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Autore: cleomery    25/11/2011    6 recensioni
Harry Potter era un abitudinario. Ma cosa succede quando la routine si spezza? E cosa può combinare quando si trova di fronte la sua migliore amica e si rende conto che qualcosa in lui è irrimediabilmente cambiato? Storia partecipante al contest "A caccia di spaccio".
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Appuntamento del venerdì
Questa storia partecipa al contest "A caccia di spaccio" indetto dal gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione].
Ho deciso di scrivere una mini-long di tre capitoli, spero solo di farcela per la scadenza prefissata.



Titolo: Appuntamento del venerdì
Team: Grattastinchi
Rating: Giallo-Arancio
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley.
Prompt utilizzato nel capitolo: Vento





Appuntamento del venerdì


L'invidia è una tristezza, una malinconia, è come una malattia del cuore.
Giuseppe Allemano

Se c'è una cosa certa al mondo è che alle persone piace sentirsi sicure.
Quella sensazione di stabilità, di pace, è il fine ultimo di ognuno. Ci sentiamo unici, diversi, inimitabili forse ma abbiamo tutti lo stesso scopo nella vita ed è quello di essere felici.
La felicità non è qualcosa di facile da perseguire ma alcuni, pochi fortunati, riescono a raggiungerla e finalmente si sentono in pace con loro stessi.
Le strade che conducono alla felicità sono diverse, soggettive. Alcuni la trovano nel denaro, altri nell'amore, nella famiglia, nel lavoro.
Per qualcuno invece è necessario avere un programma, una routine da seguire.
Le persone, in fondo, sono abitudinarie; compiere gli stessi gesti tutti i giorni è sufficiente per sentirsi sereni, in un porto sicuro.
Harry James Potter era una di quelle persone, forse perché da ragazzo ne aveva passate di tutti i colori, più semplicemente per indole caratteriale o, come sostengono alcuni, per avere sempre il controllo della situazione e non sentirsi di nuovo in pericolo. 
Da quando era diventato Auror, tutte le mattine si alzava alla stessa ora, faceva una doccia, beveva una tazza di caffè e mangiava due uova con qualche fetta di bacon per poi andare al lavoro. Quando tornava a casa, dopo essersi cambiato, leggeva con calma la Gazzetta del Profeta, in particolare la pagina sul Quidditch, si cucinava qualcosa e poi si prendeva due ore di svago per liberarsi della tensione accumulata durante la giornata.
Il giorno che preferiva però, era sicuramente il venerdì. Non tanto per il pranzo a casa dei Weasley e nemmeno per i magnifici pranzi che gli preparava Molly, quanto per il suo appuntamento con Hermione.
Da quando si erano diplomati ed erano diventati Auror, tra il lavoro e la relazione che lei aveva con Ron, non avevano molto tempo per stare insieme.
Così tutti i venerdì, ormai da quattro anni, andavano a vedere un film al cinema nella Londra Babbana, passavano dal solito pub per una birra, passeggiavano sul London Bridge e poi la riaccompagnava a casa. Loro due da soli, senza Ron o altri a rovinare quel momento. Harry non riusciva a ricordare da quanto tempo Ron rovinasse i momenti che passavano insieme, ad un certo punto si era semplicemente reso conto che preferiva stare da solo con lei.
Era da qualche tempo che, quando li vedeva insieme, si sentiva nervoso, quasi come se vedere i suoi due migliori amici insieme lo ferisse.
Inconsciamente sapeva cosa stava succedendo, sapeva che nome dare a quella bestia che gli ruggiva nel petto quando Hermione sorrideva per Ron, gli era già capitato ma preferiva non analizzare la cosa, preferiva continuare a credere che niente fosse cambiato.
Perché in realtà niente era cambiato, da quattro anni avevano la loro serata, mai nulla era riuscito ad impedire quell'appuntamento, nonostante saltuariamente si erano ritrovati a guardare un film sul divano se uno di loro due stava poco bene o se fuori, come era già capitato, la città era coperta da uno spesso strato di neve.
Durante l'ultimo venerdì che avevano passato insieme però, qualcosa era andato storto, irrimediabilmente storto.
E Harry da quel giorno si era chiuso in casa, aveva evitato di aprire le lettere che lei gli aveva mandato per gufo, aveva troncato qualsiasi rapporto in preda al panico.
Era stupido e infantile da parte sua, ormai era adulto, doveva affrontare i problemi senza nascondersi ma l'imbarazzo e la rabbia verso se stesso lo tenevano incollato alla poltrona, senza via di scampo.
Si sentiva chiuso in un limbo, troppo debole per affrontare la situazione e troppo forte per abbandonare quella posizione. Quella casa adesso era il suo Purgatorio: stava scontando lì la sua pena in attesa di uscire da quella situazione di impasse. 
Il misfatto era accaduto proprio durante il loro ultimo appuntamento, stavano per arrivare al cinema, finalmente davano Casablanca e tutti e due non lo vedevano da anni nonostante fosse uno dei loro film preferiti.
-Non possiamo perdere l'inizio, corri Harry siamo in ritardo!- gli aveva detto prendendolo per mano
Corsero davvero, in mezzo alla folla che passeggiava per le strade, cercando di non perdersi tra la moltitudine di persone, quando ad un tratto qualcuno che andava veloce almeno quanto loro non gli arrivò addosso. Harry cadde per terra a gambe all'aria e lei si voltò subito per vedere se si era fatto male.
La ragazza che li aveva urtati intanto si stava prodigando in mille scuse.
-Mi dispiace davvero, oh cielo sono proprio mortificata, è sicura che il suo fidanzato stia bene?- aveva chiesto rivolta ad Hermione; lei nemmeno si girò preoccupata com'era per l'incidente.
Quando si rialzò, pronta per dirle che in realtà Harry era il suo migliore amico la tizia era sparita.
-Come va, hai sbattuto la testa per caso?
-Sto bene Hermione, stai tranquilla. Abbiamo decisamente perso il primo spettacolo però. Ci toccherà aspettare.- le disse passandole un braccio sulle spalle.
-Non fa niente, vorrà dire che passeremo prima dal Tower Bridge.- gli rispose sorridendo, intrecciando la mano con la sua.
Il ponte era poco frequentato a quell'ora, troppo presto per i turisti e troppo tardi per i londinesi che evitavano anche di passare da lì se potevano.
Hermione aveva sempre avuto una spropositata passione per quel posto, se ne stava lì, appoggiata con il mento sulle mani a fissare il Tamigi, chiacchierando del più e del meno con lo sguardo perso tra le luci della città.
-La ragazza che ti ha buttato a terra pensava che fossimo fidanzati.- buttò lì come se niente fosse mentre si fissava una mano.
Harry si girò a guardarla, così bella con il vento nei capelli e la sciarpa intorno al collo.
-Magari diamo questa impressione.- rispose tranquillamente rimettendole in ordine i capelli scomposti.
Hermione percepì il sangue affiorarle sulle guance e non fece in tempo a nascondere il viso.
-C'è qualcosa che non va?- le chiese prendendole una mano tra le sue.
Lei rimase qualche istante in silenzio, con gli occhi rivolti al cielo, beandosi del calore che proveniva dalle mani di Harry.
-Ultimamente le cose con Ron non vanno molto bene.
Harry sentì una morsa stringergli lo stomaco solo sentendo il nome dell'amico. Non riusciva più a passare del tempo con lui senza discuterci.
Il motivo del litigio era spesso e volentieri Hermione, Ronald non faceva altro che criticarla, lamentarsi perché non era mai a casa, perché lavorava troppo, diceva che non si prendeva cura di lui.
Harry andava su tutte le furie ogni volta che si parlava di lei, semplicemente non sopportava che qualcuno giudicasse il suo modo di fare, di essere. Se Ron voleva una moglie che stesse in casa tutto il giorno, a preparargli piatti prelibati e a fargli da mamma doveva scegliere un'altra donna.
Aveva la migliore strega dei loro tempi tra le mani e se la lasciava sfuggire in quel modo.
Un moto d'invidia lo invase senza che potesse fermarlo e prima che riuscisse a rendersene conto si era già impadronito di lui.
No, si disse, non doveva sentirsi così, avrebbe dovuto aiutare l'amico a capire come stavano realmente le cose ed essere felice per lui una volta che si fossero rimesse a posto.
Prese un respiro profondo e si voltò verso di lei.
-Vedrai che tornerà tutto come prima.- le disse nonostante non ci credesse nemmeno lui.
-Sai, a volte penso che se avessi fatto delle scelte diverse adesso sarebbe tutto più facile. La storia con Ron mi sfugge tra le dita, è come il vento, lo percepisci ma non riesci ad afferrarlo. Sai che c'è e che non riuscirai a prenderlo.
Una lacrima le scivolò dalle ciglia, trascinando fuori un'immensa malinconia.
-Se avessi scelto una persona diversa, te ad esempio, a quest'ora forse non starei qui a piangermi addosso.
Harry le asciugò il viso e la strinse forte al petto. Hermione meritava il meglio dalla vita, non un uomo che voleva cambiarla, non Ron che la voleva diversa.
Si chinò sulle sue labbra senza pensarci due volte e, in preda all'istinto, la baciò per un interminabile secondo. Quando si rese conto di averla realmente baciata, di aver baciato non solo la persona a cui teneva di più al mondo ma la ragazza del suo migliore amico, si diede dell'idiota.
-Hermione, io...scusa, davvero.- sussurrò ancora poco lucido.
Lei non rispose, rimase lì a fissarlo, con le guance rosse per il freddo e per l'imbarazzo.
-Harry, devo andare.
Corse via prima che potesse fermarla. Non riusciva davvero a capire cosa diamine ci fosse di sbagliato in lui per poter combinare un tale disastro.
Era sempre stato impulsivo nella sua vita ma ad un certo punto, un minuto prima di agire era solito fermarsi un attimo e riflettere.
Si maledisse ancora e si sfiorò le labbra con un dito.
Aveva sbagliato forse, avrebbe dovuto cercare un momento più adatto o magari avrebbe dovuto prima cercare di chiarire il casino che aveva dentro in quel momento.
Harry Potter però di una cosa era certo: di quel bacio non se ne pentiva affatto.



   
 
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