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Autore: Lilith of The Thirsty    27/11/2011    1 recensioni
Seconda classificata al contest "New Character Contest"!
Una donna era appoggiata delicatamente su una Mercedes nera e scrutava le persone presenti senza particolare interesse; aveva un colorito pallido, un volto attraente e occhi ambrati mentre i suoi capelli ricci, di colore biondo, cadevano sinuosi oltre le spalle.
Un trillo fece sobbalzare alcune signore mentre la porta dell’edificio si apriva e lasciava uscire dei bambini esultanti che correvano a destra e a sinistra.
Tanya sorrise mentre si raddrizzava e scrutava tra la folla di gente per vedere chi le interessava.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2

 
“Che ore sono?” chiese Kate a Carmen con voce tesa e bassa.
“Credo siano le quattro e mezza del mattino… Vero Eleazar?”
Il suo compagno annuì fissando Tanya che camminava su e giù per il salotto dove tutti si erano riuniti.
“Magari questa notte non farà il solito incubo…” bisbigliò piano Garret stringendo a sé la sua simile, sperando di non sentire le urla della bimba.
“Lo sai che Ange è diversa, ha visto la morte con i suoi stessi occhi quando quell’aereo è precipitato nel nostro Stato. Tutti i passeggeri sono morti mentre lei è sopravvissuta rimanendo ore a vegliare la madre defunta, credo che in molti non avrebbero sopportato questo peso…” disse Kate fissando la sorella che non staccava gli occhi dalle scale.
“Forse è per questo che la realtà ha avuto un effetto traumatico sui suoi sogni, continua a ripetere lo stesso incubo da oltre sei settimane dopo l’incidente. Credo proprio che aver visto la morte di così tante persone l’abbia influenzata dandole una percezione più estesa nei suoi processi mentali non logici come sono i sogni… Altrimenti non vedo altra spiegazione…” disse Eleazar prendendo Carmen tra le sue braccia.
Il grande e antico orologio batté le quattro e mezza precise e il pianto di Ange risuonò per tutta l’abitazione della famiglia Denali. Immediatamente Tanya accorse nella stanza della piccolina che subito si accoccolò in braccio alla vampira singhiozzando convulsamente mentre l’immortale scendeva piano le scale cullandola.
Tutti i presenti videro arrivare quel fagottino tremante tra le braccia della loro simile e lo sentirono sussurrare poche ma chiare parole “Mamma, perché sei morta?”.
Carmen si prese il volto tra le mani in un gesto molto umano compatendo la povera piccina che continuava a non riposare in pace.
“Tanya perché la vuoi tenere a tutti i costi?” chiese all’improvviso Garret fissandola con curiosità.
La vampira non parlò, appoggiò delicatamente la bimba tra le braccia di Kate, si girò mostrando la schiena ai suoi simili e velocemente si scoprì la spalla destra.
Rimasero tutti pietrificati. Proprio sulla scapola destra, inciso nella pelle diafana, spiccava il simbolo nero di una luna piena sanguinante con disegni tribali tutt’intorno.
Senza scomporsi, Tanya si rivestì e si sedette in una poltrona della stanza riprendendo sua figlia che era sprofondata di nuovo in un sonno tranquillo.
“Per capire questo, devo raccontarvi la mia storia…” disse solennemente l’immortale fissando negli occhi sua sorella Kate che la guardava con un grande dolore negli occhi.
“Sono nata in Slovacchia molti secoli fa e successivamente con la mia famiglia ci siamo trasferiti in Russia dove mio padre cominciò a lavorare per una compagnia di traffici commerciali quando ancora io ero una bambina. Nel 1769 compii diciotto anni e risiedevo a Kodiak, un’isola situata nel golfo dell’Alaska. Mio padre vi si era trasferito dopo essere diventato il capo della compagnia commerciale russa Selikov, doveva tenere sotto controllo i traffici con le popolazioni del territorio e così mi aveva portato con sé. Mia madre era morta quando avevo solo cinque anni quindi non ho molti ricordi legati a lei, nonostante questo mio padre non mi fece mai mancare nulla.
Quell’inverno era particolarmente rigido e i commerci non erano andati come previsto, la cosa che preoccupava di più tutti noi era la scarsità delle provviste; mio padre aveva fatto richiesta di alcuni rifornimenti dalla Russia ma non avevamo ottenuto risposta e così non sapevamo che cosa fare.
Insieme a vari suoi collaboratori e altre persone che lo avevano seguito cominciò ad elaborare un piano alternativo per procurarci del cibo dato che nell’isola tutto scarseggiava.
Fu ad uno di quei colloqui che conobbi Vladimir, il braccio destro di mio padre, assomigliava molto ad Edward Cullen anche se aveva qualche anno in più, i capelli erano mossi e castani mentre gli occhi erano di uno straordinario color verde.
Era un ragazzo gentile e ben educato che spiccava su tutti gli altri per la sua bellezza e fedeltà e una sera mi confessò il suo amore davanti a tutti i presenti e io rimasi stupita e ammaliata da tanta sicurezza e determinazione.
Mi innamorai di lui e cominciammo a frequentarci con l’approvazione di mio padre, ero la persona più felice al mondo ma tutto questo non poteva durare in eterno.
Dopo varie sedute e riunioni alla fine trovammo una soluzione, ci saremmo trasferiti nell’entroterra tra le popolazioni dell’Alaska e lì avremmo procacciato ciò che ci serviva e così riuscimmo ad insediarci in uno spazio libero, non turbando l’equilibrio delle varie tribù che ancora popolavano quel territorio impervio.
La foresta più vicina per trovare nutrimento si trovava ai piedi del monte Denali e non rimaneva molto tempo prima che le scorte di cibo finissero.
Apprendemmo che nessuno si avventurava in quei boschi perché, secondo le leggende, vi abitavano mostri e demoni che lo controllavano; molti uomini che vi si erano addentrati non ne erano più usciti e le donne scomparivano insieme ad essi.
Purtroppo le tempeste di neve e l’asprezza della zona non ci concedevano la possibilità di muoverci per cercare altre aree di caccia e così, classificati quei racconti come mere superstizioni, mio padre si preparò per la spedizione.
Io, nel frattempo, continuavo a frequentare regolarmente il mio fidanzato e insieme decidemmo di sposarci dopo la spedizione che i nostri paesani avrebbero affrontato a breve; mio padre naturalmente scelse vari uomini e insieme al mio futuro sposo si avviò verso la foresta dei monti Denali.
Quella notte di luna piena non riuscii a chiudere occhio, continuavo ad avere incubi orribili e così presi la mia decisone e mi addentrai anch’io in quella foresta maledetta, come unica protezione avevo un vecchio fucile di mio padre, speravo che bastasse a difendermi da qualunque cosa fosse uscita da quelle piante terrificanti.
Avanzavo in fretta seguendo le impronte del gruppo e poi vidi ciò che non avrei mai osato immaginare.
La neve era tinta di rosso sangue, arti e interiora erano sparsi ovunque e non si distingueva più nulla. Mi coprii la bocca con le mani e cominciai a piangere di paura e dolore, mentre ero in quello stato sentii un gemito forte e con cautela mi avvicinai con il fucile puntato da dove proveniva quel suono. Dietro un grosso masso vidi Vladimir agonizzante, aveva perso la gamba sinistra e il sangue continuava a sgorgare dall’ampia ferita.
Con la mia sciarpa tentai di fermare la fuoriuscita di quel liquido rosso che mi bagnava quasi completamente, gli sussurrai di stare calmo mentre delirava in preda al terrore.
Finalmente vidi vicino al corpo del mio promesso sposo una pistola di segnalazione, sapevo che mio padre aveva preparato una squadra di emergenza che doveva intervenire a quel segnale.
Sparai il colpo senza riflettere e la luce rossa si propagò nel cielo notturno mentre aspettavo i soccorsi continuavo a tenere sveglio Vladimir, se si fosse addormentato sarebbe stata la fine per lui.
All’improvviso una forza immane mi trascinò via da quel corpo senza darmi il tempo di capire che cosa stava succedendo perché svenni immediatamente. Non ricordo molto di quello che mi fecero ma so che riuscii a scappare dalla prigione nella quale alcuni uomini mi avevano rinchiusa.
Vagai per parecchie ore nella foresta finché non persi conoscenza per il freddo. Al mio risveglio mi trovai dentro una casetta piccola e accogliente, vicino a me c’era un vassoio con molte vivande e un bel camino che riscaldava l’ambiente.
Una donna bellissima e pallida con gli occhi color ambra si avvicinò e si prese cura di me molto teneramente, si chiamava Sasha e fu colei che successivamente mi diede la vita.
Le raccontai tutto quello che mi era successo e lei mi ascoltò con pazienza e tenerezza, quando ebbi finito di narrarle la mia storia si mostrò alquanto preoccupata e fu allora che scoprii di essere stata marchiata dai licantropi.
Sasha mi spiegò che in quella foresta vivevano questi esseri mannari e che si cibavano principalmente di uomini e bambini, vivevano senza regole e nelle notti di luna piena si trasformavano in possenti lupi.
Nel narrarmi queste cose mi spiegò anche il marchio e il suo valore. I licantropi si riproducono tra loro e c’è il rischio che la razza non sia più pura perciò a date stabilite rapiscono le giovani più belle e pure del villaggio. Essi vogliono che le ragazze siano vergini e forti per dare vita alla loro progenie, non gli interessa se siano consenzienti o meno, l’importante è la riproduttività.
Quando le donne danno alla luce il cucciolo, gli uomini mannari le tengono in vita fino a quando soddisfano i loro piaceri e successivamente le uccidono.
Sasha mi disse che quel simbolo significava che mi avevano scelto per la riproduzione e che nulla avrebbe mai impedito a loro di scovarmi, era una sorta di traccia che avrei portato addosso per sempre così la supplicai di aiutarmi e lei acconsentì, mi disse che c’erano due modi per spezzare questo orribile condizione.
La prima soluzione era quella di giacere con un uomo e quindi di non essere più pura e perciò divenire intoccabile per i licantropi mentre la seconda era diventare come lei: una vampira. Appresi che quelli della sua razza erano nemici giurati dei lupi mannari e che quindi non potevano toccarmi se mi avesse trasformata. Sasha mi svelò così il suo segreto ma non ebbi paura di lei, le fui grata per tutto quello che stava facendo per me.
Le confessai che c’era un uomo che amavo e così partimmo immediatamente per il mio villaggio, mancavano solo cinque giorni alla luna piena e, secondo il rituale, i licantropi sarebbero venuti a prendermi molto presto.
Tornai segretamente nel mio accampamento e con l’appoggio di Sasha cercai di rintracciare Vladimir, pregando che non fosse morto, e con mia enorme sorpresa lo trovai vivo ma non era solo. Mentre lo osservavo da fuori la finestra della mia casa vidi una ragazza bionda e alta quanto me che gli si avvicinava e lo baciava.
Sentii la voce calda di Vladimir ripeterle che l’amava e che se non fosse stato per lei non sarebbe riuscito a sopravvivere in quella foresta.
Il mondo mi crollò addosso in un istante quando scoprii che il mio promesso sposo mi aveva scambiato per un’altra ragazza e che non aveva nemmeno provato a cercarmi perché mi dava già per morta insieme a tutto il villaggio.
Scappai via insieme a Sasha che mi riportò nel suo rifugio sul monte Denali e mi spiegò che probabilmente il mio fidanzato doveva aver pensato che a salvarlo fosse stata quella fanciulla e di conseguenza l’aveva fatta diventare sua moglie.
Quella stessa sera feci un incubo terribile ma mi chiarì molti punti che mi erano rimasti oscuri per via della confusione di cui ero stata preda quella mattina.
Mancavano solo quattro giorni al plenilunio e non sapendo cosa fare decisi di suicidarmi. Il dolore che provavo per la perdita del ragazzo che avevo salvato era insopportabile e la vita eterna non mi attirava se dovevo vivere nel rimpianto e nel tormento.
Quella stessa notte, mentre Sasha mi andava a prendere del cibo, mi recisi le vene e aspettai la morte con sollievo.
Fortunatamente mia madre adottiva tornò in tempo e riuscì a salvarmi donandomi l’immortalità e così mi svestii delle mie spoglie mortali e abbracciai la mia nuova vita dopo tre giorni.
Quando sorse la luna piena vidi arrivare vicino al rifugio di Sasha una ventina di lupi mannari, mi stavano reclamando ma, sfortunatamente per loro, ero già diventata una vampira e così non li rividi mai più.” concluse Tanya controllando che Ange dormisse serenamente tra le sue braccia per poi riprendere il discorso.
“Stanotte ho fatto un sogno assurdo: una ragazza viene trasformata in un cigno. Solo l'amore può spezzare l'incantesimo, ma il principe si invaghisce della ragazza sbagliata e lei si uccide.” bisbigliò teneramente la vampira del clan Denali citando la sua opera preferita: il Cigno Nero.
“Cominciai a vivere con Sasha e insieme salvammo molte vite dalla morte prendendoci cura degli umani, fu così che si aggiunsero a noi Kate e anche Irina.” ricominciò subito a narrare l’immortale “Purtroppo nostra madre adottiva aveva un fardello che si portava da secoli dentro il cuore e fu così che commise l’errore di creare una bambina immortale. Voleva avere a tutti i costi un figlio e quando le si presentò l’occasione non rifletté su ciò che stava facendo e per questa grave colpa morì per mano dei Volturi.”
“Ma allora perché ci tieni tanto a quella piccina?” insistette ancora Garret.
“Perché voglio dargli quello che mia madre non è riuscita a donarmi, non voglio vederla soffrire! Desidero che riesca a vivere serena perché nessuno merita tanta crudeltà nella vita, voglio farla crescere secondo le regole umane e darle la possibilità di vivere ancora. La rispetterò e quando sarà pronta per affrontare la verità gliela dirò perché so che non posso proteggerla in eterno. Voglio solo che viva un’esistenza serena almeno in questo luogo e con esseri come noi per dimostrare a nostra madre che l’amore può far funzionare anche un rapporto fra due creature diverse…”.
“Noi ti aiuteremo Tanya, tu non sarai mai sola!” esclamò sua sorella avvicinandosi per toccare la mano della sua simile.
Carmen ed Eleazar annuirono all’unisono mentre il silenzio tra quelle creature stringeva un patto di eterno amore per l’umanità.
Tanya riportò Ange nella sua stanza e le si sedette accanto, l’umana non aveva più una famiglia e aveva perso tutto proprio come era successo a lei. Quando quel giorno di luglio era andata alla centrale di polizia per parlare con Rey ( il comandante della caserma) di alcune questioni importanti aveva notato quella bambina; era rannicchiata in un angolo vicino ad una donna dalle forme abbondanti e molto gentile che tentava di farla parlare senza successo.
Quando gli occhi della vampira incrociarono quelli della piccola creatura umana ne furono stregati, l’azzurro puro e semplice come il cielo intrappolò le iridi ambrate di Tanya e fecero curvare le labbra fredde in un dolce sorriso.
Fu allora che la piccolina si alzò e corse verso di lei con una felicità immensa e le saltò in braccio urlando “mamma” e abbracciando calorosamente l’immortale.
Da allora Tanya non l’aveva più lasciata andare, non le importava cosa la gente pensasse o dicesse alle sue spalle, quella bambina l’aveva scelta fra tante persone con cui vivere.
Quando le era corsa incontro con quella tutina rossa le era sembrato un sogno che si realizzava, le era stata data una possibilità che non avrebbe sprecato: far crescere un piccolo bocciolo di rosa tra  mani fredde e morte.
Il futuro sembrava meno pauroso da quando Ange era entrata nella sua vita e avrebbe continuato ad esserlo perché la Morte non avrebbe permesso a nessuno di strappare a sé quella bellissima e perfetta rosa rossa.




Ringrazio di cuore  Beezy_Yuuki e LadyEloredane per avermi inserito nelle loro storie seguite!!!^^ Grazie di cuore alla mia amica Mary_97 che non manca mai e commenta le mie storie sempre!!! Grazie mille!!!!!^^
   
 
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