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Autore: Tarabas    20/11/2011    1 recensioni
un mio momento di incertezza, analizzato assieme al venerabile Sanzo
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Sanzo…- voce normale.
Il bonzo continua a fumare oscurando i suoi occhi perché quell’ametista, per quanto sia meraviglioso, non può apparire avvolto dalle tenebre di azioni che ti squarciano.
La luna invade le teste angolarmente, le erbe del prato si agitano mentre mute pareti assorbono luce artificiale e delimitano lo spazio degli uomini ancorati alla natura selvaggia di un’alterazione sgorgata dalla quotidianità.
-Fshhhhh- una boccata di fumo per annebbiarsi ancora una volta le cellule della mente.

Con questo suono vorresti tapparmi l’anima perché ti scoccia intraprendere questo discorso
Il tuo profilo colore della semioscurità, si abbassa e mi guarda con occhi privi di sentore umano.

- Ho una domanda da farti: Più si diventa forti, più ci si avvicina a diventare insensibili vero?-

I tuoi occhi diventano teneri nel loro colore, pietrosi nell’interiore sensazione che trabocca e che ti tiene saldo.
Toccato, mi sferri un colpo al centro del petto.
Tu ti sei liberato da una simile scocciatura, io mi sono liberata dal marciume.

Riprendo i sensi, buttata sulla terra ostica su cui respirano ciuffi di vegetazione spontanei come parassiti.
 Ti siedi a cavalcioni sul grande sasso di fronte ai miei occhi. Stai per accendere un’altra sigaretta e per farmi una predica, -“non so ancora se lunga o breve” - e, con rapida vibrazione del tono (ritornando alla mia dimensione) oso dire:
- No, il fumo mi dà fastidio-
Tu spezzi la sigaretta come se volessi spezzare una schiena.
-Tsk-
La lanci nell’aria e spari un colpo facendola diventare una scintilla e rapidamente secca cenere.
Non dici nulla a riguardo perché parlare ti farebbe incavolare di più.
Io rimango distesa.
La tua fronte si rabbuia ancora di più e con fatica:
-“Ti dirò queste parole una volta soltanto!”- tono smorzato nel finale.
I tuoi denti diventano acuminati nel prendere fiato, serrando l’arcata superiore a quella inferiore.
Nessun nodo in gola.
 
--- pausa di cinque emissioni d’ossigeno e di due lacrime contate che scendono --- 


E piomba il buio, il buio più totale. Non riesco a rendermi conto di quanto duri...
Qui sull’erba di cui sento la temperatura, mi dispiego rilassandomi come se fossi un ghiacciolo. -“Ti dirò ora una cosa che tu non udirai mai”- (--così non avrai nessun motivo per andare via--).
-“Ti ringrazio perché stai fermo lì a rispondermi”-

Non posso avvicinarmi, non posso toccarti, il propulsore dello sfogo si è spento e ricomincia a funzionare la ragione.
-- Dopo averne passate tante, dovrei essere vuota e distaccata ma non ce la faccio! --
Posso distaccarmi dal dolore quando mi viene svelato, posso non avere più lacrime ma se ci penso, cavoli se non esce!
Puoi combattere tutto ciò che è personale ma quando c’è un problema con gli altri, se questi non sono aperti nei tuoi confronti, non è facile superarlo.
Puoi superarlo solo se chi ti ha fatto del male è un assurdo cretino.

Ma, chi è sparito, chi ti ha offeso, chi ti ha ignorato, un colpo te l’ha sempre inferto e l’hai sentito anche se non ne è uscito sangue.

Sento i miei respiri, sento l’aria che mi soffia nelle orecchie.
Sento il tuo respiro lieve. Il rumore della sigaretta che accendi.
Il vento non me ne farà arrivare l’odore.
Con gli occhi chiusi sento e respiro. Gonfio il petto d’aria, aspetto che arrivi per bene su e lo rilascio; lo lascio distendersi come una palla e, al primo istante di fermo, abbasso il torace e lo lascio tornare indietro.
Quella tua mano destra sul ginocchio è come se la sentissi.
Ancora un po’.
Lasciami stare così.
Hai sparato a salve così dolcemente per farmi riprendere.
Quel vuoto mi ha attraversato lo stomaco ma ha riattivato il mio spirito.
Ed ora che mi alzo, ti guardo dritto negli occhi e tu fai altrettanto.
Mi avvicino a gattoni e mi fermo a tre passi da te con le piante delle mani per terra.
Vedo i tuoi occhi intensi. Sono come un cristallo che contiene un’acqua color indaco.
Sanzo: Parla!
Io: La (mia) risposta è no! Non si diventa insensibili, cambia solo il modo di affrontare il dolore.

Mi soffi il fumo sul volto ma mi sfiora leggermente a causa del vento.
Sanzo sorride come fece parlando di Homei prima di lasciare la sua locanda:
-Bene, adesso posso andarmene. In bocca al lupo- Vedo le tue labbra e i tuoi capelli, non mi soffermo oltre per non essere distratta dalla sensualità che emani.
Ti soffermi due secondi a incrociare il mio sguardo affinché tra di noi sia tutto chiaro.
Scivoli di lato sulla pietra, ti volti e te ne vai lasciando filare il fumo gassoso.
Mi rimarrà nel cuore la tua attenzione, il sostegno della tua presenza e quello scambio eloquente che ci siamo scambiati attraverso i nostri occhi.
  
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