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Autore: lillyre    19/07/2006    4 recensioni
Prima che tutto finisca, prima che il cerchio si chiuda...che cosa è accaduto al giovane stregone nero? Un finale alternativo in un mondo racchiuso nelle anime dei protagonisti
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora…diciamo che io ci ho provato

Allora…diciamo che io ci ho provato. Quando ho scritto questa one shot non avevo ancora visto l’ultima puntata della serie e ho pensato di concluderla a modo mio. ^__^ Forse sono stata un po’ presuntosa, perdonatemi XD

Questa, però, è una fan fiction un po’ particolare.

Non troverete nomi ( e forse questo può suscitare un po’ di difficoltà…) scusatemi, ma le evocazioni date dalle perifrasi mi hanno sempre affascinata e alla fine ne è uscita questo. Se conoscete Orphen e i suoi amici non credo che avrete difficoltà a riconoscerli ^_^ Spero vi piaccia! E perdonate gli errori :P!

Ecco a voi…..

La Fine del Viaggio

La Bestia era lì. Trafitta. Il colpo dello stregone era arrivato in fondo. E dal cuore aperto continuavano a zampillare fiotti di linfa azzurra.

Sangue sacrificale.

Il sangue del Maestro.

La Bestia si mosse appena e, tra il dolore pulsante e il pulsare della ferita, rivolse gli occhi chiari su quello che era stato il suo corpo…quando ancora era un essere umano. Però, quel corpo, l’aveva donato alla persona che aveva compreso aver più cara.

Chiuse gli occhi. Il dolore passava, sembrava fluire con il sangue fuori dalle sue membra. Ora il suo unico rimpianto era di non essere riuscito a liberarla con le sue mani. Ma lei aveva trovato il modo e il suo allievo, si, quel ragazzo ribelle dotato di enorme talento, si sarebbe preso cura di lei.

Addio.

Il giovane Stregone voltò lo sguardo verso il corpo del suo Maestro. Quel corpo dove c’era lei: madre, sorella, donna. Aveva rappresentato tutto per lui. Quel fantasma che ora abitava il cuore del Maestro.

Ma lei non lo amava come avrebbe voluto facesse.

Tuttavia…

Tuttavia non si sentiva ferito, voleva solo dare al suo Maestro e a lei l’opportunità di essere felici.

Non poteva permetterlo.

Volse deciso lo sguardo castano sulla Bestia. Poteva vederla. Quella vita che si stava spegnendo rapidamente.

La Spada, la Gemma, l’Armilla riuniti in un’unica essenza l’avevano distrutto. Avevano distrutto il suo Maestro.

Lo Stregone strinse i denti in un ringhio.

Non poteva permetterlo.

Mosse un piede avanti. E poi un altro.

Non poteva permetterlo.

Loro sarebbero stati felici.

“Lo giuro”.

- No – sussurrò la ragazza dai biondi capelli di seta. Gli occhi azzurri, tristi, limpidi, irrorati dalle lacrime lo sapevano.

Non sarebbe tornato.

Qualsiasi cosa fosse successa non sarebbe tornato da lei. Perché…

- Signor maestro! – gridò spaventato il ragazzino dai capelli color paglia, mentre ancora sorreggeva il giovane ferito.

Lo Stregone si volse verso il suo unico, brillante allievo.

Sorrise e alzò un pollice in aria.

Incontrò poi gli occhi dorati del suo miglior amico; quel ragazzo con il volto coperto di efelidi e coi capelli di fuoco. Sapeva di avere la sua approvazione. L’aveva sempre avuta. Anche quando , da bambini, andavano a rubare i libri in biblioteca. Le loro favole preferite.

Anche lui sarebbe diventato una fiaba? Un semplice racconto perduto nei meandri della memoria di quanti l’avevano conosciuto?

Allora incontrò uno sguardo azzurro, triste, limpido, irrorato di lacrime.

Ma la ragazza sorrideva.

- Non farti troppo male o chi li sentirà i tuoi lamenti! -

- Io non mi sono mai lamentato! – le sorrise di rimando. Però…sentire di dover lasciarli tutti…cos’era quel dolore? Rendere felice quella donna non era forse ciò che desiderava maggiormente?

- Cos’hai intenzione di fare ora? – gli chiese lei con la voce calda del Maestro.

- Ridarti il sorriso – disse solo lo Stregone, le labbra incurvate in un ghigno sicuro mentre continuava ad avanzare verso la Bestia.

E verso la Spada.

Era uno scambio quello che aveva in mente, un semplice scambio, nulla più.

Sorrise e allungò la mano.

Il Drago sull’elsa ruggì maestoso e avvolse il giovane nella sua luce cremisi.

Aveva cominciato a prendere la sua vita.

La ragazza dai biondi capelli di seta si sentì persa. Quella visione era più terribile di tutto ciò che aveva visto nei suoi incubi notturni.

E diurni.

La fiamma rossa dell’Antica Magia stava consumando lentamente lo Stregone, avvolgendolo nelle spire del Drago risorto. Il ghigno malefico di quella creatura le spezzò il cuore in mille frantumi acuminati che le straziarono l’anima.

Perché?Perché lo aveva seguito? Non avrebbe potuto rimanere nella sua bella casa, con sua madre, sua sorella…? Cosa si era aspettata?

Non quel dolore.

Assolutamente.

E all’improvvisò capì.

Era così semplice che cominciò a ridere e piangere insieme. Sapeva cosa lui voleva fare….e sapeva cosa lei doveva dare. Si slanciò in avanti oltrepassando sicura l’allievo e il giovane dai capelli di fiamma.

- Ma dove…?- cominciò il ragazzo biondo con aria accigliata – cos’hai intenzione di fare? – chiese preoccupato alla ragazza ormai troppo lontana per sentirlo. Era vicina a quella fiamma cremisi che era diventato il suo maestro.

- Una partizione…?- sussurrò il giovane stregone ferito al suo fianco, gli occhi fissi in avanti.

- Partizione? – ripeté l’allievo. Poi il suo cuore diede in un guizzo.

Aveva seguito quell’uomo, il suo maestro, fin lì, fino al Giorno della Fine e di un Nuovo Inizio. Che doveva esserci. Con lui.

Perché aveva ancora molto da imparare.

Perché stava diventando un uomo.

Ed era merito del suo maestro.

Rivolse uno sguardo deciso al giovane dai capelli rossi, l’amico più caro del suo maestro, l’unico che aveva voluto proteggerlo.

Il giovane gli sorrise di rimando, annuendo. Non avrebbe voluto perdere il suo migliore amico per nulla al mondo. Non ora che l’aveva ritrovato. E non poteva abbandonare il loro Maestro. L’uomo che li aveva salvati. Tutti.

Si raddrizzò e con l’aiuto del ragazzo biondo arrivò alle fiamme.

Lì c’era anche la ragazza dai capelli di seta.

Si sorrisero.

Poi i tre giovani stesero le mani ad afferrare l’elsa della Spada e il Dolore serpeggiò lungo le loro membra, ribollendo nel loro sangue.

“ Cosa avete intenzione di fare?” chiese lo Stregone alle tre anime che si erano aggiunte alla sua “andatevene o morirete! Qui basto solo io!”

“Sempre il solito esibizionista!” sbuffò l’ombra del suo amico.

“Non avrete intenzione di fare un’esperienza del genere senza la mia assistenza, signor maestro!” sorrise il suo allievo.

“ Ti ho seguito fin qui e non ho intenzione di andarmene senza i dovuti ringraziamenti!” disse l’ombra della ragazza “ se c’è bisogno di un’anima noi ne offriamo quattro! Questa bestiaccia dovrebbe essere contenta!”

“Zitta! Brutta stupida! Non ho bisogno di voi!”

“ Ma noi si”

L’ombra del giovane Stregone si fissò per un istante sul viso dallo sguardo serio della ragazza.

“ Quindi fa’ silenzio e lasciati aiutare!” disse solamente lei senza ricambiare il suo sguardo, ma fissando attenta avanti a se “Sono stufa di sentirti fare l’eroe!”

“Concordo pienamente!” sorrise il suo amico.

“Neanch’io posso dirmi contrario, signor maestro!” assentì il suo allievo.

Lo Stregone li fissò un attimo uno ad uno.

“Stupidi” sussurrò poi a se stesso mentre un sorriso gli increspava le labbra e una lacrima gli inumidiva le ciglia “Non vi permetterò di morire!” aggiunse poi più deciso.

“ E ci mancherebbe altro!” strillò la ragazza “impegnati a salvarci. Tutti”

Lo Stregone sorrise deciso.

“Non preoccuparti. Devo farvi una bella ramanzina quando usciamo di qui!”

Poi, dalle sue labbra sgorgarono parole in un idioma arcano e oscuro, il più antico che quei luoghi avessero sentito.

E le quattro anime si unirono formando una nuova vita.

La strega nel corpo dell’uomo che amava si sentì sussultare. Era accaduto tutto per un suo errore, tutto perché non era riuscita a comprendere i sentimenti del suo Maestro. Ma mai avrebbe pensato che quel bambino (oh! era diventato proprio un bel giovane ora!), quel ragazzo che aveva sempre considerato come un fratello si fosse innamorato di lei. Scosse la testa.

Questo era quello che lui credeva, ma lei non ne era troppo convinta.

Eppure tanti, troppi stavano soffrendo…nello stesso modo in cui lei stessa aveva sofferto. Che cosa aveva fatto?

Ferita nel suo orgoglio di donna si era aggrappata a quello di strega e aveva deciso di scalare i vertici della Scuola, la Torre. Però… a cosa era arrivata? Aveva ucciso per giungere a quella posizione, aveva sacrificato il suo stesso corpo e tutto ciò che aveva per quella insana follia.

Follia.

Rise.

Avrebbe lasciato morire anche suo fratello? Il suo unico amico? Avrebbe sacrificato l’ultimo brandello della sua vita passata? Avrebbe avuto quel coraggio?

E gli altri? Chi erano quelle altre persone? Cosa doveva loro? Cosa avrebbe fatto? Loro erano gli unici a conoscere la sua vera identità.

Gli unici.

Emise un lungo sospiro.

Poi si avvolse nel lungo mantello d’ebano e volse le spalle alle fiamme alzando il volto verso un’alta costruzione.

La sua Scuola.

Lo Stregone strinse i denti e avvertì più vicine le anime di tutti gli altri. Lì, nel luogo della Vita e della Morte assoluti non c’era nulla che lo distinguesse dagli altri…eppure…li avvertiva, diversi, accanto a lui.

Dentro di sé.

E lì non si poteva mentire.

Di fronte allo Specchio dell’Anima il giovane Stregone fu invaso dai sentimenti, dai sogni, dall’essenza dei suoi amici. E sapeva che anche gli altri avvertivano la sua stessa sensazione.

Stima, Rabbia, Dolore, Frustrazione, Gioia, Trepidazione, Amicizia…Amore.

Si sentì un attimo uno stupido e se avesse avuto anche il suo corpo in quel luogo sarebbe arrossito. Ma quella era una cosa che avrebbe sistemato a tempo debito. Ora l’Evocazione era terminata e il Drago era comparso.

Avrebbe accettato ciò che gli stavano chiedendo?

Avrebbe preso tante, piccole porzioni di anime differenti in cambio di una sola, un’unica, preziosa vita?

Il Drago emise un debole sbuffo di fumo dalle grandi narici sul muso incartapecorito e mosse le labbra d’ombra.

Parlò. E chiese.

Cosa volevano? Ciò era stato il frutto della negligenza, dell’ambizione e dell’aberrazione degli uomini. L’Antica Magia non era la consolazione degli stolti.

“Ti prego, ti prego, aiutaci!” dissero quattro anime piangenti, ricolme di speranza e abnegazione, d’amicizia e d’amore.

Le labbra evanescenti del drago fremettero. Cos’era? che cos’era quello?

“Amore” risposero.

Splendente, oh si, si, accecante come l’Astro del Cielo. Gli uomini erano ancora capaci di tali sentimenti, di questa gioia immensa che a loro, stirpe superiore, era stata per sempre preclusa?

“Perché?” chiese una sola anima.

Il Drago si voltò e fissò i quattro in uno per distinguere chi avesse parlato.

Era chiara.

Una donna.

Il Drago rise.

“ Perché ridi?!” fece dispiaciuta la voce della ragazza “pensi che sia stupido chiedere la ragione per la quale a voi è impedito qualsiasi sentimento?”

Donna. Il Drago rispose. Tu prima degli altri ne puoi capire la degenerazione…tu che ne sei ferita. E sanguini.

L’anima tacque per un istante.

“E’ vero. Però io mi sento ricolma.”

Ricolma?

“L’Amore, l’Amicizia, anche se traditi, riempiono la mia anima e ne accrescono le potenzialità comprensive”

Non è stato così per quell’altra donna.

“ Non è stato così per lei perché si è sentita sola. E perduta.”

L’anima tacque di nuovo. Un’altra ombra, delle quattro, era agitata. E confusa.

Lasciala parlare. Gli disse il Drago. L’anima inquieta si placò.

“Quella donna…quella donna” esitò la ragazza ora dalla forma vivida di fronte al Drago “ si è sentita persa in un mondo dove non trovava appigli e l’unico che lei considerava tale pareva averla tradita” si fermò “ però…però non seppe riconoscere l’esistenza di un’altra persona…era solo un bambino…è un uomo…che l’ama veramente”

“Basta…ti prego…” singhiozzò la voce di un giovane alle spalle della ragazza. Anche lui, ora, visibile.

Si è dimenticata di te. Non ha avuto fiducia in te. Disse il Drago.

“ No…”

Ti ha tradito. Ha condannato se stessa. Continuò il Drago.

“No!”

Ha ucciso…Ti ha sacrificato. Finì il Drago.

“NO!!”

E tu l’ami ancora? Chiese il Drago.

“ E’ tutto ciò che ho…”

Il giovane abbassò il volto e pianse. Era solo un bambino. Un bambino chiuso in una stanza buia. Costruita da lui stesso.

“Ti prego!” sussurrò la ragazza “ non continuare! Non farlo più soffrire…”

“ Maestro!” gridò la voce di un ragazzino.

“ Fatti forza!” disse la voce di un secondo uomo.

Egoista.

Le quattro anime alzarono il volto sul Drago. Stava ridendo.

Egoista.

Il giovane Stregone con il viso rigato di lacrime spalancò gli occhi. Si trattava di lui; il Drago stava parlando di lui.

Sei qui per quella donna…o per te stesso?

“C…cosa?-

Tu non accetti l’eventualità di perdere l’unica persona che ti è stata affianco sin da bambino; tutto ciò che tu puoi chiamare famiglia. Non accetti il fatto che lei abbia intrapreso per sua scelta una strada diversa per la sua vita, lontana dalla tua. Non accetti il fatto di essere solo. Vivendo nella certezza di salvarla hai illuso te stesso giungendo fin qui, spinto però unicamente dal tuo egoismo. Dalle tue paure. Non dal tuo amore. Perché quello vero non sei ancora in grado di riconoscerlo.

Ma i tuoi amici…loro sono stati spinti dai sentimenti che li legano a te e dalla stima che nutrono nei confronti dell’uomo che ospitava il mio corpo.

“No…io…”

Il Drago sbuffò continuando a sorridere.

Bambino. Puro . Semplice. Inconsapevole. Confuso. Ecco cosa sei. Non te ne accorgi? Non sei solo.

Il giovane Stregone abbassò il volto e fissò le sue mani evanescenti.

“ Che devo fare?”

Accettare.

Disse solo l’Antico Drago prima di cominciare a svanire.

Esseri umani. Fragili. Delicati. Affascinanti.

Ma noi Antichi Spiriti non possiamo essere confusi come voi dai sentimenti. Noi deteniamo la Verità, quella frammentata nelle anime, ognuna differente dall’altra, ognuna reale. Noi ne vediamo l’unità e la bellezza.

Oggi, voi, mortali, avete avuto un privilegio che non si ripeterà in futuro. Un momento di tale Verità, un attimo del nostro spirito. E per questo siate consapevoli di voi stessi.

Le quattro anime furono spinte indietro. Ma si tennero per mano per non perdersi.

E gli occhi del giovane Stregone si inumidirono ancora una volta quando comprese ciò che aveva rifiutato di vedere:la vita che aveva voluto salvare, la felicità che aveva voluto preservare…era soltanto la sua. Allora strinse più forte le mani della ragazza e del suo allievo che gli erano al fianco.

- Beh?cos’hai intenzione di fare ora? – chiese un giovane dai capelli rossi allo Stregone accanto a lui. Un sole sanguigno tramontava oltre le creste montuose ad Ovest e proiettava lunghe ombre sulla pietra tombale accanto a loro.

Sopra non vi era inciso alcun nome.

I due giovani osservarono la lapide in silenzio, lasciando scorrere gli occhi lungo le linee curve e convesse che ne disegnavano i contorni. Soffermandosi sul simbolo del Drago.

- Non lo so – sospirò infine lo Stregone voltando le spalle al cimitero e scendendo verso una radura più avanti, alle pendici delle Foresta – credo che sarò costretto a riportare quei due a casa loro!-

Il suo amico sorrise scuotendo la testa.

- E tu?- chiese lo Stregone – che farai?-

- Rimarrò qui – rispose il giovane con tranquillità – a differenza di te, io ritengo questa Scuola ancora come la mia casa. Non posso abbandonarla. E poi terrò d’occhio quella donna….cioè il Maestro…per entrambi-

Lo stregone abbassò il voltò e lo girò lievemente verso destra. Ma non si voltò indietro.

- Potrebbe combinare dei seri guai –

- Già. Spero allora di poter contare sul tuo aiuto –

- Ci puoi giurare! – disse solo lo Stregone allontanandosi, mentre agitava una mano in segno di saluto.

Senza mai voltarsi indietro.

La mattina era limpida e il cielo quanto di più terso si era mai visto. L’estate stava finendo. Una brezza fresca soffiò sui capelli castani di un giovane addormentato su di un prato.

- Hai finito di poltrire? – gli chiese la voce di una ragazza.

Il giovane si smosse, infastidito. Avrebbe volentieri continuato a dormire, ma la ragazza aveva ragione: aveva qualcosa da fare. Aprì gli occhi nocciola e li rivolse indietro, verso la ragazza che proiettava la sua ombra su di lui.

-Guarda che così vedo tutto – disse il ragazzo con un ghigno malizioso.

- Cosa!- esclamò la ragazza in imbarazzo affrettandosi a coprirsi con le mani – Brutto stupido pervertito! Come ti permetti!-

- Sei tu che mi sei venuta vicino – si stiracchiò il giovane con aria strafottente.- non è mica colpa mia!-

- Allora è vero! È sempre stato vero!- sbuffò la ragazza seguendolo su per il pendio – sei proprio un guardone!-

- Non sono un guardone, lo sai benissimo! – strillò il ragazzo con un ringhio – quella volta era una situazione particolare!-

-Guardone! Guardone!-

- Piantala! – sbuffò infine il giovane esasperato – non avrei mai guardato se quella roba non mi interessasse!-

Poi rimasero entrambi interdetti, fissandosi negli occhi.

- C…cosa?- chiese timidamente la ragazza con lo sguardo azzurro che si rifletteva in quello nocciola del giovane.

- Signor maestro! – urlò dall’altro capo della collina la voce dell’allievo – ma dov’eravate finito? Questa è l’ora della mia lezione! Ve ne siete dimenticato?-

-Arrivo, arrivo – rispose lo Stregone con un sospiro ficcandosi le mani in tasca.

- Andiamo?- chiese poi alla bionda ragazza dai lunghi capelli di seta. Il vento glieli scosse piano e il giovane la fissò per un attimo, negli occhi, immobile.

- Si- rispose piano la ragazza, con le guance accese. Poi afferrò la mano del ragazzo e lo trascinò con sé lungo il pendio verso il paese.

Il loro piccolo paese.

- Bene! Quando avete intenzion…ma che diavolo state facendo? – esclamò allibito il giovane Stregone vedendo che i suoi compagni, assieme al cucciolo di drago, stavano allegramente sguazzando nelle acque limpide di un piccolo stagno.

- Ah, sei qui! – disse allegra la bionda ragazza dai capelli di seta sorridendogli.

Il giovane arrossì suo malgrado e distolse lo sguardo, seccato.

- Venite, signor maestro! Quest’acqua è caldissima! – fece il suo allievo eccitato sollevando e agitando le mani.

- Piantatela di fare gli idioti! Dobbiamo ripartire…- un forte colpo lo raggiunse alla nuca e lo scaraventò gambe all’aria e faccia in acqua.

- Ma…che diavolo…? – disse infastidito, sputacchiando acqua tutt’intorno, fra le risate generali.

- Finalmente! Stupido Stregone dagli occhi a mandorla! Ho avuto la mia vendetta!- strillò un omino esagitato dai folti capelli scuri scompigliati e dalle sopracciglia cespugliose.

- Fratello…- piagnucolò un secondo omino , occhialuto e dall’aria più mite.

- Ancora voi! – ringhiò lo Stregone – questa è la volta buona che ve la faccio ricordare sul serio…-

Di nuovo un bel tuffo.

- Ma …ancora?!!- chiese per la seconda volta lo Stregone sputacchiando a stantuffo.

- Scusami – sghignazzò la ragazza – non avevo intenzione di farti lo sgambetto! –

- Cosa? – fece il giovane aggressivo – Ehi! Vieni qua! – sorrise mentre la spingeva in acqua.

- Ben fatto maestro! – disse il suo allievo concitato.

- Ma sta un po’ zitto tu! – sorrise lo Stregone spingendolo con un incantesimo in acqua.

- Forza fratello! Andiamo! – disse l’omino esagitato – oggi avremo la nostra rivincita! -

- Ma fratello…- osò l’altro senza riuscire a finire.

Su , nel Cielo stellato, un Drago li guardava benevolo.

Accanto a lui c’era un uomo, alto, dai lunghi capelli corvini e dai profondi occhi blu, immensamente dolci.

Il giovane Stregone alzò lo sguardo al Cielo nell’attimo stesso in cui quelle sagome sparivano. In tempo per scorgerle.

E sorridergli.

- Che fai lì imbambolato! – gli chiese la ragazza sorridente, gli abiti bagnati, i lunghi capelli umidi.

- Una trappola! – ghignò il giovane maligno, afferrandola e tentando di sollevarla per farle fare un bel tuffo. Ma la ragazza fu più veloce. Si slanciò in avanti e lo disorientò avvicinando le labbra alle sue, veloce, leggera.

E in quel momento lo avvertì:era un calore, dolcissimo.

Imbarazzato il giovane lasciò la presa sulla ragazza che fu libera.

- Stupido! Stupido! – gli disse lei sorridendo, correndo lontano.

- Scema! – gli strillò il giovane irritato.

- Ah! Allora è questo il tuo punto debole, maledetto! – disse la voce gracchiante dell’omino esagitato gettandoglisi sopra e tentando di baciarlo.

- ARGH!!!! Vattene! Che schifo!! -

- Forza ragazzi! Adesso!- esclamarono tutti gli altri avventandoglisi addosso, insieme.

- Piantatela! – rise il giovane mezzo affogato e completamente fradicio, ma enormemente, immensamente felice.

Con gli occhi e il cuore pronti ad accogliere una nuova vita.

  
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