Anime & Manga > Naruto
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Autore: MissysP    20/11/2011    3 recensioni
Può
un album
causare tanto scompiglio e dolore per una ragazza tormentata?
Può un album, di musica, provocare la morte di qualcuno?
Per
Hinata sembra che la vita riservi solamente sorprese amare e tristi.
Per lei, nella vita, non c'è spazio per l'amore. Un pensiero
che le è stato inculcato fin da piccola e che continua ad
essere verità.
Ma la sua vita sta per cambiare; dopo tanto ritornerà a "casa"
ed è proprio nella città in cui è nata che farà un incontro inaspettato che le scompiglierà la routine. Ma un incontro può
rivelarsi la sua ancora di salvezza oppure buttarla in un baratro
ancora più buio. Tuto sta nella sua decisione di come
cogliere la sua occasione per scappare dalla sua vita. Che cosa
deciderà di fare la povera, piccola ed indifesa Hinata? Come
finirà la sua vita?
[(cit. dal capitolo 3)  Erano
lì, tutti riuniti per il suo
ritorno e stavano aspettando la sua esibizione. Hinata si
allontanò dalla
tenda, facendo qualche passo indietro e sospirò. Non credeva
di potercela fare,
quel pubblico era diverso da tutti gli altri; era pieno di persone che non
vedeva da un sacco di tempo, pronta a giudicarla e lei non si sentiva
pronta. Non avrebbe dovuto assecondare la pazzia di un momento e chiedere a
Sakura di trovarle una sistemazione per il suo ritorno a Konoha. Alzò
una mano, stretta nuovamente a pugno, e si picchiettò la testa mormorando
“Stupida! Stupida!Stupida!” i suoi occhi erano assenti, fissi sul
parchè di legno dell’Auditorium. Una mano maschile fermò la sua,
prima che potesse colpirsi
nuovamente. Solo in quel momento lei ritornò in
sé e alzò lo sguardo per
guardare chi fossi il suo intruso. Sorrise nel vedere che si trattava
del suo biondo preferito.
“Naruto” lo chiamò dolcemente. Era felice
di vederlo in quel momento e sorrise ancora di più al
ricordo della giornata precedente.]
[4° classificata al concorso de "Il circolo dei promt indetto da Silvar Solli]
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Autore: _MulticoloR_ sul forum / MissysP sul sito
Titolo: A perfect melody
Numeri scelti: lista A:31; lista B:8
Prompt effettivamente utilizzati: Death Note, pentagramma; Hidan
Personaggi: Hidan, Hinata Hyuuga
Paring (se ce ne sono): Accenni a NaruHina, SasuSaku e NejiTen
Rating: Giallo
Genere: Dark, Fantasy, Mistero
Avvertimenti: AU, Long-fic
Introduzione: Un’artista famosa decide di ritornare a casa, una casa in cui non era ben voluta da nessuno della sua famiglia. Ritornata in una casa che voleva dimenticare, viene coinvolta in una serie di “incidenti” molto strani, senza capirne la causa. Non comprendeva nemmeno il motivo per cui era ritornata, ma qualcosa l’aveva richiamata a Konoha e, adesso, doveva pagarne le conseguenze, per quanto pericolose potessero essere. L’unico modo per sopravvivere era accettare il proprio destino.

[Cit.| Qualche passo indietro e andò a sbattere contro il leggio su cui era poggiato l’album e questo cadde a terra, aprendosi alla prima pagina. Dentro c’era una dedica di un qualcuno. […] Deglutì, nervosa all’idea di non poter ancora uscire da quel negozio senza rischiare di farsi la doccia.
 
Al proprietario di quest’album, che possa scrivere meravigliose melodie. Canzoni capace d’uccidere tutto il mondo.
H
 
NdA: Ammetto che ho temuto che quella dannata Ispirazione mi avesse abbandonata in quanto, fin dal primo momento in cui mi sono iscritta, ho continuato a pensare a come potesse svolgersi la storia. Insomma i promt che mi hai dato mi piacevano un sacco e potevo inserirne anche più di uno. Ho cercato di scrivere una storia che non annoiasse molto e di fare in modo che i due promt scelti avessero una loro logica e spero di esserci riuscita. E ammetto che per farlo, anche, mi sono ispirata all’episodio di un anime, sarebbe più un videogioco ma non importa, in cui la similitudine fra la protagonista e la cantante di quell’episodio si assomigliano. Ma non voglio rovinarti la sorpresa dicendotelo. Alla fine ho messo una citazione di Mahatma Gandhi perché la trovavo azzeccata. Alla fine si tratta di questo, perché cercare di scappare dalla morte? E’ inevitabile. Spero di non annoiare troppo il lettore con questi vaneggiamenti e quindi via con la storia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
A perfect melody 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 1
Era una giornata uggiosa e piovosa, le nuvole grigie rilasciavano una leggere pioggerellina, mentre le nuvole nere, che pian piano si stavano impossessando del cielo, non promettevano nulla di buono. Il tempo minacciava di degenerare. Le persone correvano, in cerca di riparo, prima che il tempo non permettesse loro di ritornare a casa ancora asciutti. Il buio imperversava sulla città, i lampioni si accesero per facilitare alle persone di ritornare a casa.
Una ragazza, dai capelli color indaco e gli occhi perlacei, camminava incurante di quello che succedeva attorno a lei. Indossava un cappotto lungo e nero, che nascondeva i lunghi capelli e il viso pallido nel colletto. Le mani, gelide, si stringevano a pugno in cerca di conforto dal freddo che avvolgeva il paese. Sebbene fosse solo settembre , l’aria polare che avvolgeva Konoha era quello tipico di dicembre; però, la ragazza parve non curarsene e continuava il suo vagabondare per quelle vie famigliari di quel posto. I suoi occhi erano privi di quella luce che una volta le apparteneva.
Suo padre l’aveva uccisa, imponendole un’educazione rigida e fredda; negandole il calore di una famiglia e l’affetto di cui una bambina necessitava. Sempre vista una debole, dagli occhi paterni, era cresciuta in un mondo sterile e buio. Una luce era la sua unica salvezza: la sua passione per la musica. Fin dall’infanzia aveva sviluppato il suo interesse per la musica e l’aveva aiutata a superare quel periodo che le pareva un’eternità.
Un lampo illuminò tutta la via, seguito subito dal tuono che le ferì le orecchie. Alzò lo sguardo, leggermente spaventata da quel suono improvviso, e con quel breve attimo che il lampo le aveva concesso, scorse un’insegna rossa e piena di sporcizia. Il muschio rendeva difficile leggere la scritta, ma sforzandosi di comprendere il carattere di quella scritta riuscì a decifrare che si trattava di un negozio di musica, Sound’s Shop. Un altro lampo, seguito subito dal tuono, la incoraggiò ad entrare in quel negozio e quando fu al riparo delle tettoia del negozio, le prime gocce di pioggia incominciarono a cadere, bagnando l’asfalto sporco e puzzolente. La ragazza attese prima di entrare, continuò a scrutare il cielo, sempre più nero; L’unico squarcio di luce, che si rimpiccioliva sempre più, si rifletteva nei grandi occhi di lei. Una leggera brezza sollevò il cappotto, le poche persone ancora rimaste sotto la pioggia correvano ignorandola. Il vento trascinò alcune gocce di pioggia inumidendole il viso. Un brivido di freddo le percosse tutta la schiena, costringendola a stringersi nel proprio cappotto. Si appoggiò alla vetrina, osservandone il contenuto al di là del vetro. Un cartoncino faceva mostra di sé, Chiuso. Riportò l’attenzione agli oggetti che decoravano la vetrinetta, molti strumenti musicali – violini, trombette, delle maracas, chitarre, flauti e dei tamburelli -, c’erano anche uno sgabello in pelle nera vicino ad un piano, più in fondo rispetto agli altri, con un candelabro acceso su di esso, e molto altro ancora. Sul vetro erano presenti alcuni manifesti fra cui il suo, in cui annunciava il suo ritorno a casa e dava un concerto per l’occasione. Un sorriso ironico fece capolinea sulle sue labbra, scuotendo la testa amareggiata. Il grande concerto di Miss Hyuuga. Vicino al suo c’era anche il volantino di un ragazzo, castano, occhi azzurri e dei segni rossi sotto gli occhi, che si offriva come tutto fare. Un leggero scampanellio la riportò alla realtà e guardò verso la porta d’entrata del negozio. C’erano le luci accese e prima non le aveva notate. Guardò di nuovo verso il cartoncino e rimase a bocca aperta nel notare che appariva la scritta Aperto. Si guardò attorno, non c’era alcuno in giro, e poi guardò dentro nel negozio. Non c’era nessuno e non capiva chi potesse aver acceso le luci, ma soprattutto non capiva come potesse quel cartoncino aver cambiato lato, se aveva continuato a guardarlo. Scosse la testa, non riusciva a trovare una risposta e sinceramente non gliene importava. Il temporale peggiorò, il piccolo balconcino sopra di lei non riusciva più a tenerla al riparo dalla pioggia e, anche grazie al vento che soffiava contro, si stava bagnando. Sbuffando portò la mano sulla maniglia, un lampo la illuminò facendole raddrizzare la schiena. Per un attimo le era sembrato di vedere qualcuno dietro di lei, riflesso nel vetro della porta. Strabuzzò gli occhi, sussultando, e si voltò di scatto per assicurarsi che non ci fosse neanche un gatto in giro. Vide solamente il grigio della casa che torreggiava di fronte al negozio e tirò un sospiro di sollievo. Non comprendeva il motivo del suo nervosismo, ma preferì non pensarci troppo. Inspirò l’aria umida e tornò verso l’entrata del negozio. Aprì la porta e una follata di calore l’avvolse, facendole dimenticare il turbamento di poco prima e la fece sentire al sicuro.
Si guardò attorno, meravigliata da quella stupenda atmosfera di assoluta tranquillità. Dentro il negozio aleggiava un profumo di rose, un grande candelabro, appeso sul soffitto con tanto di chincaglieria che penzolava sotto di esso, e varie altre candele sperse in giro per il locale, illuminavano fievolmente gli strumenti musicali e i vari articoli di musica. Si guardò attorno meravigliata e portò ancora una volta il suo sguardo alla vetrina. Solo a quel punto si accorse che anche i lampioni fuori in strada erano spenti, capì il perché delle candele. Si aggirò fra i vari scaffali, ammirando i vari articoli. I suoi occhi perlacei si soffermarono su ogni pezzo di rarità che trovavano. Le linee raffinate di un violino, i tasti d’avorio bianco perla di un pianoforte, i disegni impegnativi di un album ai margini degli spartiti, bacchette di ogni tipo per i direttori d’orchestra e molto altro ancora.
Aveva sempre amato la musica, da piccola con sua madre entrava in ogni negozio di musica e rimaneva incantata da tutti quei strumenti musicali scintillanti e qualche volta aveva anche assistito a qualche spettacolo di musica della donna. Era rimasta affascinata dall’eleganza che l’esecutore mostrava nel premere ogni pulsante e comporre melodie straordinariamente meravigliose, ma ancora di più ogni volta che assisteva al talento sorprendente di sua madre. L’aveva sempre ammirata e cercava di imitarla in tutto.
Se chiudeva gli occhi, Hinata, poteva benissimo ricordare il palcoscenico. Grandi luci che illuminavano l’orchestra: il direttore, gli archi, le trombe, il piano i tamburi e tutto il resto. Ogni volta che incominciava un’opera, rimaneva affascinata dalla bravura del pianista. Adorava quel suono che era in costante cambiamento, prima dolce poi forte, prima acuto e poi grave. I suoi occhi erano puntati sempre e solo su quel meraviglioso strumento che tanto l’attirava.
Hinata non si era accorta di aver chiuso veramente gli occhi, ma li aprì. Con lentezza da sotto le sue palpebre la calda e confortante luce di una candela le mostrò la copertina di un album famigliare. Lo aveva già visto da qualche parte e osservandolo con accuratezza lo riconobbe. Era il suo. Sbatté gli occhi e, infine, si ricordò che era suo cugino che glieli regalava, allora era lì che li comprava. Sorrise, allungò una mano e lo sfiorò con lentezza. Ne seguì il profilo tagliente e antico. Il colore della pergamena antica le era sempre piaciuta, per di più adorava anche quelle finte bruciature che si accartocciavano su se stesse. Con un dito sfiorò la scritta in rilievo, Album. Era assorta nel contemplare quel fascicolo di carta che non si era accorta che un ragazzo le stava arrivando alle spalle.
Una mano grande e fredda le si posò sulla spalla; quel tocco improvviso la spaventò, facendola sussultare. Hinata emise un grido di timore, girandosi di scatto e facendo qualche passo indietro, a mettere distanza fra lei e quello sconosciuto. Il suo cuore aveva preso a battere forte, anche fin troppo, rischiando di farla svenire oppure di farle avere un infarto. Lo osservò sconcertata da quello ch’era appena successo. Non aveva percepito il suono di nessun passo che potesse fargli capire la presenza di qualcun altro vicino a lei. Si guardò attorno, cercando di capire da dove fosse arrivato, ma non c’erano porte aperte. Lo guardò per una seconda volta: capelli lunghi fino alla spalla e bianchi tirati all’indietro e un paio di occhi viola intenso. Si diceva che gli occhi erano lo specchio dell’anima e Hinata pensò che quel detto fu azzeccato per quel ragazzo. I suoi occhi la mettevano a disagio e le infondevano un senso d’inquietudine, ma allo stesso tempo l’attiravano. Le davano l’impressione di strascinarla in un buco nero e inghiottirla in un vortice buio, pronto ad assorbirla dentro di sé, a farla diventare una parte di sé. Chiuse i propri occhi e li riaprì, chiuse ed aprì. Il ragazzo era sempre davanti a lei, i suoi occhi non l’abbandonavano e seguivano ogni suoi piccolo movimento. Si portò una mano alla fronte e traballò all’indietro; una mano l’afferrò prima che potesse andare a sbattere contro qualcosa. L’attirò a sé, poggiandole una mano sulla schiena mentre l’altra la teneva forte per il braccio; Hinata al contrario aveva appoggiato le mani sul suo petto. Era sbalordita nel trovarsi in quella situazione e continuava a fissarlo. Un lampo illuminò il negozio, il suo viso e in questo modo Hinata fu ancora più sbalordita di quello che vide in quelle pozza viola: dolore, cattiveria, malizia e altro ancora. Debolmente, fece forza su di sé e cercò di allontanarsi da quello sconosciuto.
“Io… Io… Grazie” balbettò, distogliendo lo sguardo e puntandolo sul piano a poca distanza da loro. Il ragazzo sorrise e non era un sorriso rassicurante. Hinata si sentì ancora di più a disagio e sciolse del tutto quello strano abbraccio. Qualche passo indietro e andò a sbattere contro il leggio su cui era poggiato l’album e questo cadde a terra, aprendosi alla prima pagina. Dentro c’era una dedica di un qualcuno. Si chinò subito a raccoglierlo, con urgenza. Si sentiva mortificata e stava arrossendo di vergogna. Non voleva essere così impacciata, non davanti ad uno sconosciuto. La pioggia continuava a scendere, a bagnare l’asfalto, sembrava che il temporale non volesse concedere una tregua a nessuno. Deglutì, nervosa all’idea di non poter ancora uscire da quel negozio senza rischiare di farsi la doccia.
 
Al proprietario di quest’album, che possa scrivere meravigliose melodie. Canzoni capace d’uccidere tutto il mondo.
H
 
Che dedica strana, pensò la ragazza. Non capiva chi avesse firmato, c’era solo una H e non svelava molto. Non le veniva in mente nemmeno nessuno dei suoi colleghi con cui il proprio nomi inizi con l’H. Un’altra mano, quella dello sconosciuto, raggiunse la sua, cerando di prendere l’album che le era caduto. Hinata sollevò di scatto la testa e arrossì violentemente. Lui rispose al sorriso, leccandosi le labbra.
“S-scusa” mormorò, lasciando il quadernino. Si rimisero in piedi e furono avvolti da uno strano silenzio. Hinata spostava il proprio peso da un piede all’altro, imbarazzata e nervosa. Decise di non poter sopportare ancora di più quell’attimo e si incamminò verso la porta del negozio.
“Ferma” ordinò il ragazzo. Per qualche strano motivo lei ubbidì, invece di scappare a gambe levate. Sentirlo parlare le metteva addosso una sensazione di pericolo, doveva andarsene e, invece, si girò, cercando di sorridere cordialmente. Il ragazzo si era spostato talmente veloce, che Hinata non lo aveva visto avvicinarsi a lei. Deglutì un’altra volta e resto in silenzio e immobile. Aspettò che lui le dicesse qualcosa, altrimenti sarebbe scappata per non tornare mai più. Era stato troppo, troppo imbarazzante. Il ragazzo le porse il quaderno, quello che aveva fatto cadere e lei lo guardò stupita. Non capiva il motivo di quel regalo, sempre se si trattasse di un regalo.
“Non è da tutti i giorni trovarsi davanti la grande Miss Hyuuga” ammiccò, strizzandole l’occhio. Hinata fremette dall’andarsene subito, quel posto non le piaceva più. Con la mano tremante prese l’album e fece un inchino di ringraziamento verso quel giovane.
Il tempo di battere ciglia e si ritrovò a guardare la porta del negozio. Ne rimase confusa, non capiva come potesse ritrovarsi già fuori se fino a qualche attimo prima era al suo interno. Abbassò lo sguardo e vide che in mano aveva ancora l’album, lo stesso che usava sempre, lo stesso che suo cugino le regalava, lo stesso che gli aveva regalato quel ragazzo. Il suo cuore continuava a battere furiosamente nel suo petto, non riusciva a calmarsi. Con gli occhi cercava di scorgere qualche d’uno all’interno del negozietto, ma le candele erano spente e non sembrava esserci nessuno. Scosse la testa, turbata e decise di ritornare a casa. E proprio in quel momento il tempo sembrava volergli concedergli una tregua: aveva smesso di piovere. A grandi passi ritornò verso la strada principale e cercò di ricordarsi cosa fosse successo in quel luogo angusto. Però, pian piano il ricordo svaniva fino a diventare un flashback reminiscente.
 
 
 Giudizio:
 Grammatica: 5/15 
Stile: 5/10 
IC: 11/15 
Originalità: 8.5/9 
Gradimento Silvar: 3/3 
Gradimento Solli: 2.3/3 
Attinenza al prompt: 4/5 
Totale: 38.8/60 
C'è da premettere che abbiamo molto apprezzato l'idea di trasmutare il death note in questo fantomatico album, e sinceramente tutto l'insieme della storia è potenzialmente interessante. Il problema sta nel fatto che fatichi ad esprimerti. Ci sono molte, moltemamolte, ripetizioni (musica-musica-musicale-musicanti-musicisti-abbiamocapito), e spesso refusi ortografici. Si intuisce però la tua buona volontà, pertanto ti consigliamo di non demordere perché potresti migliorare. 
I prompt sono comunque utilizzati molto bene, a parte il personaggio che dovevi nominare, che invece hai fatto comparire per un'intera scena importante della storia. Questa è stata una delle grandi pecche, insieme alla tua grammatica. Hai dei grossi problemi con le virgole, sbagli le concordanze fra il soggetto e gli aggettivi (per fare un esempio, “Sul bancone c’erano un pacchetto di fiammiferi” non è corretto. Il soggetto è IL pacchetto, non i fiammiferi, e visto che il verbo deve concordare col suo soggetto, l'espressione giusta diventa: "Sul bancone c’era un pacchetto di fiammiferi"). E poi, perché per gran parte era scritta in grassetto corsivo? Era voluto? 
Comunque per quanto riguarda l'IC, Hinata non ci convince del tutto, però segue grosso modo le linee guida del carattere originale. Hidan, in quella mezza apparizione non è IC, e poi quei “capelli alla spalla” (alle spalle in teoria) ci lasciano ancora un po' perplesse. Anche Neji non è propriamente IC, non ha mai dimostrato durante la serie regolare di interessarsi alla cugina, anzi... e invece qui tutto d'un tratto diventa un amorevole cuginetto. Poi, l'atmosfera che si respirava in tutta la fic non aveva nulla a che fare col Giappone, piuttosto con Vienna o un'altra città barocca. Quindi, la domanda che sorge è, Konoha è in Giappone? Però la fanfic è basata su un'idea affascinante, e bisognerebbe solo renderla più scorrevole. A prescindere da questo contest, magari potresti affidarti ad una beta che facendoti notare i tuoi errori potrebbe aiutarti a superarli e ad acquistare una buona padronanza della sintassi. È un peccato perché una storia con molti errori rende anche confusi i contenuti e la trama stessa, per quello insistiamo tanto su questo punto. La trama, le idee sono buone, ma il modo di impostarle ed esprimerle va migliorato, altrimenti perdono gran parte della loro riuscita. 
 
 
 NdA: Questo è solamente il primo capitolo della storia, ma rassicuro chi l'ha letta (e a cui la storia è piaciuta) che non tarderò a pubblicare il secondo capitolo. 
Ci tendo a precisare che di tutte le storie che fino a questo momento ho scritto, questa è la mia preferita. Sono stata fortunata che mi siano capitati dei pacchetti che ho ricevuto e mi sono divertita moltissimo nel scrivere la storia. 
"Death Note" è un Anime/Manga che ho seguito e per cui stravedo. Impazzisco per Kira/Light e non ho potuto che seguire una traccia simile a quella della storia originale, anche perché mi sarebbe dispiaciuto e come se non bastasse i personaggi che mi sono capitati erano perfetti. Quindi sono stata fortunata! Una combinazione perfetta in tutto e per questo ringrazie le giudicie ^^
Mi rattrista solamente che la storia si sia piazzata 4° ma non m'importa. Io semplicemente l'adoro e la trovo perfetta così ^^ Ma oltre che piazzarsi 4° la storia ha avuto una menzione speciale ed io ne vado fiera =)
Lasciate qualche commentino, giusto per sapere che cosa ne pensate.
Bacioni

MissysP

  
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