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Autore: crimsontriforce    27/11/2011    3 recensioni
Una leonessa non molla la sua cucciola. Un animo ballerino può permettersi qualche uscita da primadonna in più senza destare stupore (forse, ma anche no). Lo sforzo non passa inosservato. Studio caratteriale genderbent davanti a un aperitivo.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Con una dedica grossa così a Shari, la mia Cabanela in quel di Lucca e... ever since, direi X3
Questa fanfic nasce da e omaggia i nostri cosplay genderbent di Cabanela e Jowd, ma nella sua forma finale è la mia visione dei due in versione femminile scissa da quelli che sono i nostri costumi. La versione di Shari è qui ed è uno sfizio unico! :3
È la prima volta che provo seriamente questo genere (Link non vale, lì il punto della fic era “non cambia un fico secco” e grazie tante...) e mi ci sono divertita molto, spero che si trasmetta a chi vorrà leggerla.
Due cose giusto per evitare confusioni inutili durante la lettura: il “baby” tipico di Cabanela mi sembra molto maschile (financo maschilista, è un termine che a me in genere non piace, non fosse che lui lo usa indistintamente per Lynne come per Sissel o Jowd), quindi ho tentato un equivalente. E il nome di Alma ha un significato, come tutti quelli dei personaggi di Ghost Trick, anzi due: è un gioco di parole su “Alma mater” e/o viene da... Armageddon. Quindi la versione maschile per me è Geddo!












Senza lasciare le loro mani



Eccola spuntare dal vicolo. Sette minuti di ritardo. La sua ombra l'aveva preceduta nel viale, dipingendo sul lastricato un grumo rialzato di ricci raro e raramente inguardabile. L'antiquata permanente all'insù invecchiava di un decennio la faccia robusta e liscia della donna, rivelando tutti gli anni che le rughe tardive faticavano a dimostrare. Raggiunse il marciapiede opposto e imitò un saluto militare, reclinando il capo con un sorriso.
L'amica la attendeva al tavolino del bar d'angolo da sette minuti e ventiquattro secondi, scomposta sulla sedia come ad aspettare gli scatti lusinghieri di un servizio fotografico (fuorché per la piccola batteria che aveva organizzato con piatti e posate da dolce). Sedeva avvolta in un trench vintage bianco smagliante che valorizzava la sua abbronzatura, a sua volta sottolineato dalla sobrietà degli accessori e dalle volute rosse dipinte dalla sciarpa aperta.
Era magnetica: sicura in tutto, catturava lo sguardo nell'attesa costante di vederla mettere un piede in fallo e cadere. Si trattava, in fondo, di una montatura, artificiale come il suo caschetto castano tagliato col righello, corto dietro, nuca scoperta, che richiedeva mezz'ora di lisciate ogni mattina. Restava un mistero la precisione delle ciocche bianche che le contornavano il viso: tinte per vezzo, probabilmente, ma non era da escludere che perfino la vecchiaia avesse fatto una concessione allo stile.
L'accrocchio di colori e movimenti netti che era la detective Cabanela, con le forme asciutte e ossute, i lineamenti severi del viso, la sicurezza marcata dei gesti, restava un pugno nell'occhio al circondario che non lasciava spazio all'indifferenza. A seconda dell'angolazione, la si sarebbe paragonata a un dipinto di Mirò, a una cantante da bar anni '30 senza la sigaretta in mano o a un ballerino gay.
Per contrasto (e sapeva fare altro che non fosse contrasto?), l'ex-detective Jowd non aveva ancora deciso se in vita sua voleva essere una colonna portante o non essere del tutto e per il momento ricopriva con competenza entrambi i ruoli. La sua figura riempiva la sedia con certezza giunonica, ma risultava statuaria al punto da essere vuota come un bronzo. Era vacua fuorché in un'occhiata fugace a ricercare la certezza dell'amica. Si stava perdendo. Lentamente, si stava perdendo.

“Lo smalto, darling.”
Rise e si guardò le unghie, verde acceso come il giaccone. “Cos'ha che non va?”
“Da dooove iniziare...” Allungò i gomiti sul tavolo, appoggiando il mento sulle dita incrociate e scrutandola dal basso in alto. “Forse da nessuna parte, visto come te la stai ridendo. Lo fai apposta, ammettilo.”
“E te ne accorgi dopo quanto, o paragone di intuito investigativo?”
“Da quando ti conosco, darling.”

“Quello che prendi tu”, fece cenno alla comparsa del cameriere.
“Per servirti, darling, ma se non ti piace dillo subito, non farmelo scoprire dopo due mesi, inteso?”
“Ah, ma così non ti divertiresti più.”
Cabanela ordinò due drink e sprofondò nella seggiolina, senza riuscire a mantenere il sorriso leggero adatto al tira e molla affettuoso delle loro battute. “Scusami se non sono arrivata in tempo all'udienza. Ho sentito che ve la siete cavata bene. Alla grande. Non ne dubitavo”, sottolineò con un arco del braccio, “la tua bambina è forte.”
“Scusa tu se non siamo venute alla tua promozione.”
Cabanela spinse indietro la sedia e si piegò in un inchino. “C'è seeempre tempo per la prossima!”
“Ogni tanto mi chiedo se ho fatto la scelta giusta.”
Rialzò la testa e squadrò Jowd di sottecchi. “A lasciarmi il campo libero? Pessima, pessima idea.”
“Sì, anche”, concesse mentre l'amica si rimetteva a sedere. “E a tutto il tempo che mi lascia a casa. Niente di meglio di giornate intere in cui potersi fermare a pensare.”
“Quella è la mia battuta, credo. In bocca a te è una sciocchezza, Kamila ha bisogno della sua mamma ora più che mai. Il processo non può toccarla, ho visto le carte, è tutta burocrazia. Tenete duro finché non ne sarete fuori, va bene?”
“E poi?”
“E poi avrò trovato il colpevole di questo pasticcio. Tranquilla, darling, con te fuori dai giooochi le mie piccole indagini extra non stanno destando sospetti.”
“Non darti pena.”
“Non dirlo nemmeno.”
“Non riporterà indietro Geddo. Né per lei, né per me. Davvero.”
“Lo so.” Cabanela agguantò l'aperitivo dal vassoio del cameriere e ci si barricò dietro, rigirando il calice fra le dita. “Non è quello che...”
“Pensa se tu passassi la carriera a ribaltare la città per scoprire che sono stata io. O se non ci fosse soluzione perché è una punizione per quel ragazzino... dèi, era innocente.”
“Smettila.” Le tremava la voce. Alla sicurezza incarnata tremava la voce. Era un inizio.
“Tutto torna.” Jowd alzò le spalle, ma non stava guardando negli occhi l'amica. Fissare un punto vuoto vicino al suo orecchio doveva essere più facile. “È il nostro fardello. Torna la notte, perché non può tornare nelle nostre vite? Va così.” Non sapeva quanto. Non che le avesse impedito di sposarsi poco dopo l'incidente, avere una bambina e continuare a mietere successi come madre in carriera, quel grande peso che citava.
“Paaarla per te.”

Ed eccole, puntuali come la morte (anzi, con lieve anticipo sulle tabelle, come la morte d'altronde), prendersi per mano come due scolarette. Era parte del rito. Jowd restava immobile e sorridente, composta sulla sua sedia; Cabanela offriva la mano come se la stesse invitando a un valzer e stringeva per essere certa che fosse davvero lì, lasciandosi andare a una smorfia di preoccupazione. Capitava a volte che si lasciasse sfuggire una melensaggine – deeetta per scherzo, beninteso, mai che si preoccupasse anche di come l'amica si dannava per lei. Biascicava di come fossero inarrestabili come prima, o di come avessero solo più libertà di azione ora che erano così smarcate, di come il colpevole sarebbe dovuto scappare fino ai confini della terra per farla franca, che poteva stare tranquilla, darling, perché Kamila la teneva stretta per mano e lei nell'altra e per Lynne se ne sarebbe dovuta far crescere una terza.
“Siamo sempre una squadra”, annuiva Jowd. E c'era quel fatto che poteva non risultare all'osservatore occasionale, un fatto che riluceva in tutta la sua ovvietà solo a chi l'avesse vista china sul corpo del marito, spezzata dallo scoprire di avere dei sentimenti solo mentre li stava perdendo e senza una guida per incanalarli. Comodo tenere la vita a distanza, detective. Ci si può riuscire perfino con se stessi, non con tutto. Il fatto era che, nonostante la passione nelle parole di Cabanela, chi ne aveva bisogno non era lei che le pronunciava. Quella atterrava sempre in piedi, avrebbe stretto i denti fino alla vita successiva se necessario, ma non si sarebbe arresa. Jowd, d'altra parte, aveva già iniziato a raccogliere i fili della miseria e a cucirseli addosso. Un tale osservatore informato e imparziale, dunque, non avrebbe esitato a indicare l'ordine degli obiettivi della vendetta karmica intuita dalla vecchia volpe. Era una semplice questione di massimizzazione della funzione obiettivo. Prima Lynne per fare terra bruciata, poi Cabanela togliendole la speranza di poter fare la differenza, infine Jowd stessa, con la consapevolezza di lasciare Kamila sola al mondo. Programmazione lineare base, davvero.

Nel mentre, per magia, un plico di documenti classificati aveva cambiato mani. Il passaggio era avvenuto con grande cura da borsa a borsa, al riparo da occhi indiscreti al di sopra del tavolino del bar. Al di sotto del tavolino del bar, acciambellato sul marciapiede vicino, un gatto nero non aveva perso un movimento dello scambio. Soffiò, orecchie indietro, e inarcò la schiena senza fretta. Zampettò di fianco al tavolo, increspando la tovaglia con la coda irta, e si mostrò ritroso prima di cedere ai richiami delle due donne.
Yomiel non poteva sentire le carezze dietro alle orecchie del corpo che aveva preso in prestito, ma si beò di quella superficie di serenità al punto da accennare delle fusa. Che continuassero a impegnarsi in quel loro far finta di nulla fatto di sorrisi finti e battute stentate. Che continuassero a farsi beffe di quello che aveva perso reggendosi l'una all'altra. Sarebbero crollate insieme.

























Spero che il pov ostile si sia sentito, almeno da metà storia in poi... e che risulti coerente con la chiusura. Descriverle 'contro' mi sembrava più divertente e creativo di sdilinquirmi in “Cabanela sei bella”, permetteva di dire cose che da sole forse non si sarebbero dette... e mi serviva una chiusura per quest'accozzaglia di chiacchiere che, di mio, avrei portato avanti per un Big Bang intero XD
E boh, alcune cose che ho provato a dire qui secondo me valgono anche per i personaggi originari (ma non avrei mai avuto il coraggio di dirgliele in faccia – grazie al what if, quindi, e grazie a pov!Yomiel per la licenza di insulto libero). Secondo me le uniche due cose che cambiano davvero sono che la loro amicizia sarebbe emotivamente più aperta, come spesso capita fra amiche, e che la sbroccata di Jowd alla morte del/la coniuge non porterebbe a una conseguenza cretina e miope come lasciare Kamila sostanzialmente orfana. Una madre dovrebbe rendersene conto. Almeno, mi dicono.
Poi l'headcanon detta che Jowd sbagli gli abbinamenti apposta per dare sui nervi a quell'altra che è sempre impeccabile XD Per il resto, esteticamente mi ricorda una professoressa di tedesco, come spesso capita a una certa categoria di personaggi femminili che scrivo (ciao Belgemine!). La mia vita è segnata dalle professoresse di tedesco, idek.
La femminilità di una Cabanela è stata un bel puzzle... perché sì, sicuramente sarebbe molto femminile imho, ma... ma. Molto femminile e molto maschile, forse, come d'altronde vedo anche l'originale ma me ne sono accorta solo dopo questo rimuginare. Poi da lì a riuscire a rendere l'idea ci passa il mare, ma l'impressione che mi sono fatta è questa.
   
 
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