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Autore: Cialy    25/11/2011    5 recensioni
Gertrude non lo sapeva, quando, esattamente, avesse dannato la propria anima.
[Getrude, Lucia; accenni Egidio/Gertrude]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beta: Ruka
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
• Scritta in occasione del challenge special #7 per la community It100 @ LJ, sul prompt “sì”.
• Non sono abituata a scrivere su questo genere di opere, però Gertrude resterà sempre uno dei miei personaggi preferiti evah! XD
• Il titolo deriva dal proverbio ‘la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni’.


La strada per l’inferno


Le parole dell’uomo risuonavano nella sua testa: sentiva l’affetto, il rispetto, le preghiere che mascheravano richieste e minacce; più di ogni altra cosa, ricordava la piega delle labbra di Egidio, che pareva davvero quella del diavolo.

Si avvicinava al parlatorio come un condannato si avvicina alla forca: meditava ogni istante di voltarsi indietro e fuggire, ma la parola data agiva al pari d’un carceriere e la obbligava ad andare avanti. La discesa verso l’inferno era sempre più rapida e qualcosa, dentro di lei, le diceva che quell’ultimo passo sarebbe stato il più irreversibile.

Gertrude non lo sapeva, quando, esattamente, avesse dannato la propria anima. Forse era accaduto una vita addietro, nel momento in cui aveva pronunciato il fatidico che l’aveva legata per sempre a quel luogo, rinunciando a se stessa ma evitando anche di perdere tutto ciò che valesse la pena avere. Forse era accaduto quando, per la prima volta, aveva udito la voce dell’uomo accarezzarle le orecchie e gli aveva dato ascolto, quel pomeriggio soleggiato di tanti anni fa.

Forse non importava, perché, qualunque fosse stato il momento decisivo, era ormai andato e perso, impossibile da modificare.

Adesso, privarsi di Lucia era privarsi della flebile speranza che la ragazza le aveva dato con la sua purezza abbagliante, della salvezza, di ogni cosa. Era proferire mille volte e mille volte ancora quel fatale e precipitare verso il fondo del baratro, murarsi viva al suo interno.

Giunta al parlatorio, non v’era più modo di tornare indietro: ogni parola riferita alla ragazza oltre la grata le schiacciava il cuore e quando, infine, Lucia abbandonò il monastero le sembrò che quelle stanze si fossero fatte più buie, più strette e soffocanti. L’unica luce che Gertrude poteva vedere, allora, era il ghigno strafottente di Egidio – ed era certamente il ghigno del diavolo.

  
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