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Autore: Mia    20/07/2006    10 recensioni
"[...] Era solo, cosa alquanto strana: mai in passato gli era capitato di restare solo, anche perché lui stesso mai avrebbe voluto rimanere isolato, mentre ultimamente, sempre più spesso, gli capitava di ricercare la solitudine, lontano dai Bimbi Sperduti e dai loro giochi; lontano persino da Trilly.
Si allontanava spesso, di nascosto, per potersi rifugiare su di un albero e pensare. Sì, solo questo: pensare. [...]"
Genere: Romantico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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La caduta della Seconda Stella

Il ritorno di Peter

Capitolo Unico

 

Per la prima volta – non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato, poiché esso non esisteva sull'Isola Chenoncè – Peter si ritrovava a passare davanti alla Casa di Wendy.

Indugiava davanti ad essa.

La vegetazione era cresciuta fino quasi a coprirne l'ingresso, ma non era l'erba alta a spaventare il ragazzo ed a farlo esitare; era più che altro ciò che avrebbe trovato oltre il verde ostacolo a far tremare il suo cuore.

Non sapeva da quanto tempo Wendy, insieme ai suoi fratelli John e Michael, se ne fosse andata, ma Peter era rimasto lontano dalla Casa che era stata costruita apposta per la bambina, per il timore di sentirne la nostalgia.

Sì, la nostalgia della sua mamma e delle favole che raccontava mentre, seduta sulla sua sedia a dondolo, rammendava i vestiti che lui e gli altri Bimbi Sperduti avevano sgualcito.

Gli mancavano le favole di Wendy, ma erano solo le favole ciò di cui sentiva la mancanza…?

Il ragazzo, dopo incommensurabili attimi di indugio, si avvicinò di più alla Casa di Wendy, con lentezza e leggerezza, quasi temesse di poter dissacrare il terreno con i suoi passi.

Era solo, cosa alquanto strana: mai in passato gli era capitato di restare solo, anche perché lui stesso mai avrebbe voluto rimanere isolato, mentre ultimamente, sempre più spesso, gli capitava di ricercare la solitudine, lontano dai Bimbi Sperduti e dai loro giochi; lontano persino da Trilly.

Si allontanava spesso, di nascosto, per potersi rifugiare su di un albero e pensare. Sì, solo questo: pensare.

Ed a cosa pensava? A volte alla sua vera madre ed a Londra; ma gli capitava più spesso di pensare a Wendy ed allo scorrere del tempo.

Il tempo. Una parola dal significato misterioso, di cui Peter aveva provato gli effetti solo quelle rare volte che si era recato a Londra per vedere i suoi genitori o per insegnare la strada per l'Isola Chenoncè ai nuovi Bimbi Sperduti, ma di cui non conosceva veramente le conseguenze.

Vita, invecchiamento, morte: parole fumose per lui, quasi quanto il tempo.

E Wendy? Lei che aveva deciso di tornare, di vivere, invecchiare e morire, come aveva subito gli effetti del tempo? Esso l'aveva fatta dimenticare?

A questo pensava Peter quando si rifugiava in solitudine sugli alberi, ed a questo stava pensando adesso.

Si fece avanti fra l'erba alta, volando qualche centimetro sopra di essa per non spostarla, fino ad arrivare davanti alla porta.

Un altro ostacolo insormontabile.

Nonostante gli bastasse allungare la mano e spingere quella piccola tavola di legno per entrare, Peter non ci riusciva. Era immobile davanti alla soglia e la fissava.

Infine il ragazzo, dopo un'altra lunga esitazione, tese la mano verso la porta con l'intento di spingerla ed aprirla, ma questo suo movimento fu lento e lungo, quasi una forza lo attirasse lontano dall'uscio ed un'altra di opposta potenza lo costringesse ad avvicinarsi ad esso. Infine quest'ultima vinse e la mano del ragazzo entrò a contatto con il freddo legno, vi indugiò per un momento, e poi lo spinse, aprendo la porta della Casa di Wendy.

L'interno era buio, poiché le finestre erano oscurate dagli alberi e dall'alta vegetazione che era cresciuta intorno alla piccola abitazione. Inoltre uno spesso strato di polvere e ragnatele ricopriva ogni superficie.

Peter si fermò, osservando stupito ed a disagio tutto questo. Mai aveva visto una simile desolazione sull'Isola Chenoncè: tutto era sempre verde, bello e luminoso lì, mentre ora la Casa di Wendy era buia e tetra; sembrava quasi invecchiata…

Peter fu colpito nel profondo da questa sua stessa osservazione: che allora il tempo, in qualche modo, in qualche altra forma, esistesse anche sull'Isola Chenoncè?

Alla fine il ragazzo avanzò fluttuando a qualche centimetro da terra, sempre con l'idea di poter profanare il terreno su cui avesse posato i piedi. La polvere si sollevava leggermente al suo passaggio.

Tutto era rimasto come allora, nulla era cambiato. La sedia di Wendy era dove si trovava l'ultima volta, come tutto il resto della mobilia.

Troppo deluso da quella vista, Peter non si premurò più di avanzare sospeso a mezz'aria, ma toccò il suolo con i piedi, prendendo a camminare per la Casetta.

Perché Wendy se n'era andata? Perché?

Se lei fosse rimasta, ora la sua Casa sarebbe ancora animata come un tempo.

Se lei fosse rimasta, i Bimbi Sperduti non avrebbero avuto ragione di andarsene.

Se lei fosse rimasta, la sua lontananza non avrebbe suscitato in Peter quel senso di vuoto incolmabile.

Da qualche tempo si era accorto di essere cambiato, di non essere più lo stesso bambino di allora e si era reso conto che alcuni giochi non lo entusiasmavano più come una volta.

Spesso, quando volevano scherzare e prenderlo in giro, i Bimbi Sperduti dicevano che il loro Capo sembrava cresciuto, però Peter non lo prendeva come uno scherzo, ma anzi si arrabbiava moltissimo e per punirli li picchiava dolorosamente sulle nocche.

Quando però ripensava a questi suoi comportamenti, si rendeva conto, quasi con terrore, di quanto da adulto fossero, ed allora piangeva in solitudine, ripromettendosi di non comportarsi mai più come un grande e di non crescere mai. Ma nonostante tentasse in tutti i modi di riprendere il suo comportamento abitudinario, non ci riusciva, anche se faceva di tutto per convincere sé stesso e gli altri di non essere affatto cresciuto.

Il ragazzo si avvicinò alla sedia di Wendy e vi si lasciò cadere: essa scricchiolò e cominciò a dondolare con un dolce cigolio a cui Peter si abbandonò e, cosa che ormai faceva sempre più spesso, si lasciò trasportare dai pensieri, ed il suo pensiero ricorrente era Wendy.

Wendy; la dolce bambina con i capelli biondi che aveva fatto da mamma a lui ed ai Bimbi Sperduti non c'era più ed il ragazzo ne sentiva la mancanza. Era riuscito a resistere per un certo tempo – difficile dire quanto di preciso – senza di lei, ma ultimamente era diventata la sua ossessione: non faceva altro che pensare a lei, e proprio il suo pensiero aveva spinto Peter fino alla Casetta.

Ma esattamente cosa gli mancava?

Una mamma? Gli mancava veramente una mamma?

Se davvero Wendy voleva crescere, lui avrebbe potuto sempre trovare un'altra mamma da portare ai Bimbi Sperduti sull'Isola Chenoncè, ma qualche cosa dentro di lui gli diceva che un'altra mamma non sarebbe stata la stessa cosa.

Wendy era Wendy e nessun'altra avrebbe potuto sostituirla.

Abituato da sempre a pensare egoisticamente, Peter non si rese neppure conto di quanto diverso dal solito fosse questo suo pensiero; sempre egoistico, ma in modo diverso.

Non era più tanto il volere una determinata cosa per sé, ma sentire la differenza fra un oggetto di desiderio e l'altro. Un tempo probabilmente, per lui una mamma sarebbe valsa l'altra, ma ora Peter sentiva la differenza fra Wendy ed una qualsiasi altra mamma.

Nuovamente il pensiero del ragazzo si spostò da Wendy alla sua vera madre: non se la ricordava bene, ma aveva l'impressione che fosse diversa da Wendy. Non tanto per l'aspetto fisico – anche perché di quello Peter non ricordava quasi nulla – quanto invece per le sensazioni che l'una e l'altra suscitavano in lui.

Era sicuro che un tempo, nella sua immaginazione, esse non fossero molto diverse l'una dall'altra, mentre ultimamente Peter avvertiva una disuguaglianza profonda. Per la sua vera madre aveva cominciato a provare una certa indifferenza, o perfino rabbia per essersi dimenticata di lui: ben lungi i tempi in cui, pur sapendo pochissimo di sua madre, non perdeva occasione di nominarla allo scopo di vantarsi.

I sentimenti che invece provava per Wendy erano molto diversi: quello era un grande amore e lui lo sapeva, ma non era più sicuro che fosse l'amore di un figlio nei confronti della propria madre. Era un amore che lui percepiva diverso; non avrebbe saputo definirlo con altri aggettivi: solo "diverso".

Peter si chiedeva in che senso fosse diverso, senza però riuscire a darsi una risposta.

Forse – pensò infine – diverso perché, Wendy, aveva voglia di rivederla, mentre sua madre no.

Decise che questa risposta lo soddisfaceva e, tutto compiaciuto, si alzò dalla sedia, cominciando a fare capriole a mezz'aria, contento di aver trovato una soluzione, seppur parziale, al suo problema.

Ma la sua gioia durò ben poco. Presto fu di nuovo a terra, le mani piantate sui fianchi e un'espressione triste e perplessa al tempo stesso sul viso.

Perché questo? Perché aveva voglia di rivedere Wendy, mentre non aveva voglia di rivedere la sua mamma? Cosa aveva Wendy di diverso? Perché per lui era tanto importante?

Mai gli era capitato di farsi tante domande; una volta nulla era per lui così importante da poterci spendere su delle domande, mentre ora… Che fosse davvero cresciuto…?

Scacciò via questo pensiero con furia: lui non era cresciuto affatto!

Girò di scatto su sé stesso e si trovò davanti ad un piccolo tavolo di legno. Guardandolo qualcosa si mosse dentro di lui, lasciandolo senza fiato.

Lì, su quel tavolino, c'era il suo bacio; il bacio di Wendy.

Se n'era dimenticato, o aveva voluto dimenticare che fosse lì.

E Wendy aveva ancora il suo bacio? Oppure ne aveva ricevuti così tanti da altre persone che aveva perso il suo?

Questo pensiero gli fece male, ma, sebbene le lacrime volessero sgorgare dai suoi occhi, le ricacciò indietro.

Da qualche tempo aveva cominciato a pensare che fosse sciocco versare lacrime per nulla.

Infine, dopo aver cercato nuovamente di dare una risposta alle sue domande, Peter sollevò la testa: un sorriso risplendeva sul suo volto.

C'era un solo modo per darsi una risposta: tornare a Londra, da Wendy. Era sicuro che la sua finestra non sarebbe stata chiusa.

Così, uscì dalla Casa di Wendy per volare verso Londra, dove si trovava la vera casa di Wendy.

 

***

Seduta al tavolo della cucina del numero 14, avvolta in un mantello pesante per scaldarsi, si trovava una donna dai lunghi capelli biondi raccolti sopra la testa.

Il freddo era così intenso che ella, per provare un po' di tepore, oltre a stringersi il più possibile nel mantello, sorseggiava un bicchiere di vino davanti al fuoco; nel frattempo tentava di richiamare alla mente antichi ricordi.

Aveva appena raccontato a sua figlia la storia di Peter Pan, ma come ogni volta, l'aveva narrata con nel cuore il sospetto che quel bambino dal volto allegro, paffutello e lentigginoso, dagli scompigliati capelli rossi non fosse solo una favola, ma quasi un ricordo.

Cercando di scacciare questo assurdo pensiero, finì di bere e, avvoltasi meglio nel suo mantello, salì le scale con l'intenzione di andare a dormire.

Giunta sul pianerottolo, passò davanti alla camera di sua figlia Jane e decise di entrare a controllare che stesse dormendo.

La bambina era nel suo letto, ben avvolta nelle coperte: pareva fosse addormentata.

La donna si avvicinò al letto della figlia e controllò che stesse veramente dormendo.

Era sul punto di uscire dalla stanza, quando una folata d'aria fredda la fece rabbrividire e la costrinse a girarsi.

Jane e quella sua mania di lasciare la finestra spalancata nella vana speranza che arrivasse Peter Pan!

La signora bionda si diresse verso di essa e fece per chiuderla, ma qualcosa la trattenne. Invece di accostare le ante, si appoggiò con i gomiti al davanzale e si mise a contemplare la Londra notturna. Alzò poi lo sguardo verso il cielo e le stelle e rimase a lungo affacciata alla finestra per osservarle, come quando era bambina.

Improvvisamente, guardando in alto, le parve di vedere in lontananza una strana sagoma, incredibilmente somigliante a quella di un ragazzo, che si avvicinava alla sua finestra.

Il suo primo istinto sarebbe stato quello di chiuderla, ma qualcosa dentro di lei la fece ritrarre senza serrarla.

Poco dopo un ragazzo entrò volando.

Sembrava avere circa tredici anni; era abbastanza alto, slanciato, con folti e scompigliati capelli rossi.

La donna era sicurissima di conoscerlo e, senza aver neanche capito esattamente dove e quando lo avesse già visto, sorrise.

 

***

Lui era lì, le mani sui fianchi, che osservava con aria incredula la donna che gli stava davanti e che gli sorrideva.

Non era la mamma di Wendy. Ma allora chi era?

La donna aveva finalmente capito chi fosse il ragazzo davanti a lei e faticava a credere ai suoi occhi; sorrideva soltanto, senza riuscire a parlare. Rivedere quel volto dopo tanto tempo era stato come guardare una vecchia fotografia dai contorni sbiaditi.

Fu lei a rompere il silenzio, dato che il ragazzo sembrava deluso e quasi intimorito: -Peter? Sei proprio tu?-

Sempre più atterrito dopo aver visto che quella donna conosceva il suo nome, Peter fece un passo indietro e domandò: -Chi sei tu?-

-Sono io, Peter: Wendy.-

La donna vide chiaramente l'orrore negli occhi di Peter e non poté fare a meno di sospirare stancamente, guardandolo con tristezza.

Il ragazzo non poteva crederci: quella non poteva essere davvero Wendy, la stessa Wendy che gli aveva raccontato storie e che aveva rammendato i calzini a lui ed ai Bimbi Sperduti.

Non era la bambina piccola e dolce che gli aveva cucito ai piedi la sua ombra, ma un'adulta che lo guardava con occhi diversi rispetto a come lo guardava la sua Wendy.

No, non poteva essere lei.

-Sono molto cambiata, Peter: è normale che tu non mi riconosca…- sospirò, con espressione sempre più triste.

-Non è vero: tu non sei Wendy.- esclamò il ragazzo, con ira.

Le sue parole erano ridondanti di rabbia e di frustrazione: non poteva essere vero; la sua Wendy non poteva essere davvero cresciuta!

-Peter ascoltami: non sono più una bambina; ora sono cresciuta…-

-No!- la interruppe il ragazzo, sempre più adirato, con le lacrime agli occhi, che però si rifiutavano di sgorgare.

Wendy tacque, guardando intensamente Peter.

Nonostante tutto, anche lui era cambiato; lei si ricordava un bambino presuntuoso e giocoso, molto diverso da colui che aveva davanti ora. Era diventato molto più alto ed aveva l'aria di un bel ragazzo sui tredici anni, con fianchi snelli ed il volto di forma affusolata. Le numerose lentiggini che aveva un tempo erano notevolmente diminuite, lasciando dietro di loro solo un’ombra nei pressi del naso: un grazioso naso all'insù. Solo i suoi capelli rossi e disordinati erano sempre gli stessi, sebbene fossero più lunghi.

Quando ebbe finito di osservarlo, Wendy abbassò lo sguardo.

Quanto lo aveva aspettato; quanto aveva desiderato che Peter Pan tornasse da lei, come aveva promesso molti anni prima.

Forse, se fosse  tornato prima, sarebbe andata con lui, tutto sarebbe stato diverso, ma ora era tardi.

-Sì, Peter: sono cresciuta. Non sono più la bambina che ti ricordavi: ora anche io ho una bambina a cui badare; ho dimenticato come si fa a           volare; avevo dimenticato l'Isola Chenoncè…-

-E ti eri dimenticata anche di me?- domandò il ragazzo, con voce sempre aggressiva, ma più bassa.

-No. Come avrei potuto dimenticarti, Peter? – disse Wendy, guardandolo con tenerezza ed arrossendo leggermente – Non ti ho mai dimenticato del tutto. Dentro di me sono sempre stata legata al tuo ricordo.-

Una pausa di silenzio seguì queste parole della donna, la quale abbassò lo sguardo, risollevandolo solo più tardi per chiedere a Peter: -Perché non sei tornato, Peter?-

-Sono tornato.-

-Sì, ma ormai è troppo tardi, Peter. Perché non sei tornato prima?-

Il ragazzo era rimasto immobile nella stessa posizione per tutto il tempo, fissando Wendy dapprima con sospetto, poi con rabbia ed infine con disperazione. Ora però la sua espressione era mutata ancora: la fioca luce che illuminava il volto di Wendy gli aveva permesso di cogliere sulle labbra della donna una piega dolorosa, mentre gli poneva questa domanda.

Era vero; perché non era tornato prima? Perché aveva aspettato che la lontananza di Wendy diventasse un tormento?

Ma perché lei glielo aveva chiesto?

Voleva forse dire che, se lui fosse tornato prima, lo avrebbe seguito sull'Isola Chenoncè?

Decise perciò di rispondere alla precedente domanda di Wendy con un altro quesito: -Se fossi tornato prima, saresti venuta con me?-

Nuovamente silenzio.

La donna non sapeva cosa rispondere. Dentro di sé sapeva perfettamente che la risposta era sì: se Peter fosse tornato, lei sarebbe andata sicuramente con lui.

Quanto aveva sperato che il giorno del suo matrimonio Peter volasse sulla chiesa e la portasse via, ma il ragazzo non era venuto e lei, avvolta nel suo vestito bianco con una fascia rosa legata in vita, sorridente, aveva detto sì a quello che ora era suo marito ed il padre di Jane.

Ma se Peter fosse venuto, lei sapeva che lo avrebbe seguito anche in capo al mondo.

Wendy infine sospirò e rispose: -Forse sarei venuta con te, Peter, ma ora, anche se volessi, non potrei farlo.-

-Perché no?!- chiese lui, ritrovando la precedente rabbia.

Wendy parve colpita da questa sua reazione, così come tutto di lui la stava sorprendendo. Non era più un bambino e lo si vedeva chiaramente dai suoi atteggiamenti.

Quella rabbia era una rabbia da adolescente, non certo il capriccio di un bimbo; ed il rossore che gli aveva imporporato le guance non era imbarazzo puerile, ma il frutto di un sentimento più razionale e profondo.

Ed anche il suo respingere le lacrime denotava un cambiamento interiore molto profondo, che si manifestava con un'espressione altera tipicamente adolescenziale.

Davvero Peter Pan, l'eterno bambino, era cresciuto?

Wendy faticava a crederlo, ma aveva davanti le prove.

Riprendendosi dallo stupore, rispose alla domanda: -Te l'ho già detto Peter: ho dimenticato come si vola…-

-Te lo insegnerò io!- esclamò Peter con risoluzione.

Wendy cominciò a lanciare occhiate preoccupate verso letto dove dormiva Jane, con la paura che le urla di Peter potessero svegliarla, ma le coperte non si muovevano.

-Perché sei tornato da me, Peter? Perché vuoi che io torni con te sull'Isola Chenoncè?- domandò infine Wendy, decisa e desiderosa di capire.

Questa domanda colse impreparato il ragazzo, poiché neppure lui sapeva esattamente perché voleva che Wendy tornasse con lui sull'Isola Chenoncè. Aveva cercato tante volte di darsi una risposta, ma senza successo: sapeva solo che Wendy gli mancava e che voleva averla accanto di nuovo.

Peter non rispose subito, ma si limitò ad osservare la donna, quasi per trovare la risposta scritta sul suo volto; infine disse: -Volevo sapere se avevo ancora il tuo amore, Wendy.-

Ella rimase immobile per parecchi secondi, facendo sorgere nel cuore di Peter il terribile dubbio che la risposta fosse negativa. Ma alla fine di quegli attimi di silenzio, Wendy si voltò, dirigendosi verso il tavolino di legno che stava accanto al letto di Jane.

Con una piccola chiave, aprì il primo cassetto del mobiletto e ne estrasse una scatoletta di legno.

Peter la osservò mentre la mano di Wendy vi passava sopra per liberarla dalla polvere che, nonostante fosse stata sempre chiusa in un cassetto, vi si era depositata.

Quando ebbe finito di nettarla dalla polvere, la aprì e ne estrasse una piccola ghianda, che Peter riconobbe subito come il bacio che aveva dato a Wendy, tanto tempo fa.

La donna guardò quella ghianda che per molto tempo, da bambina, avevo conservato quasi fosse stata una pietra preziosa.

Chissà quanto tempo era rimasta chiusa in quel cassetto? Eppure lei non l'aveva mai buttata via, quasi, inconsciamente, volesse rimanere aggrappata al ricordo di Peter che, giorno dopo giorno, le scivolava via dalla mente.

-Certo che hai ancora il mio amore, Peter. Dentro di me non ho mai cessato di volerti bene e te ne vorrò sempre: ma non posso venire via con te. Ora ho una famiglia: un marito, una figlia anche io…-

Nonostante glielo avesse già detto prima, la notizia che Wendy avesse una bambina colpì profondamente Peter, che si voltò di scatto verso il letto dove dormiva Jane, come si fosse accorto solo in quel momento della presenza della piccola.

Improvvisamente, come attirato da una forza superiore, il ragazzo si avvicinò al letto e sbirciò la creatura rannicchiata sotto le coperte.

Jane dormiva beatamente, il volto sereno e disteso, la mente sgombra da ogni turbamento, ignara che il principale oggetto dei suoi sogni,  proprio in quel momento, si trovasse in piedi affianco al suo letto e la stesse fissando.

Non appena Peter la vide addormentata nel suo letto, qualcosa cambiò in lui per sempre.

I lineamenti minuti e dolci del viso della bambina, il suo leggero sorriso, la forma delle sue labbra e del suo naso, i suoi capelli di un biondo intenso… tutti questi particolari richiamarono alla mente di Peter antichi ricordi di un tempo che era stato; di una persona che aveva amato, ma che non c'era più.

L'Isola Chenoncè, i Bimbi Sperduti, Capitan Uncino, Trilly, cominciarono a farsi ricordi confusi e sfuocati nella sua mente. Perfino Wendy ormai viveva nella mente di Peter solo attraverso il volto di sua figlia.

Vedendo questo comportamento di Peter, notando quel turbamento sul suo volto, Wendy si preoccupò; si avvicinò perciò al letto di Jane in modo da poter vedere meglio il ragazzo in viso.

E, dalla sua espressione, capì che i sentimenti che Peter un tempo riservava a lei ed a lei soltanto, si stavano riversando su sua figlia, ma con una differenza fondamentale. Per lei non sarebbe e non era restato – Wendy lo sapeva bene – ma forse per Jane avrebbe fatto questo passo.

Peter Pan, l'eterno bambino, alla fine era cresciuto ed il confine fra l'infanzia e l'adolescenza era ormai molto, troppo sottile.

In quel momento due sentimenti contrastanti si animarono nel cuore di Wendy, da un lato una leggera punta di gelosia nei confronti di sua figlia, che forse avrebbe avuto l'amore dell'unico ragazzo che lei avesse amato e che ancora sentiva di amare; ma dall'altro una grande felicità per lei, che non sarebbe stata delusa e non avrebbe avuto il cuore spezzato per tutta la vita.

E fu con questo doppio sentimento nel cuore che Wendy osservò senza reagire Peter chinarsi sul volto di sua figlia e posarle un leggero bacio sulle labbra.

 

***

Quanto è caduca l'innocenza; quanto troppo breve l'infanzia.

Peter non tornò più sull'Isola Chenoncè, poiché ne aveva perso il ricordo, facendo quel salto che lui stesso si era ripromesso più volte di non fare mai.

Peter perse la sua innocenza quel giorno, nella camera che un tempo era stata di Wendy; lì aveva deciso di restare, dimentico dell'Isola Chenoncè.

Qualche anno dopo, chiunque si fosse trovato a passare per i corridoi di quella che un tempo era stata casa Darling, avrebbe notato fotografie in bianco e nero di una bella e sorridente ragazza dalle lunghe trecce cinta da dietro da un alto ragazzo dal bel volto ed i capelli scomposti; altre della stessa ragazza, di qualche anno più vecchia, abbracciata al medesimo alto ragazzo dai capelli scompigliati; oppure altre ancora di una giovane donna vestita di bianco che baciava un uomo poco più vecchio di lei nella Piazza della Chiesa; oppure ancora la fotografia della stessa coppia, dove la giovane donna stringeva al seno una bambina di pochi mesi che il padre guardava con amore immenso.

Peter e Jane si sono sposati ed hanno avuto una bambina di nome Margaret; anche lei crede in Peter Pan ed ama che sua nonna e sua madre le raccontino le avventure del ragazzo volante che vive sull'Isola Chenoncè.

Peter dice spesso a Jane che non dovrebbe raccontare certe storie assurde alla bambina.

Insomma, questa è la conferma che Peter Pan è davvero cresciuto.

Ma ci consola il fatto che, anche senza Peter Pan, l'Isola continuerà ad esistere fino a quando i bambini saranno allegri, innocenti e senza cuore.

  
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