Hello darkness, my old friend.



Una voce in lontananza. Terra tese le orecchie e aprì gli occhi: il buio che lo circondava gli faceva perdere completamente il senso del tempo e dello spazio. Quanto tempo è passato? Dov’era il nord? E il sud? Destra, sinistra, alto, basso; il ragazzo non capiva più niente. Ma ormai ci aveva fatto l’abitudine, il silenzio era spaventoso e l’oscurità intorno a lui era l’unica compagnia che avesse… o forse no.
-Non hai ancora ceduto? Non avverti il buio attorno a te che ti sta chiamando?- La voce rauca di Xehanort gli rimbombò nelle orecchie come un martello che picchiava sui chiodi.
-Piantala.- Terra si guardò attorno freddamente –Non è l’oscurità ciò che sento.- Il ragazzo chiuse gli occhi e rimase in ascolto di una voce tenue e armoniosa. Per quel poco che la udiva, gli bastavano quelle poche tracce per riconoscerla: Aqua.  Lo stava ancora cercando. Terra spostò la mano verso le tasche dei pantaloni e toccò il portafortuna che le aveva donato l’amica. Non vedendo niente, poteva solo affidarsi all’udito e al tatto. L’olfatto gli si era atrofizzando a causa del tanfo dell’oscurità. Quanto tempo era passato? Era sempre rimasto immobile ne buio, da quando Xehanort si era impossessato di lui. Strinse le mani sul Trovavia e mosse un passo. Gli sembrò quasi faticoso, era da tanto che non si muoveva, anche perché non gli sarebbe servito a nulla, avrebbe solamente vagato all’infinito. Ma Aqua lo stava chiamando. Come faceva a sentirla, poi? Per giorni, mesi… anni, non aveva mai udito alcuna voce, oltre a quella di Xehanort che continuava a tartassarlo coi suoi discorsi sul potere dell’oscurità. Ne aveva abbastanza.
-Che monotonia.- Commentò ad alta voce Terra. Il ragazzo continuava a camminare senza fermarsi. Non gli importava dove stesse andando, nemmeno se stesse girando in tondo: voleva tornare a casa, da Aqua, da Ven, e da tutti coloro che lo stavano aspettando. Non avrebbe mai voluto, né pensato che sarebbe finito predato e catturato dal buio. Ma non voleva tornare solo per fuggire dal quel posto, voleva anche correggere i suoi errori, era stato stupido e ingenuo, aveva fatto di testa sua e aveva abbassato la guardia. Giurò che mai avrebbe ripetuto quell’errore. Aveva perso di vista la luce.
- Non cercare barlumi inutili, qui è buio pesto.- Fece ancora Xehanort, prendendosi gioco di lui e delle sue speranze. Il ragazzo strinse i pugni: non poteva pensare, che già quel vecchiaccio intuiva a ciò a cui si concentrava nella sua mente.
-Stai zitto!- Gridò nervoso Terra -I miei amici sono la mia luce!- Continuò a camminare. Non voleva fermarsi, se lo avesse fatto non era nemmeno sicuro di riprendere –Aqua… dove sei…- Mormorò malinconico. La sentiva molto vicino, ma era impossibile. In quel luogo sperduto e irraggiungibile, nessuno poteva entrare. Perché era il suo cuore. Il cuore tinto di nera oscurità che lo aveva incatenato nell’inganno. E ora lui stava vagando nei suoi peccati.
I pensieri di Terra furono interrotti da un leggero fremito proveniente dalle tasche dei pantaloni: il Trovavia si era improvvisamente risvegliato, e ora sprigionava una luce calda, confortante. Terra dovette coprirsi gli occhi per un istante, non era più abituato all’illuminazione. In breve, i suoi occhi si abituarono, e accennò un sorriso. Finalmente, una luce!
-Aqua… Ven… tornerò, e correggerò i miei errori. È una promessa.- Il portafortuna pian piano smise di sprigionare quella fievole luce, e Terra tese un lungo sospiro: era di nuovo incatenato in quella prigione di tenebre.