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Autore: midorijpg    25/11/2011    6 recensioni
E se. Ecco cosa guida questa storia, due semplici paroline.
E se... Brian, oltre al suo ruolo di chitarrista, svolgesse come hobby quello di scienziato?
E se... costruisse una macchina del tempo?
E se... qualcuno del gruppo si ritrovasse nel futuro, per sbaglio?
E se... eh, sta a voi scoprire tutto!
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 AAAsAstounding Time-Fiction

 1. When the machines take over, it ain't no place for you and me

 

 

- EVVIVA! -
Una voce riecheggiò trionfante in tutto il seminterrato, talmente forte che raggiunse leggermente le camere di sopra. L'uomo fece dei saltelli di gioia, per poi calmarsi e esclamare frettolosamente:
- Devo chiamare i ragazzi, devo comunicare loro la mia nuova invenzione! -
Si diresse verso un telefono su una scrivania disordinata, digitò i numeri necessari e disse:
- Ciao, sono io! -
Ascoltò la risposta.
- Ma chi se ne frega! La scienza non conosce limiti e ore! -
Risposta.
- E non sbuffare! Avvisa gli altri, piuttosto! Ho appena terminato la mia ultima invenzione! -
Risposta.
- Proprio così. -
L'uomo sorrise sornione.
- Ah-ah. Non vedo l'ora di usarla! Ma voglio che ci siate anche voi quando la metterò in funzione. -
Risposta.
- Ma prego. Adesso avvisa gli altri, vi aspetto nel seminterrato tra mezz'ora! Non m'importa in che condizione siete, svegli, addormentati, sani o ammalati, vi voglio qui! -
Intanto, nella cantina giunse affannata una ragazza.
- Dottor May! È tutto a posto? - chiese allarmata.
- Certo, Catherine, certo. Non preoccuparti. - la tranquillizzò mettendole una mano su una spalla. - Ho solo completato la mia ultima invenzione. -
Catherine lo guardò interrogativa.
- Vieni... - le disse guidandola verso una costruzione sconosciuta.
La ragazza spalancò gli occhi.
- Ma... ma... crede che funzionerà? -
- Lo spero, mia cara. Voglio solo aspettare i ragazzi per accenderla, li ho chiamati poco fa. -
- E a chi andrà l'onore della prima sperimentazione? - chiese la ragazza elettrizzata.
- Si vedrà, Catherine, si vedrà. -

Circa mezz'ora dopo, tre ragazzi entrarono nel seminterrato.
- Brian! - chiamò uno di loro, munito di una folta capigliatura nerissima e liscia.
- Arrivo, Freddie, solo un secondo. - disse l'altro, nel frattempo girato di spalle intento in chissà quali macchinazioni. - Catherine, passami il cacciavite a stella. -
Strinse due bulloni, applicò un'ultimo ingranaggio e si girò verso i suoi compagni.
- Hey, ragazzi! - esclamò.
- Buonasera, eh! - rispose di rimando un altro, con lunghi capelli castani e un'espressione assonnata sul viso.
- Ci spieghi adesso perché cazzo ci hai chiamati a quest'ora? - esclamò l'ultimo ragazzo, piuttosto adirato.
Brian ignorò i suoi modi sgarbati che ben conosceva (e che, oltretutto, aveva sempre odiato) e annunciò fiero:
- Ecco il motivo, Roger. -
Davanti a loro si ergeva una costruzione simile ad un'enorme sfera di ferro, lucida e di colore argento brillante. La parte anteriore era ornata da un numero indefinibile di leve, piccole e grandi, e uno schermo dove apparivano dei numeri; quella posteriore, invece, traboccava di tasti e bottoni, tutti di varie forme, dimensioni e colori, con sopra ognuno le adeguate scritte. Ai lati c'erano delle specie di maniglie per porte, forse per accedere dentro quella bizzarra diavoleria.
Seccato dal silenzio e quindi dall'incomprensione dei suoi compagni, Brian incominciò la sua spiegazione, chiedendosi ancora che cosa ci stesse a fare lui in una banda di ignoranti del genere
- Ehm, ehm, John, Roger, Freddie... e, ovviamente, Catherine... - iniziò girandosi verso la ragazza, che lo ammirava con gli occhi che le brillavano. - Questa è la mia ultima invenzione. Davanti a voi non avete altro se non una vera e propria... macchina del tempo! -
A quelle ultime tre parole, i tre ragazzi ebbero differenti reazioni: John si voltò lentissimamente verso Brian come un automa e lo guardò con gli occhi spalancati, Freddie si grattò il mento, pensoso, e Roger aprì talmente tanto la bocca da far correre il rischio alla propria mascella di finire sul pavimento.
- Guardate, vi mostro come funziona! - esclamò tutto eccitato dirigendosi verso la macchina. - Questo serve ad indicare dove sei, questo ad indicare dove vai e questo ad indicare dov'eri... e poi ci sono i tasti per comporre le date... e questo... e questo... -
Parlava molto velocemente ed era difficile seguirlo. La verità era che pareva incredibile persino a lui, che gli fosse riuscita quella strana invenzione.
Catherine continuava ad osservarlo gesticolare e blaterare a manetta e sembrava l'unica a capirlo veramente. Ma a lei cosa serviva ascoltarlo? Aveva seguito insieme al suo dottore tutti i progetti per quella macchina, sin dai primi banali schizzi su carta fino alla realizzazione finale, tutte quelle spiegazioni erano inutili alle sue orecchie.
Aveva sempre stimato all'infinito Brian e trovava estremamente fantasioso quel suo modo di parlare a raffica, ma sensatamente, mentre muoveva le mani in una maniera impossibile da fermare.
Ad un certo punto, Freddie esclamò:
- E se provassimo a farla funzionare? -
Sia Brian che Catherine impallidirono di colpo.
- Ma... non abbiamo assolutamente idea di quali effetti potrà provocare... - balbettò la ragazza, guardando allarmata il suo dottore. Le era sorto improvvisamente un dubbio sulle conseguenze di quel marchingegno.
Il chitarrista le rivolse uno sguardo tranquillizzante.
- Un'invenzione non si può chiamare tale, se prima non viene sperimentata. -
Catherine non sapeva neanche quante volte si era sentita ripetere quella frase da Brian. Doveva essere la sua favorita, quella che usava come per rappresentare una specie di filosofia di vita.
La ragazza annuì infine, mentre il suo dottore si rivolgeva verso la macchina e chiedeva:
- In che periodo possiamo andare? -
- Futuro! - fece John, elettrizzato.
- Passato... - affermò Freddie sognante.
- Scelta ardua... ma il passato è già stato vissuto da tutti. Quindi propongo futuro! -
Il viso di Freddie accennò ad un lieve broncio, ma non si perse d'animo, quell'invenzione lo caricava di adrenalina.
- E se andassimo avanti di, che so... trentacinque anni? - propose la ragazza.
- Ci sto! Ottima idea, Catherine! -
Lei assunse un'aria da superiore, fiera del suo successo.
- Ecco. 27 ottobre 2010, la data del nostro possibile arrivo, non un giorno di più né uno di meno. Ah, prima di partire, vi devo dare uno strumento che ci sarà utile per quando saremo nel futuro. -
Brian prese degli oggetti non identificati dalla sua scrivania piena di cianfrusaglie tecnologiche e ne distribuì uno per ciascun membro dei Queen.
- Questi sono i vostri orologi temporali. Se ricevete una chiamata, basta che schiacciate la rotellina che si usa per regolare le lancette, come un pulsante. -
- Ah, ecco perché non lo trovavo più! - esclamò Roger, sistemandoselo al polso. - E a cosa servirebbero? -
- Ovviamente, per comunicare tra noi quando saremo nel futuro, nel caso ci trovassimo in luoghi diversi. Noi non sappiamo quali saranno i mezzi di comunicazione tra trentacinque anni, perciò ho pensato che è sempre meglio avere una precauzione, no? -
- Certo, il genio sei tu... - sghignazzò Freddie.
John chiese:
- Ma... andremo tutti, nel futuro? -
Lo scienziato si bloccò di colpo. Esitò qualche secondo prima di rispondere.
- Beh, in effetti... qualcuno, purtroppo, dovrà restare nel nostro tempo, per fare azionare la macchina in caso di difficoltà. - disse dispiaciuto, facendo girare tutti verso di lui. - Chi si offrirebbe volontario? -
Per qualche minuto tutti rimasero in silenzio. Ovviamente tutti i presenti in quel seminterrato morivano dalla voglia di viaggiare nel tempo, ma qualcuno doveva pur restare, se no sarebbero rimasti per sempre in un'altra dimensione, completamente sconosciuta ai loro occhi!
- Io. - mormorò ad un certo punto una voce.
- Catherine?! - urlò quasi Brian.
- Certo. D'altronde, lei mi ha insegnato praticamente tutto su come manovrare questo ferrovecchio! - disse decisa dando dei colpetti alla macchina e ignorando dei rumori metallici provenire dal suo interno.
Brian le si avvicinò.
- Sei sicura? - le sussurrò guardandola negli occhi.
- Ma certo, doc! Non si preoccupi, me la cavo! - rispose Catherine dandogli un leggero pugno su una spalla e mascherando l'emozione con la sua solita spavalderia.
- Bene, allora possiamo partire! - annunciò infine Brian.
- Oh, che bello! Ma dove è finito Roger? -
La domanda di Freddie era più che adeguata. Infatti il batterista era sparito. Incominciarono a chiamarlo.
- Roger! -
- Roger, dove sei? -
- Vieni fuori! -
Ad un certo punto sentirono la sua voce, soffocata, quasi metallizzata.
- Hey! A cosa serve questo tasto? -
Subito dopo sentirono un rumore fortissimo di ventole che giravano, che andava ad aumentare sempre di più. Si girarono tutti verso la macchina e videro che tremava e intorno ad essa brillava un leggero bagliore argenteo, quasi fosse stata un'aura.
- Roger! No! -



Fat bottomed girls made the rockin' world go round!
Hola!
Yeah, lo so, dovrei come minimo uccidermi per iniziare una nuova long senza aver completato quell'altra. Mi dispiace, ragazze >.< ho quasi finito il capitolo, prima o poi lo posto!
Comunque. I Queen mi hanno dato talmente tanto alla testa da iniziarmi a scrivere (una sorta xD) di storia fantascientifica. Spero solo che Asimov non si stia rivoltando nella tomba o__o
Chissà dove è finito il Roger...
Sappiate una cosa: i Queen non mi appartengono e gli altri personaggi sono frutto della mia immaginazione. Il titolo proviene da Machines (Or Back To Humans).
Beh, che dire, spero vi piaccia!
See you,
Midori

P.S.: CAAAAATH, VIENI FUORIIII! ;) 

   
 
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