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Autore: SeleneLightwood    25/11/2011    4 recensioni
Se cercate un lieto fine, non lo troverete di sicuro qui.
[cit.]
«Ancora mi domando come hai fatto a convincermi ad uscire con te» borbottò Hermione.Alzò un angolo delle labbra in un sorriso infelice.
«Quattro mesi fa ci odiavamo» disse. «Ed ora passi i tuoi pomeriggi chiusa in biblioteca, dove sai che Potter e Weasley non ti verranno certo a cercare, per stare qui ad insultarci amichevolmente. Coerente da parte tua».
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Murderer

Murderer

 

 

«I want Hermione Granger.

And a Rocket ship

 

 

 

I passi frettolosi risuonavano cupi lungo il corridoio deserto mentre lo percorreva in fretta. A quell’ora della sera il sesto piano era vuoto, come sperava, visto che il coprifuoco era calato da un pezzo.

Draco si passò una mano sul viso per cercare di scacciare la stanchezza: un’altra infruttuosa giornata spesa nella Stanza delle Necessità aveva portato con sé, come sempre, delusione e paura. Come poteva portare i Mangiamorte nel castello e uccidere Silente, quando nemmeno il Signore Oscuro in persona c’era mai riuscito?

Era una follia, non avrebbe trovato il modo di portare a termine quella missione neanche volendo.

Si strofinò il palmo sull’avambraccio sinistro da sopra la manica. Il marchio nero prudeva sulla pelle. Chissà, forse Lui era irritato.

Rabbrividì al ricordo del volto dell’Oscuro Signore e quasi incespicò nei propri piedi. Era un ricordo che si sarebbe volentieri strappato a forza dalla pelle, insieme a quel maledettissimo marchio.

Il rumore di una porta aperta lo mise in allarme. Estrasse in fretta la bacchetta dalla tasca interna della divisa e la strinse. Se fosse stato un professore…

«Davvero non riesco a capire» stava sussurrando qualcuno.

Draco si appiattì dietro l’angolo e cercò di mimetizzarsi al buio per non farsi vedere. Non c’era tempo per fare un incantesimo di disillusione.

«Non credo di capire neanch’io» rispose in un sussurro triste qualcun altro. Due sagome scure comparirono da dietro l’angolo. Avanzavano al buio e non erano armate di bacchetta. Man mano che si avvicinavano Draco distinse dei lunghi capelli rossi. Era la ragazza Weasley, dietro alla quale quel cretino di Zabini sbavava in gran segreto. E se quella era la Weasley, la figura al suo fianco con quei capelli assurdi non poteva che essere la Sanguesporco. La Granger.

«Chi vorrebbe mai far del male a Ron? Forse per colpire Harry…» ragionò la Weasley.

Draco capì di cosa stavano parlando: l’amico pel di carota di San Potter era finito in infermeria dopo che proprio San Potter gli aveva – di nuovo – salvato la pelle. Cos’era successo, era inciampato su uno zellino?

«Se vuoi uccidere Ron non avveleni dell’Idromele Barricato, avveleni il tacchino della domenica» borbottò la Granger. Sentì la Weasley sospirare e si irrigidì quando si rese davvero conto di cosa stavano parlando. Il piano B era andato a puttane – di nuovo – a causa di Potter – di nuovo. Maledizione, maledizione!

Si trattenne dallo sbattere la testa sul muro, ma l’impulso di sfracellarsela sulla parete e non dover più pensare a niente era forte. Le due ragazze si avvicinavano sempre di più al punto in cui era nascosto.

«Quindi non credi che fosse diretto a Harry, Ron o Katie?»

Draco trattenne il fiato: la Granger era maledettamente intelligente: se avesse capito chi c’era dietro, se avesse fatto due più due…

«No,» rispose lei infine, e Draco chiuse gli occhi. Poteva quasi sentire le rotelle del suo cervello che macchinavano una spiegazione. «credo che, chiunque sia, non sa come uccidere. O non vuole»

Draco spalancò gli occhi chiari nel buio. Cosa?

Le due ragazze oltrepassarono l’angolo in cui si trovava senza vederlo e la Weasley mormorò: «Forse. Sbrighiamoci, il coprifuoco è scattato da un bel po’»

Svanirono in fretta lungo le scale e l’eco dei loro mormorii le seguì velocemente, lasciando Draco solo con il suo sgomento.

Le parole della Sanguesporco Granger gli risuonavano fragorosamente nella mente e non riuscì più a togliersele dalla testa.

 

…O non vuole.

 

 

 

 

 

Qualche mese dopo

 

 

Stringeva ancora convulsamente la bacchetta tra le mani, senza sapere bene che farsene. Ormai Silente era morto, Piton stesso l’aveva ucciso. Sentiva il marchio bruciare sulla pelle: il Signore Oscuro gioiva della morte del suo nemico.

Silente se n’era andato e la speranza era caduta con lui dalla torre di Astronomia. Per pochi, meravigliosi istanti aveva creduto di essere salvo. La prospettiva di essere sotto la protezione dell’Ordine della Fenice – di Silente – gli era parsa come un sogno. Non voleva uccidere, non voleva.

Scese le scale dalla Torre di Astronomia trascinato dal gruppo di Mangiamorte che fuggiva. Aveva perso di vista Piton dopo che lui gli aveva gridato di correre.

Il fumo e la polvere gli invasero i polmoni. Tossì una, due volte, stringendo ancora la bacchetta e portandosi le mani al volto.

Scavalcò il corpo di qualcuno e non si fermò a guardare cos’aveva causato. Non si fermò a guardare niente.

Poi la vide. Era in fondo alle scale, dall’altra parte della barriera. Lei e la Weasley stavano duellando con dei Mangiamorte incappucciati. Un lampo di luce verde le passò talmente vicino al viso, quasi sfiorando i capelli…

Scese l’ultimo gradino con un balzo e si buttò nella mischia, deciso a raggiungerla. Se fosse stata colpita, se fosse morta…

Lei lo vide e il suo sguardo si indurì di colpo. Draco pensò di morire.

Pensava di poter reggere le sue occhiate d’odio, di compassione e di tenerezza. Pensava di poter sopportare, se lei l’avesse odiato di nuovo. Dio, quanto si sbagliava.

Aveva creduto che se ne sarebbero fatti entrambi una ragione. Era un Mangiamorte, dannazione, e anche nel caso in cui non fosse condannato a morte per una missione impossibile, non c’era modo di stare insieme. Non potevano e pensava che avrebbero capito entrambi. Di nuovo, si sbagliava.

Il ricordo di uno dei loro numerosi incontri in biblioteca lo investì in pieno e quasi barcollò all’indietro.

 

*

 

La biblioteca era illuminata dalla luce del sole di marzo. La ragazza seduta sul tavolino a leggere un trattato di Pozioni ogni tanto gli lanciava qualche occhiata infastidita, ma non c’era cattiveria nei suoi occhi. Non più, almeno.

«Hai dei capelli orribili» commentò prendendo una ciocca della chioma ribelle di Hermione tra le dita.

Lei sbuffò. «Ha parlato il biondo tinto» replicò stizzita.

Draco alzò un sopracciglio. «Qualsiasi cosa tu abbia malignamente detto su di me, non è vera» borbottò. Detestava quando lo prendeva in giro in un modo che non poteva capire. Anche se sapeva che era presuntuoso da parte sua, visto che aveva cominciato lui.

Hermione scosse la testa e tornò al suo saggio, rileggendo a voce alta un paio di righe.

Draco riprese ad indispettirla, non riuscendo a starsene zitto.

«Potresti usare un balsamo. Non sarebbero così…gonfi. E elettrici.» borbottò.

Hermione alzò lo sguardo su di lui e strinse gli occhi.

«Devi per forza stare qui ad importunarmi, Malfoy?» sibilò. Si guardò intorno e poi assunse la sua solita aria da saputella. «E comunque si dice crespi, e non posso credere che tu conosca l’esistenza del balsamo. Dì un po’, lo usi?»

Draco sorrise stancamente. L’ennesima notte in bianco a tormentarsi sul piano l’aveva lasciato privo di energie, e lei se n’era accorta. Come al solito, però, non aveva commentato. Il loro tacito accordo era fingiamo di non essere nemici mortali almeno per un po’, dai.

Non sapeva per quanto avrebbero potuto continuare ad ignorare il marchio nero sul suo avambraccio, comunque.

«Non ti vedo mai» si lagnò. «Sei sempre con San Pott…Potter e Weasley» si corresse ad una sua occhiataccia. Il loro tacito patto includeva anche non insultare i suoi patetici amici. La fazione del bene, tra l’altro.

Lei alzò gli occhi al cielo. «Non puoi avere sempre quello che desideri, tutto e subito, anche se sei un Malfoy» commentò, mordicchiando la piuma.

Lui le lanciò un’occhiataccia. «Ah no?» la provocò.

«No» gli rispose senza degnarlo di un’occhiata. «Te l’ha mai detto nessuno che sei un viziato figlio di papà, acido e ignobile?» domandò sarcastica.

Draco si costrinse a non piccarsi come una donnicciola. Sapeva che lei lo faceva per far passare tutti quei difetti in secondo piano. Era il suo modo di affrontare la loro curiosa relazione segreta.

«Forse non l’hai notato, Granger, ma sono un Serpeverde. Questo implica un certo livello di ambiguità da parte mia» commentò ghignando. Almeno poteva godere di quei brevi dialoghi, di quei baci rubati, prima di piombare di nuovo nell’orrore. Almeno lei non sospettava che ci fosse lui dietro alle aggressioni.

«Un piccolo, subdolo Serpeverde» aggiunse Hermione, lanciandogli l’ennesima occhiataccia perché lui le aveva tirato una ciocca di capelli dietro all’orecchio.

Draco sorrise mesto. Si, subdolo era la parola giusta. Anche sporco traditore, in effetti. E magari anche marrano, bastardo, voltafaccia, Mangiamorte

«Ancora mi domando come hai fatto a convincermi ad uscire con te» borbottò Hermione.

Draco alzò gli occhi su di lei e notò che aveva un cipiglio arrabbiato, ma che sotto sotto stava sorridendo.

Alzò un angolo delle labbra in un sorriso infelice.

«Quattro mesi fa ci odiavamo» disse. «Ed ora passi i tuoi pomeriggi chiusa in biblioteca, dove sai che Potter e Weasley non ti verranno certo a cercare, per stare qui ad insultarci amichevolmente. Coerente da parte tua».

Hermione gli diede un pugno sul braccio, nemmeno tanto piano. C’erano talmente tante questioni irrisolte tra di loro, a partire dal primo anno…Aveva desiderato che se ne andasse, che venisse fatta fuori da un basilisco, aveva quasi distrutto la carriera del loro amico mezzogigante, l’aveva insultata ad ogni angolo e l’aveva quasi fatta torturare dalla Umbridge. Com’era possibile che ora desiderasse la sua compagnia più del lecito? Possibile che tutto quello in cui aveva creduto iniziava a sembrare sbagliato? Aveva paura a pensarlo. Se il Signore Oscuro avesse letto cose del genere nella sua mente – invaghito di una Sanguesporco, figuriamoci – sarebbero morti tutti.

«Già, quattro mesi fa mi avresti voluto morta» gli fece eco lei. «E ora passi i tuoi dannatissimi pomeriggi a importunarmi, cosicché io non possa più studiare in biblioteca in santa pace» rise. «Dì la verità, Malfoy. E’ tutto un malvagio piano per prendere il potere».

, avrebbe voluto rispondere. Eh, già, proprio così.

Hermione scosse la testa e tornò per l’ennesima volta a concentrarsi sul suo tema, ma quando vide che Draco non aprì bocca per i seguenti dieci minuti, limitandosi ad osservarla mentre studiava, alzò il viso e piegò la testa di lato.

«Va tutto bene?» domandò. Draco parve riscosso dai suoi pensieri.

«Tutto ok» mormorò cupo. «Stavo solo pensando a come è potuto succedere» spiegò, guardando fuori dalla finestra.

Percepì Hermione alzarsi e avvicinarsi a lui. Gli andò davanti e si piegò per avere il viso all’altezza di quello del ragazzo. I capelli gonfi gli sfiorarono la fronte.

«La vita riserva tante sorprese e tante sfide» mormorò lei accarezzandogli una guancia. «Bisogna solo saperle accettare»

Draco posò la mano sopra alla sua. «Anche se si è costretti a fare scelte difficili, immagino»

Hermione lo guardò per un po’ negli occhi, ponderando la risposta.

Infine disse «Qualsiasi cosa deciderai della tua vita, sarà una tua scelta. Non ci sono decisioni imposte. Puoi piegarti al volere di qualcun altro oppure combattere per ciò che ami. Anche se ti costringe a mettere da parte qualcosa»

Draco avvicinò il viso al suo. Lei aveva capito tutto e non aveva detto niente, lei sapeva.

«Hermione, io…» mormorò ad un centimetro dalle sue labbra.

Lei scosse la testa e lo baciò.

«Io so chi sei davvero» sussurrò. «Anche se tu non l’hai ancora capito»

 

 

*

 

Scansò un Mangiamorte che veniva verso di lui e si abbassò per evitare un lampo di luce rossa che si andò a schiantare sul muro alle sue spalle, graffiando la parete. Quando si rialzò in piedi, la Weasley stava duellando da sola. Vide Hermione sfrecciare verso l’angolo e lanciare un paio di fatture da lì. Prese a correre per raggiungerla. Aveva fatto la scelta sbagliata ma voleva vederla, ad ogni costo, un’ultima volta.

Forse sperava solo che qualcuno lo riportasse indietro.

Quando arrivò di fronte a lei la trascinò dietro al muro, e lei cercò di opporre resistenza.

Smise solo quando lui la abbracciò di slancio, stringendola a sé.

«Vattene» disse lei con voce dura. «Sta arrivando l’Ordine»

«Mi dispiace» mormorò lui. «Non posso fare altrimenti, mi dispiace»

Negli occhi della ragazza passò un lampo di rabbia. «Avresti potuto, ma hai fatto la tua scelta. Vattene, prima che cambi idea» sibilò.

Draco chiuse gli occhi e appoggiò la fronte alla sua. Fu allora che Hermione lo baciò. Quando si separarono, un istante dopo, lei aveva gli occhi lucidi, ma non buttò una lacrima. Non che se lo aspettasse. Non era il tipo di ragazza che si accucciava in un angolino a disperarsi. Era azione pura. Forse era per questo che si stava innamorando di lei.

«Hermione, io…» mormorò. Voleva spiegarle, voleva che capisse. Forse pensava che avesse davvero ucciso Silente. Come se ne fosse stato capace, tra l’altro. Era un vigliacco, sì. Stava scappando perché ora stare dalla parte dell’Oscuro Signore era più facile, magari sarebbe stato premiato per la missione che aveva portato a termine.

Aveva paura. Lui avrebbe ucciso tutta la sua famiglia senza pensarci due volte. Ma non era un…

«Non sei un assassino» mormorò Hermione sulle sue labbra. «Lo so che non sei un assassino»

Fu in quel momento che riuscì ad agire. La guardò negli occhi un’ultima volta e si voltò. Corse via, ritrovando Piton sulla strada.

Mentre correva aveva ancora davanti il suo viso e i suoi occhi lucidi.

Non sei un assassino.

 

Note dell’Autrice

 

L’ho fatto. Ho scritto una Dramione. Lo so, è deprimente. Non nel senso di triste, ovviamente. Fa schifo. Non succede praticamente niente.

Oh, beh.

Ho cercato di mantenere i personaggi più IC possibile – per quanto questo sia generalmente impossibile in una Dramione – e questo potrebbe andare contro la normale routine di EFP. Come avrete notato, non ci sono migliori amici di colore ma pallidi, niente sesso sfrenato senza motivo, nessun occhio cangiante o capelli da cartone animato giapponese.

Draco è rimasto l’acido, vigliacco, pauroso antipatico e fastidioso serpeverde di sempre – se si esclude il fatto che, non si sa perché, inizia a frequentare Hermione – e lei è la solita saputella che in fondo sotto all’acidità è dolce e capisce le persone per come sono dentro. Ah, e non è Bella Swan, che si accuccia in un angolino a disperarsi, aspettando che il principe azzurro – sbrilluccicante – la salvi.

Anche perché il lieto fine non c’è. Draco sceglie i mangiamorte perché ha paura, Hermione sceglie i suoi amici perché vuole fermare Voldemort.

Quindi Hermione rimane Hermione e Draco rimane un vigliacco.

 

Fa tanto schifo? Ho compiuto uno scempio?

 

Fatemi sapere se devo darmi all’ippica. O magari al canon, chissà!

 

Selene

 

 

 

P.S.: La citazione all’inizio è tratta da A Very Potter Musical e sì, era d’obbligo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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