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Autore: speranza19    24/11/2011    4 recensioni
"Si può sapere cosa diamine stai facendo?", gli chiese Sebastian.
La sua voce era imperturbabile, ma il suo stomaco dentro di sé stava facendo le capriole dall'agitazione. Perché era sempre turbato quando Blaine era nelle vicinanze e questo non gli piaceva affatto. Per un control freak impassibile come lui, avere qualcuno che lo mandava fuori di testa con la propria semplice presenza era un problema costante contro cui lottare.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 A tear made of pain

 

 

I corridoi della Dalton Academy erano completamente deserti.

Il ballo invernale nella sala grande aveva attratto l'attenzione di tutti nel corpo studentesco e Sebastian si ritrovò stranamente a percorrere quelle lunghe strisce di marmo italiano di Carrara nella più totale solitudine.

Troppe persone in uno stesso luogo avevano formato una grande calca e si era sentito soffocare. Aveva deciso di uscire un po' per riprendere fiato, sperando che la piccola folla riunita si disperdesse un po’ nel frattempo. 

A un certo punto, però, mentre stava rientrando nell'elegante salone, si sentì afferrare per un polso e si ritrovò trascinato in un'aula immersa nell'oscurità, anch'essa vuota. 

Dopo qualche secondo di buio, venne accesa la luce.

Il raffinato lampadario che scendeva dal soffitto illuminò il volto di Blaine, contratto e furente. 

"Si può sapere cosa diamine stai facendo?", gli chiese Sebastian.

La sua voce era imperturbabile, ma il suo stomaco dentro di sé stava facendo le capriole dall'agitazione. 

Perché era sempre turbato quando Blaine era nelle vicinanze e questo non gli piaceva affatto.

Per un control freak impassibile come lui, avere qualcuno che lo mandava fuori di testa con la propria semplice presenza era un problema costante contro cui lottare.

"Perché sei venuto al ballo con Karofsky?" si limitò ad affermare l'altro, con tono freddo.

In realtà, ogni singola parola tradiva fastidio. 

Gelosia.

"A te cosa importa, pardon? E adesso, se tu volessi scusarmi, dovrei torn-"

"E' da una settimana che eviti qualsiasi contatto con me, non rispondi alle mie chiamate o ai miei messaggi. Sei sparito nel nulla. Credo di meritare una risposta degna di tale nome a qualsiasi questione io ti ponga, me lo devi. Tu forse ritieni di confondermi o di cavartela comportandoti così, ma ti sbagli di grosso”, gridò quasi, il tono di voce spaventosamente sempre più alto a ogni parola pronunciata. L’indignazione gli montava dentro come un uragano ogni secondo che passava.

“Ma cosa ti é passato per la mente? Pensavi forse che portando qui il ragazzo innamorato di Kurt si sarebbe creata qualche situazione imbarazzante che mi avrebbe spinto a fare chissà cosa?", domandò Blaine, gli occhi brucianti di rabbia, puntando un dito sul petto scolpito del Warbler, toccandogli la camicia e sgualcendogliela.

"Io non volevo proprio fare niente, mon cher. Sei tu che stai facendo tutto quanto, mi pare", gli replicò secco e gli scansò l'indice dal torace, avvicinandosi al suo viso e fissandolo con aria di sfida.

Sebastian sentì però di nuovo l’agitazione pervaderlo e lo stomaco gli si serrò in una morsa allucinante. Ancora un’altra volta, quella dolcissima perdita di equilibrio lo pervase, ma la represse con forza.

Non gli piaceva la sensazione di non essere pienamente in sé con Blaine vicino.

Non l’aveva mai provata per qualcun altro in vita sua e non tollerava l’idea di essere debole per colpa sua.

Non appena sentì quelle parole, Blaine indietreggiò, comprendendo che non era stata un'ottima mossa confinare in una stanza vuota lui e il ragazzo più alto per cercare di cavargli qualche cosa di bocca.

Anzi, era stata completamente inutile.

"Non ha senso che io rimanga qui a farmi prendere in giro da te, non mi dirai mai nulla di quello che voglio sapere, a meno che...", affermò voltandosi di scatto verso la porta di legno massiccio, raggiungendola e appoggiando la mano al pomello d'ottone.

Sebastian intuì cosa aveva in mente e si spostò nella sua direzione, ma Blaine fu più veloce, essendo già lì: afferrò la chiave dalla toppa, la girò nella serratura e poi la prese tra le dita, giocandoci prima di infilarla in tasca.

"Oh, pare che il topolino sia rimasto bloccato in trappola", gli disse con timbro divertito e sardonico.

Poi, lo trafisse con uno sguardo profondo.

Lo avrebbe incenerito con quegli occhi, se avesse potuto; Sebastian ne era certo.

"Adesso non hai via di uscita. Ho una sola richiesta da farti, Sebastian, e non amo ripetermi: gradirei sapere perché mi eviti da sette giorni dopo che ci siamo sentiti, visti e siamo usciti assieme per due mesi, anche di nascosto, dicendo persino bugie al mio fidanzato."

Blaine era pallido di collera; vene rosse gli attraversavano il collo candido, pronte a scoppiare.

"Ho capito ormai come sono andate le cose. Io so quale era il tuo scopo: far rompere me e Kurt a qualsiasi costo, usarmi per acquisire popolarità qui alla Dalton prendendo la mia eredità e, una volta raggiunti tutti questi obiettivi, gettarmi via come se fossi un maglioncino di Marc Jacobs di due stagioni fa ormai andato fuori moda. Hai intuito però che prima o poi sarei arrivato alla verità e sei fuggito a gambe in spalla. Adesso che ti ho smascherato, voglio solo che tu abbia il coraggio di ammetterlo davanti a me, guardandomi in faccia", asserì Blaine con una sicurezza che nemmeno lui pensava di possedere.

Kurt aveva instillato in Blaine il tarlo del dubbio e tutto era rapidamente peggiorato da quando lui era scomparso – la cosa era nata molto tempo prima, quando aveva visto il loro avvicinamento repentino e intenso- e il silenzio assordante di Sebastian era come una dichiarazione muta di colpevolezza, una resa.

Era estremamente ferito dal fatto che quel ragazzo così affascinante, così straordinariamente bello e apparentemente gentile, così interessante, un ragazzo da cui, sì, ormai riusciva ad ammetterlo a se stesso con una certa facilità dopo molte resistenze, era molto attratto nonostante fosse fidanzato con un altro, avesse voluto solo utilizzarlo per i propri beceri scopi. 

"Non farti strane idee, comunque. Vorrei solo delle spiegazioni prima di cancellarti per sempre dalla mia vita, Smythe", precisò con la gola in fiamme dallo sdegno.

Blaine sentiva il sangue ribollirgli nelle vene e andare al cervello a velocità supersonica, tanta era la furia che provava in quell'istante per l'altro. Sentiva persino le lacrime pungergli gli angoli degli occhi.

Che sciocco era stato... a credere, a sperare, a vedere oltre.

Era stato sul punto di prendere seriamente in considerazione l'opzione di lasciare Kurt per Sebastian, perché più i giorni volavano più diventava coinvolto da lui, dalla sua personalità, dal suo carisma.  

Non smetteva di pensare a quando poteva rivederlo, a quando sarebbe potuto passare alla Dalton un'altra volta, che scusa inventarsi la volta successiva con Kurt...

Ma era stato comunque fortunato nel non averlo abbandonato in un momento di follia dovuto alla passione per l’altro: ringraziava ancora Dio per non aver commesso una stupidaggine del genere. 

Intanto, il ragazzo biondo era davanti a lui, completamente immobile, gli occhi verdi puntati in quelli cervone dell’altro.

Per la prima volta in vita sua, Sebastian Smythe non sapeva cosa fare.

Lui, che aveva sempre un piano pronto per qualsiasi evenienza, che aveva già pronta la soluzione prima ancora che il problema si creasse, era completamente nel panico.

Ma non lo dava a vedere al sedicenne che aveva davanti a sé.

 

"Sai, io ho girato tanto il mondo, Blaine. Non scherzo, ho vissuto in tantissimi posti e conosciuto tantissime persone. Mio padre é ambasciatore, da quando sono nato ho cambiato casa e Paese ogni singolo anno. Non sono riuscito a trattenermi per più di dieci mesi in un luogo. Quando ero bambino, ritenevo che cose come famiglia, amore, felicità esistessero davvero. Ma quando poi scopri che tua madre tradisce tuo padre da anni col suo migliore amico e i tuoi divorziano litigandosi ogni singola cosa e usandoti come arma per fare dell'male all'altro, certe credenze vanno in pezzi. Da quel momento ho giurato che una cosa stupida come l'amore o l'affetto per un altra persona non avrebbe mai fatto parte della mia esistenza. Ho visto mio padre come si era ridotto dopo la separazione da mia madre, era un uomo distrutto e io ero l'unico a stargli vicino in quel momento. Mi sono promesso che non avrei mai, mai permesso a nessuno di potermi ridurre in quelle condizioni un giorno. Non sarei mai stato debole, avrei dominato i miei sentimenti a costo di soffocarli. Quando ho scoperto il sesso senza impegno, ho trovato la mia dimensione ideale. Cosa c'è di meglio di una relazione fisica, basata solo sull'attrazione? Nessun sentimento, nessuno si fa male, nessuno soffre. Tutti sono contenti e felici, fin quando dura il divertimento. Così, sono passato da un ragazzo all'altro, distruggendo anche relazioni solo per il gusto di farlo, solo per riuscire a sperimentare qualcosa dentro di me. Poi papà è tornato negli Stati Uniti l'anno scorso, e io con lui. Si è trasferito a Washington, io ho preferito stare qui coi nonni nell'Ohio, in un ambiente più tranquillo. Ma le mie vecchie abitudini non erano affatto morte... e sono tornato ad andare da un ragazzo all'altro. Fino a quando non ho sentito parlare di te. Tu eri solo l'ennesimo della mia lista, il solito capriccio che sarei riuscito a togliermi sfiziosamente, con la preziosa aggiunta che potevi permettermi di poter avere tanti vantaggi alla Dalton. Ma poi, quando ti ho visto la prima volta, lì, sull'uscio della sala prove mentre perfezionavamo Uptown Girl... non ho mai sentito qualcosa del genere per un'altra persona in tutta la mia vita. Mi avevi colpito prima ancora che tu potessi solo aprire bocca per parlare o cantare. Incredibile. Ma non potevo farmi distrarre dalla tua bellezza o dalle tue qualità: avevo un obiettivo da raggiungere e non mi sarei fermato davanti a nulla per ottenerlo. Kurt non era un ostacolo nemmeno da considerare: quando mi metto in testa di avere qualcuno, non esistono legami che riescano a reggere. Vidi Karofsky con la coda dell'occhio mentre ballavamo la prima notte allo Scandals, parlava con Kurt fitto fitto e il mio istinto raramente si sbaglia su certe cose. Non é stato difficile rintracciarlo: tutti lì lo conoscono. Convincerlo a venire qui con me... ecco, quello è stato un po' più complicato. Doveva tenermi occupato Kurt mentre io, tra poco, ti avrei portato via e, fatta qualche sorpresa mozzafiato, tu ti saresti finalmente abbandonato a me, lasciandolo. L’ho accompagnato lo stesso qui stasera sperando che almeno lui riuscisse nel suo intento e facesse qualcosa per essere felice. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo, per tutto quello che avrei avuto intenzione di farti, Blaine. Sono veramente uno figlio di puttana e ti chiedo scusa. Ma ti prego, ti prego, devi credermi su un fatto: tu sei l'unico a cui vorrei stare accanto. Vuoi davvero sapere perché sono sparito una settimana fa? Non perché sospettavo che tu avessi intuito qualcosa del mio schema ma perché l'ultima volta che ci siamo visti al Lima Bean, quando sei entrato e ti sei seduto al tavolo davanti a me, avrei voluto prenderti per mano, baciarti e dirti quanto mi eri mancato nei giorni precedenti. Quei pensieri mi hanno terrorizzato, mi hanno ghiacciato completamente sul posto. Tutto il mio piano, dettagliatamente organizzato, è saltato in quell’esatto momento. Quando ho sentito quelle esigenze crescere dentro di me è andato tutto in frantumi. E poi, mentre continuavi a parlarmi, non facevo altro che fissarti la bocca o gli occhi o pensare che quel maglione bordeaux ti stava veramente bene e... io non sono tipo che fa queste considerazioni, capisci? Non è normale per me, non é da me. Tu non avresti dovuto farmi questo! Non era previsto, dannazione!"  

 

Sebastian immaginò quella marea immensa di parole, un groviglio intricato di emozioni, ricordi, tormenti, amore nella sua testa in un tempo che gli parve infinito, ma che in realtà era durato solo qualche breve istante.

Davanti a lui, sempre fermo come una statua di sale, Blaine.

In attesa di risposte.

Lo guardò negli occhi, per qualche attimo. Si immerse in quel cioccolato fuso e, quando tornò a galla, decise di arrendersi alla paura, di permettere a questa di fare il suo corso e rovinargli tutto.

Ogni singola parola pensata poco prima gli morì sulle labbra prima ancora di essere pronunciata.

Scelse di fuggire da Blaine e di non dirgli niente di ciò che, forse, avrebbe meritato di sapere.

Non sapeva cose volesse dire amare, non aveva la minima idea di cosa volesse dire una relazione seria.

Avrebbe finito per mandare tutto all’aria, prima o poi. Non sarebbe mai riuscito a farlo felice, ne era certo.

Non riteneva di essere in grado di donargli impegno, dedizione, affetto. Lui usava i ragazzi e li abbandonava, non ci si metteva assieme facendo i fidanzatini di Peynet.

Non era tagliato per l’amore. Non sapeva cosa fossero il sacrificio o la devozione totale. Conosceva solo la cupidigia e l’egoismo, così riteneva.

Anche se provava qualcosa per l’ex Warbler infuriato che aveva di fronte, anche se l’unica cosa che voleva era prendergli la mano e appoggiargliela sul cuore facendogli sentire quanto batteva forte quando gli era accanto, era graniticamente certo che tutto quello non sarebbe mai bastato.

L’amore non bastava mai, lo aveva capito con suo padre e sua madre.

Doveva lasciarlo andare via.

Si sarebbero odiati alla fine. Perché nel disprezzo, nella sofferenza e nel rancore erano destinate a terminare tutte le storie.

A quel punto, non aveva più niente da perdere.

Gli parve quindi un’ottima idea iniziare con l’odio fin da subito. 

"Quello è sempre stato il mio unico proposito fin dall'inizio, quando ancora non ti avevo nemmeno conosciuto di persona ma eri una sorta di fantasma che aleggiava qui continuamente; non mi azzarderò di certo a negarlo qui", mormorò sottovoce, sbattendogli in faccia ciò che voleva Blaine sentisse e a cui voleva credesse. 

Sentiva già il rimpianto impossessarsi di sé, ma lo mise a tacere domandolo alla perfezione. E portò avanti la sua scelta con coerenza masochistica continuando a parlare, ferendo Blaine di proposito pur di allontanarlo.

“Mi hai scoperto, Anderson. Sì, volevo farti lasciare con Kurt per usarti. Sì, avrei fatto di tutto per raggiungere questo scopo, comprese bugie e mezzi poco puliti. Ti avrei circuito fino a farti perdere la testa completamente per me e poi ti avrei abbandonato come un cane in una strada di campagna. Non me ne frega niente di te, non me ne è mai fregato niente di te. Mi servivi e basta”, disse usando il tono di voce più sgradevole e duro che riuscì a trovare la forza di utilizzare.

A Blaine parve che gli stessero conficcando mille spilli ovunque: stomaco, cuore, petto, occhi. Sentì solo un grande dolore spezzarlo a metà e la delusione più immensa mai conosciuta pervadergli le membra.

Il pavimento sembrò rovesciarsi sotto i suoi piedi e chiuse gli occhi per evitare che la nausea lo facesse vomitare in quell’esatto istante.

Cieco e furibondo, si avvicinò a Sebastian senza emettere una sillaba e, con l’espressione più schifata che l’altro avesse mai visto dipinta su qualcuno, gli tirò uno schiaffo.

Il suono di quelle dita che incontravano la pelle della guancia del cantante risuonò secco per le mura dell’aula. Come un tamburo prima della battaglia finale in campo aperto.

E, a quel punto, le lacrime di dispiacere, colpa e rimorso che Blaine aveva trattenuto fino a quel momento iniziarono a sgorgare e a scendere sul suo viso.

“Sono davvero contento di non aver lasciato Kurt per uno stronzo come te. Mettermi assieme a te sarebbe stato l’errore più grande della mia vita. Se non ti dispiace, adesso vado a togliere il mio ragazzo dalle grinfie di Karofsky, perché sicuramente avrà approfittato della mia assenza, visto che siete della stessa pasta voi due. A mai più, Smythe”, affermò deciso, con la voce incrinata e l’ira che gli dilatava le pupille. Dignitosamente, si asciugò ogni stilla salata che gli stava attraversando il volto e lanciò un ultimo sguardo a Sebastian, carico di livore inesprimibile.

Afferrò la chiave dalla tasca, aprì la porta che fino a quel momento li aveva isolati dall’esterno e vi scomparve dietro.

Tutto ciò che Sebastian udì furono i suoi passi veloci che echeggiavano per i corridoi vuoti e i singulti che sentiva crescere rapidi e incontrollabili dentro di sé.

Non riusciva a credere al fatto che si stava per mettere a piangere; non lo aveva mai fatto per un ragazzo.

E, quando quel rumore si fece sempre più lontano fino a sparire per sempre, Sebastian chinò il proprio viso distrutto dallo sforzo e dalla tristezza, vedendo distintamente una lacrima colma di dolore macchiare la sua splendida camicia.

***

Volevo scrivere sul Seblaine, volevo scrivere una angst/triste e sono riuscita a scrivere finalmente qualcosa che trovo passabile. Da mesi avevo il blocco, non pubblicavo più  ;____; btw, è per le mie colleghe che come me shippano Kurtofsky e Seblaine e a cui voglio un mondo di bene. E, in particolar modo, per la mia dolce metà shipposa, che veramente adoro in modo profondo <3

  
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