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Autore: MoonRay    20/11/2011    3 recensioni
La vendetta, quella che Albert Wesker cerca e troverà nelle torture inflitte all'ex-compagno d'armi Chris Redfield, ostacolo nei suoi numerosi piani.
Adesso ha l'opportunità di manipolarlo come una marionetta e divertirsi con lui come sognava da tempo.
"Continuerai ancora per molto, Wesker?"
"Per tutto il tempo necessario, Redfield."
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Altro Personaggio, Chris Redfield
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Revenge should be served cold...

...On a memories dish

 
La stanza buia era illuminata solo dall’alone soffuso che lo schermo emava.
Il suo volto era oscurato dalle onnipresenti lenti, le mani incrociate e poggiate sul ventre, le gambe fasciate dalla solita stoffa nera erano distese sulla scrivania mentre si dondolava impercettibilmente sulla sedia sel suo ufficio.
Le luci erano spente, come sempre: le accendeva solo se c’era qualcun altro.
In fondo a lui non servivano: riusciva a vedere benissimo anche così.
Nemmeno la finestra lasciava filtrare uno spiraglio di luce: tutta la stanza era così immersa in un’ombra sinistra.
Ma Wesker non aveva bisogno di guardare per sapere che quella foto era lì, lo fissava, con quei suoi occhi azzurri, umani, riflessi in quelli che stava guardando nello schermo.
Abbandonò lo schienale della comoda poltrona avvicinandosi alla scrivania, dov’era poggiato il fascicolo di Chris Redfield, ormai memorizzato; sotto seguiva quello della sua “cara sorellina” Claire Redfield.
Due seccature incredibilmente fastidiose, ma allo stesso tempo, probabili pedine; non bisognava mai ritenere inutile qualcosa da cui si poteva ancora trarre vantaggio.
Aprì la prima cartella venendo investito da un'ondata di odio.
Si alzò in piedi gettando tutto a terra: la vaga illuminazione del televisore mosse le ombre come se avesse il potere di spostare le tenebre, ed in un certo senso, lo possedeva; i fogli si sparsero sul pavimento mentre la foto continuava a fissarlo, ricordandogli sempre ciò che lui ancora non era riuscito ad avere.
Incominciò a vagare per quel tartaro, si passò le mani sui capelli perfettamente pettinati ed in ordine come si addiceva al suo stile.
Il suo pensiero iniziava a perseguitarlo.
Per quanto ancora avrebbero dovuto condividere lo stesso mondo?
Raramente si permetteva quegli sfoghi, anche se sapeva di essere solo.
Ma stava lentamente, inesorabilmente, scivolando nell’oblio, e l’unica cosa che poteva farlo risalire da quell’abisso senza fondo era una vendetta lenta e dolorosa che aveva appena iniziato a godersi, dopo di che, si sarebbe sbarazzato di tutti i suoi fastidiosi ostacoli.
Wesker contrasse la mascella e strinse i pugni, sentì la pelle dei guanti scricchiolare sotto la sua stretta omicida mentre i suoi occhi si infiammavano di un rosso più acceso.
Li richiuse cercando di recuperare la sua solita maschera impassibile.
La sua attenzione venne di nuovo catturata dal televisore a cui stava dando le spalle; la scena era incorniciata da una lunga crepa che partiva dal centro dello schermo rovesciato su un lato, poi rivolse di nuovo lo sguardo alla foto di Chris spalmata sul pavimento.
-Tutto a posto, Albert?-
Quella voce così impertinente.
Excella.
Wesker non aveva neanche fatto caso al cambiamento improvviso di luce che adesso fendeva l’oscurità dalla porta.
Non rispose, continuando ad ignorarla e a far finta che l’ufficio non fosse nel caos più totale.
Raccolse la fotografia da terra e la gettò nel cestino, poi estraendo un’accendino dalla tasca del cappotto, lo accese e lo rilasciò ricadere a bruciare la carta.
Il volto di Chris iniziava a ripiegarsi tra le fiamme, come avrebbe voluto veder contorcere lui dal dolore in un'eterna sofferenza creata dal suo infinito odio.
Il ticchettio pungente come i suoi tacchi a spillo si avvicinò a lui finché non si fermò al suo fianco.
Lo stava fissando, cosa che contribuiva ad accrescere l’irritazione di Wesker.
Continuò a guardare il fuoco divampare ed un lieve fumo annebbiare l'aria.
Avrebbe rubato qualsiasi cosa a Chris, lo avrebbe privato di tutto ciò che aveva, dal più insignificante ricordo al più piccolo respiro.
Vita e morte sarebbero state sue.
 
 
-Bravo.-
Excella applaudiva sarcastica.
La crocchia corvina, il vestito bianco attillato e aderente, scollato oltremisura: era lei.
-Dov'è Jill?-
Chris le puntò contro la pistola, subito imitato da Sheva.
-Jill?- ripetè lei, come se non la conoscesse.
-Avanti, parla!-
Chris cominciò a irritarsi, il dito che fremeva dalla voglia di premere il grilletto.
La seducente donna sorrise sadica prima di voltargli le spalle ed iniziare a salire le scale che portavano all'ascensore.
Chris stava per sparare, ma qualcosa lo colpì alle spalle facendolo barcollare in avanti.
I due si trovarono disorientati: li aveva presi alla sprovvista; Sheva si riscosse subito e degli spari riecheggiarono nell'aria. Chris si voltò e vide una figura, coperta da un lungo e scuro mantello dalla testa ai piedi, che lottava contro la sua partner.
Sheva continuava a sparare ma il soggetto era troppo veloce ed agile per essere colpito.
Somigliava quasi a...
Un doppio calcio diretto alla faccia interruppe violentemente i pensieri di Chris, che si ritrovò a terra dopo essere stato colpito una seconda volta in pieno stomaco.
Mentre lui tentava di rialzarsi, la sua partner cercò di sorprendere il nemico alle spalle, ma questa la disarmò con uno scatto fulmineo, costringendola a battersi a mani nude.
Chris aveva ripreso al volo la pistola che ora puntava al volto dello sconosciuto, coperto da una maschera di ferro.
Sheva cercò di sferrare un pugno, ma questo venne prontamente parato e bloccato in una leva; un ginocchio le colpì le costole fluttuanti strappandole un gemito di dolore e una palmata allo sterno la lasciò senza fiato.
Intanto l'ombra continuava a schivare i proiettili di Chris, ma uno di questi, andando a segno, fece saltar via la sua maschera, lasciando solo il cappuccio a coprirgli il volto.
L'individuo affrontava in contemporanea due avversari ben addestrati, senza che un solo proiettile o colpo andasse a segno.
Si spostò all'altro capo della sala con una serie di abili e rapide evoluzioni, mettendosi fuori tiro.
Chris controllò il caricatore: ne avevano già svuotati due a testa.
Ricaricò velocemente la pistola senza perdere di vista il bersaglio.
Adesso la sagoma era di fronte a loro, perfettamente calma e senza un accenno di stanchezza o fiatone, mentre Chris e Sheva inspiravano ed espirivano velocemente per la stanchezza.
Excella era ancora in cima alle scale, come a godersi lo spettacolo.
-Basta giocare! Parla!- disse Chris.
-Refield... ho appena iniziato.-
Chris distinse un'altra figura accanto ad Excella, più imponente; quella realtà così sconvolgente faticava a connettersi con i suoi ricordi.
-Wesker?! Tu dovresti essere... morto!-
-Dovrei.- sottolineò lui.
-L'ultima volta ci siamo visti a villa Spencer.- continuò.
-Che bella riunione di famiglia, non trovi?-
Chris strinse la presa sulla sua Beretta nel sentire e ricordare quel suo sarcasmo così dannatamente pungente.
Wesker percorse la distanza che lo separava da Chirs come se un invisibile tappeto rosso tracciasse la via verso la sua gola. La sua superforza non era di certo diminuita negli ultimi anni, ritrovandosi così a soffocare.
L'agente tentava di divincolarsi mentre Sheva, dopo un vano tentativo di aiutare il compagno, era di nuovo impegnata a schivare i colpi dello sconosciuto.
Wesker scagliò via Chris senza alcuno sforzo, facendogli sbattere violentemente la testa contro il muro.
L'uomo si ritrovò spaesato e disarmato, e peggio ancora rischiava di avere un trauma cranico per l'impatto troppo forte. Non si era mai sentito così male in vita sua; puntini luminosi esplodevano nella sua visuale.
Un alone incominciò ad avvolgerlo, vaghe e sfocate scene si sovrapponevano tra loro creando ancora più confusione, se possibile.
Cercò di allungare una mano verso ciò che sembrava una pistola ma la sua mano toccò il vuoto.
Sotto il suo palmo, solo il freddo ed umido pavimento. Un piede gli pestò la mano rischiando di rompergli le dita.
Chiuse gli occhi e cadde nell'inconscio.
-Sei nelle mie mani, Redfield.-
 
 
Wesker ammirava incantato quella fiamma che inceneriva l’immagine del suo rivale; Excella intanto stava guardando un foglio sotto al suo piede che aveva catturato la sua attenzione.
Dopo un esame più attento, vide che riportava proprio il suo nome.
Lo raccolse, incuriosita che proprio Wesker avesse un documento su di lei, ma forse era semplicemente il suo curriculum:
“Excella Gionne: esperimento in corso per testare gli effetti del Virus Uroboros.”
Non finì di leggere le note successive che Wesker aveva scritto a mano, in una calligrafia precisa e netta: il foglio stava bruciando nelle sue mani, perciò dovette lasciarlo cadere a terra iniziando a calpestarlo.
C’era qualcosa che le nascondeva?
Wesker si voltò lentamente verso di lei.
-Lei capisce, Miss Gionne, che voi ricercatrici della Tricell meritate un buon posto all’interno della Umbrella Corporation.
Per questo, come una delle menti più brillanti all’interno dell’alveare...- Wesker aveva ripreso il controllo di se stesso; sbuffò appena, ripensando alla paradossale osservazione che aveva appena pronunciato.
-...le ho affidato il progetto Uroboros.
Sa che ho bisogno di nuovi progressi in questo campo, e per ottenerli lei prenderà parte al team di ricerca.-
Excella sorrise suadente come era nel suo stile.
-Credo di aver dimostrato di essere all'altezza, non è così?(1)- sghignazzò come una gallina geneticamente modificata irritando Wesker.
Wesker, in tutta risposta, annuì vagamente.
-Perché non sei già a lavoro?- “mente brillante”, aggiunse ironicamente fra sé.
La donna gli fece un occhiolino provocante prima di sparire tra i corridoi della società farmaceutica.
La porta si richiuse facendo piombare l’ufficio nel buio; la cenere non era più in fiamme e lo schermo in frantumi emetteva immagini ad intermittenza, catturando l'attenzione di Wesker: una ragazza era bendata e stretta in una camicia di forza, rinchiusa, senza via di fuga.
Wesker ammirò la calma con cui respirava, il modo in cui cercava di non farsi prendere dal panico dopo la sua cattura.
 

“Quanto adoro questa tua sublime e dolce agonia...
 
...Dear Heart”

 
La vendetta procedeva.
 

 
 
 
N.d.a.:
 
Su questo capitolo non ho molto da dire, spero solo che non vi siate persi tra i flash-back.
Per capirci meglio: per la scena del combattimento ho preso spunto e rielaborato da qui-> 
->http://www.youtube.com/watch?v=EgF-naopS_c
Scusate se ritardo sempre con la pubblicazione di ogni capitolo ç_ç
Grazie mille se siete ancora qui dopo così tanto! Ovviamente ringrazio anche la mia beta che mi permette di pubblicare _Lightning_ , chi ha recensito, Glaucopis ed Ebbrezza, chi ha letto e continua a seguire ^^
A presto :D
 
_ Shadow _

 


 
(1)Citazione Excella Gionne.
  
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