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Autore: lady hawke    18/11/2011    4 recensioni
Septimus, quattordicenne principe di Stormhold, non è nuovo all'omicidio. Sa che i suoi fratelli cercheranno di liberarsi di lui, perchè solo uno di loro potrà diventare re. Colui che ucciderà gli altri. E se fosse proprio la sua prima vittima ad istigarlo a compiere un nuovo, efferato misfatto?
Questa storia partecipa alle iniziative: One hundred prompt e Giro dell'Oca di Writers Arena Rewind
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fratricidi'
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Note: E' la prima volta che mi cimento con l'horror, e non sono nemmeno certa di esserci riuscita. Ad ogni modo, Septimus accorre sempre in mio aiuto quando c'è bisogno di lui <3.Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, appartengono, li mortacci sua, a Neil Gaiman e al suo lovvoso libro. Lady Sofia, Lady Ortensia e Lady Therese sono MIE. Copiatele e farete di me un serial killer. Occhio.
Questa storia partecipa a queste due iniziative: Il giro dell'oca, del forum WAR e questa: The one hundred prompt challenge che si trova sul forum di EFP.
Per la prima dovevo seguire l'idea di un tema horror o giallo, per la seconda ho scelto il prompr #olfatto.
Buona lettura!


Odore di bruciato

Stormhold era un regno sinistro sotto diversi punti di vista. La sua capitale, anch’essa chiamata Stormhold, s’inerpicava su aguzze montagne, e il palazzo del Signore di quelle terre era aggrappato nel punto più alto delle rocce, con guglie e torri che cercavano di sfidare il cielo da vicino. La vita, da quelle parti, era dura come il clima spesso gelido dei lunghi inverni, e come il vento che sibilava infilandosi tra le vie delle case.
Nemmeno la vita della famiglia reale era semplice, in un luogo simile. L’ottantunesimo Signore di Stormhold, nel corso della sua vita, aveva avuto tre mogli e otto figli. Le prime due mogli, Lady Ortensia e Lady Therese, erano durate quanto bastava per fornire un congruo numero di eredi al sovrano, prima che la prima morisse di parto e la seconda scomparisse per sfuggire ad un marito infedele. La terza, la giovane Lady Sofia, era attualmente la bella sovrana del regno, con all’attivo un unico figlio maschio, l’ultimo nato, un ragazzino ormai quattordicenne. Degli otto figli nati, però, due erano già stati prematuramente strappati alla famiglia. Una, l’unica femmina, era stata rapita in circostanze misteriose anni prima, e da allora di lei non era stata trovata alcuna traccia, lasciando la famiglia in uno stato di profonda costernazione. Sextus, invece, penultimo figlio reale, era stato assassinato pochi mesi prima. Subito erano circolate strane voci su chi potesse essere l’omicida, ma il Signore di Stormhold, saggio sovrano e padre della vittima, non se n’era affatto preoccupato. Non era raro che i principi morissero in quel regno, poiché la legge di successione prevedeva da generazioni che solo uno potesse prendere il trono, e avrebbe dovuto conquistarselo con il sangue dei propri fratelli sulle mani.
Solo Lady Sofia conosceva il nome dell’assassino, poiché si trattava del piccolo Septimus. Era un assassino giovane, ma sufficientemente efferato. Quando Sextus aveva cercato di ferirlo in una battuta di caccia non aveva perso tempo, e si era vendicato, lasciandolo morire in un incendio.
Questa morte violenta aveva calmato momentaneamente tutti i figli dell’ottantunesimo Signore di Stormhold, che si studiavano con timore e sospetto, senza fare nessuna mossa. Septimus, dal canto suo, dormiva sogni tranquilli, certo che la pace in famiglia sarebbe durata almeno un po’.
Perciò una notte di marzo, nonostante fuori infuriasse una tempesta di neve, si coricò sereno, tirando le tende del baldacchino fino ad ottenere la più completa oscurità nella sua stanza. Sentì appena i rintocchi della cattedrale mentre era in dormiveglia; sospirò e fece per addormentarsi.
Solo un’ora dopo, però, fu svegliato da un pungente odore di bruciato che sembrava provenire dalla sua stanza. Un odore pungente e acido, come di paglia che bruciava; un odore che non gli era del tutto nuovo. Aprì gli occhi e inspirò profondamente, per accertarsi che non fosse solo una sua sensazione. L’odore permaneva, ed era sempre più forte. Septimus si mise a sedere, pensieroso. Stormhold era un regno di Fairie e tante cose strane e soprannaturali potevano accadere, ma quello che sentiva pareva proprio uno strano fenomeno.
Di qualunque cosa potesse trattarsi, il ragazzo preferì prendere il pugnale che teneva sempre sotto il cuscino, poiché temeva assalti improvvisi, e con un colpo secco aprì la tenda di broccato: niente. Il camino di fronte al letto mandava una lieve luce rossastra dovuta alle braci quasi spente, per il resto la stanza era completamente buia e, apparentemente, deserta.
L’odore persisteva e ormai dava quasi alla testa. Septimus, coi piedi scalzi sul pavimento di legno e il pugnale saldamente tenuto nella mano destra, si avvicinò alle tende della finestra e le aprì con cautela; non sarebbe stato strano trovare qualcuno nascosto lì dietro. Tutto quello che vide, però, era il palazzo e la città sotto di lui, e la neve che cadeva e cadeva.
Poi, improvvisamente, Septimus udì un rumore sordo provenire dal camino, e una sostanza lattiginosa cominciò a scendere dalla cappa. Per quanto la sua mente fosse di solito salda e pragmatica, sapeva che non avrebbe potuto combattere contro qualcosa di simile, e gli si gelò il sangue nelle vene.
Il respirò accelerò quando vide una figura umana formarsi lentamente e, quando vide che aveva l’aspetto del bruciacchiato Sextus, sentì il pugnale scivolargli dalla mano, e cadere a terra.
- Ciao fratellino. – disse Sextus. Non era diverso da come il ragazzino l’aveva visto l’ultima volta, vivo. Era però chiaramente incorporeo, bruciacchiato e in più punti annerito. Uno spettacolo rivoltante.
- Sextus! – esclamò il ragazzo con voce strozzata. – A quale strega ti sei rivolto per venire a tormentarmi? – paralizzato dalla sorpresa e dal timore, non riusciva a muoversi.
- Oh, potessi essere per te fonte di tormento, mio fraterno assassino! – declamò lo spettro. – Potessi farti morire di spavento o condurti alla follia lo farei, ma non è questo il mio potere. - Che vuoi da me, allora? – Septimus si era chinato a raccogliere il pugnale, e ora lo puntava minaccioso contro il fantasma.
- Pensi davvero che la tua arma possa servirti? Non ti basta quello che hai già fatto? – Sextus allargò le braccia, mostrandosi in tutto il suo perlaceo orrore.
- Perché sei qui? Dovresti essere sepolto in una bella bara, nella cattedrale della città! – sibilò Septimus, nervoso.
- E infatti è così, sono laggiù, dove mi raggiungeranno altri cinque di noi. – fece Sextus, incurvando le labbra bluastre in una smorfia sinistra. – Ma fino a quando non ci sarà un nuovo Signore di Stormhold, i fratelli morti vivono sotto forma di fantasma, accompagnando i vivi, e ricordando loro ogni giorno quale sarà il loro destino. – spiegò lo spettro, sempre più sorridente. – Sei l’ultimo a cui mi mostro, ovviamente.
- Un angelo della morte. – sospirò Septimus.
- Una specie. Resterò sempre qui, anche se non mi vedrai. – rispose il fratello. – Sono un monito, e posso essere un messaggero.
- Quale messaggio hai in serbo per me? – non poteva definirsi a suo agio a parlare con Sextus, ma non era dovuto al suo aspetto. Più che altro, non aveva mai scambiato tante parole di fila con uno dei suoi fratelli da molto tempo.
- Uno solo. – fece il fantasma, alzando un dito annerito. – Uccidi ancora, e uccidi presto. Quintus è la tua vittima ideale.
Septimus sgranò gli occhi, sorpreso. – Perché dovrei?
- Prima finiscono i fratelli, prima il mio spirito avrà pace. – spiegò il fantasma, sussurrando in modo sinistro. – E qualcuno deve pur diventare re.
Il ragazzo fissò il fratello defunto con sorpresa. – Parteggi per me, dopo aver tentato di uccidermi?
- Sono stato sciocco. Pensavo che saresti stato semplice da uccidere. Primus e Secundus potrebbero iniziare a fare un po’ di pulizia, ma sono ancora convinti di godere di parecchio tempo a loro disposizione. Uccidi Quintus e fai sapere che sei stato tu a farlo, così loro ti temeranno.
- Odi Quintus così tanto? – sorrise Septimus.
- Voleva partecipare all’imboscata durante la caccia reale, ma si è tirato indietro all’ultimo. – Sextus mise le mani dietro la schiena, assumendo una posa pomposa. – Pensala come vuoi, ma se non lo fai fuori, verrà a trovarti presto lui, gliel’ho suggerito io stesso.
Con un ultimo ghigno, Sextus scomparve alla vista, lasciando Septimus solo. Ora aveva un buon motivo in più per non voler morire per mano dei suoi fratelli: per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto trasformarsi in un pidocchioso fantasma in attesa di vedere sul trono un suo congiunto: bisognava pensare ad un piano per sistemare la questione presto e bene.
Sextus si era lasciato sfuggire abbastanza da dargli un bel vantaggio, pomposo idiota che non era altro. Doveva bruciargli molto, in tutti i sensi, pensò Septimus ridacchiando tra sé e sé, essere stato il primo a morire, e ora li stava aizzando l’uno contro l’altro.
Non era un problema: sua madre era stata buona e giusta con lui, preparandolo a tempo debito per la difficile impresa, cosa di cui le era grato. Dopo la scomparsa di Una, Lady Sofia era l’unica persona per cui provava vero e incondizionato affetto. Per quanto lo rispettasse, era difficile amare un padre che appoggiava questo sistema di successione. Pensando al da farsi, mentre l’odore di bruciato scemava, chiuse le tende della grande vetrata, e si rifugiò nel suo letto; aveva bisogno di dormire, e senza un buon sonno non sarebbe riuscito a pensare a niente di buono.
La mattina dopo fu svegliato dall’abbagliante luce che la neve rifletteva ovunque. Si udiva chiaramente il rumore delle pale in mano ai servi che spalavano e ripulivano i vialetti.
Ciononostante, si attardò sotto le coperte per un po’, meditando sul da farsi.
Per tutto il giorno, Septimus fu pensieroso e taciturno, due lati così tipici del suo carattere che nessuno gli diede peso, tranne sua madre. Lady Sofia aveva un legame speciale con il figlio, e sapeva che il ragazzo stava tramando qualcosa; c’era nel suo sguardo una fredda determinazione che minacciava tempesta o, in altre parole, un secondo fratricidio. Pur con questa consapevolezza, la donna si comportò normalmente. Solo quando il figlio si alzò dal salotto dove erano soliti prendere il tè insieme, decise di parlargli.
- Sii accorto, Septimus. – gli disse, posandogli una mano sulle spalle.
- Non dubitarne, madre.
A quel breve scambio di parole seguirono notti inquiete. Dopo la neve era arrivato un vento gelido a spazzare le strade e le piazze, e il suo fischio inquietante arrivava fin dentro al castello. Septimus lo ascoltava, supino sotto le coperte, in attesa che il sonno lo cogliesse. Tornò più volte l’odore di bruciato a svegliarlo: alcune notti lieve, altre molto più intenso. Sextus pretendeva che agisse in fretta.
Una notte dunque, una in cui l’odore si fece così forte da non poter quasi respirare, Septimus si alzò e si vestì frettolosamente. Armato di pugnale, attraversò con passo felpato il castello silenzioso ed addormentato, giungendo fino all’armeria. Giuntò fin là, scelse un’accetta affilata e sufficientemente sottile da essere maneggiata con facilità dal ragazzo, di costituzione assai minuta. A quel punto, non dovette far altro che raggiungere le stanze degli altri principi sovrani. Da diverse porte chiuse si poteva distinguere un sommesso russare, segno che i degni figli dell’ottantunesimo Signore di Stormhold dormivano profondamente.
Con passo deciso e tranquillo, Septimus raggiunse la stanza di Quintus, scoprendo con piacere che la porta era stata lasciata aperta. Si avvicinò al letto con cautela, temendo di fare rumori sospetti. La stanza era quasi completamente buia, così Septimus scostò le tende della finestra, per poter avere un po’ di luce grazie alla luna. Poi, scostò le tende rosso cupo del baldacchino del fratello; Quintus stava dormendo girato di fianco, il volto rivolto verso di lui. Un lieve odore di bruciato cominciò a diffondersi dalla stanza, come se fosse portato dal vento là fuori. Pur non vedendolo, il ragazzo sentì la presenza del fratello nella stanza, la sua prima vittima. Avere un pubblico non gli importava affatto; la sua missione era a buon punto. Alzò con entrambe le braccia l’accetta, la lama scintillò alla luce della luna, e con glaciale fermezza, la fece ricadere sulla testa di Quintus.
Sangue blu, segno della nobile nascita del principe, schizzò con un fiotto violento, macchiando il letto, le tende e lo stesso Septimus, che sentì il rumore secco del cranio che si spezzava a contatto con la lama, che penetrò di alcuni centimetri dentro alla testa. A quel punto, parte del cervello schizzò assieme al sangue, spargendosi sulle coperte e sulle tende. Quintus si mise a sedere, con l’accetta piantata sulla testa ed emise un urlo, un atroce urlo di dolore, l’ultimo suono emesso dal principe in vita, prima di stramazzare di nuovo sul letto, agonizzante. Septimus osservò con attenzione il sangue colare lungo le guance, sul collo, e infine per terra, goccia dopo goccia, fino a formare una pozzanghera scura. Osservò anche gli occhi di Quintus, spalancati per la sorpresa e iniettati di sangue, a fissare il soffitto. Guardò anche la sua bocca, aperta in un’espressione di puro orrore.
- Meglio tu che io. – commentò il ragazzo, sorridendo. Molto sangue gli era finito addosso, così il giovane assassino cominciò a toglierselo dalla faccia con la manica del suo vestito, senza fretta.
- Ora hai compagnia, Sextus. Un buon odore di sangue, misto a quello di bruciato, non trovi? – Septimus non ebbe risposta, ma sentì presto il castello svegliarsi e accorrere verso il luogo del misfatto.
In un attimo una piccola folla piombò nella stanza: guardie, principi e il Signore di Stormhold in persona con la sua consorte. Eccettuate le guardie che reggevano le torce, erano tutti vestiti alla bell’e meglio e con l’aria di chi è stato violentemente buttato giù dal letto.
- Per tutte le stelle del cielo! – commentò Secundus, coprendosi il viso con una mano. – E’ uno spettacolo orribile!
- Septimus? È stato Septimus? – gli altri fratelli bisbigliavano tra loro con sgomento, sorpresi dall’efferatezza del fratellino.
L’ottantunesimo Signore di Stormhold avanzò risoluto verso il ragazzino, ancora coperto di sangue; la moglie invece rimase in disparte, sulla soglia, coi capelli sciolti e un’espressione indecifrabile.
Il sovrano fissò negli occhi il figlio ad un palmo da lui, e parlò con voce autoritaria. – Ebbene, sei tu che hai compiuto questo omicidio?
- Sì padre. – rispose subito il ragazzo. Il suo viso pallido sembrava avere una strana luce grazie alle torce. I suoi occhi brillavano in maniera inquietante. – Se è per questo, anche la morte di Sextus è un mio merito.
I principi ripresero a bisbigliare sempre più sconcertati, mentre il re non fece che fissare attentamente suo figlio negli occhi.
- Molto bene. – disse soltanto. Poi si voltò verso il resto della sua famiglia: - Quintus è morto, siete rimasti in cinque a battervi per il trono: ora torniamo tutti a dormire, penseremo domani alle esequie. – si rivolse poi alle guardie. – Che il corpo sia lavato e predisposto alla sepoltura.
Con un rapidissimo passaparola, vennero chiamati i servi per ripulire il macello di quella stanza, mentre la piccola folla accorsa via via scemava. Il sovrano intimò ai figli più grandi di tornare nelle proprie stanze, consigliando loro di sigillarle bene per evitare altri incidenti; inutile dire che la precauzione fu immediatamente adottata, poiché si sentirono scattare quattro serrature in rapida successione.
L’ottantunesimo Signore di Stormhold fece un cenno alla moglie perché lo seguisse, ma Lady Sofia lo lasciò andare, promettendo di seguirlo poco dopo. Aspettò che Septimus la raggiungesse.
- Così a questo stavi tramando?
- Il trono e la mia sopravvivenza sono l’obiettivo, madre. – rispose il giovane principe.
Incurante delle macchie di sangue la madre lo abbracciò, sollevata.
- Se così vorranno il destino e la tua abilità, sarai un grande sovrano. – concluse la donna, prima di incamminarsi nel corridoio semi buio.
Septimus si voltò un’ultima volta verso il cadavere di Quintus, accudito da uno stuolo di servitori tremanti e assonnati.
Se fosse venuto nella notte a disturbarlo l’avrebbe accolto, e avrebbe seguito il suo consiglio sulla prossima vittima. Quattro vite, solo quattro omicidi, e il regno sarebbe stato suo.




The One Hundred Prompt Project
Completate: 5/100

01. Alba 02. Pomeriggio 03. Tramonto 04. Sera 05. Notte
06. Bene 07. Male 08. Luce 09. Oscurità 10. Opposti
11. Vista 12. Udito 13. Tatto 14. Gusto 15. Olfatto
16. Sole 17. Pioggia 18. Neve 19. Nuvole 20. Tempesta
21. Giallo 22. Arancione 23. Rosso 24. Marrone 25. Verde
26. Blu 27. Viola 28. Nero 29. Grigio 30. Bianco
31. Sole 32. Stelle 33. Luna 34. Pianeta 35. Universo
36. Autunno 37. Inverno 38. Primavera 39. Estate 40. Nessuna Stagione
41. Temperatura 42. Freddo 43. Caldo 44. Gelo 45. Piacevole
46. Cuore 47. Emozioni 48. Sensazioni 49. Apatia 50. Empatia
51. Caos 52. Anarchia 53. Disordine 54. Ordine 55. Libertà
56. Passato 57. Presente 58. Futuro 59. Tempo 60. Senza Tempo
61. Origine 62. Nascita 63. Crescita 64. Vita 65. Morte
66. Acqua 67. Fuoco 68. Terra 69. Aria 70. Fulmine
71. Orgoglio 72. Insensibilità 73. Gelosia 74. Timidezza 75. Impulsività
76. Pigrizia 77. Collera 78. Vanità 79. Invidia 80. Insaziabilità
81. Addio 82. Bugie 83. Errore 84. Rimpianto 85. Vendetta
86. Sorte 87. Destino 88. Desiderio 89. Sogno 90. Incubo
91. Grazie 92. Scusa 93. Giustificazioni 94. Perdono 95. Scelte
96. Faccende 97. Tema libero 98. Tema libero 99. Tema libero 100. Tema libero

The One Hundred Prompt Project © BlackIceCrystal
Progetto originale della Big Damn Table © http://community.livejournal.com/fanfic100/ | http://community.livejournal.com/fanfic100_ita/

  
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