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Autore: moll    20/11/2011    3 recensioni
L'amore non arriva mai quando lo cerchi. Arriva sempre in ritardo, a volte gioca d'anticipo. L'amore rende cechi, ti priva di tutti i sensi, non sai dove andrai a sbattere o se attraverserai la strada senza pericoli. L'amore rende deboli, e io lo sono solo con te. Ora spezzami il cuore se vuoi, sò che lo farai, ma non dirmi che non provi lo stesso con me. Tu mi ami, talmene tanto che niente potrà mai portari via da me, e se questo non fosse vero, non staresti stringendo la mia mano così forte da non lasciarmi andare.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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Buongiorno Upper East Siders, grande ritorno. Avvistati B al braccio del suo principe atterrati a New York. E' ora di tornare alla realtà anche per C e N, tornati a casa dopo un'estate di totale perdizione. E cosa ne è di S? Ci sarà un ritorno alla grande mela anche per lei?

Blair's POV

Buio totale.
"Louis? Louis? Dove sei?". Vuoto. Vidi un uomo, mi fissava, ma non avevo paura. Sapevo che i suoi occhi, nonostante così pieni di rabbia, erano bagnati dalle lacrime. Quell'uomo non mi avrebbe mai fatto del male, non a me, ma lo stava facendo a se stesso, lo sapevo solo guardando i suoi occhi. Volevo aiutarlo, capire cos'avesse e cosi curare le sue ferite. Gli andai incontro così lui iniziò a correre al lato opposto. Non mi voleva, non voleva il mio aiuto, correva lontano da me accellerando il passo ogni volta che mi avvicinavo un pò di più. Poi buio. Di nuovo. Ero caduta, l'uomo era scappato e io ero rimasta sola, ma rialzandomi vidi qualcosa brillare. Improvvisamente mi ritrovai con un vestito bianco che brillava di luce propria. Il mio corpo era ricoperto da gioielli, diamanti, pietre preziose. Mi ributtai a terra."
Mi svegliai all'improvviso, spaesata e confusa guardai la sveglia: le 4:32. Mi voltai alla mia sinistra e notai con piacere che mi trovavo in camera mia e che Louis stava dormendo al mio fianco. Provai a riaddormentarmi anch'io, ma non ci riuscii. Il mio cuore martellava in petto come se stesse per scoppiare da un momento all'altro. Mi alzai dal letto e cercai invano di non far rumore, svegliando Louis.
"Blair, cara, sono le 4 di notte cosa ci fai sveglia?" mi chiese confuso.
"Stavo solo andando in bagno, torno subito" e così uscii dalla camera e chiusi la porta del bagno dietro di me.
Mi sedetti sul pavimento freddo appoggiando la testa al mobile, non poteva continuare cosi. Aprii il cassetto li a fianco e presi il test. Come poteva essere positivo? Avevo paura, paura che Louis non l'avrebbe presa bene, paura che mi lasciasse, paura che non fosse suo. Forse era quello il vero problema. Se non fosse stato lui il vero padre? Se fosse di....Il solo pensiero mi fece rabbrividire, mi scrollai quel pensiero di dosso e mi rimisi in piedi guardandomi allo specchio.
"E' tuo figlio. E' nostro figlio, mio e di Louis, l'uomo che amo e che sto per sposare". Detto questo, mi diedi una sciacquata al volto, ma non volevo dormire, ormai il sonno era sparito. Mi diressi verso il salotto e mi sedetti sulla grande poltrona bianca vicino alla vetrata che dava sulla città. Le luci notturne di New York mi avevano sempre dato un gran sollievo, fin da quando ero piccola. Ad un tratto il mio sguardo si fermò su uno dei palazzi più grandi.
All'improvviso sentii dei passi dietro di me. Sperai non fosse Louis, non avevo voglia di parlare.
"Signorina Blair, cosa ci fa qui? chiese Dorota col suo accento polacco.
"Prendimi il cappotto, prendi anche il tuo."
"Ma signorina Bl.."
"Subito" la interruppi. Misi le Loboutin nere che avevo lasciato in sala la sera prima e appena Dorota arrivò coi cappotti me lo infilai velocemente ed uscimmo di casa.
"Le chiamo una Limousine, un taxi! Signorina Blair! Mi aspetti almeno" si arrese lei. "Almeno può dirmi dove stiamo andando? Così posso pensare a cosa dire al Signor Grimaldi quando vi chiederà dove siete stata! "
"Una bugia Dorota". Si congelava. Era come se migliaia di spilli fossero conficcati lungo tutto il mio corpo, ero praticamente nuda, avevo solo la leggera vestaglia sotto il cappotto. Ad un certo punto mi fermai. Cosa stavo facendo? Stavo forse impazzendo? Notai le lacrime scorrere involontariamente sul mio viso, ero immobile, alzai la testa e vidi i leggeri fiocchi di neve volteggiare e coprire le strade come lo zucchero a velo su di un dolce. Dovevo tornare indietro.
Dorota notò la mia espressione e capì che qualcosa non andava. Poi guardò di fronte a noi, in lontananza, e sembrò capire in un attimo ciò che io avevo impiegato una vita a capire.
"Andiamo, signorina Blair. La porto a casa".

Serena's POV
"B, sei in ritardo e questo non è da te"
"Sono qui"
Mi voltai e non fece in tempo a focalizzarmi che io le saltai addosso. "B! Mi sei mancata troppo!" le dissi continuando a sorridere. Lei sorrise e ci sedemmo al tavolo ordinato. In qul momento mi soffermai su di lei, sulla sua espressione stanca e sui suoi occhi rossi.
"Blair, cos'hai? C'è qualcosa che non mi hai detto?"le chiesi preoccupata.
"Niente S, non ti preoccupare, non riesco a dormire bene la notte tutto qui" poi sospirò e inaspettatamente continuò "Serena, come sta?"
Sapevo di chi parlava, chi altri se non lui? Peccato che fosse scomparso da quando Blair aveva lasciato l'Upper East Side per Monaco quest'estate.
"Non so B, non è neanche sui radar di gossip girl. Chu..."
"Non nominare il suo nome" disse fredda, poi con tono di scuse disse "perfavore".
"Blair, ti prego, cosa ti succede?! Non ti ho mai visto così...persa. All'improvviso sembra che qualcosa non sia come sarebbe dovuto essere, qualcosa sfuggito al tuo controllo B?"
"Sono incinta". Rimasi basita per qualche secondo, forse per qualche minuto.
"B ma è fantastico!" esclamai.
"No! Non lo è affatto! Sono incinta Serena e questa cosa sicuramente non era nei miei programmi per altri 5 anni almeno!"
"Ma cos'è che ti preoccupa tanto, hai sempre desiderato sposarti e avere figli e adesso avrai tutti e due! Tra qualche mese ti sposerai Blair, e adesso avrai anche un figlio!". Non capivo cosa avesse, era il suo sogno, Louis sarebbe stato felice di tutto questo.
"Non so chi sia il padre" disse all'improvviso con un filo di voce, mi guardò e per un attimo non seppi più cosa dire. Rimasi in silenzio, poi dopo un lungo respiro le presi la mano stringendola. "Si sistemerà tutto. Sarà tutto come hai sempre sognato. Sei Blair Waldorf, niente può essere sbagliato nella tua vita. Giusto?" le sorrisi e vidi finalmente una piccola luce di speranza riaccendersi nei suoi occhi spenti.
"Dai, ti accompagno a casa." proposi.
"Accompagnami da una parte prima, ti prego". Accettai senza discutere.

Due settimane dopo...
E' ora di riporre gli occhiali da sole e riprendere i cappotti gente dell'Upper East Side, la vacanza è finita e la neve è arrivata ed ha coperto tutto. O quasi. B, qual è il tuo segreto?
 
Blair's POV

"Cos'è questo?!" Louis entrò furioso in camera mia buttando il suo cellulare sul letto. "Attenta B, le voci girano. Che ci sia un ritorno di fiamma?" disse con un tono di voce sgradevolmente acuto.
"Sono le solite storie, gossip girl deve pur trovare qualcosa che ostacola la nostra storia". Mi alzai sulle ginocchia e gli presi le mani. "Peccato che non ci sia nulla che possa dividerci" lo baciai. Sembrai convincerlo, perchè ricambiò il bacio. Intensamente. Lo buttai sul letto e dopo essermi accomodata sopra di lui continuai a baciargli le labbra, il collo. "Blair, devo andare mi dispiace". Sempre lui. mi rimisi seduta sul letto e lo fissai. Lui alzandosi mi baciò un'ultima volta uscendo dalla camera con una serie di "Scusa scusa scusa scusa".
Sentii il suono dell'ascensore chiudersi e capii che ormai era andato via. Mi alzai e andai alla finestra, la pioggia stava sciogliendo tutta la neve e il paesaggio quella mattina sembrava più un quadro di Van Gogh che del solito Lorrain. Ero pronta. Dovevo andare, dovevo parlargli, dovevo dirgli cosa stava succedendo prima che lo venisse a sapere da qualcun altro. Presi il cappotto, quando vidi una lettera sul tavolo. "Privata Blair Waldorf". Notai che era dallo studio medico. Ad un certo punto le gambe cedettero e mi accasciai sul divano come fossi un peso morto, le mani mi tremavano come tutto il resto del corpo. Avevo il mio futuro fra le mani, e per la prima volta avevo veramente paura. Blair Waldorf codarda. Non sarei riuscita a sopportare la distruzione di tutto quanto per un solo momento sbagliato, dannatamente sbagliato. La misi nel cappotto ancora sigillata e mi avviai verso l'ascensore, come se niente fosse.
Un altro mancamento. Come sarei dovuta entrare? Cosa gli avrei detto? Non importava, ormai ero lì e niente e nessuno doveva fermarmi. Avevo bisogno di dirgli per l'ultima volta che il destino ha voluto così, e che questa ne era la prova finale. Feci un respiro profondo ed entrai nell'Empire Hotel. Il portiere mi aprì la porta e mi avviai alla reception.
"Signorina Waldorf, che piacere rivederla, cerca il signor Bass?" chiese Bryan. Al suo nome abbrividii. Avevo cercato di evitarlo per così tanto tempo, mi ero proibita anche solo di pronunciarne le iniziali e adesso, sentir dire così liberamente Quel nome mi fece uno strano effetto, avevo nuovamente paura.
"Si, grazie" risposi con quel poco fiato che mi restava.
"Al momento non è qui, però se vuole può aspettarlo nella sua suite, è sempre benvenuta. Dovrebbe essere qui a momenti". Non c'era altro modo, non potevo evitarlo ormai. Firmai e presi le chiavi. Ricordai quando ne avevo una mia personale per quella stanza, ma mi levai subito dalla mente quei pezzi di passato. Entrai nell'appartamento e mi ci vollero un paio di minuti per riprendermi. Non c'era niente di nuovo, era rimasto tutto esattamente come lo ricordavo. Sentii il suo odore per la stanza, quanto mi era mancato il suo profumo, così tanto che mi ritrovai ad annusare l'aria intorno a me, quando tutto ad un tratto sentii il rumore dell'ascensore aprirsi. Mi voltai e lo vidi. Era lui, Chuck Bass, la persona che avevo amato di più al mondo era di fronte a me, ed io non riuscivo neanche a riprendere fiato per un flebile saluto.

Chuck's POV

Era lì, di fronte a me, bellissima come sempre se non più di prima. La guardai immobile, anche il mio cuore era immobile. Aveva smesso di battere. Dovevo evitare situazioni del genere, dovevo evitare lei, e ci ero riuscito fino a 5 minuti fa, più o meno lo stesso arco di tempo in cui mi sono chiesto come avevo potuto lasciarla, tradirla, abbandonarla e ferirla cosi tanto. Mi sentii male, così, all'improvviso per tutto quello che le avevo fatto, ma come avevo potuto lasciare che lei, proprio lei, il mio mondo, il mio tutto scivolasse così velocemente dalle mie mani? Basta Chuck. Ora lei è qui, è reale e se ti vada o no devi andare avanti. Dettomi questo riuscii a dire il suo nome a voce alta, per la prima volta.
"Blair"
"Chuck" disse con un filo di voce, gli occhi lucidi. "Chuck, mi dispiace di essere piombata qui all'improvviso, forse non avrei dovuto scusa, è che..."
"Waldorf, respira". Stavo dicendo a me o a lei? Lei sembrò calmarsi.
"Chuck io...sono incinta. E' di Louis, e vorrei che tu lo sapessi da me prima che qualcun altro te lo dica." riprese fiato "forse era cosi che doveva andare dall'inizio. Forse non siamo fatti per stare insieme e non lo saremo mai. Questa ne è la prova, Chuck, " le lacrime cominciarono a sgorgarle lente e a rigarle le guance rosee "mi dispiace." Corse via, entrò nell'ascensore e bastò quel momento per farmi capire che era finita, lei non era più mia e mai più lo sarebbe stata.Quella era l'ultima immagine del mio libro della speranza che in quel momento si era chiuso completamente. Mi versai un bicchieri di scotch e mi guardai intorno. Ad un certo punto vidi una bustina bianca per terra, accanto al tavolo da biliardo. La raccolsi, era una lettera di blair. Stavo per richiamarla quando lessi il mittente: Studio Medico Dr. Preston. L'aprii.

Serena's POV

Ero nel bel mezzo di una riunione quando sentii Ellies, la mia segretaria comunicarmi che qualcuno era nel mio studio ad aspettarmi. Andai e arrivata lì vidi una Blair Waldorf che non avevo mai visto.
"Serena, ho fatto una cosa terribile".
  
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