratello, ma entrambe scossero la testa. Nemmeno loro lo avevano mai visto. La madre di N scoppiò a piangere, il volto fra le mani. – lo ha ucciso… lo ha ucciso….- singhiozzava. N non sapeva come comportarsi. Era sconcertato dalla malvagità di suo padre. Sua madre lo prese per un braccio e lo guardò intensamente. –vendicami. Vendica me e tuo fratello, uccidi Ghecis..- concordia prese N per la mano e lo portò fuori dalla stanza.  – è stanca. Deve riposare ora.- 
N camminò verso la sua stanza. Quindi aveva un gemello. Aveva avuto un gemello. Erano nati da un rapporto senza amore, suo padre aveva violentato una ragazza. Una bambina, all’epoca. Sentiva di odiarlo, di odiare se stesso, per avere in corpo lo stesso DNA di quel mostro. Avrebbe voluto andare da lui e ammazzarlo, ma non poteva. Ora come ora non ne aveva i mezzi, e poi la missione del team plasma era più importante. Doveva liberare i pokemon, doveva farlo per Helia.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: AlexisRendell