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Autore: Jezabel_89    22/11/2011    2 recensioni
Le prime notizie che il mondo ebbe di Harry Potter, a quattro anni dalla fine della guerra, furono pubblicate sottoforma di lettera sulla pagina del cuore di una nota rivista scandalistica babbana. Era indirizzata a Draco Malfoy ma, ovviamente, pochissimi se ne accorsero.(past Mpreg)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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ehm... tutto quello che posso dire è: scusate il ritardo :(((((

 

 

* * *

 

 

 

 

 

-"...e sono grossi, viscidi e pure un po' pelosi!"-.

 

La vocetta squillante della piccola Rose Weasley stava diventando davvero insopportabile, mentre lei continuava a cianciare di argomenti idioti e lui, Harry Junior Potter-Malfoy – che nome orrendo, pensava -, era costretto a fingere di starla a sentire.

L'alternativa era scegliere di giocare nella sabbia con quell'ingenuotto mammone e piagnucolante di Hugo Weasley. C'erano anche le gemelle, ma non erano un'opzione: loro, le gemelle Violet e Iris Weasley, con lui non ci parlavano, mica.

"...e meno male!", pensò. Quelle due sciagure erano le cugine d'Oltreoceano di Rose e Hugo, figlie di Zio Bill e Fleur, che non voleva per nessuna ragione essere chiamata Zia, ed erano le copie della loro mamma: bellissime, luccicanti contro ogni legge della natura, e assolutamente stupide.

Quando i due demonietti erano appena nati, Pansy e Ron si erano sposati da poco, e fantasticavano sulla possibilità di avere subito un figlio. Quando, poi, finalmente Pansy rimase incinta, le piacque così tanto l'idea di unire il suo nome floreale con i capelli rossi dei Weasley, che decisero anche loro, come Bill e Fleur, di chiamare le loro future figlie femmine come dei fiori, e così uscì fuori Rose.

Insomma, tutta la famiglia adottò quella tradizione e adesso Pansy aspettava una piccola Dahlia e Ginny e suo marito Dean erano da pochissimo genitori di una Daisy. Angelina Johnson, eterna fidanzata di George, visto che non sembravano intenzionati a sposarsi, aveva già prenotato il nome Eder e sua cognata Melody, una babbana di nascita che aveva rubato il cuore a Fred, aveva optato per Malva.

Come se non bastasse, il piccolo Teddy, che ormai tanto piccolo non era più visto che era appena tornato a casa per le vacanze dopo il suo primo anno ad Hogwarts, aveva legato tantissimo – anche troppo secondo nonna Andromeda – con un ragazzino dai riccioli dorati e gli occhioni blu di nome Lotus.

Il piccolo Junior sapeva tutte queste cose, ma non sapeva che suo padre ed Harry Potter volevano a loro volta perpetrare la tradizione, come per sentirsi un'unica famiglia con i Weasley, e se lui fosse stato una femminuccia l'avrebbero chiamata Narcissa Lily, che era, sì, il nome di due fiori, ma anche quello delle sue due nonne.

Ma Junior era un maschietto, ed era impegnatissimo ad evitare le due gemelle, non che loro gli avrebbero parlato comunque.

Una volta aveva provato ad avvicinarsi, ma il loro profumo floreale era così forte da fargli venire da vomitare, cosa che fece in effetti. Proprio sulle loro scarpe. Da allora le due gemelle non gli rivolgevano la parola e non lo salutavano nemmeno, per sua fortuna.

Meglio Rose. Mille volte meglio Rose!

Si sentì così riconoscente che decise di farle addirittura un complimento.

-"Suvvia, Rosie, i tuoi polpacci non sono poi così male..."-.

La piccola lo guardò allibita per qualche secondo per poi farsi tutta rossa in volto.

-"I miei..."- cominciò a sibilare arrabbiata -"Non sono mai stata tanto offesa da qualc..."-.

-"Teddy!"- la interruppe Junior, spalancando gli occhi.

Per fortuna lo zio Remus ebbe la meravigliosa idea di presentarsi lì con il figlio proprio in quel momento, interrompendo la scena madre che Rose stava per mettere in atto.

Junior avrebbe voluto corrergli incontro, ma qualcosa gli disse che non era il caso. Ted, infatti, stava parlottando all'orecchio del suo amico biondo, che non era per niente come Junior se l'aspettava.

Da come ne aveva sentito parlare, Lotus sembrava una miniatura di suo padre, tutto spigoli e labbra serrate, e dita lunghe e gesticolanti e pelle bianca e fredda. Quel ragazzino, invece, era un agglomerato di curve morbide e sorrisi caldi e labbra rosse e carnose e occhioni liquidi e ingenui. E i suoi capelli, poi... quei capelli facevano invidia a quelli delle gemelle, che infatti lo stavano guardando malissimo, da quanto quei riccioli biondi sembravano morbidi e piacevoli da toccare.

Il sorriso sul volto di Junior si tramutò in un ghignetto di consapevolezza, quando vide Lotus ridere ad una battuta di Teddy, e quest'ultimo arrossire e scompigliargli i capelli con la mano.

Decise, quindi, di non intromettersi e di andare alla ricerca di Salazar: chissà dove si era andato a ficcare quel serpentaccio!

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

Stava stravaccato sul divano, con lo sfarfallìo di qualche vecchia canzone in sottofondo. Una bottiglia di scotch poggiava vuota sul tavolo di legno, accanto al suo piede nudo. Era un tavolino costoso comprato per sua stessa insistenza anni addietro, quando, non potendo mettere piede fuori da quella casa, non aveva molto di meglio da fare che passare la sua giornata a leggere su quel divano o a dormirci sopra. Mentre Draco poggiava il bicchiere di cristallo proprio accanto alla bottiglia, non poteva potè fare a meno di pensare a quanto Harry si sarebbe arrabbiato e l'avrebbe rimproverato per non aver usato un sottobicchiere, ma Harry non era lì, al momento. E a Draco mancava da star male.

La giornata appena trascorsa, a casa di Pansy Parkinson e Ron Weasley era stata piena di incontri, bambini e risate e Junior aveva voluto a tutti i costi rimanere anche lui a dormire lì, visto che c'era anche il piccolo Teddy Lupin, il suo secondo eroe, dopo suo padre Draco.

Anche per quest'ultimo era stata una bella giornata, dopotutto, eppure adesso si sentiva stralunato; gli mancava Harry talmente tanto che era quasi un dolore costante. Pensieri di Harry vagavano regolarmente nella sua mente provocando un fastidioso sfarfallìo nel suo stomaco, a cui non riusciva a dare sollievo.

L'iniziale innocente desiderio di contatto fisico era sfociato in qualcosa di molto, molto più grosso, e Draco ne portava addosso la prova fisica.

Stava appoggiato allo schienale di quel bel divano, con i piedi sul tavolino, e fissava la finestra da quasi un'ora, ma la finestra non poteva procurargli altro intrattenimento. Sbuffando per l'undicesima volta quella sera, posò una mano sul suo stomaco nudo.

L'azione era innocua, pensò Draco; toccarsi la pancia non era un peccato. In realtà neanche toccare qualsiasi altra parte del suo corpo lo sarebbe stato a meno che questo non si fosse accompagnato al pensiero di Harry, per cui stava evitando con tutte le sue forze di portare le carezze delle sue dita al di sotto la linea divisoria dei propri boxer.

 

Harry...

 

Gli mancava talmente tanto! Forse non era altro che una reazione involontaria alla mancanza di "affetto", forse era naturale – istinto o qualcos'altro -, ma il suo bisogno d'amore si era accumulato per così tanto tempo dentro di lui, che adesso lui ne era affamato, e desideroso di una via di sfogo.

Era abbastanza evidente – evidente soprattutto nei suoi boxer che cominciavano a stringere.

Gemendo, mosse una gamba ed il bicchiere-senza-sottobicchiere che aveva appoggiato al tavolino di legno cadde a terra.

Aveva bisogno di sfogo, non di Harry, disse a se stesso, e si sarebbe solo toccato, non avrebbe pensato a lui. Toccarsi non era un crimine. Toccarsi ed Harry. Si chiese quando e come quelle due parole fossero finite così vicine da dover fingere di non vederne una per permettere a se stesso di toccarsi.

Trascinò lentamente la mano sull'elastico, e poi ancora oltre sulla sua erezione, e premette dolcemente con tutto il palmo. Il gemito che si lasciò sfuggire lo riportò sulla terra, per poco, visto che in un attimo i boxer furono arrotolati intorno alle sue caviglie e poi per terra. Alzò le ginocchia e poggiò i piedi sul bordo del divano, divaricando le gambe per poi sorridere ad occhi chiusi. Sfiorò la punta del suo uccello con il dito medio, e poi ne tracciò la lunghezza: non voleva tutto e subito, doveva fare in modo di riprendersi il proprio corpo che, credeva di appartenere ancora ad Harry : aveva bisogno di tempo e di sensazioni. Più facile a dirsi che a farsi, pensò, considerando che, non appena tutte le sue dita si strinsero intorno alla sua erezione, il mormorìo che uscì fuori dalle sue labbra aveva il vago suono di un certo nome...

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

Mentre tornava dalla riunione nel bosco, Harry rimuginava su quanto i suoi compagni fossero comprensivi nei suoi confronti: nessuno si lamentava mai delle condizioni dei loro incontri, che si tenevano sempre in luoghi di fortuna, ad orari improponibili e con pochissimo preavviso. Certo, lui non poteva farci molto se non voleva far saltare la sua copertura, non si potevano usare luoghi pubblici senza far venire sospetti, nè ai cattivi nè tantomeno ai buoni, sullo stato ancora attivo dell'Ordine della Fenice. Probabilmente presto avrebbero dovuto scoprirsi, i movimenti a Nocturne Alley si stavano facendo sempre più frequenti e loschi, e tutti loro sospettavano che i nemici si stessero per muovere, ma il solo pensiero di dover affrontare Draco, Junior e tutti i loro amici... Merlino! Harry non era sicuro di riuscire a sopravvivere per mostrarsi a suo figlio, se avesse parlato prima con Draco. Era piuttosto certo che Malfoy l'avrebbe ucciso prima.

All'improvviso sentì alcune foglie scricchioloare ai passi di qualcuno che si stava avvicinando.

 

 

 

* * *

 

 

 

-"Salz?"- fece Junior per la cinquantesima volta. L'aveva cercato dappertutto: dentro casa, in soffitta, nel giardino ed ora lo stava cercando nel bosco, senza risultati. Dove diavolo si era andato a cacciare quel serpentaccio?

-"Salazar?"- ripetè in Serpentese -"Sei qui?"-.

Un fruscìo proveniente da un cespuglio lo mise in allerta. -"Salazar!"- esclamò, andandogli incontro ed offrendogli il braccio per arrampicarsi -"Dove sei stato tutto questo tempo? Ti ho cercato dappertutto..."-.

-"Ma ero proprio qui, Junior"- rispose sibilando, il serpente -"A familiarizzare con le radici selvatiche"-.

-"Beh"- gli fece il piccolo -"Adesso è quasi ora di cena e papà se ne è andato a casa. Rimaniamo a dormire qui stanotte e io non voglio perdermi il timballo di nonna Molly, quindi basta familiazz.. fame... insomma, basta qualsiasi cosa tu stessi facendo: si va a mangiare!"-.

-"Credi che sarebbe possibile per me avere un po' di timballo? Come cucina Molly non cucina nessuno al mondo, ed il timballo è la sua specialità!"-.

Junior lì per lì ci rise sopra, ma poi, di notte, mentre cercava di dormire nonostante le risate soffocate ed i sussurri i Teddy e Lotus, si chiese come facesse Salazar a sapere quanto fosse buona la cucina di nonna Molly, e quando aveva avuto la possibilità di assaggiare il suo timballo.

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

A volte amare è come annegare, come venire travolto sotto il peso schiacciante di un'onda altissima, soffocato sott'acqua. Draco non osava mai scegliere la parola "soffocato" per descrivere come si sentiva, perchè un Malfoy non soffoca. Mai. Eppure la sensazione che provata era, a conti fatti, la stessa, e l'incertezza che ne derivava non faceva altro che rendere la situazione più pesante, insopportabile quasi al punto di voler trovare una facile via di fuga.

 

 

-"Non permetterai mai più a te stesso di essere felice, vero Draco?"- gli aveva chiesto Pansy, quel pomeriggio, mentre dal terrazzo più alto della villa sua e di suo marito si potevano sentire in lontananza le risate dei bambini che giocavano tutti insieme in giardino.

-"Non si è più fatto vivo per anni. Hai intenzione di rimanere da solo per il resto della tua vita?"- l'aveva rimbeccata Hermione, accarezzandogli l'avambraccio.

Draco aveva sospirato, mentre i suoi occhi inseguivano l'orizzonte.

-"Si."-.

 

 

 

 

* * *

   
 
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