Capitolo 1
Era
tutto buio, faceva
freddo e non riuscivo a muovermi. Avevo le dita delle mani e dei
piedi intorpidite, quasi come se mi stessi svegliando da un lungo
sonno. Percepivo uno strano rumore, un bip
tipo quello delle apparecchiature degli ospedali che progressivamente
acquistava velocità, la giusta frequenza di un
battito cardiaco.
Quando finalmente riuscii a schiudere le palpebre l'unica
parola con cui avrei mai potuto descrivere quel posto era...freezer.
Era un maledetto freezer!
Un sacco di fili elettronici erano collegati biunivocamente a me e a
delle apparecchiature, il bip
stava cominciando ad aumentare freneticamente, era il mio cuore che
batteva in quel modo.
Cominciai a staccare i fili che mi collegavano
alle macchine e dove prima nella mia pelle erano conficcati gli aghi,
talmente grandi da sembrare quelli dei cavalli, cominciarono a colare
piccole gocce di sangue, ma attualmente ero più sconvolta
dagli
abiti che indossavo. Quei vestiti erano una cosa...indecente! Avevo
addosso stretti pantaloni di pelle nera in degli stivali senza tacco,
alti fino al ginocchio e con le borchie, una canotta nera aderente e
una giacca di pelle nera che mi arrivava fin sotto il sedere. Doveva
essere senz'altro un brutto sogno, non avevo motivo di trovarmi in un
freezer gigante vestita come una puttana, ah quanto avrei voluto uno
specchio per vedere in che stato ero ridotta, ma tanto era solo un
sogno.
Cominciai a
gironzolare per la stanza, in cerca di qualcuno o qualcosa
che potesse farmi uscire. Nel freezer gigante c'erano una vasta gamma
di macchinari , su un lato della parete c'era una scaffalatura con
vari tipi di siringhe dagli aghi enormi, come quelli che avevo
conficcati nelle braccia, e medicinali colorati in bustina da flebo.
Un sogno abbastanza ehm....pittoresco.
Finalmente individuai la
porta, ma non era una porta qualsiasi. Era come quella del bunker del
casino' nel film Ocean's
Eleven ,aveva
una gran quantità di serrature complesse e non avevo modo di
aprirla. Sembrava quasi una prigione. Ero andata anche alla ricerca
di finestre, ma di loro non c'era traccia, forse era normale in un
freezer non trovare finestre, ma trovare quella porta così...blindata
sicuramente non entrava nei miei parametri
del normale.
-La
ragazza è stabile,
tiriamola fuori.-disse il dottor Figal
-Cosa dicono le analisi?-chese
padre Rodri
-E' in buono stato,
meglio di quando è arrivata. Tutti i tessuti sono stati
ricostituiti e non ci sono più segni di traumi. Direi che
è pronta
per redimersi.-
Le varie
serrature che sigillavano la porta scattarono una dopo l'altra e la
porta strusciò sul pavimento facendo entrare una fioca luce
al neon
come quella delle scuole e degli ospedali...cavolo, anche mentre
sognavo pensavo alla scuola...era un tormento! Dalla porta entrarono
due uomini, uno con addosso un ampio camice da medico, l'altro era un
prete. Erano
entrambi sulla cinquantina, uno coi capelli grigi e basso, l'altro
alto coi capelli neri radi.
-Buongiorno signorina, ben svegliata.
Io sono il dottor Figal e lui è padre Rodri-disse l'uomo dai
capelli grigi.
-Ok, questo è uno dei sogni più realistici che io
abbia mai
fatto, ma il gioco è bello quando dura poco. Voglio
svegliarmi!-
Il dottor Figal
non si scompose minimamente, rimase impassibile,come se quello che
avessi detto non potrebbe mai succedere.
-Cara
ragazza, questo non è un sogno, è la
realtà. Forse non ricordi
quello che è successo, il motivo per cui ti trovi in una
camera
criogenica ma prima o poi lo ricorderai. Il passato ritorna sempre.-
-Va bene- dissi in tono accondiscendente
-Allora ho
due domande, uno:perchè sono qui? Due:perchè sono
vestita come una
prostituta!?!-
Il dottor Figal si sfilò gli occhiali, pulì le
spesse lenti
con una pezzolina e li posizionò di nuovo sul naso
-Non posso rispondere a nessuna delle due domande che mi hai
posto.-
-Perchè?-
-Perchè solo ricordando potrai credere che questo
non è un sogno. Adesso vieni, andiamo nel mio ufficio
così potrai
fare due chiacchiere con padre Rodri.-
-E se non volessi venire?- dissi in tono di sfida
-Be' a quel punto allora dovremmo prenderti con la
forza, ma sono sicuro che non succederà perchè
sono certo al cento
per cento che, anche se non lo dai a vedere, la curiosità ti
sta
uccidendo-
disse con un sorriso appena accennato scoprendo per un
attimo una fila di denti dritti e bianchi, ma con un tono che non
ammetteva repliche.
Il medico non aspettò neanche la mia risposta, i
due uomini si voltarono e si avviarono per il corridoio senza
neanche vedere se li stessi seguendo. Sapevano che li avrei seguiti
perchè il dottor Figal aveva ragione: la
curiosità mi stava davvero
uccidendo.